di Silvana LAZZARINO
Paolo Gubinelli in mostra a Cagli: il suo segno su carta diventa luce nella lievità di ritrovare un nuovo ascolto interiore. L’esposizione con testo critico di Elena Pontiggia, inaugura sabato 27 luglio 2024 negli spazi del Museo Archeologico e della Via Flaminia
Dalle piccole cose emergono grandi cose, da un gesto semplice può scaturire qualcosa di profondo. Questo è possibile se si guarda all’essenza delle stesse cose e a situazioni di questo tempo in modo nuovo per accogliere ogni fatto, avvenimento quale occasione per ritrovare un rinnovato ascolto di sé e quindi dell’altro, Il troppo rumore unitamente ai ritmi concitati di una società dove viene meno la vera comunicazione, e sempre più risalta il bisogno di apparire e di prevaricare l’altro, allontanano da un autentico contatto con la parte più armonica del proprio essere in sintonia con l’origine della vita da cui tutto deriva e cui tutto torna.
Verso quell’ascolto dove fare silenzio per abbracciare l’essenza del proprio pensiero e contattare la parte più autentica di sé, accompagna il segno su carta e non solo riferito a questo materiale, di Paolo Gubinelli artista internazionale tra i più affermati nello scenario contemporaneo e protagonista di numerose e prestigiose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Attraverso studi di progettazione architettonica e grafica egli ha restituito anche con la tecnica dell’incisione nuova vita ai diversi materiali da lui trattati, primi fra tutti la carta mezzo di espressione artistica più adatto ad accogliere le trasformazioni lasciate dal segno appena accennato o più marcato nel raccontare stati d’animo lungo l’impalpabilità del tempo che sovrasta questa vita.
E’ proprio il segno tracciato su carta in diverse traiettorie decise, accennate e ripetute, ad essere protagonista della mostra a lui dedicata che inaugura a Cagli il 27 luglio 2024 alle ore 18.00 negli spazi del Museo Archeologico e della Via Flaminia. L’esposizione “Paolo Gubinelli. Opere su carta” accompagnata dal testo critico di Elena Pontiggia resterà visibile al pubblico fino al 30 settembre 2024. Tra memoria e tempo presente, segni e linee, sfumati di colore su carta: se da una parte aprono ad uno scenario in cui ridefinire un nuovo modo di relazionarsi con la realtà dando spazio a quell’aspetto lirico e disincantato con cui trovare un senso anche nei più piccoli aspetti dell’ordinario, dall’altra mettono in guardia da quel senso di incertezza e insoddisfazione proprie di questo tempo dove il troppo rumore e la superficialità hanno fatto smarrire la poesia del viaggio in questo piano di vita. Attraverso incisioni, tagli e piegature, la carta ha permesso a Paolo Gubinelli di dare voce ad emozioni e aspetti dell’esistenza che spesso sfuggono in una società dove tutto deve essere consumato in tempi rapidissimi e dove anche la comunicazione è sempre più veloce e superficiale smarrendo così quell’ascolto autentico necessario per “ritrovarsi”. Sono tagli ed incisioni che rimandano all’attesa e alla sospensione da cui partire proprio per ritrovare questo possibile ascolto di quei luoghi silenziosi del pensiero con cui riconciliarsi con se stessi ed iniziare ad osservare la vita con quella leggerezza che non è indice di superficialità, ma capacità di porre il giusto distacco da quanto vi è di materiale e superficiale. Di leggerezza parla Elena Pontiggia nel suo testo critico in termini di levità vista entro un’ottica molto vicina alla fragilità. Queste le sue parole:
” La levità nei suoi quadri e nelle sue carte, non è una qualità ottimistica, trionfalistica, positivista. È una dimensione lirica che confina con la fragilità. Le sue linee delicate che attraversano i fogli senza quasi toccarli, le sue diagonali e le sue circonferenze interrotte che percorrono velocemente lo spazio, i suoi colori soffici che sono sul punto di svanire parlano di un mondo volatile che si dissolve sotto i nostri occhi”.
