La “Tempesta” di Giorgione sui testi classici di Alchimia. Uno spaccato sul Secretum Secretorum

Francesca BECONCINI

SIC TRISTIS AUREA RESEDIT.

Così si calma questa terribile tempesta

La Tempesta si allontana, la pioggia dirada fino a svanire, il vento si quieta, i vapori si dissolvono nei morbidi passaggi chiaroscurali.

Nell’aria trasparente della campagna, l’immagine fruttuosa del risultato della fase capitale dell’elaborazione filosofale, al termine della seconda Opera: l’estrazione dello zolfo per mezzo del dissolvente universale. Il Re è nato.

1 Tempesta

Introduzione.

Il nucleo del presente saggio, al di là delle aggiunte narrative e delle interpolazioni, è costituito da alcune citazioni di famosi adepti del passato recente e remoto. Nonostante abbia scelto le loro espressioni più generose, la comprensibilità risulterà difficile a coloro che non sono adusi a tale genere di letture.

Lo stile letterario degli alchimisti si serve di un linguaggio affatto peculiare:La lingua degli uccelli”. La coerenza discorsiva è fluttuante perché sciolta dalle categorie logiche, dalle convenzioni, su cui si fondano i linguaggi per assicurare loro universale comprensibilità. L’oggetto della Sacra Scienza è il miracolo della Vita in tutto il suo mistero, pertanto e come suggerisce l’aggettivo che la distingue dalle scienze profane, le regole di comunicazione della stessa rispondono a scopi diversi da quelli degli idiomi comuni. La chiave di lettura fa proprio l’insegnamento di Dioniso. Sotto il profilo semantico, infatti, associato all’idea di Dioniso è, da sempre, il concetto di excessus, di uscita da una condizione di vita ordinaria o dalla sfera della razionalità – excessus mentis – per superare le barriere del visibile e di conseguenza delle regole linguistiche che lo governano.

La letteratura alchemica si rivolge all’uomo di Pico della Mirandola e dell’Asclepio,  miraculum magnum, consapevole di tutta la propria meravigliosa complessità. Esclusi l’interpretazione letterale e l’abbandono ad una commossa esegesi mistica, bisogna imparare ad utilizzare l’immaginale che non è immaginario, l’intuizione, ossia l’intelligenza del cuore dove la mente scriminante non è che un ausilio. Credo che coloro che amano l’arte, che riescono ad essere rapiti da un capolavoro artistico, dal richiamo di un’ulteriorità inesprimibile o visionaria, siano enormemente avvantaggiati nell’affrontare un testo ermetico o, comunque, ne possano trarre uno stimolo creativo. In questi tempi oscuri, in cui la volontà di andare oltre ai “significanti”, propalati da sempre più invasivi media, sembra assopita, la ricerca del “senso”, a cui invita l’Alchimia, è destinata a diventare una cittadella inespugnabile contro il potere dell’intelligenza artificiale, il nostro futuro “demiurgo meccanico”.

La Tempesta di Giorgione ed il suo mistero, hanno sempre affascinato ed interrogato studiosi ed amanti dell’arte. Alla suggestione creata dai toni fatati del colore veneziano si aggiunge l’enigmaticità dei personaggi che sembrano applicati, sovrapposti, alla descrizione naturalistica di una giornata di autunno. Tale sensazione è amplificata dal violento temporale che domina la metà superiore della tela. Se avanzasse una tempesta, il comportamento, soprattutto, della donna, già non conforme alla decenza, sarebbe anche contrario al comune buon senso ed all’istinto materno. Qualche perplessità sullo strano convivio sorgerebbe anche nell’ipotesi, qui sostenuta, che il temporale si stia allontanando; solo l’intimo, famigliare, legame tra natura e personaggi, diversi tra loro solo in  virtù giustifica le placide, olimpiche, occupazioni della “zingara e del “soldato”.

Delle molte interpretazioni date dai critici d’arte, a mio vedere, tre hanno colto il contesto culturale in cui è nata l’opera. Mi riferisco alla lettura di Gustav Hartlaub che le ha attribuito significati alchemici per la presenza dei quattro elementi, a quella di Maurizio Calvesi che ha visto riferimenti alla filosofia platonica, all’armonia cosmica, ed a quella di altri che ipotizzano sia rappresentato l’antico culto di Iside, dea custode della potenza creatrice o si riportano, comunque, a qualche episodio mitologico.

Tutte, in qualche modo, richiamano teorie appartenenti al paradigma ermetico del 1400/500, tutte si inseriscono nella cornice culturale del Rinascimento. Tenendo però a mente che l’alchimia

non si formula, si realizza: si tratta evidentemente di unOpera, e non di una dialettica filosofica[1],

ił dipinto intende mostrare il risultato della conversione degli elementi, dei principi che ne derivano e dei relativi sali. Essendo il processo alchemico un’imitazione dell’Opera divina, i personaggi evidenziano le potenze cosmogoniche che operano anche nell’ontogenesi alchemica quando la Natura è messa in condizione di operare “In alto come in basso”. Il naturalismo della “Tempesta” si dilata, infatti, oltre la rappresentazione paesaggistica e scopre le cause della nostra manifestazione, le stesse che ordinano il dinamismo occulto dei principi dell’Opera. Si potrebbe dire che è una sorta di riproduzione radiografica della realtà in cui le cause della stessa, gli artefici nascosti ed invisibili, sono portati in primo piano. La scelta iconografica si fa mimesi delle operazioni alchemiche:

