di Claudio LISTANTI
Venerdì 12 luglio è partita la 49° Edizione del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano con un concerto sinfonico affidato alla giovane violinista Angela Tempestini e al direttore Alexander Lonquich che ha guidato l’Orchestra della Toscana ottenendo nel meraviglioso scenario di Piazza Grande un lusinghiero e meritato successo.
Fedele alla sua lunga tradizione, l’Edizione 2024 del Cantiere di Montepulciano, 49^ della sua gloriosa storia, è partita come di consueto con vigore ed entusiasmo con proposte che hanno elettrizzato il pubblico. La giornata è iniziata nel Chiostro del Comune con una delle novità dell’edizione corrente della manifestazione poliziana grazie ad una iniziativa curata da Opificio Sonoro, una organizzazione di collettivo di musicisti rivolta all’innovazione coniugata con la necessaria curiosità culturale e passione, qui realizzatisi con Installazioni sonore basate su musiche di Nicola Cappelletti ed Elisabetta Costantino entrambe prodotte su specifica commissione dello stesso Cantiere ed eseguite, quindi, in prima esecuzione assoluta. Nel pomeriggio spazio alle bande quest’anno esibitesi con una fusione degli organici della Banda Musicale “Bonaventura Somma” e della Banda Poliziana abbandonando però la prerogativa della popolarità (forse più affine ad alcuni aspetti del Cantiere) a vantaggio di una versione più ‘colta’ con un vero e proprio concerto prevalentemente dedicato a musiche di Giacomo Puccini del quale quest’anno si celebrano i cento anni dalla morte.
Ma il clou della serata è stato il concerto sinfonico in Piazza Grande, un vero e proprio momento entusiasmante dal punto di vista musicale non solo per le composizioni scelte ma anche per gli interpreti chiamati all’esecuzione, l’Orchestra della Toscana, formazione sinfonica di indubbio pregio per l’occasione diretta da Alexander Lonquich al quale si è aggiunta la partecipazione della giovanissima, ed emergente, violinista Angela Tempestini.
Per riferire di questo concerto è indispensabile iniziare dalle composizioni eseguite. Il programma, infatti, prevedeva la presenza della Sinfonia n. 6 in do maggiore “Die Kleine” D. 589 di Franz Schubert contrapposta al Concerto per violino in mi minore op. 64 di Felix Mendelssohn–Bartholdy. Le due partiture sono caratterizzate da elementi contrastanti. Quella schubertiana non compare frequentemente nelle sale da concerto e quindi è stata una buona occasione per approfondirla. Della cospicua produzione sinfonica di Schubert sono conosciutissime le sinfonie della maturità, nello specifico la Sinfonia n. 8 in Si minore Incompiuta D 759 e la Sinfonia n. 9 in Do maggiore La grande D 944. Le altre sono sinfonie giovanili, composte tra il 1813 e il 1818 con fini didattici che l’autore stesso considerò non adatte ad esecuzioni pubblico. Infatti, nel caso della Sesta, che fu composta nel 1818, la prima esecuzione ebbe luogo il 14 dicembre 1828, qualche settimana dopo la morte del musicista.
Il Concerto per violino di Mendelssohn è, in assoluto, una delle composizioni più importanti di tutti i tempi, la cui parte solista, concepita nel 1844 per uno degli strumenti più in vista dell’epoca, Ferdinand David, è il frutto della piena maturità del musicista, una delle sue ultime creazioni, nelle quali si può riscontrare la continua ricerca di nuove vie espressive come dimostra il folgorante Allegro molto appassionato iniziale così affascinante ed incantevole all’ascolto quanto di particolare semplicità musicale.
Per un programma di questo contenuto Alexander Lonquich, vista la sua esperienza e la sua sensibilità musicale, si è rivelato artista ideale per la riuscita. Da condividere la sua scelta di proporre una esecuzione senza intervallo che ha dato giusta continuità all’ascolto per di più presentando i due brani nell’ordine temporale di composizione superando così anche la tradizione di porre il concerto con strumento solista nella parte centrale del concerto.
