di Carla GUIDI
I perché di un libro della storica Maria Paola Fiorensoli; 675 pagine che tutte/i dovrebbero leggere.
Maria Paola Fiorensoli, Presidente dell’Associazione Paese delle Donne è l’autrice di questo corposo libro che testimonia la storia dell’associazionismo femminile romano all’interno dell’ex Buon Pastore, ma raccoglie anche le vicende di quell’edificio, sito in via della Lungara, primo reclusorio carmelitano per laiche, da quando divenne nel 1615, ospizio della S. Croce per pentite, ospizio, carcere, monastero, penitenziario, pensionato, riformatorio per minorenni … fino ad oggi, terminando vittoriosamente con la cronaca del rapporto della costituita Casa Internazionale delle Donne con il Comune di Roma e l’Amministrazione Capitolina.
Riguardo la struttura del libro – per rispondere dettagliatamente alla sua vocazione documentaria così come a quella narrativa – l’autrice ha considerato idoneo formare una tripartizione di ognuno dei sei capitoli, soprattutto per permettere una lettura mirata. Conclude un’appendice, una bibliografia ed una sitografia.
La presentazione al libro di Susanna Camusso introduce l’edizione del 2020 da parte della Cgil-Funzione pubblica – volume ampliato e aggiornato di una precedente versione del 1999 (che, a sua volta, faceva seguito a un video del 1995, prodotto da Il Paese delle donne) assumendo il titolo definitivo “La città della dea Perenna – Donne a Roma dalla controriforma al femminismo e storia del complesso dell’ex Buon Pastore, oggi Casa internazionale delle donne”. La presentazione al pubblico era prevista nell’ambito di “Feminism 3 – Fiera dell’editoria delle donne” dal 5 all’8 marzo 2020 ma fu bloccata dalla pandemia. Da rimarcare invece che l’autrice ha lasciato tutti i diritti alla CGIL con la clausola di una riedizione con gli aggiornamenti dei prossimi dieci anni, con questo affermando che considera questo libro un documento appartenente a tutte/i, un’opera aperta alle successive evoluzioni storico/sociologiche, così come la Casa Internazionale delle Donne si è trasformata, da luogo nato per recludere e differenziare le donne, a sito di incontri e di scambi culturali aperto al Mondo.
Sottolineiamo inoltre la costituzione e quindi la presenza nella Casa di Archivia, la prima biblioteca (e centro di documentazione) nazionale che raccoglie scritti, manifesti, volumi, volantini, riviste e fotografie del movimento femminista, dalla fine degli anni ’60 ad oggi, doverosa anche per rimediare alla sistematica e millenaria cancellazione perpetrata nei confronti delle donne, mentre la scelta di femminilizzarne il nome è un omaggio ad Alma Sabatini, linguista e attivista italiana per i diritti civili (Roma 1922 – 1988). Nelle sue Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana – (scaricabile in www.funzionepubblica.gov.it) cercò di spiegare come equilibrare i termini della sfera femminile con la prevalenza di desinenze e sostantivi maschili. Sappiamo bene infatti quanto la parità dei generi e la sostanza stessa della democrazia, passi anche e soprattutto attraverso il linguaggio …
In una intervista del 2020 https://www.youtube.com/watch?v=JlHO8ACa4C8 che può interessare il lettore, l’autrice comunica come l’idea ed il lavoro di ricerca oggetto del libro, sia nata contemporaneamente alla prima occupazione di questo edificio trasteverino negli anni ’80, quando le femministe furono obbligate a lasciare il palazzo in via del Governo Vecchio (sede storica del Mld, Movimento di liberazione della donna). Furono altri anni di attivismo politico e manifestazioni di piazza, fino a quando l’8 marzo del 2002 la Casa venne consegnata ufficialmente dal Comune di Roma alle femministe romane.
Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1995 con il titolo La città della Dea Perenna. Esperienze di donne tra consenso e autodeterminazione in via della Lungara 19…e dintorni” edizioni Anomaly Press, Austin (Usa) già conteneva la storia della popolazione romana dal ‘600 al 2000 con una parte dedicata alla storia del reclusorio dell’ex Buon Pastore (reclusorio per pentite, convento, carcere, riformatorio) e poi con una parte dedicata alle politiche femministe che ne hanno capovolto il simbolismo, rendendolo una vera Casa Internazionale.
