di Nica FIORI
Per Veronica Piraccini, talentuosa pittrice, performer e docente di grande sensibilità presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, la creazione di un’opera d’arte “desiderata e immaginata” nasce da un processo osmotico tra il “pensare” e il “fare”.
La sua dottrina pittorica è espressa con passione e afflato poetico nel ponderoso volume (592 pagine, più 96 tavole a colori) “TEOPRATICA – la Pittura l’inizio del Desiderio – Sistema e Antisistema”, edito nel 2023 da «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER, che vuol essere un lungo e originale racconto d’esperienza d’artista, indirizzato soprattutto a chi si accinge a intraprendere “il mestiere più bello del mondo”, ovvero ai suoi allievi del corso di pittura, ai quali si rivolge con queste parole: “Auguro a tutti di sbocciare splendenti e gioiosi come fiori meravigliosi in profumo e colore, sempre così naturalmente freschi e fertili per nuovi frutti”.
Il titolo del libro può sembrare un po’ criptico, per via del neologismo iniziale “Teopratica” che fa pensare alla pratica di Dio (in greco theós) e quindi alla realizzazione esclusiva di arte sacra, quel patrimonio dello spirito, che trae il visibile dall’invisibile. Pensiamo in particolare a quegli artisti di icone che hanno reso con il segno e il colore le immagini di Cristo, della Vergine, degli Angeli e dei Santi senza averli mai visti, ma indubbiamente guidati dal loro credo nel trascendente e nell’eterno.
Più laicamente la “Teopratica”, come spiega l’Autrice nell’introduzione
“è un modo di essere in Arte che presuppone la consapevolezza della presenza di Dio. Questo fatto, però, non determina necessariamente il credere in Dio: si è sempre in piena libertà!”.
Porre dei limiti alla libertà, del resto, sarebbe come recintare l’universo e sappiamo bene che l’artista è, per antonomasia, uno spirito libero.
Alla base della pittura potrebbe esserci un sogno, un’utopia o, per dirla con una parola utilizzata nel titolo, il “Desiderio”, inteso come forza primigenia della creatività. Desiderio che potrebbe coincidere anche con “Amore”. E Veronica, citando la frase di Michelangelo “Amore è un concetto di bellezza immaginata e vista dentro il core, amica di virtute e gentilezza”, rivela che nel suo cuore c’è il sogno meraviglioso di vedere sviluppare nuovi talenti
“capaci di straripare creando humus fertile nella Pittura nel senso più ampio del termine, di qualità rivoluzionarie aperte a ridisegnare il mondo”.
Parole chiave per comprendere la Teopratica sono “Teoria” e “Pratica”, due concetti che normalmente vengono contrapposti, mentre l’Arte, al contrario, li mette
“in osmosi all’idea o desiderio o necessità o sogno a creare l’opera, quel qualcosa che prima nella realtà non esisteva”.
Per la Piraccini, Dio entra nella parola da lei coniata riverberandosi nella Pratica e nella Teoria e nel Sistema, un’altra parola chiave che deriva dal verbo greco synístemi (essere insieme, cioè unire più elementi). E dal Sistema dell’Invenzione nasce l’Antisistema, come evidenziato nel capitolo “Antisistema. Principio Primo L’Anticipo PENSIERO COLORE SPAZIO” e nel disegno dal quale ha origine l’idea del libro.
Va subito precisato che l’uso delle maiuscole nel libro è una “scelta d’enfasi” che si rifà al futurista Filippo Tommaso Marinetti, poste anche per “irritare” un po’ il lettore e attirare la sua attenzione, come fa notare l’Autrice. Un’altra caratteristica del libro è l’assenza di note, dato che le fonti alle quali si attinge sono immediatamente citate nel testo. Il terzo punto evidenziato dalla stessa Piraccini vede
“la scrittura nascere dalle immagini sia da disegni di Garbugli, Tracciati e Puntiformi, che dalle n. 96 tavole a colori”.
Le tavole cromatiche sono raggruppate alla fine del libro col metodo del raffronto in “tavole e commenti insieme”, comprendendo più opere nella stessa tavola, perché sintetizzano i concetti rintracciabili nei discorsi del libro; i disegni, invece, sono in bianconero e appaiono direttamente nel testo a intersecarsi con la scrittura. Spiega ironicamente la Piraccini che le foto a colori sono “sfrontatamente” piccoline, così che il lettore sia spinto a recarsi nei musei, perché la visione dal vero è l’unica realmente valida dal punto di vista sensoriale ed emotivo. Un principio, questo, che mi troverebbe perfettamente d’accordo se la visione fosse realmente buona, ma spesso nei musei, nelle chiese e nelle mostre l’illuminazione non adeguata o la presenza dei vetri rende la visione poco chiara e non ci si può avvicinare perché scatta l’allarme, pertanto una bella fotografia a colori è assolutamente necessaria.
