di Francesco CARACCIOLO
La figura di San Gaetano Thiene (1480-1547) ha una tradizione iconografica abbastanza recente in quanto la rappresentazione dell’immagine del santo vicentino, fondatore dell’ordine dei Chierici Regolari Teatini, affonda le sue radici solamente a partire dal periodo barocco (sec. XVII), all’indomani della sua canonizzazione avvenuta il 12 aprile 1671 sotto il pontificato di Clemente X (lo stesso giorno in cui furono proclamati santi Rosa da Lima, Francesco Borgia e Francesco e Filippo Benizzi).
San Gaetano Thiene era figlio del conte Gaspare Thiene e di Maria da Porto, appartenenti entrambi alle casate di più alto lignaggio della città berica. Terzogenito di Gaspare e di Maria, gli fu imposto il nome di Gaetano a ricordo di un illustre zio, Mons. Gaetano Thiene, professore a Padova e canonico della Cattedrale di Vicenza. Nel 1482 Gaetano rimase orfano di padre per cui ad un certo punto la madre si ritrovò a dover crescere tre figli. Durante il periodo trascorso a Vicenza, Gaetano sviluppò un forte senso religioso e nel 1500 s’iscrisse alla facoltà universitaria di Diritto a Padova, dopo aver compiuto brillantemente gli studi di Grammatica. Gaetano conseguì la laurea nel 1504; successivamente lo ritroviamo a Roma dove ebbe l’opportunità di stringere un forte sodalizio nientedimeno che con il pontefice Giulio II Della Rovere che gli conferì il prestigioso incarico di protonotario apostolico.
Nella sagrestia della chiesa dei Teatini [1] a Vicenza, straordinario edificio settecentesco progettato dal conte Gerolamo Frigimelica Roberti[2] a partire dal 1721, è conservata una vera effigie del Santo vestito da protonotario apostolico . Da parte dello scrivente essa è giudicata tra le più antiche immagini raffiguranti il volto di San Gaetano Thiene del quale, purtroppo, non resta memoria ai posteri. Erasmo Danese ci tramanda una descrizione del Santo di cui dice in maniera dettagliata: statura mediocre, viso tondo, bell’occhi, bocca piena di soavità.
Negli anni a seguire avverrà una svolta radicale nel percorso umano e spirituale di Gaetano: un avvenimento importante sarà la fondazione della Compagnia del Divino Amore[3]; il 30 settembre 1516 è ordinato sacerdote. Nel 1518 fa ritorno a Vicenza per poi recarsi in seguito a Venezia dove assieme alla sua Compagnia dà vita ad un piccolo ospedale per malati ed incurabili. Nel 1524 è di nuovo a Roma dove il 14 settembre nascerà l’Ordine dei Chierici Regolari[4]. Sfuggiti alla furia dei Lanzichenecchi durante il Sacco di Roma (1527), Gaetano e i suoi compagni si rifugiano a Venezia. Nel 1533 Gaetano giunse a Napoli e dopo un intermezzo veneziano (tra il 1540 e il 1543 quando sarà eletto superiore della casa di San Nicolò a Venezia) ritornò a Napoli come superiore della casa di San Paolo Maggiore . Morirà ivi il 7 agosto 1547.
Pittura
In questa sede avrò il compito di analizzare dal punto di vista storico-iconografico quali sono state le raffigurazioni più diffuse della figura di San Gaetano Thiene in campo pittorico e scultoreo nel corso dei secoli; farò riferimento altresì allo sviluppo architettonico che si ebbe a partire dal periodo barocco nel solco della tradizione legata alla diffusione dei precetti imposti dalla Controriforma: l’iconografia del santo vicentino avrà un largo sviluppo segnatamente nel campo della pittura – i maggiori artisti che hanno illustrato la vita e le visioni mistiche di San Gaetano appartengono per lo più al contesto romano e veneto del pieno Settecento – ma non mancano esempi di opere scultoree nelle quali vengono altresì restituite le fattezze del santo vicentino.