Fatto esterno l’interno, alto il basso, interno l’esterno, basso l’alto, fisso il volatile, volatile il fisso, nella successione dei mondi sta un susseguirsi di realtà che non si appartengono, eppure sono un’unica visione che penetra in modo diverso le materie e gli spiriti[2]

Per dare un’idea più concreta di questo spirito incarnato, di questo fuoco che il Creatore ha corporificato nelle cose del mondo, si possono citare le parole del padre della fisica quantistica, Max Planck:

Avendo consacrato tutta la mia vita alla scienza più razionale possibile, lo studio della materia, posso dirvi almeno questo a proposito delle mie ricerche sullatomo: la materia come tale non esiste! Tutta la materia non esiste che in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene questo minuscolo sistema solare dellatomo. Possiamo supporre al di sotto di questa forza lesistenza di uno Spirito Intelligente e cosciente. Questo Spirito è  la ragione di ogni materia[3] (1944).

Oltre duemila anni prima, Eraclito, il filosofo orfico, aveva intuito la diffusione, in tutta la natura, di quest’essenza luminosa

La divinità… muta come il fuoco quando si mescola ai profumi e prende nome dall’aroma di ognuno di essi” (fr.67).

Le rovine sulla parte sinistra della composizione costituiscono l’antefatto della sperimentazione alchemica, la condizione da emendare e che discende dalla prima tragedia cosmica, ossia il peccato originale per i popoli della Bibbia. La caduta dell’uomo degenerato è, invero, il fondamento teologico di tutti i popoli antichi[4]. L’ermetismo ne prende atto come di un errore ontologico, come qualcosa che ha imposto una deviazione dal piano originale della creazione del nostro mondo e che grava fatalmente su di esso. E’ il male declinato in tutte le sue forme che ha impedito l’edificazione del Tempio di Salomone di cui vediamo le vestigia nella “Tempesta”.

Tra i frammassoni medioevali, costruttori di cattedrali, era diffusa la leggenda esoterica secondo cui l’interruzione della costruzione del tempio di Salomone (leggasi della corretta formazione del mondo), era stata causata dall’assassinio dell’architetto Hiram, che collaborava alla costruzione del tempio con l’altro Hiram, re di Tiro, e Salomone. I lavori di edificazione si fondavano su un’eccezionale parola, la Parola di Maestro che doveva essere pronunciata contemporaneamente dai tre uomini.

L’omicidio di uno di essi  aveva comportato la perdita della parola e sospeso la costruzione, essendo venute meno delle conoscenze essenziali, sapienziali, per la corretta erezione del tempio. La Parola perduta era l’oggetto delle ricerca e dei lavori degli ordini cavallereschi e delle confraternite iniziatiche che operavano anche nei territori della Serenissima. Le congregazioni dei tagliapietra veneziani erano legate all’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme, che, si tramanda, custodisse la Sacra Arte della costruzione, appresa dai maestri musulmani appartenenti alle correnti mistiche Sufi. I templari avevano una sede a Venezia. La chiesa di San Giovanni Battista, attualmente sede dei Cavalieri dell’ordine di Malta, appartenne ai templari ed era consacrata a San Giovanni del Tempio. Veneto fu anche l’alchimista Bernardo Trevisano, nobile padovano, a cui è attribuito il testo alchemico “Verbum dimissum[5]. Evidentemente, sia il testo biblico, relativo al Tempio di Salomone, che la sua interpretazione esoterica erano noti nei circoli ermetici della penisola e soprattutto a Venezia dalla quale erano partiti tanti pellegrini per la Terra Santa[6].

La costruzione del tempio equivale alla riparazione dell’errore esiziale. Ritroviamo la metafora nelle parole di Gesù:

Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa”.

Negli atti apocrifi dell’apostolo Tommaso, l’Inno alla Perla ci racconta, liricamente, un’avventura dal cielo alla terra e dalla terra al cielo per recuperare la perla nascosta nel profondo del mare. La Vita ha sostenuto la Vita, la Vita ha trovato ciò che era suo, chiosa la Liturgia Mandea[7]. Il racconto del ritorno ad una patria perduta, al recupero di un tesoro o conoscenze smarriti, si trova nelle teologie di ogni tempo e latitudine. Il fedele in amore, l’eroe chimico, deve superare una serie di turbolente vicissitudini, paragonate dai Filosofi alle fatiche d’Ercole, per ottenere la sua agognata ricompensa. Il suo lavoro inizia da una materia ignobile, ignorata:

La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”.

La porzione squadrata del muro reca i geroglifici del sole e della luna, quest’ultima riconoscibile perché priva di un arco di cerchio, con ciò confermando il progetto di costruzione del tempio. Il disegno, che li divide e scandisce un fregio ad archi, ricorda, infatti, la forma della lettera y, ossia il Rebis, una cosa doppia res – bis, l’androgino. L’unione di due nature in una.

Le due colonne spezzate, tra le rovine della “Tempesta” sono Boaz e Yakin, le colonne del Tempio di Salomone e rappresentano i due principi (zolfo e mercurio, sole e luna) nello stato primitivo, all’uscita della miniera. Esse sono dipinte in aderenza l’una all’altra a significare la necessità di far reagire insieme le sostanze iniziali, affinché, attraverso un’elaborazione lenta, tumultuosa e caotica, il matrimonio filosofale giunga a perfezione.