Il Maestro Paolo Gubinelli nato in provincia di Macerata (Matelica i1946) inizialmente attratto dalla musica, ben presto si interessa all’arte di cui apprende tecniche e segreti grazie ad incontri con grandi nomi di artisti e architetti tra cui citiamo: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Enrico Castellani, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Mario Nigro e poi Alberto Burri, Giuseppe Uncini, Enrico Castellani e Piero Dorazio, compreso Lucio Fontana incontrato da giovanissimo e dal quale apprende come determinante sia il concetto spaziale che resterà fondante nella sua ricerca. L’arte di Gubinelli, aperta alle varie sperimentazioni dopo diverse esperienze pittoriche su tela e altri materiali con l’uso di tecniche non tradizionali, si accosta alla carta inizialmente lavorando il cartoncino bianco morbido al tatto particolarmente ricettivo alla luce, poi utilizzando al suo posto la carta trasparente, entrambi incisi in modo più e meno intenso secondo strutture geometriche sensibili al gioco della luce.
Il segno lirico di Gubinelli che lascia tracce di luce nell’attraversare la carta, ma anche altri materiali quali tela, ceramica, vetro, plexiglas, parla di universi interiori che risuonano al ritmo di linee delicate e avvolgenti nel loro comporre geometrie raffinate ed eleganti. Si respira in questi segni l’armonia della vita nel ritrovare se stessi, il proprio punto iniziale dove complessità e semplicità si incontrano, e dove ripartire con quella capacità di accogliere anche ogni aspetto più semplice della stessa esistenza portatore di nuova bellezza, che emerge da tenui sfumature di colore appena accennate ad intrecciare quel segno rigoroso, sinuoso e sfuggente, con cui evadere dalle ombre della sera; ma si tratta di una bellezza fuggevole quasi inafferrabile, che rimanda ad equilibri difficili da raggiungere. I suoi lavori tra segni interrotti, lievemente accennati e colori appena sfumati parlano di
“una bellezza fuggevole che tende a nascondersi -come scrive Elena Pontiggia che prosegue– Parlano di equilibri difficili, come in certi suoi triangoli opposti al vertice, di cui si potrebbe dire quello che diceva Licini delle sue geometrie: ‘Stanno in equilibrio per miracolò. Parlano, ancora, di una tensione verso uno spazio diverso da quello, limitato e angusto, in cui ci muoviamo. Linee e tessere colorate danno l’idea, insomma, dell’inizio di un viaggio. Ma quello che interessa a Gubinelli non è il percorso: è il punto di arrivo”.
È un segno quello di Paolo Gubinelli che ora definisce possibili verità attraverso la precisione, ora apre al cambiamento, alle possibilità della vita nel suo mostrarsi appena accennato e in divenire. Sono proprio i segni abbozzati a far pensare a possibili forme che ancora non sono definite, come anche i colori appena accennati a lasciare spazio a a diverse storie che prendono vita dal pensiero di ciascun visitatore che può ritrovare in quei segni e sfumature di colore, tracce di una memoria pronta a riemergere. Così il colore appena accennato mira a restituire un senso di libertà alle stesse incisioni aprendo ad un possibile e imprevedibile moto della coscienza entro un’interpretazione tutta lirico musicale. E’ questo un varco verso un tempo sospeso che allontana anche per poco da quell’incognita sul destino dell’uomo, per aprire alla magia del sogno quale formula per evadere dal caos quotidiano e perdersi fino quasi a smarrire il proprio sé.
Le opere esposte in questo percorso invitano a riscoprire nuovi possibili modi per interagire con l’esterno a partire da una nuova considerazione di sé. Il segno abbozzato e accennato, inciso e graffiato, ed il colore diventano anche vie per esplorare il visibile dietro l’invisibile, L’alternarsi di trasparenze visive ed emotive restituite da sfumature pastello e lievi incisioni di linee in divenire, indirizzando l’uomo a percepire quel senso di smarrimento innanzi all’infinito della Natura, risvegliano in lui una nuova consapevolezza per rinascere.
Il nome di Gubinelli, o meglio la sua arte è associata a nomi importanti del panorama poetico italiano e internazionale. Diversi infatti sono i cataloghi in cui le sue opere sono accostate a poesie inedite di autori tra i quali citiamo: Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Mario Luzi, Alda Merini, Giampiero Neri, e poi Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini e Maria Luisa Spaziani. Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero. Tra le esposizioni vanno menzionate: la 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, con l’installazione di n. 28 carte cm. 102×72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.
Silvana LAZZARINO Roma 27 Luglio 2024
“Paolo Gubinelli. Opere su carta”
testo critico di Elena Pontiggia
Museo Archeologico e della Via Flaminia- Cagli
inaugurazione sabato 27 luglio 2024 ore 18.00; dal 27 luglio al 30 settembre 2024