di Stefania MACIOCE
–Da qualche giorno è apparso sulla stampa una notizia che molti si aspettavano riguardante la famosa tela raffigurante l’Ecce Homo che fece discutere perchè apparve in un’asta a Madrid come “seguace di Jusepe de Ribera” ma venne riconosciuta da vari studiosi come possibile opera di Caravaggio cosa che effettivamente dopo studi ed indagini oggi pare sicura. Lei avrà seguito la vicenda come molti studiosi; le chiedo dunque che idea si è fatta dell’intera vicenda e poi se andrà a vederla ‘de visu’ a Madrid quando sarà esposta.
– La tela è stata accostata dal Prof. Massimo Pulini che ne pubblicò l’immagine in un articolo su About Art al famoso e misterioso “concorso Massimo” cui Caravaggio avrebbe partecipato insieme con il Passignano e il Cigoli su committenza della nobile famiglia romana ma altri studiosi non sono d’accordo; Lei che ne pensa ? Secondo lei a quale periodo potrebbe risalire la realizzazione dell’opera dal punto di vista dello stile caravaggesco?
– Il ritrovamento della tela ripropone per l’ennesima volta il tema delle opere di Caravaggio perchè capita spesso che compaiano quadri dati all’artista lombardo e che non sono suoi, e quadri che oggi si riconoscono essere copie ma di cui manca l’originale. Lei ha studiato da anni la figura di Caravaggio ha qualche idea di come poter superare questa impasse?
1- Scoperto nella primavera del 2021, il dipinto con l’Ecce Homo era stato presentato in un’asta madrilena dapprima come di autore anonimo e poi attribuito alla cerchia di Ribera, e stava per essere venduto ad una cifra irrisoria. Il riferimento proposto da Massimo Pulini come opera perduta e ritrovata di Caravaggio fece subito notizia e posso dire con franchezza che sin dal primo momento non ho avuto dubbi. Forse potrei essere tacciata di temerarietà, perché le proposte attributive sono sempre il risultato di una valutazione attenta del dipinto e del suo contesto di riferimento. E molti dati debbono tornare: dalla documentazione storica dell’opera alle tracce dei suoi eventuali passaggi di proprietà attraverso le indagini inventariali delle collezioni, dai ai possibili riferimenti alla committenza fino alle indagini diagnostiche. Di fatto, però, l’elemento centrale da cui partire per una valutazione è la qualità pittorica legata alla struttura della composizione, sotto il profilo ideativo, alla sua intensità espressiva. Il quadro mi sembrò subito di un livello eccezionale anche attraverso la foto che fu pubblicata e ne rimasi molto colpita. Ho seguito poi la vicenda del ritiro dall’asta a soli due giorni dalla vendita e il successivo procedimento di notifica da parte delle autorità spagnole, atto ad impedire l’espatrio della tela. Ne sono seguiti tre anni di dibattito che non ha visto la critica totalmente concorde nell’attribuzione. Nel frattempo il quadro è stato restaurato e finalmente attribuito al Merisi anche sulla base delle indagini diagnostiche condotte da Claudio Falcucci: personalmente non posso che congratularmi. Ora il collezionista britannico che ha acquistato l’opera dalla casa d’arte Colnaghi di Londra presenterà per la prima volta al pubblico l’Ecce Homo di Caravaggio, cedendolo in prestito per cinque mesi al Museo del Prado dal 27 maggio fino alla fine di ottobre: sarà un’ottima occasione per ammirarlo de visu e per discuterne con altri studiosi.
2- Una volta stabilito che l’Ecce Homo di Madrid è di Caravaggio, nasce il problema della sua collocazione cronologica. Il riferimento al concorso Massimo è pertinente, sia sotto il profilo iconografico che compositivo. Tuttavia nel quadro di Madrid si ravvisa una espressività molto intensa e, al contempo, una maggiore interiorizzazione del tema, trattato in modo più sobrio e meno teatrale. Questione di sfumature: si deve vedere il quadro. Propendo tuttavia per una datazione al periodo 1607-1608.
