Archivissima 2024 Passion flower; quando la civiltà di un popolo si misura da come tratta i suoi archivi

di Idalberto FEI

“La civiltà di un popolo si misura da come tratta gli animali” aveva detto Gandhi.

Vero. Ben prima di lui, altri avevano scritto che la civiltà di un popolo si misura da come tratta i suoi archivi, e anche questo è vero.

Rendendosi conto che ad un esame del genere il nostro paese sarebbe uscito malconcio, un gruppo di intellettuali e di operatori culturali tornesi nel 2018 ha dato vita ad ARCHIVISSIMA. Che cos’è? È la festa degli archivi. Da allora tutti gli anni, a giugno, tutti gli archivi italiani sono invitati a presentarsi, a raccontarsi, a spiegare che non sono luoghi di polvere e ragnatele, location perfette per film horror con l’usciere che sapeva troppo, occhi sbarrati e pugnale nella schiena; a saperlo trattare l’archivio è fonte di vita.

Di volta in volta ARCHIVISSIMA da un tema diverso ai partecipanti che può essere svolto con un video, un podcast, uno spettacolo teatrale, una istallazione e così via. Nel 2020, quando l’Archivio della Fondazione Camillo Caetani decise di partecipare per la prima volta, il tema era “la donna”.

In alcune riunioni con il presidente Antonio Rodinò di Miglione e la direttrice dell’archivio Caterina Fiorani, decidemmo per Beatrice Caetani, una nobildonna vissuta nella seconda metà del Cinquecento, grande personalità e cultura, 60 lettere conservate nell’archivio. La prima ipotesi fu un intrattenimento teatrale nel loro sontuoso palazzo, ma la pandemia ci obbligò invece a un video e un podcast. Dove si narra di un Ladro di gioielli che, notte dopo notte, visita con metodo tutti gli appartamenti del palazzo, finché, quasi per errore finisce in quello della Fondazione, dove oro e gemme certo non ce ne sono;  invece di andarsene deluso, il Ladro si incanta di tutti quei documenti, scopre l’esistenza di Beatrice, donna di virtù più che virili, e si innamora di lei, della sua vita travagliata, il marito crudele, le letture nei caldi pomeriggi d’estate di avventurosi romanzi cavallereschi venati d’erotismo come Amadigi di Gaula. Perché il nostro Ladro non è un ignorante, macché, lui è il solito laureato, anzi addirittura PhD, che non trovando lavoro all’università di mestiere se n’è inventato uno redditizio e malavitoso, ma la passione antica per lo studio e la ricerca a contatto con Beatrice ritrovata fra le carte d’archivio ha ripreso a fiammeggiare.

Silvia Siravo

Il tema di quest’anno è invece “Passioni”, un argomento che si può declinare in mille modi, ma in questa sede ci interessava  trattare l’argomento “passione per la ricerca d’archivio”. Per  non spaventare gli spettatori  – i giovani in particolare, che restano per noi i destinatari di prima fila  – con un attacco troppo serio, abbiamo iniziato sfogliando passioni più leggere, come quelle per la danza o la moda o magari i gioielli. Così l’attrice (Silvia Siravo) in apertura ha raccontato l’aneddoto di Elisabeth Taylor che, all’ex marito che richiedeva indietro un costoso bracciale, rispose con un assegno ed un laconico biglietto che recitava: “Di te posso fare a meno. Di questo bracciale no”.

In realtà il protagonista quest’anno è Francesco IV Caetani ( 1594 – 1683 ) uomo che di passioni ne ebbe almeno due: la politica e i fiori. Grande di Spagna, governatore di Milano, viceré di Sicilia questo personaggio ancora tanto da studiare aveva una vera e propria mania per i fiori, per loro spese fortune, pare esista addirittura un anemone Caetani a lui dedicato; del commercio floreale nel Seicento parla un’autorità in materia, l’architetto Silvia Romagnoli, la rappresentante per l’Italia del FlorCert, mentre della passione per l’Archivio, del suo nascere e contagiarsi (perché sappiamo che la passione non si insegna, si attacca, come la febbre), l’intervento di due maestre del campo Antonella Pampalone e Marina Raffaeli Cammarota, che tanta esperienza hanno avuto non solo di ricerca ma di insegnamento ai giovani.

Quanto al titolo, PASSION FLOWER era una canzoncina che nel 1957 furoreggiò nei jukebox, con grande gioia degli adolescenti e orrore dei puristi perché era la versione pop del Fur Elise di Beethoven, e ci è sembrato giusta parte del gioco farne il leit motiv del nostro documentario che, se siamo riusciti a incuriosirvi, potrete vedere su FONDAZIONE CAMILLO CAETANI ARCHIVISSIMA 2024.

Idalberto FEI  Roma 23 Giugno 2024