redazione
Virgilio Socrate Achille Funi (Ferrara, 1890 – Appiano Gentile, 1972) ha attraversato da protagonista i principali movimenti che hanno caratterizzato la cultura italiana della prima metà del Novecento.
Dopo essersi distinto nell’ala moderata del futurismo, è salito alla ribalta tra i grandi interpreti del Realismo magico, del moderno classicismo di Novecento e del muralismo degli anni Trenta, pur mantenendo una spiccata autonomia.
Innamorato dei miti classici e della sapienza rinascimentale, al punto da essere considerato un moderno umanista, Funi ha saputo celebrare «l’eternità della vita nell’arte» attingendo ai valori formali della tradizione figurativa antica come al linguaggio più attuale di Cézanne, Picasso, Derain, de Chirico.
La sua città natale gli rende omaggio con una vasta rassegna antologica, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara, in programma dal 28 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024 a Palazzo dei Diamanti. La mostra, curata da Nicoletta Colombo, Serena Redaelli e Chiara Vorrasi, offre al pubblico un’occasione unica per rileggere l’intera parabola creativa del pittore attraverso più di centoventi opere, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui figurano i massimi capolavori dell’artista. Dipinti ad olio e a tempera, acquerelli e disegni a carboncino e a sanguigna, fino ai cartoni preparatori per i grandi affreschi e mosaici permetteranno di riscoprire lo straordinario talento di uno dei più grandi maestri del Novecento.
Il percorso prende avvio dalle prime prove accademiche del giovane Funi che lasciano presto spazio alla ricerca d’avanguardia e a una fase futurista di segno moderato, scaturita dalla frequentazione di Boccioni, Carrà, Russolo e Bonzagni, testimoniata da opere emblematiche del 1914 come Uomo che scende dal tram, del Museo del Novecento di Milano e Il motociclista. Il visitatore viene poi accompagnato attraverso le tappe del Ritorno all’ordine che si sviluppa nell’Europa del dopoguerra e di cui Funi si fa interprete: dalle opere di transizione, nel segno di Cézanne e della metafisica (Genealogia, 1918-19, del Mart di Rovereto), ai capolavori del Realismo magico che attingono alla cultura figurativa del Quattrocento e del Cinquecento ferrarese e padano (oltre a Maternità e La terra, anche L’acqua, nuovamente esposta in questa occasione dopo oltre un secolo), fino alle pietre miliari di “Novecento”, il movimento guidato da Margherita Sarfatti, che radunò i migliori esponenti di un moderno e maestoso classicismo (dall’Autoritratto del Museo della Svizzera italiana di Lugano, alla picassiana Saffo, dalla raffaellesca Lettura della GNAM di Roma, all’androgina Venere del Museo Cantonale di Losanna). Il percorso prosegue con le opere degli anni Trenta e Quaranta dove affronta con uno stile del tutto personale i generi della storia dell’arte, dal ritratto alla pittura storico-mitologica, testimoniata da Publio Orazio uccide la sorella della Neue Nationalgalerie di Berlino, dalla natura morta, al paesaggio (Il Foro romano delle GAMC di Ferrara).
L’esposizione si conclude con la stagione della pittura murale. Assieme a Sironi, Funi ha dato nuovo slancio alla gloriosa tradizione italiana dell’affresco e del mosaico impegnandosi attivamente nella decorazione dei nuovi edifici pubblici sorti nell’ambito dell’estesa attività edilizia e urbanistica promossa dal regime. Gli ideali civili che animano l’artista si riversano in questa forma d’arte di spiccata valenza sociale, incarnandosi in un’epica grandiosa e visionaria in cui rivivono i venerati modelli di passate civiltà gloriose. La rassegna è anche l’occasione per riscoprire il Mito di Ferrara, imponente impresa decorativa che Funi realizza per la Sala dell’Arengo della Residenza Municipale della città estense. Il ciclo rappresenta la summa dei grandi e numerosi progetti murali che egli affrescò negli anni Trenta e Quaranta a Milano, Trieste, Roma e Tripoli, di cui si può ammirare in mostra una superba selezione di cartoni preparatori.
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