Un ritratto inedito di Vittorio Amedeo III di Savoia bambino opera di Luois-Michel Van Loo

di Arabella CIFANI

Un ritratto inedito di Vittorio Amedeo III  di Savoia bambino  opera di  Louis-Michel Van Loo (1707/ 1771)

Louis-Michel Van Loo (1707/ 1771) Ritratto di Vittorio Amedeo III di Savoia a sette anni 1733 Olio su tela cm 80 x 63,5

 Da piccolo Vittorio Amedeo III di Savoia (Torino, 26 giugno 1726 – Moncalieri, 16 ottobre 1796) era un bambino grazioso e dolce[1].  In seguito sarebbe diventato un bel ragazzo dai tratti delicati, ritratto più volte da Giuseppe Duprà [2], e un devoto sposo e padre. Invecchiando però divenne un uomo esile e deluso che vedeva imminente la fine del suo regno, come in un iperrealistico e impressionante ritratto in cera di Francesco Orso databile verso il 1780/84[3] dove appare come prosciugato, e poi ancora nei vari ritratti di Giovanni Antonio Panealbo nei quali, progressivamente, diventa sempre più contorto e  ingobbito.[4]

Nel 1733 era però  davvero un bel  fanciullo sul quale  la corona sabauda riponeva  tutte le sue speranze essendogli premorti due fratelli  maschi: Vittorio Amedeo Teodoro (Torino, 7 marzo 1723 – 1º agosto 1725) e un altro bambino nato  già morto nel 1725.  Molti sono dunque i ritratti che rappresentano il principino durante il tempo della sua infanzia e molti sono distribuiti nelle residenze sabaude.

Nel 1733 a dipingere il giovane erede al trono appena settenne furono chiamati, in contemporanea, due campioni dell’arte del ritratto attivi a quel tempo in Piemonte: la torinese Giovanna Battista Clementi la Clementina [5] e   il francese Louis Michel Van Loo che dipinsero due quadri molto diversi l’uno dall’altro.

Giovanna Battista Clementi detta la Clementina Ritratto di Vittorio Amedeo III, 1733 Palazzina di Caccia di Stupinigi

Quello della Clementina, pieno di delicata grazia, è tipico dello stile di questa grande pittrice e risente fortemente dell’influsso di Martin van Meytens (1695–1770) il ritrattista svedese, che fu a Torino forse nel 1726 e ancora fra 1728 e 1730, destinato poi a divenire pittore di corte a Vienna[1].

Van Loo era invece giunto nella capitale sabauda nel 1733, mandato dal padre (il pittore Jean-Baptiste van Loo 1684 -1745) al fine di indurre lo zio Carlo a Tornare in Francia nonostante le resistenze del sovrano.[2] Mentre era a Torino gli furono ordinati, nel 1733, con pagamento al gennaio 1734 i ritratti del principe di Savoia e delle tre principesse infanti.[3] Questi ritratti si consideravano fino a qualche anno fa perduti.

I  ritratti delle principesse  Maria Luisa Gabriella (1729-1767)  e delle sue sorelle  Eleonora Maria Teresa (1728-1781) e Maria Felicita (1730-1801), sono riapparsi sul mercato  nel 2013, provenienti dalle collezioni  dei Savoia Aosta.[4]  Purtroppo i tre quadri sono stati separati e uno solo è finito al Museo Accorsi di Torino.[5] Proprio in occasione dell’esposizione al pubblico del ritratto della principessa Maria Luisa Gabriella è stato ipotizzato che una tela raffigurante Vittorio Amedeo III ubicata a Racconigi fosse anch’essa opera di Louis Michel Van Loo e fosse anzi proprio il ritratto del principe ritenuto  scomparso.[6] Il quadro di Racconigi raffigura Vittorio Amedeo III a figura intera, frontale,  che guarda verso la sua destra, fuori dal quadro. Indossa una corazzetta da parata a bande dorate, sopra il quale spicca il collare della Santissima Annunziata. La giacca in velluto blu è bordata con ricami argentati; alla vita uno spadino ed una ricca sciarpa celeste in seta. Alle spalle, una tenda abbondantemente panneggiata oltre la quale sono un davanzale e la base di una colonna. Accanto al fanciullo sta una suntuosa poltrona rivestita di velluto rosso con frange dorate, braccioli a voluta con nodi di Savoia intagliati e traverse lavorate, su cui il giovinetto si appoggia. Sopra la poltrona è poggiata una borgognotta da parata con pennacchio in piume di struzzo blu e bianche.