Il libro è diviso in otto capitoli, organizzati in due parti: la prima comprende Pensiero, Colore, Spazio; la seconda Luogo, Luce, Strumento, Sistema, Numero.
Afferma, infatti, l’Autrice:
“La Pittura è dimensione straordinaria precisa e inequivocabile nella sua fissità innovativa, lei stessa è il Trattato del Pensiero, Colore, Spazio, che sono seppur in osmosi, dimensioni stabili di riferimento sempre all’infinito perfettibili con altra Pittura: profonda intimità e unicità della dimensione inventata e scelta. Essendo materia trasposta in sostanza, cioè essendo sostanza fine e sensibile nata per attuazione della trasformazione di materia grezza o elementare attraverso la predisposizione del Talento e del Genio innovatore comunicante, la Pittura lottando Anticipa, si cristallizza rendendosi presente con l’invenzione sua propria”.
Le parole abbinate dalla Piraccini al Pensiero sono: intuitivo, storico, analitico, sintetico; abbinate a Colore sono onda, sostanza, percettibile, impercettibile; abbinate a Spazio sono spirituale, fisico, sensibile, ideale.
Cinque sono, invece, i Dati Definiti determinati dal Talento e dal Genio: Luce, Luogo, Strumento, Sistema, Numero.
In tutti i temi trattati la libertà del pensare e del fare è sempre in primo piano, un entrare ed uscire dal flusso del tempo.
Il libro, che si nutre delle opere dei grandi artisti attraversando tutta la storia dell’arte, si apre a nuovi originali approfondimenti per comunicare le sapienze filtrate dall’artista, basate sull’esperienza. Viene rivelato “ciò che normalmente si omette nel fare Pittura”, ovvero i “segreti di bottega e trucchi del mestiere”. In particolare, viene data la giusta importanza ad una serie di “scoperte” artistiche dovute alla stessa Piraccini, tra cui un nuovo modo di estrazione della Porpora, la Pittura Impercettibile che appare e scompare, messaggi subliminali nella Gioconda, il Valore della Specularità, la Sindone vista come “Ente”, il metodo della conoscenza dei colori attraverso il Monocromo.
I capitoli sono molto dettagliati e ricchi di notizie, citazioni, curiosità varie e interessanti riflessioni. Volendo fare un esempio, giusto per rimanere sul tema dei colori, come prima cosa ci rendiamo conto che i pigmenti attraversano un ampio orizzonte temporale, culturale e geografico, da quelli antichi (organici e inorganici) naturali a quelli odierni di sintesi. Ovviamente i pigmenti, soprattutto nel passato, erano legati a determinati scambi commerciali e pertanto potevano variare per città e regioni, pur in uno stesso periodo storico. Diverse tavole sono dedicate proprio ai pigmenti, a partire dai Pigmenti Puri Primari o Timbrici Primari, ovvero Rosso, Giallo, Blu, Bianco, Nero: successione che poi cambierà, perché per dipingere i Monocromi assoluti si deve iniziare con la pittura del Bianco, poi del Nero, del Rosso e successivamente il Blu e il Giallo (questi ultimi possono essere invertiti a scelta di chi dipinge). È vitale, secondo la Piraccini, partire dal Bianco
“perché solo così si può raggiungere la purezza d’animo vedendo ciò che in noi prima era profondamente invisibile, sia ai nostri occhi che al nostro sentire”.
Ma, al di là della materia colorante, il colore è “identità” ed esprime con le sue infinite variazioni cromatiche sfumature di sentimenti, d’espressioni e d’idee. Del resto, che cosa sarebbe la nostra vita senza i colori? Essi esprimono forse più delle parole i nostri stati d’animo, ispirano film e romanzi, partiture musicali, dettano mode e gusti estetici, periodi artistici, come pure l’appartenenza a un gruppo.
“Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo (…) io e il colore siamo tutt’uno. Sono pittore”,
scrisse Paul Klee nei suoi Diari, e immagino che anche la Piraccini abbia con i colori un’intesa molto personale, perché il colore è vivo e interagisce con l’artista.
Un pensiero mi viene a questo punto spontaneo. Che tristezza pensare a chi i colori non riesce a percepirli, non tanto per chi è afflitto dalla cecità ai colori già alla nascita (pensiamo in particolare al daltonismo, che può riguardare uno o più colori, fino a una rarissima visione in bianco e nero), che non sa cosa si perde (come avviene nel racconto “Il paese dei ciechi” di H. G. Wells), ma per chi diventa cieco da adulto! Riguardo al daltonismo, chi soffre di più è certamente la madre che inconsapevolmente ha trasmesso l’anomalia a un figlio maschio, dal momento che si tratta di una tara ereditaria legata a un gene anomalo recessivo del cromosoma sessuale X. Poiché nelle donne il cromosoma X è doppio, anche i geni sono doppi e pertanto il gene normale prevale su quello anomalo, mentre negli uomini l’X è singolo e accoppiato al cromosoma Y, ragion per cui il gene recessivo, se è presente, si manifesta.