La prima delle iconografie di cui vorrei occuparmi corrisponde alla raffigurazione della visione natalizia di San Gaetano a Roma, forse la rappresentazione più iconica e maggiormente diffusa del Santo: i dipinti ad essa ispirati appartengono al repertorio della pittura settecentesca di ambito romano emiliano, quali le opere di Michelangelo Buonocuore e Gaetano Gandolfi, ma anche di scuola veneta ,come ad esempio il celebre dipinto di Giambettino Cignaroli (1706-1770), artista veronese molto acclamato alla sua epoca, di cui proporrò la prima analisi stilistica afferente ad un episodio della vita di San Gaetano Thiene.
Nella Visione natalizia di San Gaetano il Cignaroli indugia in modo particolare sugli aspetti legati all’evento miracoloso in cui si racconta che durante il periodo natalizio, in occasione delle festività del 1517, presso l’altare del Presepe all’interno della Basilica romana di Santa Maria Maggiore, il Santo vicentino venne rapito ed assistette al parto miracoloso della Vergine. L’episodio è stato narrato dettagliatamente da San Gaetano in una lettera indirizzata a Laura Mignani, religiosa agostiniana del monastero di Santa Croce a Brescia. Nel dipinto il Santo è raffigurato inginocchiato nell’atto di scrivere allorché ricevette dalle mani della Vergine Maria il Bambino Gesù; nell’opera , conservata a San Francesco del Corso a Verona, San Gaetano indossa la cotta bianca e la stola gialla, tipici paramenti sacri del suo ordine religioso; qui predominano dei colori molto accesi, tipici del cromatismo di area veneta, con la prevalenza dei colori complementari, che accostati tra di loro, intensificano ancora di più il momento di maggior tensione spirituale ed estatica dell’intera scena, mirabilmente raffigurata dal Cignaroli e di cui esiste una versione riprodotta in stampa a colori all’interno della chiesa teatina di Vicenza.
La seconda iconografia maggiormente replicata nella pittura tra il ‘600 ed il ‘700 è il tema della Gloria di San Gaetano Thiene, che esprime l’afflato mistico tipico dell’arte barocca a partire dalle immagini scolpite in ambito romano da Gian Lorenzo Bernini nel corso del XVII secolo: tra i vari dipinti raffiguranti la Gloria del Santo vicentino sono annoverati soprattutto due mirabili esempi (figg. 1-2) eseguiti da Francesco Solimena (1657-1747) e da Giambattista Tiepolo (1696-1770).
Nel primo dipinto, conservato nella chiesa teatina di Vicenza, è accentuato il moto ascensionale che fa sì che San Gaetano venga sospinto verso le sfere divine inginocchiato sopra una nube dalle tonalità grigio-azzurrognole che mostra una consistenza materica tale da apparire palpabile e tangibile. Il Santo veste l’abito talare nero sul quale è indossata una cotta bianca con la stola color oro. Inoltre, la pala del Solimena, un olio su tela di forma centinata, è racchiusa da una complessa struttura architettonica di impianto barocco con due coppie di colonne di marmo rosso di Francia sormontate da capitelli corinzi. Di forma concava ed impreziosito da elementi decorativi, quali angioletti e vasi in marmo bianco, il bellissimo altare che racchiude la pala del Solimena venne commissionato dalla nobile famiglia Thiene presumibilmente nel 1725.
Il secondo dipinto, che mostra l’immagine della Gloria del Santo, venne eseguito da Giambattista Tiepolo, tra i giganti della storia della pittura di tutti i tempi, nel 1757 ed è conservato presso la chiesa di Santa Maria Maddalena a Rampazzo, in provincia di Vicenza. Bisogna ricordare che a Rampazzo sorgeva anche il castello della famiglia Thiene, di cui sopravvive solamente un torrione; inoltre San Gaetano con uno dei fratelli fece restaurare ivi la chiesa, che in seguito venne dedicata a Santa Maria Maddalena. Nel bellissimo quadro di Tiepolo dominano le tonalità tenui tipiche del periodo medio del grande veneziano, impegnato com’era in quello stesso anno nella gloriosa impresa di Villa Valmarana ai Nani, assieme al figlio Giandomenico. Il Santo, con gli occhi rivolti all’insù in atteggiamento estatico, viene sospinto in alto da due angioletti dipinti con tocchi rapidi di colore: la materia cromatica è cangiante ma nello stesso tempo luminosa e vaporosa. Il Tiepolo dà un’interpretazione del tutto personale del tema, lontano persino dagli echi barocchi del Solimena.
