di Maria Antonietta SCOLLO
Maria Antonietta Scollo, catanese, è laureata in Architettura ed abilitata all’insegnamento della Storia dell’Arte. Lavora nell’ambito della Catalogazione di Emergenze architettoniche dal 1988 con contratti a progetto. Nel 1995 prosegue l’attività di Catalogazione di Beni culturali presso la Sopr. BB.CC.AA. di Catania e attualmente presta servizio presso il Parco Archeologico di Catania e della Valle delle Aci. Con questo articolo inizia la sua collaborazione con About Art.
La “casa” dei Padri Minoriti a Catania: una storia di rinascita (fig.0)
Quando, nel 1693 il sisma rase al suolo molti centri abitati della Sicilia orientale, si determinò uno stato di emergenza di notevole entità per cui le amministrazioni cittadine, la nobiltà isolana e le Diocesi si trovarono impegnate ad operare in piena sinergia di intenti e di mezzi allo scopo di provvedere alle immediate necessità della popolazione.
La città di Catania, configuratasi urbanisticamente nel corso del medioevo, fu completamente distrutta a meno di quel che restava della cinta muraria, del Castello Ursino e del sistema absidale della Cattedrale rimasto indenne dal crollo del campanile che distrusse le navate.
Il piano urbanistico adottato dall’amministrazione cittadina e realizzato sotto le direttive di Giuseppe Lanza duca di Camastra e dell’ingegnere Carlos de Grunembergh[1], inspirandosi a schemi di natura militare, cancella l’antico assetto medievale della città (fig. 1) per riconfigurarla secondo i più moderni criteri di sicurezza e salubrità.
Per meglio intendere l’entità della trasformazione urbana operata sull’antico assetto medievale si riporta una rappresentazione grafica in cui, in modo sommario, i nuovi tracciati viari si sovrappongono al tessuto urbano precedente (L. Dufour, H. Raymond, 1992) (fig. 2).
La perdita di numerose vite umane vide mancare molte delle maestranze attive a Catania, per cui, nella fase di ricostruzione affluirono in città molti carpentieri, intagliatori, capimastri da più parti e in maggior numero da Messina2; l’apporto di una nuova forza lavoro produsse anche una commistione nei linguaggi e negli stili che vide le maestranze messinesi farsi portatrici della tradizione tardo-manierista del Montorsoli e del Camilliani. Inoltre, la consuetudine tra gli artisti-artigiani di imparentarsi tra loro3 incoraggia anche il sodalizio professionale tra membri della stessa famiglia, cosa che determina un clima di grande intesa stilistica e formale.
A Catania gli ordini religiosi furono trai primi a intervenire nella ricostruzione di conventi e chiese e tra queste anche l’Ordine dei Chierici Regolari Minori sotto il titolo di S. Francesco Caracciolo4. In realtà i PP. Minoriti, presenti in città dal 1624, si erano già adoperati per migliorare la loro “casa” commissionando all’architetto romano Giovan Battista Contini (1642-1723)5 il progetto della chiesa intitolata a San Michele Arcangelo6, per il quale gli vennero corrisposte dodici onze “… di regalo per li disegni della facciata della chiesa, alzato e spaccato e della pianta di essa in tavola”. Ma l’edificio
” … quando era dopo più anni con molteplici spese vicino al suo compimento, fu nella calamità comune dell’accaduto terremoto, intieramente rovinato” (C. Piselli, 1710),
per cui i religiosi si trovarono nell’infelice condizione di dover riedificare sia la chiesa che il convento.