2 Madonna Nera di Chartres

Al principio della Genesi Biblica e dei lavori filosofali, nell’Opera al nero, all’interno dei matracci dei filosofi, le parti pure, luminose, sono confuse con quelle grossolane e tenebrose. Il caos è la materia prima, causa materiale della creazione, Vergine nera. E’  possibile trovare santuari o statue della Vergine Nera (figura 2). Tra le più celebri quelle custodite nella cattedrale di Chartres che ne possiede due[8]. Gustavus-Joseph Witkowski, storico, medico, antropologo francese, nella seconda metà del XIX sec.,. precisa che, secondo le cronache locali, prima vi fosse solo una statuetta di Iside. La venerazione della Grande Madre, la Madre di tutti gli dei, racconta Erodoto, deriva dai più antichi popoli persiani, assiri ed arabi e si rinviene nell’associazione del culto della forza universale nelle grandi dee asiatiche ed egiziane della natura: Iside, Mitra persiana (Schelling), Belili, – sumerica – Cibele,- frigia, che era adorata a Pessinunte sotto forma di una pietra nera, Ishtar – siriana e babilonese, Demetra, sono la medesima dea dell’immenso potere.

Nella Bibbia la ritroviamo nella Sapienza ed in Maria. Si tratta dell’essenza stessa delle cose. E,

“infatti, le litanie c’insegnano che la Vergine è il Vaso che contiene lo Spirito delle cose: Vas spirituale.. Quindi Maria, Vergine e Madre, rappresenta la forma; mentre Elia, il Sole, Dio, il Padre è l’emblema dello spirito vitale. Dall’unione di questi due principi scaturisce la materia vivente, sottomessa alle vicissitudini delle leggi di mutazione e di progressione. E, cioè, Gesú, lo spirito incarnato, il fuoco corporificato nelle cose che ci sono familiari quaggiú:
E il Verbo si è fatto carne, ed ha abitato tra di noi[9].

Nel microcosmo del laboratorio del filosofo, il caos degli elementi, la tempesta, è uno stato precedente della nostra Vergine, Iside, Cibele, Maria.., dipinta in primo piano. Questa nostra “seconda Vergine” è rappresentata con un compagno maschile, il figlio.

Nel libro la Filosofia della Mitologia, Schelling spiega l’evoluzione dell’assoluto nelle coscienze attraverso le ipostasi con cui si svolge il suo idealismo. Il divino si rivela, dialetticamente, passando dall’attitudine “dellessere in sé” a quella “dellessere fuori di sé”-monoteismo astrale e politeismo – e realizzandosi infine nell’ “essere con sé”, monoteismo spirituale. Nell’era di Urano, il primitivo monoteismo astrale si rappresenta ad essa coscienza come dio spirituale, ma, spiega il filosofo tedesco, esso è in realtà un falso dio. Urano si oppone al ritorno nella latenza, non vuole subordinarsi al vero Dio spirituale ed abbandonare l’esclusività anti divina facendosi materia, madre della potenza spirituale superiore. Questo è il nodo gordiano che affronta l’iniziato lavorando all’athanor.

La venerazione della dea madre, la Grande Madre si accompagna a quella per il suo paredro maschile, Cibele – Attis, Demetra – Dioniso, Afrodite – Adone, Iside – Osiride, che soffre un atroce supplizio ma con la prospettiva di una rigenerazione numinosa, per intercessione di una dea. Dalla venerazione della volta celeste, la coscienza si evolve, attraverso la Grande Madre e la frantumazione politeistica del dio unico astrale, al monoteismo spirituale. Gli dèi omerici rissosi e volubili si complicano nell’unità: nell’Orfismo Dioniso Zagreo è l’ultimo re del cosmo, erede del regno di Zeus, ma l’origine, la madre del dio è “terrena”, Semele o costretta nella materia come Proserpina.

Per il filosofo tedesco Persefone è nella coscienza archetipa il poter-essere e quindi il femminile, ma che ancora non si contrappone al maschile, ancora non si pone come femminile, per questo è lo stato verginale. Ella abita in una rocca inaccessibile, lontana da ogni pericolo, come il primo uomo della Bibbia abita un luogo custodito; ma i pitagorici ed i neoplatonici riconoscono un’altra attitudine di Persefone, il cui nome rinvia al serpente pro-serpere, cioè il suo essere improvvisamente e repentinamente oggetto di seduzione da parte del suo poter essere altro: l’estroflessione femminile.

Nella mitologia cretese (Diodoro Siculo), Zeus, infatti, la sorprende e la violenta sotto forma di serpente. Agli iniziati ai misteri orfici un serpente, cui è connesso il significato di trasformazione, di mutazione, è fatto scivolare sul petto a ricordo della primigenia discesa dell’uomo – dio. E’ la caduta, Persefone è certamente sventura, non una semplice disgrazia contingente, è il paradigma della sciagura. La palingenesi di Dioniso-Zagreo, del paredro maschile, recupera alla divinità la sua dignità nella sfera celeste, spirituale, chiude il cerchio dell’idealismo dialettico di Schelling.

La generazione si compie, per ineludibile legge di natura in un luogo oscuro, caliginoso. Lentamente, sotto l’influenza del fuoco, la bianchezza inizia a penetrare la materia in profondità, mentre infuria la bufera degli elementi opposti, messi a contatto nell’athanor. Questa fase racchiude l’arcano più nascosto e difficile. Da questo caos primordiale, l’artista trae la luce dalle tenebre, le separa come fece il Dio biblico nel primo giorno della creazione. Ciò che era nascosto si manifesta. La letteratura ermetica paragona questo fenomeno all’emersione dell’isola di Delo, dal greco δηλῶ delo, “mostrare”, “rivelare” che fu circonfusa di luce al momento della nascita di Artemide ed Apollo, figli di Latona/Lete, dal greco ληθω (letho, “nascosto”, “dimenticato”), λήθη lḗthē, “oblio”.

