di Anna Lisa GENOVESE
Accogliamo con vero piacere il desiderio della dott.ssa Anna Lisa Genovese che concede ad About Art il pregio di pubblicare – in pdf – il suo eccezionale studio concernente, come recita il titolo, i memoriali di artisti nelle chiese di Roma. Questa pubblicazione integrale è stata preceduta da una davvero esauriente recensione del Prof. Vitaliano Tiberia, tra i nostri valorosi e più importanti collaboratori (cfr.: https://www.aboutartonline.com/pietas-erga-mortuos-le-memorie-funebri-di-artisti-nelle-chiese-di-roma-dal-medioevo-al-nostro-tempo-un-importante-volume-di-anna-lisa-genovese/ ) ma evidentemente l’idea di dare agio agli studiosi di conoscere anche il testo per intero ha spinto l’autrice a consentirne la pubblicazione che ovviamente inseriamo con grande soddisfazione tra i contributi più validi che abbiamo potuto ospitare. In effetti il volume ha un significato preciso e si presenta come un imprescindibile punto di riferimento per gli studi di questo genere, perchè, oltre alla Introduzione (che riportiamo per intero) e ai due vasti e approfonditi saggi iniziali (L’evoluzione della sepoltura nell’era cristiana e Tra piccoli e grandi sepolcri ) appaiono per la prima volta in modo sistematico e assolutamente dettagliato le schede con i nomi degli artisti che hanno calcato le scene artistiche a Roma dal Trecento a dopo l’Unità d’Italia, con le relative chiese dove riposano e con gli autori dei monumenti e degli epitaffi. Seguono l’ Indice dei nomi, le Sigle e fondi d’archivio delle Chiese stesse nonchè i Codici manoscritti e la Bibliografia.
Si tratta insomma di una pubblicazione di assoluta valenza dal punto di vista scientifico e filologico, che si raccomanda per come è stato condotto uno studio tanto impegnativo e che si propone per la sua assoluta validità. La dott.ssa Anna Lisa Genovese con questa scelta intende mettere a disposizione di tutti gli studiosi, in particolare i più giovani, ma anche ai tanti amanti dell’arte in generale, uno strumento indispensabile per la ricerca, quando questa, come in questo caso, è esempio vero di capacità di esame e di interpretazione di testi e documenti.
INTRODUZIONE
perché li vivi nelle patrie loro
son morti, e i morti in Roma vivon sempre (Ottaviano Mascherino)
In ogni tempo l’artista ha dovuto confrontarsi con il tema della morte, facendosi interprete delle implicazioni più intime, emotive, spirituali, religiose e filosofiche che ad essa sono connesse. Uno dei suoi precipui compiti è sempre stato quello di trovare soluzioni formali per accogliere spoglie, rappresentare riti e raffigurare volti, al fine di trasmettere il ricordo di chi ha oltrepassato il visibile.
Questa meditazione, che accompagna l’artista nel suo percorso professionale, ho voluto guardarla in uno specchio, per osservare in che modo abbia lasciato un ricordo di sé colui che in vita si è fatto interprete del lutto e della memoria. La morte per l’artista e la morte dell’artista si compenetrano e si fondono trovando espressione nel monumento funebre dell’artista, la cui raccolta ha impegnato molti anni di ricerca e che qui si offre al lettore, con la premessa che l’area d’indagine concerne le arti visive e comprende architetti, pittori e scultori, senza trascurare le arti cosiddette minori.
Oltre al monumento sepolcrale, certamente la forma più oggettiva per trasmettere il proprio nome è rappresentata dalle opere, ma quella più personale rimane pur sempre il ritratto, e ancor di più l’autoritratto. La raffigurazione della propria immagine è un modo di donarsi al mondo per non essere dimenticati, un compito che gli artisti hanno sempre svolto per le classi sociali più elevate, e che a partire dall’età moderna li ha coinvolti in prima persona, trasformandoli in protagonisti dell’evoluzione culturale della società, e con la coscienza di questa nuova dignità è nato un nuovo genere letterario, quello delle biografie artistiche.
All’insieme di queste modalità di trasmissione, del loro aspetto, delle loro vite e delle loro opere, fanno da corona i Monumenta, che nella bellezza dell’accezione latina assumono il significato multiplo di ricordi, memorie, sepolcri, memoriali. La storia di ciascuno di loro inizia quindi dall’ultima parola, l’epitaffio inciso sulla pietra tombale, sigillo e sintesi di una vita. Di tono talvolta altisonante e retorico, o addirittura bugiardo se messo a confronto con la realtà storica, ma di sicuro interesse per i suoi contenuti e la forma letteraria.
L’epitaffio scolpito su un monumento rappresenta un esplicito invito a leggerne i versi, per scoprire almeno il nome di chi, ancora oggi nel nostro presente, vuole dirci chi fu e cosa fece in vita. È con la loro lettura che si fa memoria, ed è questa memoria che ho raccolto in dodici anni di lavoro, cercandola nelle chiese, recuperandola dai libri o da antichi manoscritti, affinché anche i più lontani e sconosciuti artisti del passato non fossero dimenticati del tutto. E quali parole più adatte se non quelle di Ottaviano Mascherino, che hanno suscitato in me la curiosità di sapere quali e quanti fossero gli artisti morti nella mia amatissima città.
L’elemento che li accomuna, e che mi unisce a loro, travalicando confini e nazionalità, è proprio l’amore per Roma, città che nei secoli ha offerto miti con i quali misurarsi e stimoli per creare nuovi linguaggi, conferendole quel carattere universale che ne ha contraddistinto la storia fin dalle sue origini. Un luogo in cui , giunti da giovani per intraprendere un percorso formativo o chiamati da artisti già affermati per un incarico professionale, spesso non si è più avuto il desiderio di lasciare e nel quale si sono invece lasciate le proprie spoglie.
Axel Munthe, rievocando poeticamente gli illustri personaggi stranieri innamoratisi di Roma, affermava:
«Qui è il ricordo di coloro che furono uomini […] uno accanto all’altro, come fratelli, dormono […] pieni di entusiasmo e di giovanile esultanza qui vennero, salutando la città come madre. E Roma li accolse nel suo abbraccio, vivificò le sue anime con i suoi grandi pensieri, e raccontò loro, tra le rovine del Colosseo e le dimore imperiali del Palatino, la sua storia gloriosa e l’altra dell’Ellade fulgente di marmi. Qui sognarono il più bel sogno, qui lo spirito imparò ad aspirare al sublime» (Småskizzer, 1888).
Il tratto romantico dell’immagine di Roma espressa da Munthe è comune a molti degli artisti che
l’hanno scelta, ed è proprio nell’Ottocento che il racconto raggiunge l’acme. Nella parabola che caratterizza la storia delle sepolture presa in considerazione, esclusivamente di tipo ecclesiastico, e che si dipana nei secoli attraverso un lungo percorso, dal Trecento fino ai nostri giorni, si palesa la chiusura di un’epoca, che prima di entrare nel vivo del Catalogo ho voluto riassumere, per comprendere meglio le fasi storiche e lo spirito che le permea.