Scorrendo velocemente tra le interpretazioni che i pittori danno dell’immagine di San Gaetano Thiene (fig 3 vedi G.B. Tiepolo),
volevo sottoporre all’attenzione dei lettori altresì l’iconografia di San Gaetano e la Provvidenza (fig.4), soggetto di profondo contenuto mistico ed allegorico, mirabilmente interpretato con degli accenti marcatamente barocchi, da Nicola Malinconico (1663-1726), artista napoletano appartenente ad una nota famiglia di artisti operanti principalmente tra il ‘600 ed il ‘700.
Mi riferisco naturalmente alla pala d’altare posta in corrispondenza del presbiterio della chiesa teatina di Vicenza, sita in Corso Palladio e già citata in precedenza. L’interpretazione eccezionale che ne dà al soggetto Nicola Malinconico discende tuttavia da un prototipo figurativo risalente al 1675 (presente nella Parrocchiale di Monteviale, in provincia di Vicenza), raffigurante una colonna con basamento su cui è incisa un’iscrizione in corrispondenza del margine sinistro della tela, mentre più a destra compare San Gaetano Thiene inginocchiato davanti alla visione della Provvidenza; completano il dipinto di Monteviale una tenda scostata da un angelo e, sullo sfondo,un paesaggio con montagne e delle abitazioni in cima.
Più moderna è la raffigurazione del Malinconico nella pala di Vicenza: accanto al consueto motivo del drappo scostato da un angelo visto di spalle, è inserito San Gaetano, a sinistra, inginocchiato sopra una nube, in abito talare nero, il quale assiste alla visione della Provvidenza, che reca i consueti attributi delle chiavi e della stella; una schiera di angeli, che partendo dal basso, a destra, compie un movimento zigzagato per raccordarsi direttamente con la figura allegorica della Provvidenza, posta in alto a destra.
Estro barocco mescolato a motivi derivanti dalla pittura di Pietro da Cortona e di Luca Giordano conferiscono alla tela del Malinconico un afflato mistico e un certo dinamismo, coerente con la contemporanea pittura barocca napoletana. Infine, inserisco nel corpus dei motivi iconografici del Santo di Thiene la raffigurazione dell’assistenza e del conforto ad un moribondo a partire dall’opera di Sebastiano Ricci (1659-1743), pittore bellunese e tra i maggiori esponenti della pittura europea in direzione rococò. Nel dipinto del Ricci, risalente al 1727 e conservato presso la Pinacoteca di Brera a Milano, si mette in evidenzia uno dei cardini della riforma dei Teatini: infatti nell’anno 1525, in occasione del Giubileo, San Gaetano e i suoi confratelli si distinsero in quel di Roma per l’assistenza ai pellegrini, giunti da ogni dove.
San Gaetano fu canonizzato nel 1671: fu un uomo molto misericordioso, saggio e molto dotto, oltre che grande rinnovatore della Chiesa Cattolica con l’esempio dell’evangelizzazione e dell’umiltà; come dimostra il celebre dipinto di Sebastiano Ricci, il Santo fu sempre vicino al mondo dei poveri e soprattutto degli ammalati, che mai smise di visitare e confortare regolarmente. Prima di dedicare le ultime righe alla trattazione della scultura in ambito teatino, volevo ricordare che altri pittori vicentini hanno effigiato il Santo: in primis Pietro Bartolomeo Cittadella (1636-1704) nella pala dedicata a San Francesco di Sales in San Giuliano a Vicenza[5], edificio appartenente all’ordine dei Minimi dalla metà del ‘600, su progetto di Antonio Pizzocaro; Costantino Pasqualotto, detto il Costantini (1681-1755) ha dedicato alcuni suoi lavori al Santo teatino inserendolo all’interno di composizioni con Vergine e Santi oppure dedicandogli interamente una pala, come ad esempio quella della Gloria di San Gaetano Thiene di proprietà della Curia Vescovile di Vicenza e provincia.