“L’isola di Delo è un rifugio la cui origine mitologica, in seno all’oceano, esprime esattamente il fenomeno fisico-chimico che eleva, attraverso il dissolvente mercuriale e vi fissa, alla superficie, il principio solforoso e igneo del terroso magma soggiacente. E’ l’elevazione dello spirito, dell’oro filosofico, dell’oro bambino che si alimenta del Latte della Vergine.”[10]

Nello stipite destro, in basso, della Porta Magica, Massimiliano Palombara fece incidere la seguente sentenza: L’Azoth [11] ed il Fuoco imbiancando Latona, apparirà Diana senza vesti (figura 3). Ed ancora, la legenda latina, che sovrasta l’undicesima tavola dell’Atalanta Fugiens di Michael Maier, ripete Dealbeate Latonam et rumpite libros (figura 4) Latona/Diana è il mercurio mondato, bianco e di splendore adamantino. La nostra dea madre della “Tempesta”, la nostra Vergine bianca è, aderendo all’accezione alchemica del mitologema, Diana che appare nuda in tutta la sua deliziosa venustà.

3 Porta Magica – Roma
4 Michael Maier, Atalanta Fugiens, EMBLEMA XL

Sic tristi aurea resedit. Così si calma questa terribile tempesta.

L’epigrafe accompagna il terzo cassettone della settima serie situato nelle volte della galleria alta del castello di Dampierre – Sur – Boutonne [12] (figure 5-6).

5 Castello di Dampierre sur Boutonne, Francia

Nella regione della Saintonge, il castello, costruito alla fine del XV, contiene 61 cassettoni simbolici che formano un meraviglioso grimoire della sapienza, della materializzazione dello spirito e della luce. Il cassettone, di cui si è citata l’epigrafe a commento, raffigura un antico simbolo, comune nella marineria, un delfino attorcigliato su un braccio dell’ancora (figura 7).

6 Galleria alta del castello
7 Particolare cassettone

Il bassorilievo sintetizza la fase operativa, sopra accennata, che conduce all’ottenimento del mercurio comune.

I maestri spiegano che all’inizio della cottura, gli elementi eccitati dal fuoco si attraggono e si respingono con violenza provocando forti effervescenze. L’ebollizione del compost ermetico

“solleva vapori che addensano l’atmosfera del vaso; delle nubi torbide, opache, livide, oscurano le pareti, si condensano in goccioline che scorrono sulla massa in agitazione. Tutto contribuisce a produrre lo spettacolo d’una tempesta in proporzioni ridotte … Il  delfino nuota alla superficie dei flutti impetuosi, e questa agitazione dura finché, alla fine, la remora (piccolo pesce sostituito dall’ancora nel simbolo del cassettone), invisibile ospite delle acque profonde, non ferma, come un’ancora poderosa, la nave che va alla deriva” (Fulcanelli) [13].

La Sacra scienza e le credenze popolari riconoscevano al piccolo pesce questa straordinaria capacità di arrestare anche le imbarcazioni più grandi.

Lo zolfo, che nel compost è in minor quantità, ha il potere di stabilizzare e fissare progressivamente il mercurio.

Dopo la tempesta, cioè il combattimento degli elementi, s’instaura l’armonia e la pace permanente dei due principi zolfo e mercurio. Il loro equilibrio è simbolizzato dal pesce fissatosi all’àncora. Il pesce è il geroglifico della pietra dei Filosofi al suo primo stato, perché la pietra, come il pesce, nasce nell’acqua e vive nell’acqua. I filosofi  fanno sciogliere lo zolfo nel mercurio, per portarlo al suo stadio primitivo, quello di oro giovane o ringiovanito, ossia di oro bambino. Perciò il mercurio è chiamato fontana di giovinezza.

Quindi i Filosofi si esprimono chiaramente quando insegnano che il mercurio, una volta effettuata la soluzione, porta il bambino, il Figlio del Sole, il Piccolo Re (Reuccio), come una vera e propria madre, perché, in effetti, l’oro, nel suo seno, rinasce E’ il bambino-Gesú portato da Offerus (San Cristoforo),.. l’oro nel suo bagno, il bagnante[14]..ed anche il pesce che nuota nel nostro mare filosofico..[15]

Gli autori più celebri sostengono che per fare l’Opera sia sufficiente il solo mercurio. Ciò spiega la ragione per cui questa verità chimica, la sua preparazione, la sua funzione siano ripetute in tutte le parti della composizione di Giorgione. Diana è lo stesso mercurio che scorre ai suoi piedi. E’ il ruscello di acqua viva, primo dissolvente, che sgorga dal caos tempestoso, ed unendosi allo zolfo, estratto da Latona, dà forma al Rebis. I maestri paragonano questo sgorgare dell’acqua di giovinezza all’impresa di Noè che percosse con la verga di Aronne la roccia per farne scaturire l’acqua. Il bastone, al quale “Il soldato” di Giorgione si appoggia[16], ha il medesimo potere di  far sgorgare l’acqua dalla pietra, alla fine della seconda opera.