Il tracciamento delle fondamenta, secondo gli allineamenti del piano di ricostruzione, fu eseguito dai mastri Giuseppe Longobardo, Agatino Corsaro e Giovan Battista Vespa (S. Calogero, 2020, p.76) ma ben presto i religiosi affidarono la conduzione della fabbrica al capomastro messinese Girolamo Palazzotto (1686-1754), che vi lavorò insieme ai fratelli Giuseppe, Antonio e Filippo. Dai recenti studi condotti sull’attività dei Palazzotto a Catania (S.Calogero, 2005,195-227), possiamo affermare che tra i PP. Minoriti e i membri della famiglia Palazzotto si stabilì un rapporto di profonda fiducia tanto che i religiosi in assenza dei loro costruttori preferivano sospendere i lavori di cantiere. Girolamo fu l’artefice dell’edificazione del convento e del primo ordine della chiesa, al giovanissimo fratello Giuseppe sarà affidata la prosecuzione dell’opera quando, nel 1731, Girolamo si allontanerà da Catania per vestire l’abito dei frati cappuccini col nome di ‘fra Liberato (S. Calogero, 2004 ,pp.133-161).
Nella metà del Settecento, Giuseppe Palazzotto (1702-1764 ) è pienamente attivo nel panorama catanese, impegnato anche nell’edificazione della chiesa di S.Agostino ne disegna gli altari laterali e il coro ligneo su modello di quello già realizzato nella chiesa di S. Michele Arcangelo, secondo il desiderio della committenza. Da ciò si deduce che la chiesa dei PP. Minoriti era pressoché conclusa, a meno della cupola (fig.3) e della facciata (fig.4) opere che saranno condotte e portate a termine da Francesco Battaglia (1701-1788)7.
Nel secondo quarto del secolo si inserisce nel panorama culturale catanese l’architetto Giovan Battista Vaccarini (1702-1768).
Venuto al seguito del neo-eletto vescovo palermitano Pietro Galletti, il giovane ecclesiastico a cui vengono affidati numerosi incarichi vanta un’alta preparazione accademica sostanziata da un soggiorno di studio a Roma e a Napoli, competenze che lo distinguono dalle maestranze locali8 come i Palazzotto, i Battaglia, gli Amato portatori di un gusto più provinciale, probabilmente appreso attraverso i manuali e le stampe fornite loro dal principe di Biscari9 per il quale tutti avevano lavorato.
Purtuttavia, la stretta collaborazione che si stabilisce tra il Vaccarini, Giuseppe Palazzotto e Francesco Battaglia determina un graduale affinamento del gusto con l’introduzione nelle architetture catanesi di stilemi ispirati al barocco romano. Ma, se è vero che non mancano riferimenti colti di derivazione romana è anche vero che nella pratica corrente gli architetti isolani li elaborano in maniera personale appoggiandosi alla tradizione locale, infatti la chiesa dei Minoriti nell’ impianto planimetrico si ispira alla chiesa romana di S. Carlo ai Catinari (fig.5), mentre nel prospetto disegnato da Francesco Battaglia (fig.6) presenta una marcata analogia con la chiesa di S. Domenico a Noto ( fig.7), opera di Rosario Gagliardi (1682?-1762?)10.
La combinazione dello schema a pianta centrale con lo schema a pianta longitudinale assume, durante gli anni della ricostruzione, un carattere tipologico proprio dell’architettura religiosa che consente, come nel caso della chiesa di S. Michele ai Minoriti, di collocare la cupola (fig. 8) in posizione più avanzata rispetto alla crociera11, peculiarità che le conferisce un elevato valore urbano così come lo rappresenta Léon Dufourny ( 1754-1818) in una sua incisione del 1789 (fig.9). Anche l’architetto Sebastiano Ittar (1768-1847)12, alcuni decenni dopo, non mancherà di evidenziare il carattere scenografico della cupola dei Minoriti rappresentandola in successione con il campanile della Collegiata e con l’altana del palazzo degli Studi (fig.10).
Sebbene la chiesa ed il convento fossero già completate e i PP. Minoriti avessero provveduto ad ornare la chiesa con opere di grande rilievo che saranno oggetto di un contributo successivo, restava in sospeso l’edificazione del campanile.
