di Claudio LISTANTI
Il 9 novembre scorso è partita nella splendida cornice del Teatro Argentina, la Stagione 2023-2024 dll’Accademia Filarmonica Romana con una rappresentazione di Façade di William Walton realizzata grazie ad un ‘progetto’ (intrapreso e interpretato) da Claudio “Greg” Gregori al quale ha collaborato anche l’attrice Carlotta Proietti con la parte musicale affidata a Pasquale Corrado alla guida della Syntax Ensemble. Buon successo di pubblico per la serata, aperta dalla prima assoluta di Rilùcere di Pasquale Punzo commissionata dalla Filarmonica rivelatasi parte integrante della realizzazione musicale.
Lo scorso 9 novembre è partita alla grande la Stagione Concertistica 2023-2024 dell’Accademia Filarmonica Romana con una serata che può essere considerata in linea con il DNA della storica istituzione musicale romana che ha sempre rivolto lo sguardo alle innovazioni ed a quelle manifestazioni artistiche che prevedono la partecipazione di poetiche e stili di diverse arti.
L’opera scelta per questa occasione è una tra le più emblematiche per questo genere di rappresentazioni, si tratta di Façade di William Walton realizzata grazie ad un progetto di Claudio “Greg” Gregori che oltre alla parte recitante ha creato anche una serie di disegni utilizzati come fondale per la rappresentazione che ha avuto come partner l’attrice Carlotta Proietti con la parte musicale affidata all’Ensemble Syntax diretta da Pasquale Corrado. Il piccolo/grande capolavoro di Walton è stato introdotto da un nuovo brano appositamente commissionato al compositore napoletano Pasquale Punzo per ottenere una correlazione tra le due partiture.
Certo Façade di William Walton non è una novità assoluta. Parliamo infatti di un’opera musicale risalente agli anni ’20 del ‘900 che, anche se ha avuto diversi rifacimenti negli anni successivi, in un certo senso appartiene al passato ma è la forma di spettacolo che ne scaturisce che la rende inusuale e, allo stesso tempo, attraente e stimolante anche grazie alla compartecipazione di altre forme di arte che la rendono interessante, come prima anticipato, per una istituzione come la Filarmonica e per i gusti e i desideri del suo affezionato pubblico. Infatti la proposta è risultata particolarmente gradita catalizzando presso il teatro Argentina un pubblico delle grandi occasioni, particolarmente numeroso non solo per i molti habitué e appassionati ma anche per i diversi ‘addetti ai lavori’ convenuti al concerto per l’indiscutibile interesse verso questa inusuale proposta.
William Walton è vissuto nello scorso secolo. Nato nel 1902 concluse la sua vita nel 1985 a Ischia dove si era stabilito nel 1949 assieme a sua moglie Susana Maria Gil Passo. La sua formazione musicale avvenne da semi-autodidatta. Fu molto attento alle poetiche musicali che caratterizzarono il primo quarto del ‘900, soprattutto gli insegnamenti di Igor Stravinskij e Arnold Schönberg ma anche di altri famosi musicisti come Gustav Holst, Béla Bartók, Richard Strauss e Sergej Prokofiev. Inoltre una certa importanza nella sua formazione di musicista l’ha avuta la Musica Jazz assieme agli strumenti che ne hanno caratterizzato lo sviluppo. Senza dubbio Walton, per l’inventiva e per l’abilità di strumentatore, può essere considerato uno dei maggiori musicisti inglesi del ‘900 la cui fama fu oscurata dal grande Benjamin Britten, compositore a lui praticamente coevo (1913-1976).
Uno dei fatti determinanti della sua vita fu la conoscenza, nel 1919, della famiglia Sitwell nella quale primeggiava la poetessa e scrittrice Edith assieme ai suoi fratelli Osbert e Sacheverell. Era un gruppo familiare particolarmente affiatato tra loro, tutti dallo spirito eccentrico ed anticonformista. Tra i vari componenti c’era una particolare intesa essendo ben inserito nell’ambiente culturale del tempo. Un fatto che consenti al giovane Walton di entrare in contatto con il modo artistico e culturale dell’Inghilterra dell’epoca. Nel 1923 a Walton fu proposto di musicare una serie di poesie di Edith Sitwell, Façade, per produrre uno spettacolo d’avanguardia basato sulla scelta di alcune di queste poesie creando così lo spettacolo Façade – An Entertainment abbinate ad un accompagnamento strumentale creato da Walton dopo però aver superato qualche sua resistenza iniziale. Sovrastava il palcoscenico un sipario dipinto dall’artista britannico Franck Dobson che con il suo inconfondibile stile lo arricchì di un mascherone all’interno del quale, attraverso un foro, era collocato un megafono creato ‘ad hoc’ e nominato Sengerphone che diffondeva, amplificandole, le letture delle poesie per fonderle con la parte strumentale.