Quando il Filosofo la colpisce con la Chiave sublime che è il bastone di Aronne, la roccia risplende come risplende l’aurora, e ne sgorga un’Acqua che è un’Acqua più bianca del latte, più dolce del miele” (Jaldaki XIV sec.)[17]
La nostra Acqua divina è chiamata la Chiave, la Luce, Diana che rischiara le tenebre della notte. Perché essa è l’ingresso di tutta l’Opera, la porta che illumina ogni uomo[18].

Caritatevole è la citazione che Paolo Lucarelli inserisce in nota al libro di Fulcanelli a chiarimento delle caratteristiche di questo mercurio

“In quest’acqua si troverà la forza del più alto e del più basso … Hurmus disse: “Sappi che il Segreto di qualunque cosa e la Vita di qualunque cosa è l’Acqua, e in quest’Acqua sta un grande segreto. Questa è l’Acqua che diventa nel grano frumento, nell’uva vino, nell’oliva olio, nell’albero della trementina resina, nel sesamo olio e in tutti gli alberi i diversi tipi di frutta”  (Ibn Umayl, X secolo)[19].
8 Tempesta, particolare

E’ sempre il mercurio che, raffigurato come cigno[20] (figura 8) canta appollaiato su un tetto dietro il ponticello. “Divina sibi canit et orbi” Egli canta divinamente per sé e per il mondo[21]. Il motto latino, notato da Canseliet nel convento francescano di Cimiez, suggerisce  l’esoterismo del volatile.

E’ il cigno che dovrà essere dato in pasto all’uomo doppio igneo, insegna Basilio Valentino (monaco benedettino XIV-XV sec.), “L’uomo doppio igneo deve nutrirsi di un cigno bianco; essi si distruggono a vicenda e, di nuovo torneranno in vita”. (Figura 9)

9 Basilio Valentino, Le Dodici chiavi della filosofia, VI Chiave, Matrimonio dei nostri luminari

Canseliet, nel commento al libro del monaco di Erfurt, ne individua esattamente la valenza nella pratica filosofale

Questo sibilo, che senza dubbio sorprende l’operatore agli inizi è chiamato canto del cigno (segno cantante) perché il mercurio, votato alla morte e alla decomposizione, trasmette la sua anima al corpo interno generato dal metallo imperfetto, inerte e dissolto”.
Allora il Cigno arrosto sarà il pasto del Re ed il Re igneo amerà molto la voce piacevole della Regina, l’abbraccerà con il suo grande amore e si sazierà di lei sinché entrambi scompariranno fondendosi in un solo corpo” (Basilio Valentino)[22]
10 Joachim Camerarius, (1534-1598) Symbola et Emblemata, XXIII emblema [23]
11 Il Bagno del Re e della Regina. Castello di Plessis- Bourré, Écuillé, Francia

L’unione prolungata del Re e della Regina chimici nel loro bagno (figura 11) e le loro ripetute sublimazioni acuiscono il mercurio con il vero zolfo per l’ottenimento del Mercurio Filosofico, fine ultimo dei lavori alchemici.

Come ha notato Gustav Hartlaub, i quattro elementi sono chiaramente riconoscibili nel dipinto. I quattro elementi si risolvono in tre principii fisici, zolfo mercurio e sale, quindi in due zolfo e mercurio ed infine in uno.

Dei tre principi materiali e tangibili dell’Opera sale, zolfo e mercurio, uno, il sale, contiene le caratteristiche degli altri due principi, avendo una parte fissa ed una volatile (in chimica il sale è formato da una base e da un acido).

Fisso e igneo è lo zolfo, volatile e umido è il mercurio.

Poiché il sale è partecipe contemporaneamente del principio mercuriale, con la sua umidità fredda e volatile (aria), e del principio sulfureo, con la sua secchezza ignea e fissa (fuoco), funge da mediatore tra lo zolfo ed il mercurio componenti il nostro embrione. Grazie alla sua doppia qualità, il sale permette di realizzare la congiunzione, che senza di lui sarebbe impossibile, tra l’uno e l’altro antagonista, genitori effettivi del reuccio ermetico. Così i quattro elementi principali sono riuniti a due a due nella pietra in formazione, perché il sale possiede in sé il fuoco e l’aria necessari per l’unione dello zolfo-terra e del mercurio-acqua[24].

La conversione degli elementi, la lunga preparazione del mercurio per condurlo a perfezione sarebbero impossibili senza l’intervento del “soldato” della composizione di Giorgione. I colori dei suoi abiti tradiscono un origine regale, sono i colori della pietra al bianco ed al rosso, dell’argento e dell’oro filosofici, del fuoco e dell’acqua. La verga portentosa a cui si appoggia gli è d’aiuto per mantenere l’equilibrio tra due mondi.

“Il misterioso fuoco segreto (il nostro personaggio con il bastone) potrebbe dunque sfuggire alla comprensione anche di chi opera con successo il suo doppio aspetto, quello per cui, se da un lato è certamente un corpo che appartiene alla realtà sensibile, dall’altro si colloca in un altro universo (Jaldaki dice che ha la natura dei Jinn), quel mesocosmo che sta tra il mondo manifestato e quello dell’Intelletto divino. Non a caso fu sempre rappresentato con uno zoppo, che cammina instabile poggiando su entrambi i lati del confine che li divide”. [25]

E’ il fuoco segreto o sale dei filosofi, l’indispensabile mediatore durante le manipolazioni ignee che interviene senza sosta per garantire una pace stabile fra i due burrascosi protagonisti minerali, che si confrontano violentemente, e contribuisce anche, con la propria sostanza, a nutrire ed a fortificare li corpo da poco formatosi. Questo è il significato del suo sguardo, soddisfatto e protettivo, indirizzato sulla Vergine che allatta. E’ un fuoco minerale invisibile e misterioso.