Mi piacerebbe, con questo articolo, coinvolgere un pubblico di persone eterogeneo, cioè poter comunicare ben oltre le cosiddette “generazioni”, se con questo si intende (secondo il sociologo Karl Mannheim) vari insiemi di persone che, oltre ad essere nate nello stesso arco di tempo e nello stesso “luogo antropologico”, condividono valori, atteggiamenti e opinioni formate o deformate in concomitanza di un rapido e forte mutamento storico-sociale ad esempio, una guerra, una rivoluzione dei costumi, un cambiamento di regime, una significativa forma di migrazione, una pandemia mondiale …
Comunicare oltre queste categorie e quello che rimane delle classi sociali, sembra quindi necessario e non solo da parte dei sociologi più volenterosi, poiché tragici indizi, anzi una vera e propria “strage di donne” perpetrato anche nel quadrante democratico delle nostre società mondiali, ci rivela ogni giorno un disagio epocale, scatenato dall’evidenziarsi di quella scissura biologica ma drammatizzata all’interno della divisione culturale dei ruoli sessuali, con tutte le svariate problematiche simboliche ed economiche ad essi connessi. Credo che oggi sia finalmente il caso di constatarne la lacerante disfunzionalità e nel contempo sia doveroso promuovere l’urgenza di una vera alleanza tra i generi per un comune benessere, senza violenza e soprattutto idoneo a generare un orgoglio femminile che serva a superare quell’adesivo ereditario sentimento di inferiorità.
Mi meraviglia infatti ancora notare per esempio, quanto poco ed erroneamente si sappia della nascita della giornata dell’8 marzo come Festa della donna. Per aggiornarsi basti leggere semplicemente su wikipedia, soprattutto per avere un’idea di come la connotazione politica, che ha fatto scegliere storicamente una data, sia stata oggetto di censura a tal punto da falsificarla con la commemorazione sostitutiva di vari eventi luttuosi più o meno anacronistici … Sospetto per far sì che le donne continuassero a considerarsi sempre e solamente vittime. L’8 marzo è diventato negli ultimi anni Lotto tutto l’anno, superando una fase in cui la ricorrenza di quel giorno era stata considerata addirittura troppo stretta ed ormai superabile. Sarebbe lungo anche solo elencarne la storia, ma basti citare che l’ONU proclamò il 1975 “Anno Internazionale delle Donne” e l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace, sottolineando l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione per una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese. L’8 marzo fu scelta come la data ufficiale da molte nazioni.
A questo proposito ci sarebbe bisogno di dare maggior spazio culturale alle scoperte di Marija Gimbutas, archeologa e linguista lituana, che introdusse nuovi punti di vista nell’ambito dell’interpretazione della mitologia, compresi i modelli che la sociologa e saggista statunitense Riane Eisler propose poi nella distinzione tra Modello Mutuale e Modello Dominatore nelle società … Il tutto finalizzato alla ricerca di cosa si intenda quando si parla di Patriarcato e dare uno spazio anche alla lettura di quel libro che la mia generazione ha molto apprezzato; intendo Dalla parte delle bambine. L’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita di Elena Gianini Belotti, che descrive un mondo educativo non del tutto scomparso, finalizzato ad incentivare la segregazione tra i sessi, dove prevalga forzosamente la volontà di promuovere ad ogni costo l’identità aggressiva e prevaricatrice nei maschietti come precoce tirocinio bellico.
Se poi consideriamo quanto maschi e femmine abbiano ed abbiano avuto da sempre identificazioni complesse con l’altro sesso, aspetti analizzati da tempo nelle scuole psicoanalitiche delle costellazioni familiari, ci stupiamo quanto ancora persistano imposizioni culturali obsolete e dannose per il pieno sviluppo psico/fisico della persona e dell’intera società. L’argomento è complesso, specialmente oggi dopo la rivoluzione digitale e da quando sono entrati in campo i cosiddetti millennials o “nativi digitali” seguiti dalla generazione delle reti. Ci sembra evidente, almeno a noi della generazione del dopoguerra (i cosiddetti Baby Boomer) trattarsi dell’avvento, su questo panorama, già non esaltante in termini di consapevolezza, di un modificato rapporto con la “realtà” ed un insidioso sprofondamento in un non ben definito “virtuale”. Fortunatamente in quest’anno che sta per finire, media visuali più diretti, almeno dal punto di vista della diffusione, hanno fatto la loro parte. Mi riferisco a due film del 2023, divenuti campioni d’incassi, impegnati a proporre cambiamenti epocali – C’è ancora domani, il film d’esordio di Paola Cortellesi, e Barbie, diretto da Greta Gerwig, adattamento cinematografico live action della celebre serie di fashion doll della Mattel.