Scultura
La scultura dedicata a San Gaetano mostra due esempi eccellenti, realizzati entrambi nel XVII secolo, ma ubicati in due contesti alquanto diversi sebbene certamente accomunati dalle vicende del Santo che nacque a Vicenza nel 1480 e morì a Napoli nel 1547: trattasi della scultura di Orazio Marinali (1643-1720) sull’altare maggiore della chiesa di San Giuliano a Vicenza e del monumento a San Gaetano nella piazza omonima tra le chiese di San Paolo Maggiore (dove riposa il Santo) e San Lorenzo Maggiore a Napoli.
Nel gruppo scultoreo del Marinali, di forte respiro barocco, emergono cinque magnifiche statue poste su piedistalli, decorati da bassorilievi:all’estrema sinistra si erge la statua di San Gaetano Thiene, proclamato patrono di Vicenza nel 1674, con indosso la tonaca, la cotta e la stola; le altre statue raffigurano, invece, San Giuliano, avvinto dalle serpi, il santo dedicatario della chiesa e del convento vicentino dei Minimi che si insediarono in città a partire dal 1647; in posizione eminente emerge il Redentore con il vessillo crociato e con la mano destra benedicente; gli ultimi due santi, disposti a partire da destra, sono San Francesco di Paola, fondatore dell’ordine dei Minimi e, infine,San Vincenzo.
In merito al monumento dedicato a San Gaetano che si trova a Napoli (fig. 4), esso è stato eretto tra il 1657 e il 1664 su progetto di Cosimo Fanzago e con la preziosa collaborazione di Andrea Falcone.
Restaurata nel 2017, la statua bronzea mostra Gaetano in tutta la sua santità e il suo misticismo, con le braccia completamente distese e la testa rivolta all’insù, nella stessa postura che assume nel dipinto vicentino di Francesco Solimena. La storia del monumento, voluto fortemente come voto per la scampata pestilenza del 1656, è legata indissolubilmente ad un aneddoto dove si racconta che la statua del Santo vicentino avrebbe dovuto ergersi sopra ad un’antica colonna di cipollino, proveniente dagli scavi archeologici nei pressi del duomo, trovando tuttavia una forte opposizione da parte della famiglia Pisani, proprietaria di un palazzo nelle vicinanze, per il timore che la colonna di forme megalitiche avrebbe potuto danneggiare rovinosamente la loro dimora. Un’altra notizia che ci è stata tramandata dalle fonti documentarie di Napoli fa sapere che la statua secentesca venne in seguito sostituita con quella attuale, risalente alla metà del 1700.
In conclusione,vorrei focalizzare l’attenzione sull’architettura teatina che vanta esempi prestigiosi sia in Italia che nell’Europa continentale in un preciso periodo storico che corrisponde al periodo post-tridentino che ha determinato il nuovo assetto politico e religioso della Chiesa Cattolica trionfante tra la seconda metà del ‘500 e per tutto il ‘600. Gli esempi più notevoli vennero edificati nelle città europee dove vi erano le principali case dell’ordine teatino: notevole è la Theatinerkirche, ubicata a Monaco di Baviera, straordinaria architettura di forte impatto scenografico realizzata tra il 1663 e il 1768, su progetto del bolognese Agostino Barelli (1626-1697). A Roma invece celeberrima è la Basilica di Sant’Andrea della Valle, casa generalizia dell’ordine in Italia: costruita tra il 1590 e il 1650, la grande chiesa teatina è ricchissima di opere d’arte ed è uno dei luoghi di culto più visitati in Italia. In ambito strettamente europeo e cattolico, l’architettura dell’ordine teatino corrisponde al gusto barocco, fortemente rappresentativo del trionfo della chiesa cattolica sulla riforma luterana in pieno Seicento: tra gli architetti di fama internazionale impegnati nella realizzazione di edifici e conventi dell’ordine teatino possiamo annoverare Carlo Maderno, il Rainaldi e Guarino Guarini.
Altri esempi di architettura teatina
- Palermo,Chiesa di San Giuseppe dei Teatini: sorge sulle rovine di una chiesa precedente dedicata a Sant’Elia, mentre la chiesa attuale venne edificata a partire dal 1612 per poi concludersi nel 1677.
