di Carla GUIDI
Alla Casa della Memoria e della Storia di Roma – via San Francesco di Sales, 5 – giovedì 7 dicembre 2023 ore 17,30, sarà presentato il nuovo libro di Serena D’Arbela “Lo sguardo acuto del cinema” (Ed Bordeaux 2023).
INGRESSO LIBERO
Intervengono: Natalia Marino, Direttrice Patria Indipendente – Vincenzo Calò, Segreteria Nazionale ANPI – Fabio Benincasa, Bordeaix Edizioni – Vincenzo Vita, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico – Sarà presente l’autrice. Coordina Marina Pierlorenzi, Vicepresidente ANPI provinciale Roma.
È uscito infatti da poco nelle librerie questo nuovo lavoro di Serena D’Arbela. Dopo la pubblicazione della sua ultima raccolta di poesie “Anche il niente è bugiardo”, la scrittrice ha voluto trovare il modo di integrare, attraverso la raccolta delle sue recenti recensioni cinematografiche, anche una panoramica sui film, a suo giudizio più significativi, dal 1975 al 2023, per mezzo di con una selezione dei suoi articoli già pubblicati nel corso degli anni sulle pagine di Patria Indipendente (periodico dell’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia).
Una selezione di film è raccolta intorno a queste tematiche, purtroppo ancora di grande attualità in questi tempi difficili, un elenco ne denuncia il criterio con il quale sono state inserite nel libro. Cito dall’indice questi significativi titoli:
GUERRA, OLOCAUSTO, INTOLLERANZA E DISCRIMINAZIONE, NAZISMO E FASCISMO, RESISTENZA, DONNA VITA LIBERTA’, SOCIETA’, LAVORO, MAFIA, TERRORISMO, EUTANASIA, EMIGRAZIONE, IL POTERE DELL’ARTE, PROTAGONISTI.
Una raccolta che costituisce essa stessa una trama, mettendo inevitabilmente a confronto il “come eravamo” con argomenti tutt’ora scottanti del presente, verso l’inevitabile “cosa siamo diventati” con valore emblematico. Ma nella prefazione Serena D’Arbela chiarisce subito il suo intento:
“Questa raccolta non è per i critici ma per il comune spettatore. Per farlo pensare in un’epoca in cui non si ha tempo per pensare. Il film lascia un messaggio che non è solo per la vista, coinvolge la ragione, i confronto, la memoria. La rappresentazione delle vicende umane e dei sentimenti è capace di offrirci ben più del puro intrattenimento, la possibilità di identificarci nei fatti e nei protagonisti.”.
Il libro è di intento divulgativo quindi, anche didattico, ma senza nessun tipo di presunzione; scritto in un linguaggio chiaro ed onesto può viaggiare con leggerezza rivolgendosi alla sensibilità del lettore attento, presumendo che desideri approfondire le sue percezioni e confrontarsi con i messaggi veicolati dalle storie in immagini. Un libro prezioso ed al tempo stesso spartano, perché non è composto da nessuna fotografia (si rimanda alle migliaia sul web) infine alla visione stessa dei film in elenco, avendone gustato precedentemente il commento e l’analisi storica con questo trattato. Discorso che vale soprattutto per i più giovani, spesso assuefatti al consumo istantaneo senza radicazione.
Oggi, in tempi sempre più complessi e di stratificazione labirintiche di figurazioni e parole, spesso veicolate con argomentazioni senza integrazione tra loro, in un mondo dove le informazioni ed in particolare le immagini, sono sempre più pervasive e soggette all’accelerazione temporale, il fenomeno che si produce spesso è l’estraneazione, indotta soprattutto attraverso i media digitali che vanno a modificare non solo la percezione, ma anche la capacità attentiva, indebolendo e frantumando il pensiero progettuale e la memoria.
Indagare su questo rapporto sembra ancor più necessario per il fatto che tutti ci stiamo abituando nell’attribuire ai linguaggi visivi gli sconfinamenti tipici dei social e ne accettiamo con curiosa indifferenza ogni rimescolamento e sollecitazione, per constatare infine quanto la nostra cultura sia intessuta di idiomi e codici contraddittori, imperscrutabili, tanto da doverci porre il quesito della scomparsa della “realtà”…
“Se” – come scriveva Jean Baudrillard in Simulacri e simulazione – valga il concetto secondo cui il Reale o il principio di “realtà” sia cortocircuitato dall’intercambiabilità dei segni in un’era i cui atti comunicativi e semantici sono dominati dai media elettronici e dalle tecnologie digitali.