Attribuibile a Giacomo Antonio Curlando Ritratto di Vittorio Amedeo III Castello Reale di Racconigi

Il quadro di Racconigi, pur essendo di buona qualità non è certamente opera di Louis Michel Van Loo, come evince dallo stile duro e rigido: è lavoro di ambito piemontese, molto probabilmente di Giacomo Antonio Curlando (Torino, il 19 febbraio 1681- 4 novembre 1736)[1].  Deriva però da un inedito ritratto di Vittorio Amedeo III, questo si di Van Loo, che è da riconoscersi nel quadro mancante della serie dei quattro ritratti ordinati al pittore nel 1733. Il quadro ritrovato, oltretutto, appare in proporzione corretta come dimensioni rispetto alle tele delle tre principesse (che sono tutte e tre, alte circa 90 cm e larghe circa 70).

Louis-Michel Van Loo, Ritratto delle due  sorelle Eleonora Maria Teresa (dx)  e Maria Felicita (sx), Collezione privata

Louis Michel Van Loo dipinse il principino (che nel 1733 aveva appena sette anni come i suoi lineamenti sottolineano), a tre quarti di figura, grazioso e sorridente, vestito con una giacca di velluto blu dai riflessi cangianti con ricami in argento che presenta parecchie differenze rispetto al quadro di Racconigi. Ha infatti le maniche ornate con alte bordature di pelliccia (che pare di ocelot o di animale simile) sormontate da una spessa orlatura d’argento da cui pendono nappine pure argentate.

Louis-Michel Van Loo Vittorio Amedeo III di Savoia Coll. Privata

In questo quadro le nappine argentate sono anche ai lati della bordura della giacca con funzione di alamari e altre pendono dalla tasca della giacca.

Alla giacca è appesa anche, mediante un fiocco azzurro, una preziosa croce di diamanti. Il pittore del quadro di Racconigi non era, evidentemente in grado di ritrarre dettagli così complessi e sofisticati e li ha eliminati.  Sopra al gilet in raso giallo con ricami argento poggia la corazzetta che dovrebbe essere, vista l’età del principe, più che altro d’auspicio per sottolineare le inclinazioni guerriere del futuro sovrano. Al collo e ai polsi si intravvede la finissima camicia di batista bianca con pizzi e collarino increspato. Mancano la raffigurazione intera della poltrona e la borgognotta da parata che distoglierebbero l’attenzione dal soggetto principale: il bambino ritratto.

L’abbondanza dei dettagli, di drappeggi, velluti e ornamenti è caratteristica della ritrattistica di corte francese, le cui linee guida principali erano state stabilite da Hyacinthe Rigaud, fin dall’epoca di Luigi XIV. I ritratti di Van Loo sono inconfondibili, contraddistinti da volti rosei e incipriati, leggermente paffuti, con grandi occhi dall’espressività un po’ malinconica, Le sue morbide figure si stagliano, nella maggior parte dei casi, contro uno sfondo di interni riccamente decorati e addobbati con scenografici tessuti colorati.

Van Loo riesce a conferire al suo modello una grande vitalità, precisione fisiognomica, franchezza espressiva e profondità psicologica, dispiegando il suo non comune virtuosismo tecnico che risalta anche in elementi come la fascia azzurra che il bambino porta alla vita mossa dall’aria, quasi che il piccolo fosse arrivato di corsa a mettersi in posa per il pittore.

Questo ritratto, capolavoro giovanile del pittore, rientra dunque nella più eletta tradizione delle effigi di corte francesi da lui delineate e non poteva che risultare gradito (come i ritratti delle sorelline) ai Savoia da non molto diventati re, desiderosi di possedere opere di carattere internazionale che riflettessero lo splendore della famiglia con sfoggio di abiti e accessori lussuosi. La posa, l’atteggiamento gentile, l’abbigliamento, lo sguardo, illustrano perfettamente questo periodo della ritrattistica francese da poco passato dalla reggenza al governo diretto di Luigi XV.  Un quadro seducente, per l’importanza storica del soggetto, per la finezza dei dettagli, dei differenti effetti della materia dei tessuti, della corazza, dei gioielli, per il modo delicato e partecipe con cui è stato dipinto.