- Vicenza, Chiesa di San Gaetano Thiene su progetto di Girolamo Frigimelica ( fig. 6 , conferenza): edificata tra il 1721 e il 1730, essa è costituita da un’unica navata rettangolare che si conclude con una grande serliana, d’ispirazione palladiana, che suddivide armoniosamente lo spazio della navata dal coro, in corrispondenza dell’abside semicircolare. Le grandi semicolonne con capitello corinzio, che scandiscono l’interno, sono riecheggiate all’esterno, dove ritorna in maniera preponderante il motivo dell’ordine gigante per esaltare ancora di più la monumentalità della facciata che appare arretrata rispetto all’andamento di Corso Palladio.
- Vicenza, Chiesa di Santo Stefano: ex casa dei Teatini in città prima della costruzione della chiesa di San Gaetano su Corso Palladio, essa ha un impianto monumentale ispirato alle chiese gesuite romane , la qual cosa appare molto evidente appena ci si imbatte nella straordinaria facciata compiuta nel ‘700 e scandita da semicolonne e semipilastri. L’interno è a navata unica con un ampio transetto e un ampio presbiterio che accoglie un grande altare in linea con i precetti della Controriforma. Santo Stefano, edificata a partire dal 1695, contiene numerose opere d’arte, tra cui la magnifica pala di Palma il Vecchio e i dipinti di Giandomenico Tiepolo.
Francesco CARACCIOLO Vicenza 9 Giugno 2024
NOTE
[1]Dipinto anonimo risalente quasi probabilmente agli anni ’90 del Cinquecento. La produzione delle verae effigies era riservata specialmente alle botteghe romane, come quella ad esempio di Antiveduto Gramatica, in cui era molto copiosa l’esecuzione di teste di santi, molto venerati soprattutto quando il Cattolicesimo si adoperò energicamente per combattere le varie eresie che imperversarono nel Nord Europa.
[2] Architetto, poeta e librettista, il Frigimelica apparteneva ad una illustre famiglia padovana di recente nobiltà.
[3]Nome di compagnie o confraternite sorte in Italia alla fine del 15° e ai primi del 16° sec., con fini di devozione, ascetismo e carità, da esercitarsi senza uscire dallo stato laico e mantenendo il segreto del bene compiuto. Le prime furono fondate da E. Vernazza, che se ne fece promotore a Genova (1497), Roma (1514 circa) e altrove. Erano composte da 40-60 laici e qualche sacerdote. La più famosa è la compagnia di S. Dorotea in Trastevere, a Roma, che ebbe tra le sue file s. Gaetano da Thiene (Enciclopedia Treccani).
[4] Quando S. Gaetano ricevette l’approvazione da Papa Clemente VII il 14 settembre 1524 erano presenti tre religiosi: Bonifacio De Colli,Gian Pietro Carafa e Paolo Consiglieri. Il Carafa ,dopo aver rinunciato al governo della sua diocesi teatina, fu scelto come primo superiore della Congregazione: poiché era pastore di Chieti , i Chierici Regolari popolarmente iniziarono ad essere chiamati Teatini come gli abitanti della città abruzzese.
[5] Nella grande pala di Bartolomeo Cittadella (1636-1704), pittore vicentino esponente della corrente tardo barocca in linea con lo stile imperante a quell’epoca del chiarismo che si contrappone alla maniera dei tenebrosi veneziani,compaiono, in alto, la Vergine con il Bambino,in basso, a partire da sinistra. San Francesco di Sales,San Gaetano Thiene e San Michele Arcangelo. Le tre figure di santi, avvitate e compresse sopra uno sfondo fatto di nuvolette,denunciano l’adesione alla pittura di Luca Giordano.
Bibliografia essenziale
- VV.,Chiesa di San Giuliano,Guida storico-artistica,ISG Edizioni,Vicenza
- VV., Guida per Vicenza, Angelo Colla Editore, Costabissara (VI),2012
- Furegon, La chiesa di S.Gaetano e i Teatini a Vicenza,Storia e Arte,Tipografia Peretti (Quinto Vicentino),2016
- Raccolta di studi sulla parrocchia e chiesa di S. Stefano in Vicenza,Tip. Pontificia S. Giuseppe, Vicenza,1969
- Taroni M., San Gaetano Thiene , Il Santo della Divina Provvidenza, Ed. Vellar, 2015