Dopo un lungo iter giudiziario, torna nella legittima sede di Novellara (RE) la “Leda e il Cigno”, importante rame di Lelio Orsi.

redazione

Dopo un lungo iter giudiziario durato circa quindici anni, il Museo Gonzaga di Novellara, rimesso a nuovo proprio per l’occasione, accoglie finalmente l’importante opera – un olio su rame di cm 43 x 30- del concittadino Lelio Orsi (Novellara, 1508 (?) – 1587), uno dei maggiori intepreti del Manierismo in Emilia, raffigurante Leda e il cigno, esposto per l’ultima volta nel 1987, in occasione della mostra a lui dedicata a cura di Massimo Pirondini, massimo esperto dell’artista, ed Elio Monducci, cui era seguito un convegno di studi che aveva messo a fuoco una personalità di altissimo rilievo ancorchè ancora semisconosciuta.

Lelio Orsi, Leda e il Cigno, Novellara, Museo Gonzaga

In effetti, Orsi fu uno dei più apprezzati ed eminenti esponenti di quella fase artistica, nota come Manierismo, che vide nelle province emiliane emergere, oltre alla sua, personalità di assoluto rilievo quali Correggio, Parmigianino, Niccolò dell’Abate, Girolamo Mazzola Bedoli ed altri, e fu per oltre un quarantennio al servizio dei signori Gonzaga, per i quali operò non solo in qualità di pittore, autore di numerosi capolavori, ma anche come urbanista, disegnando le case porticate che affacciano sulla piazza del centro storico della cittadina; fu peraltro autore delle decorazioni per il cosiddetto Casino di Sopra, una delle numerose residenze di campagna della famiglia Gonzaga, realizzato nel 1542 e ristrutturato nel XIX secolo, nel cui salone principale vi era appunto  un ciclo di affreschi di Lelio Orsi e allievi, oggi trasferiti nel museo della Rocca di Novellara, che illustrano le allegorie della Pace e della Guerra, delle Arti e dell’Agricoltura.

Lelio Orsi, Autoritratto ( ? ), Museo Gonzaga, Novellara

Come per molti artisti dell’epoca fu certamente determinante il suo viaggio di studi a Roma dove potè studiare le opere dei grandi rinascimentali, da Raffaello a Michelangelo, ed a Venezia dove ebbe modo di confrontarsi coi capolavori di Tiziano e Giorgione, e tuttavia la sua vicenda umana ed artistica restò confinata nelle province emiliane, cosa che ne limitò molto la conoscenza fuori di questi ambiti, come del resto è accaduto fino ad oggi, se non tra gli studiosi e gli addetti ai lavori, nè sarà un caso che lo stesso Vasari non ne fa cenno nelle sue Vite.

Ma per ritornare alla Leda e il cigno e alla sua vicenda che ha interessato le cronache giudiziarie per più di un quindicennio, occorre dire che il rame -un capolavoro giovanile dell’artista e dell’intero movimento manierista- già proprietà dello scrittore Franco Lucentini, scomparso nel 2002, noto, insieme con l’amico Carlo Frutterio, come coautori di romanzi di grande diffusione,  venne esitato in un’asta Sotheby’s nel 2008. Come l’opera possa essere passata tra le maglie dei controlli burocratici che si attivano in Italia quando si vuole portare fuori dal nostro paese un bene culturale, per cui è necessario ricevere un attestato di libera circolazione, e chi ne sia stato l’autore, posto che  -a quel che si sa- lo scrittore considerava il rame inalienabile, resta un mistero, tanto che l’intera vicenda ha presto assunto i contorni di un autentico giallo con l’ipotesi poi suffragata dalle successive inchieste che si sia trattato di un caso di esportazione clandestina.

Non possiamo in questa sede ripercorrere tutti i passaggi, davvero defaticanti, che hanno riguardato le iniziative per riportare il quadro nel nostro paese e che hanno visto attivi la soprintendenza di Modena, i Carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio artistico, fino all’ FBI, arrivando infine all’annullamento della vendita e alla sua restituzione all’Italia già nel 2012, cui però è seguito lo sviluppo dell’azione giudiziaria intentata dal Tribunale di Roma per illecita esportazione, conclusasi senza che venisse indicato dove il quadro andasse destinato; anzi, dopo la sentenza dell’Avvocatura dello stato del 2020 che ‘liberava’ il dipinto, si era pensato -per questioni conservative- che dovesse essere la Pinacoteca di Bologna il destinatario dell’opera.

La folla alla inaugurazione della esposizine

A questo punto, nell’alternarsi di speranze e delusioni, grazie senza dubbio anche all’azione e alle continue sollecitazioni tanto in sede legale che in ambito culturale del Prof. Pirondini e della dott.ssa Elena Ghidini, già direttrice della Pinacoteca di Novellara,  infine il Comune di Novellara è riuscito ad ottenerne la custodia a patto che il comune stesso s’ impegnasse alla salvaguardia e alla valorizzazione dell’opera.

Il taglio dl nastro al Museo Gonzaga; a dx della Sindaca Elena Carletti, il Prof. Massimo Pirondini e la dott.ssa Elena Ghidini; a sx in azzurro Erica Tacchini e alla fine Ilaria Codeluppi dello staff del Sindaco.

La lunga vicenda si è potuta chiudere proprio in questi giorni con il classico taglio del nastro al Museo di Novellara.

Roma 7 Aprile 2024