Arabella CIFANI  Torino 30 Giugno 2024

NOTE

[1] Per un approfondito e recente approccio alla figura di Vittorio Amedeo III:  Paola Bianchi, Voce Vittorio Amedeo II, in Dizionario Biografico degli Italiani,  vol. 99,  Roma 2020, ivi bibliografia precedente.
[2] A. Cifani, F. Monetti,  La lunga strada dei fratelli Giorgio Domenico e Giuseppe Andrea Duprà, pittori di corte a Torino nel XVIII secolo, in:  Studi piemontesi, 2019 , a. 48, pp. 27-57.
[3] Le collezioni d’arte di Franco Maria Ricci al Labirinto della Masone,a cura di E. Pipino e E. Rizzardi, Fontanellato 2023, pp. 153-155
[4]  A. Cifani, F. Monetti, Giovanni Antonio Panealbo “pittore in ritratti, in Studi Piemontesi, a. 50, 2021,  pp. 445-466.
[5] A. Cifani, F. Monetti, Indagini per la storia dei ritrattisti di corte a Torino nel XVIII secolo. Nuove luci per Giovanna Battista Maria Buzano, detta la Clementina (1690-1761), in Studi piemontesi Vol. 47, fasc. 1, 2018, pp. 41-69.
[6] Martin van Meytens der Jüngere, a cura di A. Husslein-Arco – G. Lechner, cat. della mostra,Vienna 2014; V. Natale,  Meytens a Torino: i rapporti con l’Italia di un ritrattista svedese, in: Nuovi studi, Milano 2018, 23, anno 22 (2017) pp. 143-155.
[7] Louis-Michel van  Loo fu illustre membro della prolifica dinastia van Loo stabilitasi in Francia dopo Jacob van Loo intorno al 1630/40, Louis-Michel fu pittore, come le due generazioni che lo separarono dal bisnonno olandese. Il giovane iniziò il suo apprendistato presso il padre, Jean-Baptiste, mentre vivevano in Italia, a Roma e Torino. All’età di 18 anni vinse il premio dell’Accademia reale di pittura e scultura, prima di ritornare a Roma con lo zio Carle fino al 1732, nel 1733 era a Torino, ma  si trasferì poi a Madrid dove trascorse vent’anni come pittore ufficiale della corte di Filippo V. Nel 1753  tornò in Francia e si unì alla corte, dove dipinse numerosi ritratti. Luigi XV e la famiglia reale erano regolarmente rappresentati, come personaggi di spicco o ricchi di questo secolo di splendore. Per  i Van Loo in Piemonte si veda il fondamentale saggio :A. Baudi di Vesme, I Van Loo in Piemonte, in Archivio Storico dell’Arte, anno VI, 1893, pp. 333-368 . Per   Louis Michel si vedano: Luna, Juan J., Nuevas apreciaciones sobre las obras de Louis-Michel Van Loo nel Museo del Prado, in: Boletín del Museo del Prado,  Madrid , n.3.1982, 1pp.81-190; Luna, Juan J, La pintura francesa durante el reinado de Felipe V (1700 – 1746), in : El arte del siglo de las luces ,Barcelona ,2010 . – S. 161-175; Les Van Loo, fils d’Abraham, a cura di Béatrice Debrabandère- Descamps, catalogo della mostra (Nizza, 1 novembre 2000-8 febbraio 2001), Nizza, 2000.
[8] L. Facchin, Rappresentazione e celebrazione di una regina di Sardegna: Polissena d’Assia, in S. Pozzati. À la plus belle. Polissena d’Assia, regina di Sardegna, Torino 2012, p. 113.
[9] Bolaffi Ambassador Auctions,  Paintings and Furniture from HRH Prince Amedeo di Savoia, Duke of Aosta and from other important private collectors, Turin, 25 septembre 2013.
[10] Da Piffetti a Ladatte. Dieci anni di acquisizioni alla Fondazione Accorsi-Ometto, a cura di Giulio Ometto, Luca Mana, Milano, 2018, pp. 14-26
[11] Ibidem, la scheda con l’attribuzione errata del dipinto di Racconigi è di L.Mana.
[12]  Arabella Cifani, Franco Monetti,Indagini per la storia dei ritrattisti a Torino nel Settecento. Giovanni Battista Curlando, “Pittore di Corte” dei Savoia dal 1700 al 1710, in Studi Piemontesi, XLIX, 2020, n.2, pp. 367-392.