All’Archivio di Stato novità e ultime scoperte nel convegno sulla “Natività” di Palermo, il “capolavoro scomparso” di Caravaggio.

di Francesca SARACENO

Caravaggio, la Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro (Campisano editore 2023, fig. 1), è il volume di Michele Cuppone – eminente studioso e ricercatore – arrivato alla terza edizione, riveduta e aggiornata con alcune novità importanti, dedicato alla più sfortunata delle opere del maestro lombardo, trafugata a Palermo nel 1969 e mai più ritrovata, ovvero la Natività con i santi Lorenzo e Francesco.

Copertina della terza edizione del volume di Michele Cuppone , Caravaggio, la Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro. Campisano editore, 2023.

Di presentazioni di questo suo libro, Cuppone ne ha fatte tante che ormai non si contano più, e il suo pregevole lavoro, che ha apportato un contributo essenziale alla storia di questo meraviglioso dipinto e del furto sacrilego che lo ha sottratto al culto dei fedeli e all’ammirazione del mondo, è oggi riconosciuto e apprezzato a livello internazionale dai massimi esperti e studiosi del Caravaggio.

Ma quella che si è tenuta nella splendida Sala Alessandrina dell’Archivio di Stato di Roma lo scorso 24 maggio, non è stata esattamente una “presentazione”. Diciamo più una 𝘭𝘦𝘤𝘵𝘪𝘰 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘭𝘪𝘴 sul concetto di “Storia dell’Arte”; anzi, su come “SI FA” la storia dell’arte.

E se vi prendete un paio d’ore, che nella storia del mondo sono meno di un soffio, per guardare il video dell’evento generosamente messo in rete dagli organizzatori, scoprireste anche voi – che come me non eravate presenti – che la storia dell’arte è fatta di pochissime certezze e infinite supposizioni; la differenza la fa il grado di VEROSIMIGLIANZA che avvicina o allontana quelle supposizioni dalla verità; la differenza, la fanno persone come i relatori di questo evento – il gotha della ricerca archivistica e della storiografia caravaggesca e non solo (e qualcuno in effetti mancava a quel tavolo) – il cui lavoro consiste proprio nel cercare e trovare tra i documenti e le fonti storiche quell’incastro solido che possa avvalorare o confutare una teoria, così da avvicinarla o allontanarla dal massimo grado possibile di verosimiglianza.

Ecco perché il lavoro condotto in questi anni, con rigore e meticolosità certosina, da Cuppone sulla Natività del Caravaggio è così rilevante.

Caravaggio, La Natività con i santi Lorenzo e Francesco, 1600, già oratorio di San Lorenzo, Palermo (scomparso)

Lo ha rimarcato, con la mitezza e insieme con la serietà che lo contraddistingue, Mons. Sandro Corradini, affermando giustamente come sia fondamentale saper mettere in relazione opera, fonti e documenti; e quanto sia ancor più importante la corretta lettura e disamina di quei documenti affinché non vengano travisati i fatti. E lui ne sa ben più di “qualcosa” avendo personalmente confutato, anni fa, alcune teorie sulle vicende del Caravaggio fondate su una falsata (per non dire letteralmente “falsa”) interpretazione di alcuni documenti.

Non a caso Francesca Curti, altra “colonna portante” della ricerca archivistica in ambito caravaggesco (e non solo) cui si devono alcune tra le più importanti scoperte degli ultimi anni, ha evidenziato come la difficoltà di leggere e interpretare il testo di un documento antico (spesso corroso o illeggibile) possa cambiare totalmente la storia di un dipinto; e come il lavoro – e direi anche la competenza – di un professionista della ricerca possa invece far luce su certi quesiti, trovando proprio quegli agganci, quelle notizie preziose che apportano contributi sostanziali alla storia del dipinto, ma dell’arte in generale. Nel caso specifico, durante il suo intervento, la Curti ha fornito una chicca non da poco sul legame tra un’importante esponente della famiglia da sempre protettrice del Merisi, ovvero Marzio Colonna duca di Zagarolo (uno dei feudi dove probabilmente riparò il Caravaggio dopo l’omicidio di Tomassoni), e il mercante Fabio Nuti, protagonista del documento che riguarda la commissione per la Natività di Palermo; una notizia che, dopo quella delle relazioni tra Nuti e la congregazione che reggeva l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, avvalora ulteriormente – rafforzandola – l’ipotesi che quel documento redatto a Roma e datato 5 aprile 1600 con cui il mercante senese affidava la commissione di un dipinto non meglio specificato al Caravaggio, si riferisca realmente alla Natività.

Fig. 3 I relatori dell’evento, da sinistra: Michele Cuppone, Francesca Curti, Claudio Strinati, Michele di Sivo, Mons. Sandro Corradini.

E se il prof. Claudio Strinati, legittimamente, ha espresso non poche perplessità rispetto alla validità “scientifica” dell’interpretazione dei documenti, in mancanza di prove oggettive e verificabili, è pur vero che proprio quelle interpretazioni possono aprire nuovi percorsi che avvicinano e a volte trovano la verità; ed è stato lui stesso a evidenziarlo quando ha rievocato il commento di Federico Zuccari – riportato da Giovanni Baglione – sui dipinti del Caravaggio per la Cappella Contarelli, in cui l’illustre pittore fondatore dell’Accademia di San Luca, disse di vedere solo “il pensiero di Giorgione”, e di come gran parte della critica abbia sempre interpretato quel passaggio come un’aderenza stilistica alla maniera veneta da parte del Merisi; mentre Strinati, con notevole acume, si chiedeva quale fosse realmente il “pensiero” di Giorgione, e se non potesse trattarsi, invece, di un’aderenza più concettuale, afferente forse il concepimento stesso del dipinto, il percorso mentale che aveva condotto il Caravaggio a immaginare quelle scene.

D’atra parte, Michele Di Sivo – che incarna l’autorevolezza assoluta in campo archivistico – ha giustamente fatto notare che il lavoro del ricercatore è anche quello di creare un ponte esegetico, il più possibile realistico, tra le informazioni a disposizione; “le fonti esistono per essere interrogate” ha detto, “e hanno un senso solo quando sono interrogate”. Questo è il discrimine tra affermare un dato oggettivo come “verità” solo perché così è scritto, e ragionare su quel dato interpretandolo alla luce del contesto in cui si produsse. È questo il metodo scientifico che avvicina studiosi e ricercatori a una verità “possibile”; non le sensazioni, non le teorie preconcette o autoreferenziali.

Fig. 3 La sala Alassendrina dell’Archivio di Stato di Roma, sede dell’evento.

I ricercatori seri, a volte, oltre che bravi sono anche fortunati e trovano pure la “pistola fumante”. Quando non accade, nessuno di loro si sogna di piantare paletti sul nulla; ma se c’è una logica, un filo solido che mette in relazione opera, documenti e fonti storiche, allora c’è anche un fondamento di verità.

La regola è che 2 + 2 deve fare 4.

Se fa 3,9 su basi solide lo prendiamo per buono e speriamo nel 4.

Se invece fa 1,2 scarso e ce lo teniamo così solo perché l’ha detto tizio o l’ha scritto caio, beh… anche no.

Grazie Michele per il tuo libro, grazie a tutti voi per il vostro impegno costante, e per aver dato anche a chi non ha potuto essere presente all’evento del 24 maggio, la possibilità di imparare una lezione fondamentale.

Convegno. Caravaggio, la Natività di Palermo

©Francesca SARACENO, Catania, 26 maggio 2024.