di Beatrice BAISTROCCHI
Martin Parr (1952) è il fotografo documentarista britannico più affermato e riconosciuto del nostro tempo.
Al Museo Civico Archeologico di Bologna ha scelto di presentare il suo progetto espositivo Short and Sweet, da lui direttamente curato con Magnum Photos, prodotto da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, in collaborazione con il settore Musei Civici di Bologna. Questo nuovo progetto antologico e “autobiografico” insiste su tematiche raccontate al visitatore in piena coerenza con la rinnovata visione del Museo Archeologico, dialogandoci in modo del tutto nuovo; è già da due anni, infatti, che il museo è sempre più incentrato su ricerche antropologiche, ponendo soprattutto grande attenzione ai nuovi linguaggi contemporanei (fig.1).
L’artista inglese nelle sessanta opere esposte, suddivise in aree tematiche contraddistinte da colori squillanti e accesi, utilizza la fotografia da sociologo, osservando da vicino l’essere umano nei suoi aspetti più contraddittori, muovendosi unicamente tra le immagini della realtà che lo circonda. Protagonista dei suoi scatti è la cultura di massa, in perenne contrasto con gli ambienti naturali tra le estremità opposte del tragico e del magnifico.
Inoltre, attraverso la mostra, lo spettatore ha modo di approfondire il pensiero critico di Martin Parr grazie ad un’intervista inedita a cura della storica e critica della fotografia Roberta Valtorta.
Il percorso espositivo segue cronologicamente la carriera dell’artista. L’esposizione inizia con i primi scatti realizzati a 23 anni; un esempio è la serie The Non-conformists del 1975 realizzata grazie ad una collaborazione con gli abitanti di Hebden Bridge, una cittadina dello Yorkshire (fig.2).
Sebbene le immagini che ha catturato durante questo periodo fossero in bianco e nero, a differenza di quelle caleidoscopiche per le quali è conosciuto oggi, lo studio antropologico delle persone e del modo in cui impiegano il loro tempo libero, lo stile schietto e riflessivo, saranno alla base della sua pratica da quel momento in poi. Proseguendo ci troviamo immersi negli anni Ottanta, periodo in cui Parr inizia a dedicarsi a tematiche differenti: in The Last Resort ritrae con satira e crudeltà famiglie a basso reddito in vacanza a New Brighton, denunciando l’avvento di una nuova concezione consumistica della vita (fig.3).
Negli anni Novanta lo sguardo di Martin Parr si rivolge al resto del mondo e al turismo di massa nella serie Small World, seguendo le orme del turista medio e mettendone a nudo la farsa del viaggio che è, per la maggior parte delle persone, un’attività di svago diventata possibile solo di recente (fig.4).
Nello spazio successivo il visitatore si trova circondato da oltre duecento fotografie, facenti parte della serie Common Sense (fig.5) installato in mostra come un’ampia e compatta serie di immagini dai colori vivaci tra loro accostate, stampate su carta A3 con l’utilizzo di una macchina xerox a colori.
Protagonista è lo studio ravvicinato dei consumi, degli sprechi di massa e l’ossessiva ricerca fotografica da parte di tutto ciò che è volgare, stonato, assurdo. In Common Sense il suo sguardo è immediatamente riconoscibile: una lente di ingrandimento a colori vivaci che crea storie partendo dalla realtà, catturando momenti autentici e spesso eccentrici della vita quotidiana, cogliendo l’essenza di un luogo o di una situazione attraverso la ricerca del dettaglio perfetto, offrendo una prospettiva unica e spesso provocatoria della società contemporanea. Nelle sale successive sono esposti i lavori più recenti dell’autore; in Establishment (fig.6) vengono fotografate le élite britanniche che governano il Paese e i loro rituali, presentandoli ironicamente come curiosi e assurdi.
L’ultima sezione raccoglie immagini prodotte tra il 1999 e il 2019 per riviste di moda e in occasione di sfilate, pur mantenendo osservazioni sulle debolezze dell’umanità massificata.
L’esposizione risalta il pensiero critico del fotografo: in un’epoca in cui la tendenza è quella di raccontare grandi avvenimenti Martin Parr decide di concentrarsi sulla dimensione ordinaria. Con le sue foto assurde, ironiche e drammatiche, ben decifrabili grazie ai pannelli semplici e chiari che accompagnano le immagini, Parr ci ricorda che la nostra società è fatta di piccole cose, abitudini quotidiane e atteggiamenti spesso banali ai nostri occhi ma che immortalati dalla sua macchina fotografica raccontano i fenomeni di massa in questo tempo così complesso. Egli analizza il consumo e il turismo mainstream, con i suoi cliché, sprechi, distorsioni e paradossi (Fig.7).
Le immagini di Parr ci immergono in una realtà spesso “plastificata e pacchiana”, come la definisce lui stesso, una realtà dominata dall’omologazione e da una cultura del consumo che tende ad appiattire le differenze. Mettendo in luce i lati oscuri della società contemporanea – come l’alienazione, la superficialità e l’individualismo – e accusato di realizzare immagini crudeli e con un pungente sarcasmo, Parr invita i visitatori a mantenere uno sguardo compassionevole, lucido e ironico sulla società contemporanea, non facendoci mai dimenticare che la sua fotografia è fedele alla realtà.
Beatrice BAISTROCCHI Bologna 29 Settembre 2024
Museo Civico Archeologico, Via dell’Archiginnasio 2, Bologna
Dal 12 settembre 2024 al 6 gennaio 2025
Lunedi, mercoledi giovedi e venerdi 10.00-18.00
Sabato, domenica e festivi 10.00-19.00
Martedi chiuso