Riccardo Lattuada: “Va ricordato che già nel 1606 Caravaggio aveva azzerato quasi del tutto la tavolozza nella ‘Flagellazione’ per San Domenico Maggiore”.

di Riccardo LATTUADA

-Da qualche giorno è apparso sulla stampa una notizia che molti si aspettavano riguardante la famosa tela raffigurante l’Ecce Homo che fece discutere perchè apparve in un’asta a Madrid come “seguace di Jusepe de Ribera” ma venne riconosciuta da vari studiosi come possibile opera di Caravaggio cosa che effettivamente dopo studi ed indagini oggi pare sicura. Lei avrà seguito la vicenda come molti studiosi; le chiedo dunque che idea si è fatta dell’intera vicenda e poi se andrà a vederla ‘de visu’ a Madrid quando sarà esposta.
– La tela è stata accostata dal Prof. Massimo Pulini che ne pubblicò l’immagine in un articolo su About Art al famoso e misterioso  “concorso Massimo” cui Caravaggio avrebbe partecipato insieme con il Passignano e il Cigoli su committenza della nobile famiglia romana ma altri studiosi non sono d’accordo; Lei che ne pensa ? Secondo lei a quale periodo potrebbe risalire la realizzazione dell’opera dal punto di vista dello stile caravaggesco?
– Il ritrovamento della tela ripropone per l’ennesima volta il tema delle opere di Caravaggio perchè capita spesso che compaiano quadri dati all’artista lombardo e che non sono suoi, e quadri che oggi si riconoscono essere copie ma di cui manca l’originale. Lei ha studiato da anni la figura di Caravaggio ha qualche idea di come poter superare questa impasse?

1-Spero di riuscire a vedere il dipinto di persona, e dalle foto mi pare che dopo la pulitura sia abbastanza credibile.

2- Sempre a giudicare dalle immagini, la materia pittorica somiglia molto a quella del David  Borghese, ma va ricordato che già nel 1606 Caravaggio aveva azzerato quasi del tutto la tavolozza nella Flagellazione per San Domenico Maggiore (Napoli).

3- Quella che tu, anche con argomenti seri, indichi come una impasse, rispecchia una situazione normale e ricorrente nelle prassi operative della pittura in età moderna. Produrre più di una versione di una composizione era assolutamente normale, e non ho mai capito perché, secondo studiosi anche autorevoli, Caravaggio avrebbe dovuto costituire un’eccezione in tal senso, come un Paganini ante litteram. Poi è uno sport molto praticato da tanti conoscitori, me compreso, esercitarsi a capire quale sia la Prime version di un’opera o la seconda (e magari migliore), o una copia di bottega, o una eseguita da un pittore del tutto estraneo al maestro, che magari lavora lontano dal cosiddetto ‘originale’. E non di tratta di un  gioco inutile, a patto di ricordare che nel Cinque e Seicento esistevano i lucidi, i cartoni e altri metodi di trasposizione dei tratti essenziali di un’immagine. E di nuovo: per quale ragione Caravaggio avrebbe dovuto ignorare l’esistenza di tali pratiche? In ogni caso, anche a proposito del dipinto in discussione, vale sempre il riscontro diretto, e tanto più tale riscontro è allargato e condiviso, tanto più si giunge alla maturazione di un parere prevalente; ma prevalente nell’hic et nunc, e poi magari contraddetto da nuovi elementi anche dopo lungo tempo. Si chiama Storia dell’Arte…

Riccardo LATTUADA  Roma 19 Maggio 2024

English version

-I hope to be able to see the painting in person, and from the photos it seems to me that after cleaning it is quite credible.
2- Again judging from the images, the pictorial material closely resembles that of David  Borghese, but it should be remembered that already in 1606 Caravaggio had almost completely eliminated the palette in the Flagellation for San Domenico Maggiore (Naples).
3- What you, even with serious arguments, indicate as an impasse, reflects a normal and recurring situation in the operational practices of painting in the modern age. Producing more than one version of a composition was absolutely normal, and I never understood why, according to even authoritative scholars, Caravaggio should have been an exception in this sense, like a Paganini ante litteram. Then it is a sport widely practiced by many connoisseurs, including myself, to practice understanding which is the Prime version of a work or the second (and perhaps better), or a workshop copy, or one made by a painter completely unrelated to the master, who perhaps works far from the so-called ‘original’. And it is not a useless game, as long as we remember that in the sixteenth and seventeenth centuries there were transparencies, cartoons and other methods of transposing the essential features of an image. And again: why would Caravaggio have ignored the existence of such practices? In any case, even with regard to the painting under discussion, direct feedback is always valid, and the more this feedback is broadened and shared, the more a prevailing opinion is reached; but prevalent in the here and now, and then perhaps contradicted by new elements even after a long time. It’s called History of Art…