Nel saggio “I nomi di Dioniso, Filosofia naturale e misteri in Caravaggio.[26] è approfondito il tema della Vergine che, identificata con le Acque Superiori ed Inferiori e con la Materia – Mater, riveste la funzione demiurgica di Dio. Ne riprendo due passaggi per evidenziare le qualità dell’acqua. Essa è la seconda ipostasi delle cosmologie/teofanie antiche e platoniche che accoglie le virtù e potenze, del fuoco, dell’Uno. Pico della Mirandola, impegnato a commentare l’Opera di sei giorni,  (l’Heptaplus, dedicato a Lorenzo de’ Medici) ci parla della plasticità dell’acqua

La denominazione di acque conviene alle due parti intellettuale e sensuale per due diverse ragioni: alluna perché particolarmente trasparente ai raggi della luce divina; allaltra perché accoglie dilettandosene le cose caduche e fluenti”. (Pico della Mirandola).
Il dissolvente universale è costituito da un’acqua in cui è racchiuso il fuoco segreto” [27]. (Lucarelli)

Porfirio riferisce che per l’Orfismo l’acqua è il simbolo della vita, unione di fisico e metafisico:

”Così questantro, essendo dotato di acque perenni, è simbolo della sostanza intellettuale in quanto congiunta alla materia..”.

È certamente, la Vergine in primo piano, ad attrarre, come un magnete, il fluido spirituale del cosmo, emanazione continua di corpuscoli solari [28]. Il sale, mediatore ritto sull’altra sponda del torrente, infatti, dispensa al mercurio la sostanza ignea che essa offre, immediatamente, con il suo latte verginale, al piccolo Re.

“Senza di esso, senza questo fuoco nascosto sotto forma salina, la materia preparata non potrebbe essere sollecitata né compiere le sue funzioni di madre, e la nostra fatica resterebbe per sempre chimerica e vana” [29] (Fulcanelli)
“Potremmo ora trarre una prima conclusione dicendo che questo misterioso agente, o fuoco, è un corpo che si deve preparare all’interno dell’opera, in qualche modo estraneo eppure omogeneo alla materia su cui si opera”. (Lucarelli)

Il fuoco segreto, il fuoco dell’operatore e quello del carbone, collaborano, in forza dell’affinità,[30] in modo sinergico per cui tra l’alchimista e la materia nel crogiolo si instaura una peculiare relazione che, grazie all’esperimento, consente di pesare e verificare la condizione della miscela.

Cioè si tratta di un fuoco “potenziale”, che diventa “attuale” solo se è aiutato da un fuoco esterno, in questo caso davvero prodotto da una normale combustione” (Lucarelli)
“ L’affermazione di Limojon [31] che sia “della natura della calce”, va intesa tenendo conto che in antico calce era il risultato di qualunque ossidazione, in particolare di un metallo o di una lega, per cui si tratterebbe, secondo la terminologia moderna, di un sale. Lo conferma peraltro lo stesso Fulcanelli che nelle Dimore Filosofali lo definisce chiaramente “fuoco nascosto sotto forma salina’’.

La sua origine spirituale richiede un corpo per manifestarsi che i filosofi individuano nel sale.  

Inoltre questo corpo serve per estrarre dalla materia iniziale il dissolvente, e poiché in questa operazione gli si mescola intimamente, da quel momento in avanti i due enti si fondono anche nelle denominazioni in modo assolutamente inestricabile. Cito ancora l’Adepto nelle Dimore: Nell’elaborazione del mercurio nulla può sostituirsi al fuoco segreto, a questo spirito capace di animarlo, esaltarlo e fare corpo con lui dopo averlo estratto dalla materia immonda”[32].

l nostro sale armoniaco promuove e cadenza il movimento circolare del solve et coagula.

Fulcanelli lo paragona al Buon Pastore (Giovanni 10,1-21) che dà la vita per le proprie pecore. Terminato il compito di garantire un unione canonica dei due principi, egli muore. Il nostro sale del dipinto è infatti separato dalla coppia minerale rappresentata dalla donna ed il bambino. Non partecipa alla miscela minerale se non nei termini sopra indicati.

L’evoluzione del principio mercuriale, pare suggerita anche dalle querce che vogliono significare, nei giochi linguistici della cabala fonetica, la sua progressiva purificazione e maturità.

Infatti, la quercia è sempre stata scelta, dagli autori antichi, per indicare il nome volgare del soggetto iniziale, come lo si trova in miniera…Nessuno ignora che la quercia ha sovente sulle sue foglie delle piccole escrescenze rotonde e rugose, talvolta bucate da un piccolo foro, e chiamate noci di galla (dal latino: galla) (il gallo è attributo di Hermes)..Non soltanto la quercia fornisce la galla, ma dà anche il Kermès, che, nella Gaia Scienza, ha lo stesso significato di Ermes, essendo permutanti le consonanti iniziali. Ambedue questi hanno un significato identico, quello di Mercurio, Però, mentre la galla indica il nome della materia mercuriale grezza, il Kermès (in arabo girmiz, che tinge di scarlatto) caratterizza la sostanza preparata[33].

