di Elena GRADINI
Petra Scognamiglio è una delle artiste più attive messesi in luce da alcuni anni tra quelle delle nuove generazioni per personalità e stile. Nasce a Castellamare di Stabia ed esordisce nel 2007 al termine del suo percorso formativo svolto presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. All’inizio della sua carriera si presenta con una pittura di matrice realista con influenze espressioniste, caratterizzata da un uso generoso del colore, per poi approdare sempre più verso un linguaggio grafico-segnico, che si apre al design, al segno grafico, con interferenze legate all’astrattismo e graphic art. E’ Art – Influencer, con una attività di divulgazione della Storia dell’Arte che svolge sui Social, rivolta soprattutto ad un pubblico giovane, capace di apprezzare i più moderni linguaggi dell’arte e della produzione industriale legata al prodotto artistico, come ad esempio la realizzazione di t-shirt personalizzate.
D-Parlaci di come si è evoluto il tuo percorso artistico, dagli esordi dell’Accademia a Napoli, al tuo arrivo a Roma, protagonista subito di una bellissima esposizione nell’atelier del noto artista statunitense Mark Kostabi. L’esperienza nella capitale, che dura tutt’oggi, ti ha aiutata a crescere culturalmente, anche attraverso i tanti contatti con artisti di rilievo, e ha inciso nella definizione di un tuo personale stile pittorico?
R- Il percorso dell’Accademia di Napoli è stato fondamentale in termini di confronto e crescita; sono stati anni di sperimentazione, in cui sono passata dalla pittura alle installazioni multimediali site-specific, dopo aver fondato un gruppo artistico. Iniziai sin da subito a ricevere le prime commissioni e a presentare i miei progetti in varie gallerie e sedi istituzionali, e da lì è stato un amore, quello per l’arte, che non si è mai interrotto. Dopo Napoli mi sono trasferita a Roma, dove ho proseguito gli studi artistici, iniziando a lavorare, in parallelo, per la televisione, occupandomi di giornalismo politico e successivamente ho insegnato storia dell’arte.
Nella capitale ho conosciuto tanti protagonisti dell’arte contemporanea, come il critico d’arte Achille Bonito Oliva, e gli artisti Enzo Cucchi e Mark Kostabi che mi invitò ad esporre i miei dipinti nel suo atelier. Roma mi ha dato la possibilità di fare incontri importanti e significativi, di esporre in sedi prestigiose come il Palazzo delle Esposizioni e gallerie storiche come la Galleria Fidia Arte Moderna, dove si è conclusa ad ottobre 2023 una mia personale. Inoltre a Roma sono nate diverse collaborazioni con l’ambiente musicale del jazz, per cui ho avuto l’opportunità di realizzare varie copertine di album, come quello del trio di Amedeo Ariano, distribuito da un’etichetta giapponese.
Nel corso di questi anni il mio stile è cambiato, e se da una parte mi sono specializzata nel ritratto, portando avanti la ricerca figurativa, dall’altra ho elaborato uno stile pittorico in cui la figura tende sempre più all’astrazione in un gioco di lettura polivante dei significati.
D. Sempre a proposito di stile pittorico, Apollinaire sosteneva di provare orrore per gli artisti che si ripetevano, come gli insetti che ricominciano sempre all’infinito, automaticamente, la stessa azione. Per te questo rischio non esiste vista la tua forte capacità polistilistica e l’intelligenza di affrontare tematiche nuove con rinnovato entusiasmo e abilità creativa. Dalle prime opere figurative, realiste ed esistenziali, al ciclo surreal-pop, passando per i tuoi corpi segnici, il ciclo delle mitologie e la serie legata ai temi dell’eros, sembra proprio esserci in te un forte fermento creativo. Hai fatto del nomadismo intellettuale un po’ la tua caratterizzazione artistica?
R- Credo che la mia produzione artistica rifletta la mia personalità eclettica e versatile; in un mondo in cui gli stimoli sono molteplici è importante saper cogliere quelli che più interagiscono con la contemporaneità e lasciare spazio alla sperimentazione. Lo stile è ciò che identifica un artista e rassicura il suo pubblico, ma questo non vuol dire dover essere sempre uguali a se stessi; come la storia dell’arte insegna, da Pablo Picasso a Gerhard Richter, la libertà di cambiare non toglie, ma dà ulteriore valore al percorso di un artista.