Il primo, oscuro ed in bianco e nero, ci ricorda il retaggio crudele della nostra storia italiana. Oltre la narrazione del film, vengono in mente Franca Viola e la senatrice Lina Merlin, anche le partigiane che non sfilarono con i loro compagni per non essere considerate le svergognate della Resistenza, il tutto durante un dopoguerra lungo e mal digerito, soprattutto eternamente diviso.
Il secondo film invece, partendo dall’esibizione un mondo coloratissimo, saturato da un estetismo consumistico ed anestetizzante (il sogno americano) vuole rappresentare un possibile punto di partenza per una riflessione più profonda sugli stereotipi di genere. Cronaca ironica ma non superficiale, espressa nel linguaggio più adatto ad essere metabolizzato dagli abitanti attuali della dittatura dell’immaginario.
Allora, in società divenute “liquide”, se vogliamo evidenziare una sponda di riferimento per mezzo della quale riflettere, ci rivolgiamo alla Storia e la Memoria (compreso il Mito) funzioni che hanno strutturato la nostra psiche e poi le culture delle origini attraverso una rete neurale e metaforica che collega e abbraccia, con punti di sutura, l’indefinibile scivolare via della realtà dell’esperienza. Ecco allora quanto è importante leggere, e leggere soprattutto la nostra storia e la storia di questo libro che ci riguarda tutte e tutti.
La dedica alla Dea Perenna è solo l’inizio di un percorso dove la giornalista/storica/testimone Maria Paola Fiorensoli ci ha coinvolto per ripercorrere le tappe (documentate e sostenute da approfondimenti d’archivio e bibliografici molto dettagliati) di un racconto denso di pennellate di colore, con una scrittura limpida che non cade mai nell’emozione e nel dramma, che l’esposizione forse richiederebbe, mantenendo la giusta distanza che maggiormente ci coinvolge. Una scrittura quindi che sostiene una potente e vigile passione in chi legge, considerando anche la quantità di informazioni e riferimenti ai quali rimanda, nutrendo così anche la curiosità degli appassionati di storiografia.
(…) limitandosi ai secoli XVII- XX per parlare della fragilità cui la subalternità esponeva la popolazione femminile a politiche reclusive – assistenziali, coercitive e di conversione – nella struttura dell’ex Buon Pastore di cui si ricostruisce la vicenda architettonica e sociale (ospizio, carcere, monastero, penitenziario, pensionato, riformatorio per minorenni) oggi sede di movimenti femministi e Casa internazionale delle Donne (…) Quanto al tempo “La dea Anna Perenna era anch’essa tra le più misconosciute; eppure nominava il tempo e ne garantiva il rinnovamento, nelle generazioni. Lo perennava sia come fluire benefico dei giorni, delle stagioni, delle maree, dei cicli astrali, sia come origine della misteriosa capacità germinativa racchiusa nel seme sottoterra, nelle greggi e negli armenti, nel grembo delle donne e – per uno Stato e una religione – nelle leggi e nei riti e miti che la popolazione praticava e nei quali si riconosceva. Era un’indigeta, una “dea di prima”, introdotta nel pantheon di Numa Pompilio con altre divinità sabine, latine, osche, prische cui Roma riconosceva il merito di aver patrocinato la nascita della sua organizzazione umana e celeste.(…)
Vorrei qui citare anche l’interessante articolo di Patrizia Melluso pubblicato sul Pese delle Donne sempre nel 2020 http://www.womenews.net/la-citta-della-dea-perenna-di-maria-paola-fiorensoli/ – quando sottolinea:
La struttura de “La città della dea Perenna”, con il costante rimando tra le due categorie di spazio e tempo e tra spazi e storia, la ricchezza di documenti pubblicati e l’ampia bibliografia fanno del libro stesso uno spazio aperto, da esplorare secondo i propri interessi, competenze, urgenze. Personalmente, due aspetti mi hanno molto coinvolta nella lettura. Innanzitutto lo sguardo globale sulla popolazione femminile sotto tre Stati (Stato della Chiesa, Regno d’Italia, Repubblica Italiana) con il riferimento alle tradizioni, agli usi e costumi, all’alimentazione, al vestiario, e al contesto civile di questi vissuti: le leggi, l’istruzione e il lavoro, il protagonismo culturale e politico nel quotidiano e nella storia d’Italia. E’ un approccio che Maria Paola Fiorensoli mantiene anche in altre sue pubblicazioni, ad esempio, nel “Le Signore della Loira”, storia delle donne in Francia dal V al XIX secolo (G. Zedde, Torino, 2015) e che qui, ne “La città della dea Perenna”, è una costante che emerge con nettezza nei tratti più narrativi della scrittura.