L’esecuzione della “Die Kleine” di Schubert è stata pregevole perché ha consentito all’ascoltatore di apprezzare la poetica musicale di questa sinfonia nella quale si scorgono stilemi della produzione musicale di quel periodo come il Beethoven che emerge nel finale del primo tempo o l’Haydn che si intravede nell’Andante del secondo movimento unitamente agli echi mozartiani nel presto dello Scherzo del terzo movimento. Ma chiari sono anche i rimandi allo stile italiano come parte della critica ha messo in evidenza nel corso degli anni soprattutto nell’analisi di Arrigo Quattrocchi che, con l’occasione, ne ricordiamo la figura di studioso.
Secondo il Quattrocchi in questa sinfonia appare con chiarezza l’ispirazione rossiniana, riflesso dovuto al fatto che le opere del pesarese erano, negli anni fino al 1818, frequentemente rappresentate a Vienna e stimate da Schubert. Tutto ciò si riverbera nell’Adagio introduttivo di chiara derivazione dalla sinfonia di stile italiano e in maniera più evidente nell’Allegro moderato conclusivo per il ritmo, l’accompagnamento e la brillantezza dell’insieme. Tutti elementi, questi, evidenziati da Lonquich ed esaltati anche dall’estrema cura che il direttore ha riservato al fraseggio, alle dinamiche dei suoni e alle interconnessioni tra le varie famiglie di strumenti.
Tale cura dei particolari è emersa con forza anche maggiore nel Concerto per violino di Mendelssohn la cui esecuzione si è giovata della coinvolgente prova della violinista Angela Tempestini. Classe 2003, fiorentina, ha iniziato a suonare il violino a quattro anni partecipando e vincendo numerosi concorsi. I suoi studi sono proseguiti presso la Scuola di Musica di Fiesole allieva di Boriana Nakeva conseguendo lo scorso anno la Laurea di Primo Livello in Violino con il massimo dei voti. Si esibisce come violino solita ma anche all’interno di formazione di Quartetto d’archi e la sua prova era molto attesa qui a Montepulciano.
Le attese non sono andate deluse perché la Tempestini ha mostrato sicurezza nella ‘cavata’ assieme ad una certa eleganza e raffinatezza nell’emissione dei suoni con particolare attenzione alla dinamica e alla poesia. Inoltre la sua prova, anche se lascia presagire una necessaria maturazione nel portamento e nel porsi verso il pubblico, ha portato il suo violino ad inserirsi efficacemente nel colloquio con la compagine orchestrale, qui particolarmente intenso, mostrando una decisa ‘autorevolezza’ nel dialogo musicale per un concerto per strumento solista come questo. Una prova questa di stasera la cui valenza è accresciuta grazie alla presenza di Lonquich ed alla sua grande esperienza di strumentista solista che, a nostro giudizio, è stata determinante per favorire l’inserimento della violinista.
Notevole successo personale per Angela Tempestini che è stata chiamata più volte al proscenio per essere applaudita dal pubblico che ha chiesto a gran voce il bis. Richiesta accordata con l’esecuzione del primo tempo della Seconda Sonata per violino solo di Eugène Ysaÿe, Ossessione; Preludio, brano di puro virtuosismo che ha elettrizzato il pubblico.
Applauditissimo anche Alexander Lonquich per la sua prova della quale abbiamo già messo in risalto alcuni aspetti aggiungendo anche che la sua esecuzione ha messo in luce una straordinaria cantabilità ed un discorso musicale sempre serrato, mai banale e superficiale. Risultati raggiunti con il contributo della professionalità dell’Orchestra della Toscana che ha dimostrato ancora una volta di essere compagine sinfonica di indubbio prestigio.
Claudio LISTANTI Roma 14 Luglio 2024