Nella pittura ho sperimentato vari linguaggi, trovando inizialmente ispirazione nelle opere simboliste e surrealiste e dialogando spesso con il mondo del fumetto e dell’illustrazione, fino ad elaborare uno stile attuale che mi piace definire “musicale”. In molti mi conoscono per la mia produzione legata alle t-shirts d’arte, una linea di abbigliamento con cui ho rivisitato in chiave pop i capolavori del passato: un’esperienza che mi ha avvicinato a tante persone, che, a loro volta, si sono avvicinate all’arte! Nelle mie mostre più recenti ho, inoltre, presentato una nuova serie di neon colorati che prendono vita dai miei sketches.
D- Cézanne sosteneva che gli artisti avessero a disposizione due strumenti fondamentali: l’occhio e la mente. Io ritengo che in te ce ne sia un terzo, in una efficace intuizione che fu già di Ennio Finzi: l’orecchio. Si avverte prepotente una musicalità nelle tue opere segniche, un ritmo sincopato che vive di trasalimenti emotivi e che sembra seguire un ideale pentagramma musicale. C’è una forte attinenza con il mondo della musica, quasi sfociando nelle esperienze fluxus, nella genesi creativa dei tuoi lavori segnico-astratti?
R. La musica è essenziale nella mia vita, non potrei farne a meno e il mio percorso si è spesso intrecciato con il mondo musicale; ho ascoltato sin da piccola tutti i generi di musica e ho studiato il pianoforte per un po’. Tutto questo si ritrova in modo molto naturale nelle mie opere, nei ritmi sovrapposti, nei segni e nelle figure che intersecandosi costruiscono una sorta di polifonia. Gioco, inoltre, con la trasparenza delle figure che costituiscono un contrappunto complesso e non allineato. Anche nelle installazioni multimediali realizzate in passato, le ricerche e le sperimentazioni sui suoni erano fondamentali.
D- Nell’anno appena trascorso hai vissuto un intenso e rinnovato interesse, di critica e di pubblico, sui tuoi lavori. Puoi dirci quali sono state le importanti esperienze espositive che hanno determinato una maggiore attenzione sulla tua produzione artistica? Inoltre che progetti hai in serbo per questo 2024?
R- Il 2023 è stato un anno ricco di esperienze artistiche importanti. A partire dalla collaborazione con la Samo Collection Art Gallery di Cassino, dove si è svolta la mia personale nel dicembre scorso, dal titolo “La Ragazza con l’orecchino di Petra”, a cura di Luigi D’Agostino (Cfr. https://www.aboutartonline.com/a-cassino-la-ragazza-con-lorecchino-di-petra-una-mostra-che-ripercorre-il-tragitto-creativo-e-larte-di-petra-scognamiglio/).
Inoltre ho tenuto altre quattro mostre personali, rispettivamente presso il Palazzo Boncompagni di Arpino, da te gentilmente curata, presso il Museo Archeologico Provinciale dell’Alta Valle del Sele di Oliveto Citra, il Circolo delle Vittorie di Roma e la Galleria Fidia Arte Moderna di Roma, a cura di Giulia Linari.
Nel 2024 per ora è in programma una personale ad Isernia; è, inoltre, iniziata una nuova collaborazione con Medina Art Gallery, da cui, in questi giorni, sono stata invitata ad esporre due opere nel Museo Civico U. Mastroianni di Marino, nell’ambito di una collettiva a cura di Valeria Rufini Ferranti. Sono inoltre previste altre iniziative artistiche, che mi vedranno attiva anche all’estero.
D- Tu sei conosciuta come art-influencer. Una definizione coniata da te stessa. Quanto pensi sia importante coniugare questa attività di divulgazione artistica, che tu svolgi egregiamente sui social, con la definizione e la creazione di un linguaggio artistico che esca fuori dai tradizionali supporti pittorici per abbracciare la vita quotidiana rendendo la tua arte accessibile a tutti?
R– Il progetto legato ai miei video su tik tok , sulla pagina “La Ragazza con l’orecchino di Petra”, con cui racconto gli aneddoti della storia dell’arte, nasce proprio con l’intento di rendere l’arte più “quotidiana”, di guardarla con simpatia e rispetto, e di conoscerla attraverso un linguaggio diretto e delle immagini che possano sucitare curiosità. Il termine art influencer che ho utilizzato prima ancora che gli influencer entrassero nei musei, nasce in forma provocatoria, ma è diventato un modo con cui i media e io stessa preferisco definire la mia attività artistica, che non si lega esclusivamente alla pittura o all’illustrazione, ma anche al design e al racconto, appunto, della storia dell’arte. Art influencer diventa così un termine che indica un’attività di sensibilizzazione (anziché di una promozione commerciale) legata all’arte e alle tematiche artistiche .
Elena GRADINI Roma 17 Marzo 2024