3- L’osservazione di Keith Christiansen (About Art del 16 maggio 2024) circa la differenza di ricezione pubblica tra il ritrovamento di un’opera di Cimabue e una di Caravaggio è esemplare. In effetti la percezione di Caravaggio come di un fenomeno unico da venerare è diffusa. soprattutto nel grande pubblico, ma anche tra molti studiosi. Merisi sembra nato artisticamente compiuto, come lo fu Minerva dalla testa di Giove. Sembra quasi che l’arte del maestro lombardo non abbia avuto una gestazione e si sia rivelata come un’antica divinità. Caravaggio appartiene al mito, in quanto attualmente non subisce l’influsso della moda, del gusto. La sua riconoscibilità lo rende popolare, travolgente e l’efficacia del suo mito quasi incomparabile. È vero poi che a livello specialistico fervono continui dibattiti attributivi, animati da una pulsione conoscitiva profonda. Tanto che recuperare un’opera di Caravaggio scomparsa è l’aspirazione di molti studiosi. Talvolta possono esserci interessi commerciali, legati anche all’affermazione personale, elementi questi che in una disciplina come la storia dell’arte, che conserva ampi margini di soggettività, sono latenti. La bibliografia caravaggesca è quasi sterminata e in continua crescita: del pittore conosciamo molto, ma ci sono ambiti ancora avvolti nel mistero. Non resta nulla di scritto del suo pensiero e i suoi dipinti invitano all’incontro personale col genio che agisce come una calamita; genio, mistero e al contempo riconoscibilità agiscono da ambigui propulsori verso la scoperta. Tuttavia, oggi la storia dell’arte si è ampliata sul piano metodologico e molti fattori debbono concorrere per stabilire l’autenticità di un dipinto. Dalla contestualizzazione storica attraverso la ricerca documentaria, alle indagini diagnostiche. Ed è ciò che si è fatto per l’Ecce Homo. Il convergere, o meglio l’approssimarsi dei dati, in un’unica direzione critica permette di avvalorare scientificamente un’attribuzione. L’occhio del conoscitore in senso longhiano è un punto di partenza imprescindibile per la valutazione di un dipinto, cui si aggiunge la contestualizzazione storica e documentaria.
In una intervista del 2011, Mina Gregori dichiarava che essere longhiani significa innanzitutto credere nell’occhio. Un longhiano parte dall’opera, da questa si può risalire al contesto. Ma un problema resta: nonostante la storia dell’arte abbia acquisito una forte valenza scientifica, resta una disciplina umanistica che non potrà mai conseguire risultati matematici. Nonostante le indagini più severe, le equazioni non sempre tornano e i pareri degli studiosi non sempre sono uniformi. Nel caso dell’Ecce homo di Madrid molti dati e molti pareri espressi dagli studiosi sembrano convergere in una direzione univoca, anche se sussistono opinioni dissonanti. Cristina Terzaghi ha individuato citazioni inventariali spagnole. Ma al momento non conosciamo un atto di committenza ricollegabile al dipinto in questione. Ciò che indubbiamente inficia la ricerca su Caravaggio è, a mio avviso, legato a un aspetto negativo dei nostri tempi. La ricerca costante di visibilità è estesa a tutte le categorie sociali (“parlate male di me, purché ne parliate”, avrebbe detto Oscar Wilde) e gli studiosi non sempre sono immuni da questa tentazione. La ricerca dello scoop è un fattore che lacera la linearità della ricerca. Le modalità pittoriche di un artista si apprendono attraverso uno studio approfondito e attraverso la comparazione e rimandano alla maturità culturale e alla sensibilità di uno studioso. Caravaggio è sì il pittore più riconoscibile, ma il riconoscere il suo modo di dipingere, le sue caratteristiche e anche i suoi errori esige la competenza del conoscitore.
Comprendo benissimo le motivazioni che spingono alla continua esposizione di un artista che interessa immensamente. L’arte è un veicolo di emozioni, di cultura, di storia di bellezza, ma al contempo si è dimostrata anche un proficuo vettore di scambio sul piano commerciale e persino politico. A mio avviso tutto ciò è comprensibile e fa parte del nostro tempo, non incline alla meditata speculazione dell’intelletto. L’arte come in passato “rappresenta” valori significativi, ma oggi le voci in campo sono forse troppe. Lo studio ha sempre necessitato di passione, tempo, onestà intellettuale ed etica e soprattutto prudente riflessione.
Stefania MACIOCE Roma 19 Maggio 2024
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