di Silvana LAZZARINO
Alla Galleria La Nuvola di Roma in Via Margutta grande successo per l’esposizione “Come eri vestita?” a cura di Alice Falsaperla, con l’organizzazione di Amnesty International. Un progetto volto a sottolineare l’armonia tra maschile e femminile nel reciproco rispetto. La mostra inaugurata lo scorso 25 novembre è visitabile fino al 5 dicembre 2023
Le donne con determinazione e coraggio nel tempo hanno saputo conquistarsi gli stessi diritti degli uomini, diritti civili e sociali, tra questi il diritto al lavoro che ha loro permesso di mostrare le proprie risorse e capacità, affermandosi tanto nella politica, quanto in ambito imprenditoriale, ricoprendo ruoli che prima erano impensabili. In questi ultimi tempi le donne si stanno affermando nel campo della medicina e della scienza, ma anche in politica occupando posti di rilievo. Così la donna si è costruita un ruolo sempre più preciso e significativo con funzioni dirigenziali ad indicare come talento e capacità possano contribuire a superare barriere ideologiche e sociali.
Nel destino di molte donne, però, vi è ancora un’ombra che incombe, quella della violenza: ogni anno vengono uccise oltre 100 di loro quasi sempre da uomini che dichiarano di amarle. Un dolore, quello causato dalla violenza, che le ferisce fuori e dentro, nel corpo e nell’animo e che diventa un peso insopportabile se alla lunga restano sole.
Così ci si continua a chiedere come possano sentirsi le donne e come siano viste in una società per certi versi ancora legata a rigidi schematismi e ad una condizione di asimmetria maschile/femminile nei rapporti sociali ed economici.
L’arte attraverso i suoi linguaggi universali e carichi di potenza evocativa, restituisce importanti messaggi volti a sottolineare il bisogno di armonizzare i due universi maschile e femminile diversi e complementari, ma necessari l’uno all’altro per un percorso in cui le reciproche attitudini e competenze siano valorizzate in un’ottica di cooperazione, ma anche di interscambiabilità dei compiti per il reciproco benessere.
È in questa scia che si orienta l’interessante progetto espositivo “Come eri vestita?” in corso fino al 5 dicembre 2023 presso la Galleria La Nuvola a Roma in Via Margutta, 41.
Presentato lo scorso 25 novembre in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, presso gli spazi della Galleria, l’evento ha visto la partecipazione di Amnesty International riscontrando un grande interesse da parte della critica e del pubblico. Nel pomeriggio della presentazione l’incontro si è aperto alle ore 17,00 con il talk cui hanno preso parte Riccardo Noury, Portavoce di Amnesty International; Tina Marinari, Coordinatrice delle Campagne per Amnesty International; Elena Santiemma, Responsabile del Coordinamento Donne di Amnesty International, e Alessio Miceli dell’Associazione Nazionale Maschile Plurale. A chiudere il dibattito è stata la presentazione di un video artistico sull’argomento, realizzato dall’Associazione Internazionale.
È stato poi dato spazio all’apertura della mostra curata dalla direttrice della Galleria, Alice Falsaperla: un percorso collettivo di ampio respiro con cui è messo in evidenza attraverso interrogativi sulle identità, sul femminismo, e mediante una critica all’obbedienza e al possesso, l’importanza del rispetto delle reciproche identità di maschile e femminile entrambe necessarie in ogni azione di valorizzazione del paino esistenziale.
Sono presenti in mostra opere di artiste di respiro internazionale: Jamileh Mehdi Araghi, Nahid Bakloo, Neda Shafiee, Lucia Simone e Marilina Succo, che hanno restituito una visione distante dai discriminanti stereotipi di genere, poiché non vi sono ruoli governabili o costruzioni sociali, ma va considerata la combinazione di aspetti antropologici e ambientali, importanti per comprendere ciascuna persona nella propria unicità.
Partendo da temi quali identità e migrazione quali motivi chiave dei suoi lavori, Jamileh Mehdi Araghi, (Theran, 1964) pittrice iraniana naturalizzata tedesca, elabora il concetto di “rifugio” con cui tra il figurativo e l’astrazione, sperimenta un’unità legata all’umano e alla natura entro un pensiero che volge alla libertà. Nelle sue tele, i cui soggetti sono in prevalenza figure femminili individuali e isolate, come scrive la curatrice Alice Falsaperla
“domina un’aurea atmosferica dal carattere mistico, composta da ornamenti medio-orientali e tecniche ‘divisioniste’, che storicamente rimandano all’impegno sociale e alla ricerca di un ‘segno unificante’.