L’uso del colore da parte di Giorgione, i suoi impasti, si fondono in una trama cromatica in cui ogni particolare pare trasmettere vibrazioni luminose come a voler sottolineare l’effusione in natura del principio igneo che, nella pratica filosofale, è sollecitato nel suo divenire grazie all’unione e la soluzione dei nostri tre attori, zolfo, mercurio e sale.

Si può delineare un parallelismo tra la scena della “Tempesta” e la metafora degli specchi, utilizzata da Cusano,[34] ma che si è sempre variamente accomodata a tutte le religioni.

Lo specchio della verità, nel quale appare Dio è piano e “perfettissimo”, mentre le creature sono specchi più contratti e variamente curvi, ma le nature intellettuali sono specchi tali da potersi incurvare da sé, spianarsi e purificarsi; in tutti gli altri specchi, contratti e curvi, le cose appaiono secondo la condizione dello specchio che le riceve a causa del suo discostarsi dalla superficie piana; ma “un unico splendore riflesso risplende in vario modo, in tutti questi riflessi degli specchi” e

Quando uno specchio vivo, intellettuale è portato davanti allo specchio primo e piano della verità, nel quale tutte le cose risplendono così come sono veramente e senza difetto, allora lo specchio della verità, insieme con tutto ciò che ha ricevuto da tutti gli altri specchi, si trasfonde nello specchio intellettuale”.

La nostra Vergine Diana del dipinto è diventata specchio della Verità.

Egli si congratulava della felicità presente nel Giardino delle Esperidi, mostrandomi uno specchio, nel quale vidi tutta la natura messa a nudo[35]

Il suo sguardo severo e monitorio conferma la pericolosità di voler profanare impunemente il suo segreto. Il cacciatore Atteone paga con la morte l’averla sorpresa mentre, nuda, (figura 12) faceva il bagno.

12 Particolare rx della prima versione della Tempesta

Il vero miracolo è la nascita della Vergine Immacolata; se avete una Vergine Immacolata, vi farà senza dubbio un Figlio di Dio! [36]

Francesca BECONCINI  13 Ottobre 2024

NOTE

[1] R.A. Schwaller De Lubicz“Le miracle Egiptien”, Flammarion, 1963, in “Il Metodo”P.Lucarelli,

[2] Paolo Lucarelli, Lettere Musulmane, Promolibri Magnanelli, Torino, 1998

[3] (Max Planck 1944, Archiv zur Geschichte der Max Planck

-Gesellschaft, Abt. Va. REP. 11 Plank, n° 1797 –  in nemocap.wordpress.com/2010/03/03/scienza-e-alchimia-visioni/164

[4] I monumenti e le tradizioni degli Indú confermano la storia di Adamo e della sua caduta. Questa tradizione esiste anche presso i Buddisti del Tibet; essa era insegnata dai Druidi, ed anche dagli antichi Cinesi e dagli antichi Persiani. Secondo i libri di Zoroastro, il primo uomo e la prima donna furono creati puri e sottomessi a Orzmuzd, loro autore. Ahriman li vide e fu geloso della loro felicità; li abbordò sotto le spoglie d’un colubro, presentò loro dei frutti e li persuase che egli stesso era il creatore dell’intero universo. Essi gli credettero e, da allora, la loro natura fu corrotta, e questa corruzione contaminò la loro discendenza. La madre della nostra carne o la donna del serpente è celebre nelle tradizioni messicane, che la rappresentano decaduta dal suo primitivo stato di felicità e d’innocenza. Nello Yucatan, in Perú, nelle isole Canarie, ecc., la tradizione del decadimento esisteva già presso le nazioni indigene quando gli Europei scoprirono quei paesi. Fulcanelli, Le Dimore Filosofali, I, Mediterranee, pag. 174

[5] Alcuni autori ritengono che la città sullo sfondo sia Padova o Castelfranco Veneto (TV), paese natio di Giorgione

[6] Lo storico tedesco Reinhold Röhricht ha trattato dettagliatamente del traffico dei pellegrini, del loro passaggio a Venezia, del loro viaggio su navi veneziane e del loro soggiorno in Terrasanta dove erano accompagnati e pro-tetti dai Veneziani

[7] H. Jonas, lo Gnosticismo, Sestante, 2006

[8]  In Europa, un censimento ha individuato 772 Madonne nere, https://nigrasum.it/. La Madonna nera di Chartres è stata sbiancata nel corso dell’ultimo restauro della cattedrale, avvenuto una decina di anni fa!

[9] Fulcanelli, Il Mistero delle Cattedrali, pag 75, Mediterranee, 2005

[10] Canseliet, Commento al Mutus Liber, Arkeios, 1995

[11] «Qui Azoth è una parola misteriosa. Oltre al fatto che in Castigliano significa mercurio, racchiude in sé quattro lettere, che rappresentano e sono davvero l’inizio e al fine di tutti gli alfabeti e di tutte le lingue del mondo. Perché con A iniziano tutti gli alfabeti; con z finiscono quelli latini; con OMEGA quelli greci e con TH quelli ebraici, e tutte le altre lingue seguono una di queste tre. A tal punto che in questa parola Azoth, che significa mercurio, è compreso tutto ciò che i latini, i greci e gli ebrei, con tutto quello che ne dipende, possono insegnare, e vi stanno racchiusi e contenuti l’inizio e la fine delle cose naturali» ‘Pierre-Jean Fabre, L’Abrégé des Secrets chymiques, Paris, P. Billaine, 1639, pag. 106,  Canseliet, Due Luoghi Alchemici, Mediterranee, 1998

