di Gaetano BONGIOVANNI
GIOVANNI VERGA E PIERO GUCCIONE
La cultura artistica riserva spesso la conoscenza di importanti e nuove acquisizioni.
E’ il caso di un inedito Ritratto di Giovanni Verga, opera del pittore Piero Guccione (Scicli 1935 – Modica 2018), figura ricordata, a ragione, come il più grande artista siciliano degli ultimi cinquant’anni.
Trattasi di un ritratto realizzato con la tecnica mista (lapis, carboncino e pastello; cm 45,5 x 43,5) dal peculiare carattere grafico. L’opera realizzata su carta da Guccione nel 1999 è conservata presso un’importante collezione privata catanese che annovera numerosi dipinti, disegni e incisioni del Novecento, oltre una serie nutrita di materiali di archivio connessi sia agli artisti che agli scrittori. Il volto di Verga costituisce quasi un non finito in cui emerge la fisionomia dello scrittore verista attraverso lo sguardo penetrante, il naso affilato e gli evidenti baffi neri. Questo volto appare impostato su un colletto rigido, tipico della moda del secondo Ottocento; peraltro il volto di Verga si mostra certamente esemplato dalle antiche fotografie che lo ritraggono.
Il valore figurativo di questo ritratto si ispira in parte alla tradizione grafica del pastello insieme ad una vasta gamma di approcci e tecniche che vanno dal disegno alla china: in questo caso un raffinato esercizio sull’arte e la letteratura. Il dettaglio naturalistico del fiore, un hibiscus, assimilabile nella forma ad un giglio, anima coloristicamente quest’opera attraverso un rosso intenso, mentre il segno fluente del lapis, evidente nella piccola e filiforme cravatta e nello scarabocchio poco sotto il fiore, lasciano spazio alla creatività dell’artista al di fuori del rapporto con la verosomiglianza, propria del ritratto. L’immagine di Verga è così trasposta nel linguaggio della contemporaneità.
Occorre segnalare che la parte centrale di quest’opera con il volto dello scrittore è stata riproposta nella copertina del libro, curato da Fortunato Grosso: Giovanni Verga, Tre immagini per le lettere al fratello Pietro, Catania 1999, in cui sono comprese due illustrazioni a piena pagina di Piero Guccione, quali il citato ritratto in tecnica mista di Giovanni Verga e un evanescente sfumato paesaggio “Verghiano” in cui si individuano, nella parte a margine del lato inferiore, i faraglioni di Aci Trezza.
Le opere che ritraggono Verga nella consueta forma di un ritratto non sono, allo stato attuale delle ricerche, numerose.
Ma tra queste sono almeno da citare il bellissimo disegno realizzato a lapis, della collezione Rizzo a Catania, già appartenente a quella del musicista Francesco Paolo Frontini, opera di Antonino Gandolfo, cugino e contemporaneo dello scrittore.
Qui esprime un segno grafico sicuro nella rapidità e naturalezza del segno. Inoltre nella Casa Museo Verga della stessa città è esposta l’intensa prova ritrattistica, olio su tela, dipinta da Amedeo Bianchi, pittore veneto attivo soprattutto nella prima metà del Novecento. Il pittore che qui appare ispirarsi al naturalismo veneto del tempo, era spesso a Catania dove abitava la cognata poetessa Silvia Reitano: in poche e fruttuose visite al Verga, Bianchi traccia alcuni schizzi utili alla formulazione del ritratto che regalerà allo scrittore, un’occasione scaturita da un fortuito ed efficace incontro.
Gaetano BONGIOVANNI Palermo 12 Maggio 2024
Nota Bibliografica