Da dove venga questa magia delle immagini che ci attrae, ci ipnotizza o ci disgusta ce lo possono chiarire i recenti studi dei neuro/scienziati, in particolare Giacomo Rizzolatti il cui nome è legato alla scoperta dei neuroni specchio all’interno della corteccia motoria del cervello. Questo ci ha permesso di spiegare, a livello neurologico, il meccanismo dell’empatia, non solo tra le persone ma anche attivato dalle semplici immagini, artistiche o meno, astratte o meno, che non solo accendono nel pubblico emozioni simili a quelle di chi le ha prodotte, ma attivano percettivamente nello spettatore anche le aree motorie che controllano l’esecuzione dei gesti che hanno prodotto quelle stesse immagini. Questa è anche la tesi di fondo dell’interessante volume di Horst Bredekamp – Immagini che ci guardano – (Cortina editore 2015). Sostiene Bredekamp nella sua teoria dell’atto iconico:
“La forza intrinseca di un’opera, l’enargeia di cui parla Aristotele nella Retorica, ha la capacità di legare a sé lo spettatore, arrivando perfino a togliergli la libertà”.
C’e un’altra cosa da dire, alcuni film presi in esame in questo libro si riferiscono ai tempi in cui eravamo ancora troppo lontani dalla vera emancipazione, mentre in determinate zone d’ombra i malcostumi delle istituzioni proliferavano, denunciati per esempio da un regista come Elio Petri, autore di un ciclo di film che sollevarono polemiche perché riflettevano su scottanti realtà sociali del momento … film destinati a portare maggiore consapevolezza. Come ciò abbia un seguito odierno, sta a noi valutarlo.
Intanto possiamo riflettere sulle parole che Petri usava dire:
“l cinema non è per un élite, ma per le masse. Parlare ad un élite di intellettuali è come non parlare a nessuno. Non credo si possa fare una rivoluzione col cinema. Io credo in un processo dialettico che debba cominciare tra le grandi masse, attraverso i film ed ogni altro mezzo possibile”.
Erano altri tempi ed il cinema impegnato forse sta riprendendo oggi quota in altra forma, mentre l’autrice continua a credere naturalmente che sia sacrosanto diritto dell’artista avere la libertà di indagare criticamente sulla realtà sociale in cui si trova a vivere. A maggior ragione se oggi il lato ipnotico delle immagini veicola spesso messaggi ambigui e distruttivi, è ancora più importante il ruolo del critico cinematografico ed il confronto verbale all’interno di un codice condiviso per una comprensione a più livelli.
Impossibile in questo breve articolo, esporre sinteticamente ed entrare nello spartito delle tematiche prese in esame, però possiamo accennare all’ultima parte, sperando di avere sollecitato la curiosità dei lettori, ma non prima di aver accennato al fatto che Serena D’Arbela, compagna e moglie del noto partigiano Primo De Lazzari (scomparso a Roma nel 2016) entrambi scrittori e giornalisti militanti, ha scritto anche due libri sulla Resistenza, presentati alla Casa della Memoria di Roma nel 2017 e nel 2018.
Il primo https://www.abitarearoma.net/resistenza-arte-passione-due-brillanti-rosso/ – “Noi due brillanti di rosso” parla della sua esperienza di adolescente, insieme alla sorella gemella Valeria, interessante artista visiva, alla quale, dopo la sua scomparsa, ha dedicato un sito – www.noiduedarbela.it/serena-darbela/ –
Il secondo volume da lei curato ed in parte redatto, “Una quercia sottile” contiene scritti inediti di Primo e testimonianze di chi lo ha conosciuto https://abitarearoma.it/una-quercia-sottile-libro-documento-su-primo-de-lazzari/
Per tornare al libro “Lo sguardo acuto del cinema” un cenno alla sua ultima parte dedicata ai protagonisti; molti attori e registi vi vengono presentati, ricordati con affetto e determinazione, solo a titolo di esempio ci imbattiamo subito in una figura fondamentale, l’attore Gian Maria Volonté. Inutile rammentare che è stato anche una delle principali figure di riferimento nei film di Elio Petri, ma non solo, Un attore di grande talento, così come lo descrive l’autrice:
“Sia che impersoni un operaio, un resistente, un sindacalista, un poliziotto, un bandito, un anarchico libertario, un terrorista basco, un capitano d’industria, un giornalista venale, un filosofo, un guerrigliero, un politico, uno scrittore, egli risulta attendibile, dentro psicologie meticolosamente rivissute nella mimica, nel linguaggio, nei gesti (…)”.