[12] Fulcanelli, Le Dimore Filosofali, II, Mediterranee, 2002

[13] Le Dimore Filosofali, II, pag. 115, cit

[14] Ritroviamo la versione segreta di questa verità positiva nella Focaccia dei Re, che è usanza dividere tra i membri della famiglia, il giorno dell’Epifania, celebre festa che ricorda la manifestazione di Gesú Cristo bambino ai Re Magi e ai Gentili. La stessa materia contiene nella pasta il piccolo bambino popolarmente chiamato bagnante. A volte al bambino è sostituito un pesce. Fulcanelli, MC, pag. 154

[15] Fulcanelli, Il Mistero delle Cattedrali, pag. 153, 154  cit

 E’ noto il segno dell’Ichthùs che i cristiani si scambiavano segretamente così come è noto che nelle chiese bizantine si può trovare la raffigurazione di Cristo come sirena. Il mostro evidentemente  indica il Rebis

[16] Si appoggia per mantenere l’equilibrio essendo mediatore tra cielo e terra. Efesto che, benché dio, signore del fuoco e della metallurgia, viveva sull’isola di Lemno

[17] commento al Libro delle Sette Statue di Apollonio di Tiana (trad. Corbin, in Alchimie comme Art hiératique, Parigi, 1986, cit. Lucarelli, Il Mistero delle Cattedrali, pag. 133

[18] Fulcanelli, Le Dimore Filosofali, II, pag. 27, cit

[19]  Mistero delle Cattedrali, pag 186

[20] Nel dipinto, essendo l’immagine dell’uccello piccola ed appena sbozzata, alcuni scorgono un ibis. Cabalisticamente non c’è differenza tra i due volatili essendo l’ibis sacro a Thot, l’Ermete egiziano. Comunque, qualsiasi uccello bianco soddisferebbe la funzione alchemica. Meglio, comunque, il cigno per il suo caratteristico canto in punto di morte

[21]  Commento di Canseliet alla VI chiave di Basilio Valentino, Le didici chiavi della filosofia, Mediterranee, 1998

[22]Le dodici chiavi della filosofia, chiave VI pag. 109

[23] Joachim Camerarius, nel XVI sec., nei sua Symbola et Emblemata, 400 emblemi tratti dal mondo naturale, ricorda il canto del cigno come un segno di una morte felice tanto da indurre taluno a porre l’animale sul sepolcro

[24] Fulcanelli, Le Dimore Filosofali, II, pag.65-66, Mediterranee 2002

[25] Il fuoco dei Filosofi è una realtà. Anche se nasce da un’origine spirituale, e ne mantiene la forza e le virtù, richiede comunque un corpo per manifestarsi, e questo corpo non può che essere un cristallo, e quindi un sale. Lucarelli nota MC pag.133

[26] https://www.aboutartonline.com/i-nomi-di-dioniso-filosofia-naturale-e-misteri-in-caravaggio-il-bacco-e-l-amor-vincitore-luci-e-tenebre/

[27] nota pag.129, Il mistero delle Cattedrali

[28] Limojon de Saint-Didier (XVII sec.) lo chiama Oro Astrale: “Il primo è un oro astrale il cui centro è nel sole, che per mezzo dei suoi raggi lo comunicainsieme alla luce a tutti gli astri che gli sono inferiori. E’ una sostanza ignea e una continua emanazione di corpuscoli solari, che, grazie al movimento del sole e degli astri, essendo in un perpetuo flusso e riflusso, riempiono tutto l’universo; tutto ne è penetrato nella distesa dei cieli sulla terra e nelle sue viscere, noi respiriamo continuamente questo oro astrale, queste particelle solari penetrano nei nostri corpi e ne esalano senza posa” 31- Il Trionfo Ermetico -.Mediterranee, 1974

[29] Le Dimore Filosofali, pag.143, cit

[30] L’affinità è un abisso. Il moto. La gravità. L’attrazione o la repulsione dei corpi portati ad un potenziale elettrico. La combinazione chimica. La dissoluzione. L’ordinamento delle molecole in un cristallo. la pressione dei gas. L’osmosi. Il moto browniano. La flocculazione. La coesione. Il tropismo. La nutrizione.l’assorbimento. La tintura. la fecondazione. la cariocinesi. La mineralizzazione specifica dei tessuti viventi. Il desiderio. Il sentimento. Il senso d’orientamento. La socialità. Il senso religioso. Il senso estetico. L’elenco trascura più di quanto include. Si pensi ad ogni parola; ciascuna è un capitolo dell’affinità da meditare. per questo è un abisso.” C. Cardella – S. Costa, “Il Sogno dei Filosofi” Dall’Hylè di Aristotele alla Materia puradi Severi Pannaria ovvero la Fisica alla luce della Filosofia Perenne, pag.247, Edizioni CiQuadro, 2017

[31] Alexandre Limojon de Saint Didier XVII sec.

[32] Lucarelli, nota pag. 133 del Mistero delle Cattedrali

[33] Fulcanelli, MC, pag. 157-158

[34] La filiazione di Dio pag 137, Bur, 2002

[35] Cosmopolita (XVII sec.),  Novum Lumen Chymicum in Mutus Liber, Introduzione e Commento di E. Canseliet F. C. H., Arkeios, Roma, 1995, pag. 63

[36] P.Lucarelli, Trascrizione degli atti del convegno tenuto a Parigi, alla Sorbona, in memoria di Eugéne Canseliet, 1999, in Scritti Alchemici e Massonici, Mimesis, 2012