Aydan Uğur Ünal e il “nuovo barocco surreale”; la personale dell’artista turca al museo Bellini (Firenze, 23 settembre – 6 ottobre).

di Elena GRADINI

Le antiche risonanze di Istanbul

Il Museo Bellini di Firenze ha il piacere di accogliere la mostra personale di pittura dell’artista turca Aydan Uğur Ünal in cui le più moderne innovazioni dell’arte contemporanea convivono con le antiche e profonde radici che legano l’artista alla sua terra di origine.

Il percorso creativo dell’artista Aydan è stratificato e complesso, e prima di approdare all’immagine ed alla scomposizione di essa, l’indagine si è focalizzata su importanti nuclei tematici quali la matematica, le geometrie, la filosofia, tanto da restituire nell’insieme una pittura particolarissima e densa di dettagli, in cui ogni singola pennellata, ogni dettaglio particolareggiato, è una lenta scoperta che pian piano guida l’occhio dell’osservatore a individuare la ricchezza dei particolari rappresentati.

La complessità della tecnica da lei inventata prende il nome di Aydansabb, Nuovo Barocco Surreale; un termine questo che aiuta a far comprendere da una parte la volontà di recuperare le grandi tradizioni artistiche caratterizzate dalle arti traboccanti, esuberanti, dalle forme aperte e complesse, quali sono state quelle del periodo barocco, in cui ogni dettaglio era concepito come una fantasia, un capriccio volto a creare meraviglia e stupore, dall’altra c’è nella tecnica di Aydan la volontà e il desiderio di superare tale tradizione per scoprire ed indagare tutte le possibilità che la superficie può offrire. Ecco dunque che la sua tecnica compositiva si rifà al Barocco per la sovrabbondanza di dettagli minuziosamente analizzati, ma è nuovo e surreale poiché si serve delle moderne tecniche artistiche, unitamente ai calcoli matematici di rapporti ed equilibri, ed è altresì surreale poiché pur partendo dall’analisi di luoghi reali, esistenti e geograficamente collocati, se ne distacca per introdurre chi osserva in un incantato mondo lontano abitato da miti, leggende, antiche suggestioni.

Come suggerisce il titolo della mostra Antiche risonanze di Istanbul vuole essere un grande omaggio alla terra natia dell’Artista Aydan, ma c’è anche una volontà di far conoscere al pubblico la eccezionale bellezza della Turchia, terra millenaria che è stata crocevia di popoli, culture, religioni, dove sono fiorite le più belle testimonianze artistiche legate a luoghi oggi iconici quali la Cappadocia, che si incastona negli altipiani montuosi della Valle di Göreme come un mondo di fiaba con le sue chiese rupestri, i calanchi e le mongolfiere al tramonto; il Bosforo e il Corno d’Oro, che non è solo un estuario naturale invaso dal mare ma un luogo evocativo di memorie passate che rimandano all’antica Bisanzio-Costantinopoli, i mercanti genovesi e veneziani lungo le vie della seta e i commerci con l’Oriente, la torre di Galata, luogo di avvistamento dei genovesi contro i nemici, il genio di Leonardo da Vinci, quando nel 1502 produsse un progetto per un ponte sul Corno d’Oro per incarico del sultano Bayezid II.

Ci sono le antiche e possenti mura Teodosiane, e molto altro ancora.  Oltre alla storia nelle opere di Aydan Uğur Ünal ci sono i miti, che si confondono con la leggenda, con un tempo aureo, antico e pulviscolare come Istanbul stessa, città che abbraccia due continenti, Europa e Asia, adagiata con le sue moschee blu sul mar di Marmara a perenne ricordo della fusione religiosa e culturale che l’ha caratterizzata nel suo millenario passato. Una città che è stata cristiana, musulmana, dove l’arte si intreccia con la storia e le tradizioni che emergono in ogni angolo della città, nei dettagli degli edifici, nei riflessi dorati del mare al tramonto così come in giro nei bazar.

E’ un crogiuolo di odori, sapori, suoni, melodie antiche e nuove che Aydan riconduce sulla tela con la complessità che non è solo tecnica artistica ma soprattutto traduzione della ricchezza che la sua terra offe agli occhi del visitatore. Nelle sue tele sono esposte le glorie e le antiche memorie di tempi lontani, i cui echi risuonano ancora oggi nelle tracce lasciate nel territorio e nei suoi abitanti. Tra i colori del tramonto o gli ori antichi e sacri delle moschee si respira un’antica aria di pace, una solennità immota nel tempo che da millenni accompagna la terra turca, dove l’anima del suo passato convive con la frenesia dei giorni moderni.

Tutta questa complessità viene restituita sulla tela attraverso una ricchezza cromatica che è una gioia per lo sguardo, in una raffinata e ricercata moltiplicazione di dettagli e giochi di colore, di prospettive e punti di vista in cui, pian piano e con una attenta analisi emergono luoghi, cupole, volti, imbarcazioni, città.

E poi ci sono i Miti. Tanti, antichi, dalla madre terra Cibele alle imprese degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro. Le opere di Aydan sono un complesso mosaico che restituisce mito, storia, geografia, letteratura, fede, e lo fa attraverso lo sguardo attento e complesso che si rivela allo spettatore come un antico dono da gustare e meritare nei confronti del passato di una Terra meravigliosa qual è la Turchia, da sempre  crocevia di culture.

Elena GRADINI Roma 22 Settembre 2024