Serena prende in esame non a caso, anche I mille volti di Monica (Vitti) e ci descrive l’attrice protagonista di un “essere donna sofferente, ribelle o spiritosa in epoca di maschilismo imperante” … perfezionando la sua figura con ricordi inediti dell’attrice e ripercorrendo interpretazioni indimenticabili in film che sono parte ormai del nostro inconscio collettivo.
Allora come non annoverare sempre tra i Protagonisti, quel Mario Monicelli dei nostri anni migliori (della generazione del dopoguerra intendo) autore del cinema come specchio di un’Italia che cercava ancora la sua identità, dalla “Grande Guerra” del 1959 a quel film “Un borghese piccolo piccolo” del 1977, girato nel pieno degli anni di piombo, che ne esprimeva tutto il dramma anche attraverso un antieroe come Alberto Sordi … al veleno sottile di “Parenti serpenti” del 1992.
Serena D’Arbela, nata a Firenze, ha vissuto a Venezia, poi a Roma. Laureata in Scienze Politiche è traduttrice, insegnante, giornalista, studiosa dell’immagine filmica, poetica e grafico-pittorica. Collabora a giornali, riviste, rassegne d’arte e di cinema, fra le quali ArteCultura e Filmcritica. Ha curato rassegne d’arte cinematografica, monografie, presentazioni di registi e di artisti di arti figurative a Venezia, Roma, Montecatini, Milano. Ha tradotto “Port-Royal” di C. Augustin de Sainte-Beuve, Ed. Sansoni, Firenze, 1964. Ha pubblicato “Nuovo Cinema Polacco – L’inquietudine e lo schermo”, Ed. Napoleone, Roma, 1981; “Messaggi dallo schermo, da Wajda a Zanussi” – “Cinema cecoslovacco degli anni ottanta”, Ed. Riuniti, Roma, 1987; “I maestri di Praga“, Ed. Isca, Milano, 1989; le raccolte di poesia “Cercare altre mani”, Ed. FSP, Avezzano, 1979; “Variazioni”, Ed. EDC., Avezzano, 1995; “Serenissima”, Ed. Pangloss, Roma, 1999. “Siete proprio veri?” è il suo primo romanzo (…) Dal ‘75 collabora come critica cinematografica al periodico dell’ANPI Patria indipendente (anche online) ed ha partecipato con due poesie alla pubblicazione “I poeti incontrano la Costituzione” (Ediesse Roma gennaio 2017).
Primo De Lazzari – Nato a Mestre (Venezia) il 23 giugno 1926, giornalista e dirigente della FGCI e dell’ANPI. Col nome di battaglia di “il Bocia” era stato giovanissimo partigiano combattente nella Brigata Garibaldi “Erminio Ferretto”. Dopo la Liberazione De Lazzari ha fatto parte della Direzione della Federazione Giovanile Comunista Italiana diventando poi segretario regionale della FGCI per il Veneto. È stato anche vicepresidente dell’ANPI di Venezia. Redattore capo della rivista culturale “Conoscersi”, è stato uno dei redattori della rivista dell’ANPI “Patria indipendente” ed ha scritto numerosi saggi sulla guerra di Liberazione in Italia e all’estero, a cominciare da quello, uscito nel 1977, sulla Resistenza cecoslovacca. Nel 1981, De Lazzari, ha pubblicato con l’editore Teti una storia di Curiel intitolata “Eugenio Curiel. Al confino e nella lotta di liberazione”. Con l’editore Mursia ha stampato, nel 1996, una “Storia del Fronte della Gioventù nella Resistenza”. Di De Lazzari, con prefazione di Arrigo Boldrini, è uscito nel 2003 “Le SS italiane”, a cui ha fatto seguito nel 2008, introdotto da Massimo Rendina, “Ragazzi della Resistenza”.
Carla GUIDI Roma 3 Dicembre 2023