Nel capitolo dedicato alla Luce, il cui sottotitolo è “Che sia la Verità ultima o l’esteriore è la Luce che rivela il Tutto”, l’Autrice, prima di addentrarsi nelle varie spiegazioni scientifiche sulla luce naturale e artificiale, sul riflesso e i riverberi, accenna proprio a quei disturbi della vista (miopia, presbiopia, daltonismo, fino ad arrivare alla cecità totale, ma c’è anche chi vede più del normale), che rendono le persone diverse per quanto riguarda la capacità visiva e ci porta a riflettere
“come l’artista, che certamente ha l’occhio di una sensibilità particolare, come questo lo colleghi al cuore, all’immaginazione, all’intuito e agli ideali, nonché ad una visione tutta sua sulla società che vive, che traduce principalmente in immagine”.
L’ampio e articolato testo della Piraccini è preceduto dalla prefazione di Cecilia Casorati, Docente di Fenomenologia delle Arti Contemporanee e Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, e dalla presentazione di Claudio Strinati, già Soprintendente per il Polo Museale Romano. In fondo sono, inoltre, inseriti due brevi contributi di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona e di mons. Jean Marie Gervais, Prefetto Coadiutore del Capitolo Vaticano e Presidente dell’Associazione “Tota Pulchra”, i ringraziamenti e una nota finale dell’Autrice. Veramente utile per la consultazione è l’indice dei nomi.
Bisogna riconoscere che questo libro è molto approfondito e impegnativo, perché propone un’immagine dell’Arte variamente sfaccettata nei suoi intrecci con la filosofia e la religione, assolutamente esauriente dal punto di vista tecnico-esecutivo e, in sostanza, insegna a diventare artisti, ovviamente se se ne hanno le potenzialità, altrimenti la lettura può essere fatta solo per comprendere il senso sacrale della creazione artistica, in quanto forma di conoscenza e di crescita interiore.
Veronica Piraccini, Docente di Pittura e di Fenomenologia del Sacro, nonché Coordinatrice del Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Roma, è certamente nota ai lettori di About Art per le sue collaborazioni, soprattutto come esperta di pigmenti e di arte sacra. La sua opera pittorica più nota, intitolata Dall’impronta di Gesù, potrebbe essere vista come una rivisitazione della Sindone di Torino eseguita con una tecnica innovativa, basata su colori apparentemente impercettibili, che ben si addicono a un’immagine misteriosa come quella del “sacro lino”, il sudario di Cristo sul quale si sarebbe formata l’impronta del suo corpo. Quando una luce particolare (quella della lampada di Wood) colpisce l’opera della Piraccini, apparentemente un grande telo di lino bianco tessuto a mano e spigato come quello della Sindone, viene evidenziato come per miracolo il corpo di Cristo a grandezza naturale, realizzato per contatto, e quindi speculare all’immagine sindonica, con pigmenti invisibili. Ulteriori pigmenti appaiono e scompaiono su quel corpo con il cambiamento di luce, il blu per evidenziare i colpi di flagello e le escoriazioni, il rosso per le ferite provocate dalla lancia sul costato, dai chiodi sulle mani e sui piedi e dalla corona di spine sulla testa. Colori forti che trasmettono tutta la sofferenza di Cristo e allo stesso tempo il suo messaggio di misericordia, quanto mai attuale in questo momento di crisi del nostro mondo.
La sua invenzione della “Pittura impercettibile”, che ha la caratteristica di essere insieme invisibile e visibile (un po’ come avviene con gli inchiostri simpatici, che però sono monocromatici), potrebbe avvicinarla ad alcuni artisti del passato, il cui linguaggio criptico si presta a diversi piani di lettura, uno accessibile a tutti e gli altri solo a chi riesce a penetrarne gli aspetti mistici, filosofici ed esoterici. La sua arte l’ha portata a partecipare a innumerevoli esposizioni e conferenze in Italia e all’estero (in Giappone, Brasile, Corea, Stati Uniti, Arabia Saudita, Africa, Cina, Australia ecc.) e a collaborare con importanti enti quali l’ENEA (per lo “Studio Multidisciplinare dei Colori delle Opere d’Arte e Reliquie”) e l’Università “La Sapienza” di Roma, ma una delle sue attività più intense è la promozione dell’attività dell’arte dei giovani, curando per loro esposizioni e seminari. Non è un caso che la frase che lei ha posto sulla quarta di copertina sia: “È nel dare che noi riceviamo” (San Francesco d’Assisi).
Nica FIORI Roma 31 Dicembre 2023