Il nuovo campanile eretto in prossimità dell’abside fu oggetto di un contenzioso ad opera di Donna Caterina Panza che, lamentando l’esposizione delle proprie camere da letto alla vista dei religiosi, ne chiedeva lo spostamento sulla via principale. Così come ci riferisce il prof. S. Calogero, i PP. Minoriti pur di contrastare le richieste della nobildonna esaltarono le qualità architettoniche del campanile sostenendo che contribuiva al “ … maggiore ornato alla città”. In verità si trattava di una modesta torre campanaria (fig.11), secondo il progetto originario di Giuseppe Palazzotto, da edificarsi “… solamente per comodo di situare le campane senza altra decorazione”.
La controversia fu sottoposta alla valutazione dell’architetto palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia (1729-1814)13 il quale nell’esaminare la possibilità di edificare il campanile sul prospetto, dichiarò che:
“trovandosi di già compiuto il prospetto della chiesa, riferisco non essere più possibile di potersi sull’istesso prospetto fabricare un campanile senza che si difformasse l’architettura di esso”,
per cui la costruzione della torre campanaria venne completata là dove come oggi la vediamo.
Un ulteriore intervento interessa la chiesa di San Michele Arcangelo ai Minoriti nel 1869, quando in seguito ai lavori di livellamento stradale si rese necessario un adeguamento di quota tra il nuovo piano stradale e la chiesa, risolto con la realizzazione di alcuni scalini esterni e di una breve scala interna a tenaglia. Nel prospetto il portale d’ ingresso venne ricollocato più in basso e le insegne del Cristo risorto, per le quali nel 1712 vennero corrisposte a “… mastro Girolamo Palazzotto …. per haver fatto l’Armi della Religione tarì diciannove …”, furono collocate alla sommità del timpano.(fig. 12).
Dopo l’Unità d’Italia per disposizione governativa il convento venne incamerato tra i beni del Demanio dello Stato e adibito a sede della Prefettura. La nuova funzione dell’edificio rese necessaria la costruzione di un ulteriore piano la cui realizzazione fu affidata all’architetto Sebastiano Ittar (1768-1847) che lo realizzò così come è rappresentato in una litografia di Salvatore Zurria del 1880 (fig.13).
Maria Antonietta SCOLLO Catania 15 Settembre 2024
NOTE
1 – Pochissimi giorni dopo il sisma il Vicerè Francesco Paceco duca d’Uzeda nominò, per la città di Catania, vicario generale Giuseppe Lanza duca di Camastra che in seguito si avvalse delle competenze militari dell’ingegnere Carlos de Grunembergh. (S. Calogero, 2020, p. 73-75).
2 – Nell’ultimo decennio del Seicento la città di Messina si trovava in gravi condizioni demografiche ed economiche. Dalla città di Messina che da sempre aveva preferito stringere alleanze con Catania per meglio avversare Palermo, a seguito del sisma del 1693, del quale non subì gravi danni, molte maestranze messinesi raggiunsero la vicina Catania sopperendo alla mancanza di manodopera ( E. Pispisa, C. Trasselli, 1988, pp.563-592)
3 – Per esempio, i Palazzotto si imparentarono con i Biundo e i Serafino ,i Battaglia già attivi a Catania si imparentarono con le famiglie messinesi degli Amato e dei Biundo, successivamente con il romano Stefano Ittar e con i Calì di Catania. I Calì con i Marino palermitani e gli Amato ed i Marino con gli Orlando loro conterranei e i Garofalo ( G. Arcidiacono, 1985, pp.15-17)
4 – I PP. Minoriti si trasferirono a Catania nel 1624 e “ …… non avendo in quel principio altra abitazione, che di due sole stanze annesse alla chiesa, alle quali aggiunsero altre due vendute da un vicino …”. (C. Piselli , 1710)
5 – L’architetto Giovan Battista Contini (1642-1723) nel 1686 si trovava a Catania su invito dei PP. Benedettini di S. Nicolò l’Arena per i quali progetta la chiesa e parte del monastero, in questa occasione vienne incaricato anche del progetto della chiesa di S. Michele arcangelo ai Minoriti (S. Calogero, 2020, p. 57).
