Chiude l’esposizione del “Cristo di San Giovanni della Croce”, di Salvador Dalì a San Marcello al Corso.

di Rodolfo PAPA

Si è chiusa oggi, 23 giugno 2024, l’esposizione, nella chiesa di San Marcello al Corso a Roma,  della grande tela Cristo di San Giovanni della Croce, detto Il Crocifisso di Port Lligat, dipinto nel 1951 da Salvador Dalì e conservata alla Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow.

Esposizione dipinto Dalì e disegno-reliquia di San Giovanni della Croce

L’esposizione del dipinto di Dalì è contestuale alla esposizione  del disegno-reliquia su carta realizzato da San Giovanni della Croce intorno al 1572 e conservato nel Monasterio de la Encarnaciòn di Avila. L’esposizione, pensata come introduzione artistica e culturale all’anno giubilare del 2025, ha colpito il pubblico romano, sia i turisti di passaggio sia i fedeli, che hanno potuto scoprire un gioiello artistico novecentesco capace di trasmettere fede, misticismo, bellezza e arte.

Un passaparola spontaneo tra i visitatori, che hanno ripetutamente postato le foto dell’evento artistico su tutti i social, ha reso questa esposizione un evento culturale di grandissimo successo, che ha coinvolto l’intera città. Occorre, innanzitutto, riconoscere l’abilità degli organizzatori sia per l’idea che per la realizzazione. Lo spazio espositivo ha rievocato un baldacchino, e la struttura che ha accolto le due opere è stata montata come fosse un altare. Il disegno-reliquia di San Giovanni della Croce è stato posto in una scatola rosso cadmio molto elegante nella sua semplicità e la tela di Dalì è stata appesa su una parete nera, con un risultato di grande efficacia.

Nel grande afflusso di persone si percepiva il susseguirsi delle emozioni, mentre si rincorrevano tra loro, quasi gareggiando, il godimento della bellezza, il senso mistico delicatamente palpato e l’irrompere di molteplici considerazioni artistiche, spirituali, estetiche e liturgiche, implicate in un dirompente flusso continuo ed incessante. L’arte sa come dire Cristo. Anche gli artisti del Novecento lo sanno dire esageratamente bene. Dalì li batte tutti. Dalì ha vinto ed il pubblico lo ha seguito al punto tale da consacrarlo l’artista dell’anno.

Migliaia di persone si sono accalcate giorno dopo giorno, senza sosta, ininterrottamente per vedere il miracolo della sua arte. Recuperare il senso di un disegno del Cinquecento, comporlo e ricomporlo tra segni sensati ed iconograficamente centrati nel flusso continuo di un testimone che si passa di generazione in generazione fino a noi oggi, è il segreto di un’arte parlante e Dalì ne mostra il senso pieno e sapido, che edifica una bellezza eterna e significante. Dalì, come del resto Caravaggio, sono gli artisti percepiti come più importanti nella nostra contemporaneità.

Questa esposizione, mettendo in mostra un solo dipinto e il disegno cinquecentesco che lo ha ispirato, ha concentrato l’attenzione sull’arte di Dalì, sulla sua pittura, consentendo finalmente di apprezzarne il valore per quello che è realmente. Per lungo tempo, infatti, ci siamo fatti distrarre dal personaggio e non abbiamo prestato  sufficiente attenzione al grande artista, che in questa occasione invece esplode in tutta la sua grandezza. Dalì è capace di parlare il linguaggio proprio del sistema d’arte cristiano nella contemporaneità, e la bellezza piena di significato di questa opera autenticamente sacra indica una strada da continuare a percorrere nel XXI secolo, per raccogliere le sfide che la contemporaneità pone all’arte sacra stessa.

Dalì a proposito di questo dipinto descrive, come opportunamente riportato da un pannello nella mostra, ciò che realmente è avvenuto nella sua pittura:

«è precisamente perché sono passato attraverso il cubismo e il surrealismo, che il mio Cristo non rassomiglia agli altri, senza smettere di essere classico. Credo che sia al tempo stesso il meno espressionista di tutti quelli che si sono dipinti nell’arte contemporanea e il più innovativo. È un Cristo bello come il Dio che egli è».

L’opera di Dalì ci rassicura che la bellezza è ancora possibile, che l’arte figurativa è capace ancora di innovazioni sorprendenti, e che la pittura è più viva che mai.

Rodolfo PAPA  Roma 23 Giugno 2024