Insomma uno spettacolo organizzato con fervore dalla famiglia Sitwell che fu rappresentato per la prima volta in pubblico il 12 giugno 1923 all’Aeolian Hall di Londra ma che non fu apprezzato dalla critica che seguiva la mentalità perbenista e ultra convenzionale della capitale inglese di allora. Ma proprio questa forma, che possiamo denominare ‘non convenzionale’, riuscì a regalare a questo spettacolo e ai suoi autori, fama e notorietà, al punto che lo stesso Walton ne approntò due Suite e nel 1931 il coreografo Frederick Ashton ne produsse un balletto che però non ottenne da Edith Sitwell il benestare per la riproduzione delle poesie. Diversi furono gli aggiustamenti prima di giungere al 1951 quando uscì la prima edizione dell’opera, versione che è stata la base per questa recita all’Argentina.
Nella versione ascoltata in questo concerto 21 sono le poesie utilizzate precedute da una ‘Fanfare’ strumentale introduttiva. All’ascolto la musica fa intravedere influenze tratte dallo stile compositivo di Stravinskij come anche del Pierrot Lunaire di Schönberg ma si scorge anche lo stile delle canzoni primi novecento e della musica jazz, così come sono frequenti le presenze di temi e ritmi tratti dalla musica popolare. Non vi sono relazioni tra ognuna delle poesie scelte e quindi lo spettacolo non evidenzia nessuna trama o storia ma solo allusioni, sensazioni, emozioni, impressioni, suggestioni e stati d’animo.
Ma la specificità più importante e fondamentale di questa geniale partitura è il rapporto tra musica e recitazione. A prima vista Façade potrebbe essere considerato un melologo ma il testo non è semplicemente recitato. Infatti si fonde con la musica, alle volte sconfina in canto vero e proprio, raggiungendo un amalgama del tutto singolare tra i vari elementi ottenendo, nell’insieme, i connotati di una vera e propria opera per il teatro. Però per comprenderne pienamente l’efficacia e la portata di questa operazione è necessario possedere la perfetta conoscenza della lingua inglese, non quella cosiddetta ‘turistica’ né tanto meno quella denominata ‘scolastica’ ma, al contrario, occorre avere la padronanza della lingua, di tutte le sue sfumature e della pronuncia per valorizzare le inflessioni con le quali sono enunciati i termini e le parole, per catturarne lo spirito e i significati nascosti anche se la musica riesce in maniera magistrale ad introdurre lo spettatore/ascoltatore nell’atmosfera e nell’incanto dell’insieme. Purtroppo le traduzioni italiane, anche quella pubblicata nel programma di sala e curata dalla Fondazione William Walton e quindi, per definizione valida e professionale, non è utile allo scopo.
C’è da segnalare che Façade è stata preceduta da una nuova composizione appositamente commissionata al compositore napoletano Pasquale Punzo presentata per l’occasione in prima assoluta. Rilùcere è il titolo della nuova partitura concepita dal musicista per lo stesso organico strumentale di Façade ma senza interventi recitati. Un brano che può essere considerato un ponte tra 1923 ed oggi che nello spirito unisce i cento anni di differenza che ci sono tra questi due lavori, proponendo sonorità ‘sospese’ quasi impalpabili che riescono a produrre una ‘rinnovata luce’ sul capolavoro di Walton proprio come fa comprendere il titolo del nuovo brano di Punzo.
La parte musicale di Façade prevede l’utilizzo di un ensemble di sei strumentisti, per l’occasione il Syntax Ensemble formato da Maruta Staravoitava flauto, Marco Ignoti clarinetto, Mario Marzi sassofono, Giorgio Distante tromba, Dario Savron percussioni e Fernando Caida Greco violoncello, dimostratasi formazione di pregio ottimamente guidata dal direttore Pasquale Corrado.
Come accennato il capolavoro di Walton è stato rappresentato grazie a un progetto intrapreso da Claudio “Greg” Gregori artista di grande presa sul vasto pubblico per le sue doti affabulatorie e satiriche che in questa occasione si è distinto anche come artista figurativo producendo i disegni abbinati ai 22 brani componenti lo spettacolo che contenevano anche le opportune didascalie con la traduzione del testo in italiano. Al suo fianco la brava attrice Carlotta Proietti molto spigliata e a suo agio nella non facile parte recitata.
Lo spettacolo è stato nel complesso godibile, raffinato, elegante e coinvolgente non solo grazie alle parti visive e strumentali ma anche a quella recitata, ovviamente nell’originale inglese, nella quale “Greg” e Carlotta Proietti hanno saputo attrarre e catalizzare l’attenzione del pubblico in maniera del tutto coinvolgente ed eccellente.
Il numeroso pubblico che affollava l’elegante sala del Teatro Argentina ha applaudito a lungo tutti gli interpreti unitamente al compositore Pasquale Punzo autore del nuovo brano commissionato.
Claudio LISTANTI Roma 12 Novembre 2023