6 – Il titolo di S. Michele arcangelo apparteneva alla chiesa omonima che si trovava in altro luogo e che fu abbattuta nel 1555 per poter edificare la cinta fortificata della città, La devozione al santo venne trasferita alla chiesa di S.Anna, dove si insediarono i PP. Minoriti e dove oggi insiste la loro “casa”. ( A. Longhitano., 2017, p. 309-310)
7 – Sia Giuseppe Palazzotto che Francesco Battaglia iniziarono la loro attività come intagliatori guadagnando col tempo la posizione di capomastri. Collaborarono molto strettamente con G.B. Vaccarini e furono autori di pregevoli edifici contribuendo al rinnovamento dello stile architettonico catanese.
8 – Attorno alla metà del XVIII secolo nell’organizzazione dei cantieri si verificherà una separazione tra la figura del progettista e la figura dell’esecutore, cosa che determinerà da un lato l’affermazione di talenti individuali come l’architetto e dall’altro la formazione della compagine dei “ lapidum incisores”, ovvero personale specializzato nell’esecuzione dell’opera ( G. Arcidiacono, 1985, pp.15-17)
9 – Ignazio Paternò Castello, V principe di Biscari ( 1719-1786) nobile mecenate appassionato di archeologia e architettura incoraggiò la diffusione del sapere ed ospitò molti artisti ed intellettuali stranieri venuti in Sicilia
10 – Impegnato nella ricostruzione post-terremoto di Noto realizzò molti edifici religiosi sia Noto che in molti altri centri della Sicilia sud-orientale. Artefice della facciata-torre, ispirandosi a Vitruvio, Guarino Guarini e alle architetture del nord-europa, elaborò uno stile molto personale che lo porterà ad essere l’interprete più originale del barocco siciliano. Fu autore di un Trattato di architettura.
11 -Si definisce “crociera” lo spazio interno alla chiesa definito dall’incrocio della navata con il transetto
12 – Di origini polacche, figlio dell’architetto Stefano Ittar e nipote di Francesco Battaglia, si formò in ambiente romano. Dopo alcuni anni trascorsi in Grecia nella quale studiò monumenti della classicità, nel 1804 rientrò a Catania per la quale redigerà molti progetti a carattere urbanistico e una importante “Planimetria della città”.
13 – Architetto palermitano, formatosi nell’ambiente culturale romano, fu attivo a Palermo e in altri centri siciliani. Amico dell’incisore francese Dufourny, collaborò con Salvatore Palazzotto, discendente della famiglia Palazzotto che da Messina, alla fine del’600, di trasferirono parte a Catania e parte a Palermo ( L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, vo. I Architettura, Palermo 1993, p. 337)
BIBLIOGRAFIA GENERALE
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Anfuso, “ Il Palazzo dei Minoriti”, Catania 2002
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Arcidiacono , Artigianato ed industria a Catania tra Settecento e Novecento, Catania 1985, pp.15-17
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Calogero, La città di Catania: mutamenti urbanistici dopo le catastrofi del secolo XVII, Salerno 2020, p. 73-76
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Calogero , “L’opera di Girolamo e Giuseppe Palazzotto nella “Casa” dei Minoriti a Catania” sta in: SYNAXIS XXIII/ 3 2005, pp. 195-227
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Calogero, “ ‘fra liberato al secolo Girolamo Palazzotto, architetto e servo di Dio”, sta in: SYNAXIS XXII/3 2004, pp. 133-161
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Caponnetto, “La chiesa di S. Michele arcangelo – vulgo Minoriti”, sta in: Tre chiese a Catania: indagine storico-costruttiva, Roma 2000, pp. 151-184.
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Dufour, H. Raymond: 1693: Catania: rinascita di una città,Catania 1992
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Librando, “Francesco Battaglia: architetto del XVIII secolo” sta in “Cronache di archeologia e storia dell’arte”, II, 1963
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Piselli , Notizia historica della religione de’ PP.Chierici Regolari Minori, Roma, 1710
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Pispisa, C. Trasselli: Messina nei secoli d’oro: storia di una città dal Trecento al Seicento, Intilla editore, Messina, 1988, pp.563-592
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Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, vo. I Architettura, Palermo 1993, p. 337