MARIA PAOLA FIORENSOLI
Laurea in Lettere, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, a.a. 1973-1974, con tesi multidisciplinare “Il Ponte del Diavolo” (storia delle religioni, antropologia culturale, letteratura etnologia, storia dell’arte, storia delle Tradizioni Popolari). Relatore il prof Diego Carpitella (Storia delle Tradizioni Popolari e Musicologia).
Attività politiche e culturali: aderente al movimento femminista dagli anni Settanta, attiva nella promozione di attività giornalistiche ed editoriali al femminile e in altra varia attività culturale (corsi di storia di genere, convegni, mostre, presentazioni librarie). Giornalista pubblicista, partecipe dell’iter costitutivo della Casa Internazionale delle Donne (Roma), ha ricoperto le prime presidenze dell’Associazione Federativa Femminista Internazionale (Affi). Presidente dell’Associazione culturale editrice de “il Foglio de Paese delle donne” (cartaceo, dal 1987) e del Paese delle donne-on line (dal 1995); sito www.womenews.net Ideatrice e co-Presidente del Premio di scrittura “il Paese delle donne & Donna e Poesia” (dal 2000)
Collaborazioni: Università degli Studi di Cassino, facoltà Scienze Politiche e con associazioni varie per corsi e seminari su materie inerenti la storia delle religioni, il cristianesimo antico, il monachesimo e la storia laica e monastica di genere. Collaborazioni con associazioni di aiuto contro la violenza: Differenza Donna (corsi di formazione), Bee Free (corsi di formazione);
Tra gli editi: A cura di Maria Paola Fiorensoli e Isabella Guacci – Marinella, storia di una violenza, storia di una ingiustizia, ed. Il Paese delle donne, Roma, 1989, la storia del celebre processo a Marinella Cammarata.
– Il piacere di esserci. Storia della Consulta regionale del Lazio, ed. Il Paese delle donne, Roma, 2004. Raccolta biografica delle associazioni partecipanti alla Consulta.
– 25 novembre. Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ed. Il Foglio de Il Paese delle donne, n. 2, 2008.
– La città della Dea Perenna. Esperienze di donne tra consenso e autodeterminazione in via della Lungara 19…e dintorni“, ed. Anomaly Press, Austin (Usa), 1995. Storia della popolazione romana dal ‘600 al 2000 con una parte dedicata alla storia del reclusorio dell’ex Buon Pastore (reclusorio per pentite, convento, carcere, riformatorio), e delle politiche femministe che ne hanno capovolto il simbolico rendendolo la Casa internazionale delle donne. (Prima edizione 1999 e seconda edizione ampliata, ed. FP-Cgil Roma e Lazio, 2020).
– “Dichiarazione dei sentimenti e risoluzioni“, ed. Caravan, Roma 2013. Storia della nascita del Movimento femminista liberale di E. Stanton e L. Mott, negli Usa, e del lo documento detto di “Seneca Falls” ritenuto il manifesto fondante il femminismo americano. – Le Signore della Loira. Dal Medioevo alla Monarchia di Luglio, ed. Giancarlo Zedde, Torino, 2015. Vasta articolistica su “il Foglio de Il paese delle donne” e “Paese delle donne-on line”.
Tra gli articoli su riviste e monografie:
- “Le Clarisse – esperienza del monachesimo medievale in Italia”, in: S. Cosimato a Trastevere, Edizione dell’Ass. “Mica Aurea”, 2011.
- “Le mutilazioni genitali femminili” in “Libere tutte. Liberi tutti: diritti umani e mutilazioni femminili”, ed. Caramanica, 2007.
Ha esperienze in radio e Televisioni private (es. TVA40) in cui ha curato trasmissioni plurisettimanali (1979-1982); ha curato la Voce “Pietro Mengarini” (artista ‘800) su Treccani.
Co-presidenza della mostra “1946: Il voto delle Donne” insignita della Medaglia al Merito della Repubblica Italiana, in esposizione permanente nell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale), seminari sulla storia di genere (dal 1998); sua la sceneggiatura e la regia del video “La città della Dea Perenna”, 1995) prodotto dall’Associazione culturale e per l’informazione “Il Paese delle Donne” in cui opera dal 1986. L’Associazione edita due testate (cartacea dal 1987 e telematica dal 1995). Il Premio di scrittura femminile in cinque sezioni “Il Paese delle Donne” e il Canale Associazione Paese Delle Donne.
Carla GUIDI 31 Dicembre 2023