di Rita RANDOLFI
Dal 7 maggio 2024 per cinque mesi, i vagoni di un treno della Metro A di Roma si trasformano in una galleria d’arte itinerante con Mind The Earth, installazione site specific nata dalla progettualità di Yourban 2030 e promossa dalla stessa no profit inspirata agli obiettivi dell’Agenda 2030, in collaborazione con ATAC Roma, media partner HF4 e communication.
La presidente di Yourban 2030, Veronica De Angelis afferma:
“Mind The Earth nasce per restituire al grande pubblico e al territorio la riflessione, gli studi, i contributi artistici e le visioni delle tre edizioni di Irae, 200 pagine di arte contemporanea e fotografia, di ambiente e sostenibilità, per riflettere sulla condizione del pianeta terra e del nostro ecosistema attraverso interventi di scienziati, visionari e artisti”.
Quindi dopo aver proposto – con la direzione artistica di Angelo Cricchi e attraverso grandi firme – uno storytelling critico e consapevole sullo stato della terra, documentando il contemporaneo attraverso l’arte in forma cartacea, con Mind The Earth si vuole svegliare il viaggiatore, magari stanco o distratto, per invitarlo ad una riflessione sulla salute del pianeta, attraverso fotografie di grande impatto montate su sedili, soffitti e pareti del treno.
Entrando in metro si viene accolti da un mondo surreale di immagini. Michele Guido fotografa macro mondi botanici in cui la vita delle piante si accende a contatto con la luce. Le cave di Carrara diventano la location arcaica, austera e spettrale al contempo pensata da Matteo Basilè per le balenottere o per qualche omino vestito di nero.
Wu Yung Sen capovolge il suo sguardo sul mondo, e si immerge negli abissi marini, popolati di creature meravigliose e terrificanti al contempo, che si muovono luminose e trasparenti nel buio delle profondità dell’acqua, e si nutrono degli scarti di altri esseri viventi, eliminando “la spazzatura”.
Un circolo virtuoso dunque, al quale ispirarsi per tentare di arginare l’inquinamento. Agostino Iacurci inventa un mondo fiabesco di piante colorate, dalle foglie carnose, le cui forme rinviano alle parti del corpo umano che possono essere curate e guarite dalle piante stesse.
Le immagini di Supinara sconvolgono e attraggono: l’artista gioca con la natura, ed ecco che sorprendentemente si scopre che i capillari di un occhio presentano venature simili a quelle delle foglie, una lingua e le dita delle mani si trasformano in petali di fiore. Persino il volto di una donna completamente ridisegnato da petali di diversa consistenza fanno eco ai volti dipinti da Arcimboldo. Shinya Masuda compone quasi dei tarocchi gastronomici, mentre Angelo Cricchi, riferendosi a personaggi del passato, anela ad una rinascita, un’allenza armoniosa tra uomo e natura.
Pannelli con frasi tratte da scritti importanti commentano questo percorso all’interno e all’esterno di noi stessi e del pianeta, frasi che è possibile ascoltare attraverso il QR Code, mediante il quale si può godere anche della musica del compositore italiano Marco Del Bene, dando così vita a un momento di condivisione collettiva, trasformando i vagoni della metro in un ambiente sonoro da condividere.
L’esposizione che coniuga arte, poesia, musica, fotografia vuole infatti sorprendere romani e turisti e proporre loro un tempo di condivisione, meditazione, in cui si auspica di solleticare l’attenzione e la cura nei confronti della casa di tutti gli esseri viventi, cercando di strappare una pausa all’assuefazione della velocità, dell’ansia che contagia tutti, adulti e giovani, vacanzieri e lavoratori. L’arte esce dal museo per intrufolarsi nella vita quotidiana degli utenti della metro, riappropriandosi del suo ruolo di educatrice e portatrice di valori sani di cura e conservazione della bellezza.
Rita RANDOLFI 19 maggio 2024