redazione
Castel Gandolfo, nel Seicento, acquisì importanza nella società romana dopo essere diventato parte del patrimonio dello Stato Pontificio.
La bellezza straordinaria del luogo, arricchito da testimonianze della civiltà romana, lo fece diventare una destinazione ideale per i momenti di riposo dei ricchi prelati e, a partire da Urbano VIII, dei pontefici.
La presenza intermittente dei papi portò alla trasformazione dell’abitato, con illustri personaggi che costruirono dimore di villeggiatura. Questo fenomeno, già evidente nella metà del Seicento, portò a una rivalità con Frascati e Albano, dove erano state costruite numerose ville nel XVI secolo.
Il libro di Maria Barbara Guerrieri Borsoi da poco in libreria per i tipi delle Edizioni Tored indaga il fenomeno delle residenze di villeggiatura nel corso di due secoli, focalizzandosi sulle vicende del paese, delle residenze e delle persone coinvolte. Si cerca di superare la frammentarietà degli studi esistenti sull’argomento, fornendo informazioni rigorose e controllate. La ricerca documentaria è stata estesa e complessa, con attenzione sia a famiglie importanti come i Barberini e gli Albani che a individui meno potenti.
Il testo sottolinea anche le trasformazioni nel tempo delle residenze, con esempi di proprietà che sono state inglobate o trasformate nel corso degli anni. Le modifiche agli edifici e alle decorazioni sono state spesso significative e la documentazione è considerata indispensabile per ricostruire il passato, anche se talvolta è frammentaria a causa dei cambiamenti di gusti e necessità nel tempo, oltre alle distruzioni.
Nella selezione di materiale iconografico, si dà spazio alle rappresentazioni antiche del territorio per il loro valore documentario e figurativo. Queste immagini riflettono l’importanza attribuita nella storia alla terra come fonte di ricchezza, caratteristica fondamentale delle proprietà esaminate.
Roma 21 Gennaio 2024