E riguardo la raffigurazione di figure femminili individuali e isolate, numerose e in successione così prosegue la curatrice:
“Tali rappresentazioni sembrerebbero ricondurre a un estratto di “Femminismo o la morte?” (1974) di Françoise d’Eaubonne, che recita:
’Una ragazza cammina per strada. Così, tutta sola? Due ragazze. Così, tutte sole? Stessa cosa per tre, quattro ragazze. A partire da quali numeri, le ragazze non sono tutte sole?’. Si tratta di una riflessione che dimostra quanto gli uomini, oggi e allora, sembrerebbero non voler essere esautorati dalle proprie tradizioni, secondo cui ‘la donna è sola quando è senza uomo’, e secondo cui il maltrattamento femminile può diventare forma di controllo”.
Riferimenti alle proprie radici iraniane e all’attuale vita romana sono al centro dell’arte raffinata dalla matrice illustrativa di Nahid Bakloo (Iran, 1961) che restituisce momenti di resilienza delle donne legati al quotidiano dove partecipano influenze culturali e simboliche. Sono momenti in cui accennando ad un intervallo poetico prendono vita conversazioni incalzanti che interrogano sull’identità, sul femminismo e sulle sue declinazioni. Interessante è l’aspetto stilistico poiché si presenta, come scrive Alice Falsaperla
“figurativo di tipo fumettistico, basato sui contrasti e sulla nettezza dei tratti, ricreando uno sfondo dal carattere decorativo e cangiante. In esso si coniuga la miniatura tradizionale persiana, in senso decorativo, a elementi contemporanei, in senso formale, simili ai frame d’animazione. Tali opere si pongono come taglienti e aggraziati scorci di realtà, intravedibili su un piano metaforico.”
Una critica al possesso e all’obbedienza è espressa da Neda Shafiee Moghaddam (Teheran, 1975) la cui opera indagando la tridimensione presenta un’atipica congiunzione tra pittura e scultura per soffermarsi sui ricordi da lei stessa inseriti metaforicamente “in una scatola”. Le figure femminili entro spazi di piccole dimensioni rimandano alla condizione comune di solitudine scandita da animali ricorrenti e simbologie naturali. Emergono denuncia e ironia
“nei confronti del machismo, spesso contenuta anche nel titolo stesso dell’opera, come nel caso de ‘L’amor Profano ‘ (2022), che ” – come scrive la curatrice. – “personifica l’amore che lega un uomo e una donna, la cui stretta di mano è sancita da una pistola che punta verso quest’ultima.”
Attingendo a visioni negative Lucia Simone (Perugia, 1986) analizza con sensibilità concetti esistenziali legati all’introspezione e al trauma attraverso l’emersione di frammenti di immagini che appaiono mnemonicamente scomposti sulla tela. i fiori fungono da scudo e messaggio, attraverso cui il dolore muta in salvezza. Dalle sue opere in cui si individua come punto di fuga il vestiario quotidiano lungi da un’identificazione di genere, si evince come il manifestarsi dell’errore umano derivi nell’associare la violenza alla vittima, fino al suo abbigliamento.
Centrata sull’espressione del viso è la ricerca di Marilina Succo (Torino, 1994) che propone un’introspezione fisiognomica ed espressionista, frutto di una ricerca artistico-estetica sul volto umano. Su facce anti-realistiche, viene evocato uno stato di trance molto simile ad uno stato meditativo, che permette di stimolare visivamente un processo di percezione proiettiva capace di cambiare in base all’esperienza individuale di ognuno. Il fine è ricreare concettualmente una forma di stato ipnotico in cui le donne sono state immerse per innumerevoli tempi. Come afferma la curatrice Alice Falsaperla:
“Lo scopo non è imitare volti reali, ma esemplificarne la perdita d’espressione, una delle modalità di comunicazione cui siamo più abituati. La creazione dell’opera consiste nella rappresentazione anti-realistica di facce isolate da qualsiasi contesto riconoscibile.”.
Con creatività, fantasia, sperimentazione queste artiste entro un territorio concettuale che affronta l’abbandono degli stereotipi di genere, attraverso pratiche estetiche e tecniche diversificate, sottolineano come l’arte possa diventare strumento per parlare di realtà importanti legate all’esistenza in cui l’universo femminile si senta al pari di quello maschile facendo valere il reciproco rispetto, incluso l’ascolto con cui portare avanti scelte e decisioni per il presente e il futuro. Opere che diventano portavoce di sentimenti, stati d’animo e messaggi necessari per rafforzare il pensiero a sostenere un’autentica partecipazione e collaborazione tra l’universo femminile e maschile ai processi esistenziali.
Un progetto espositivo che, nel voler sensibilizzare e mobilitare il pubblico su una tematica molto sentita da cui emerge l’importanza di guardare alla persona e alla sua storia, ha visto il prezioso contributo di Giusy Emiliano all’interno del processo organizzativo.
Silvana LAZZARINO Roma 2 Dicembre 2023
Come eri vestita?
Galleria La Nuvola. Via Margutta, 41 . 00187 Roma
Orario al pubblico
Sabato 25 Novembre 18:30-21:00. Lunedì-sabato 10:30-13:30; 13:30-19:30
fino al 5 dicembre 2023
per informazioni e contatti: Mail. info@gallerialanuvola.it Tel. +39 0698181389