di Lisa SCIORTINO
Esiste un posto a Bagheria, alle porte di Palermo, che è luogo di memoria, di storia, di tradizioni. L’Associazione Culturale “Giuseppe Bagnera”[1], ubicata al piano nobile di Villa Aragona Cutò, nasce nel 2001 per volontà del suo Presidente, il fotografo e collezionista Angelo Restivo, aspirando, sin da subito, ad un ruolo di promozione, fruizione e valorizzazione dei beni culturali, artistici ed etnoantropologici che custodisce. La piacevole ‘ricostruzione’ dello studiolo dell’ingegnere Giuseppe Bagnera (Fig. 1)
cui è dedicata l’Associazione, nato a Bagheria nel 1865 e morto a Roma nel 1927, socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e professore onorario della Università di Washington nonché autore di una produzione scientifica di qualità eccellente, accoglie il curioso visitatore e, sulla grande scrivania, fanno bella mostra di sé gli iconici occhialini in oro del matematico (Fig. 2).
L’Associazione, senza scopo di lucro e attivamente supportata dal contributo di Giuseppe Bagnera, omonimo nipote del matematico, vanta un considerevole patrimonio composto da una ricchissima biblioteca, tra enciclopedie (di cui una in Braille), volumi d’arte, di architettura e tantissimi libri riguardanti la storia del territorio, riferimento indispensabile per studiosi e studenti universitari che qui attingono materiale utile per le loro tesi.
Tra le collezioni, un’importante sezione è dedicata ai minerali che da sempre hanno appassionato l’uomo, per i vivi colori, per le svariate forme, per l’ammirazione verso la natura in grado di creare strutture così straordinarie. Quello dei minerali è un mondo molto vasto ma presso l’Associazione è possibile osservare molti e interessanti esemplari, anche di importanti dimensioni (Fig. 3). Altrettanto vasta è la raccolta di conchiglie, tra bivalve, ricercate sia per le sculture sia per le vivaci colorazioni, gusci di gasteropodi, muricidi, particolarmente apprezzati per la presenza di specie con spine spettacolari e fronde delicate nonché per le combinazioni di colori pastello e forme intricate che caratterizzano alcune di esse, trochidi con involucri a forma di trottola spiraliforme, Nautilus (Fig. 4).
Le numerose cartoline d’epoca, che raccontano una Bagheria che non c’è più, sono state in parte tema di una esposizione organizzata nel 2005, in cui si narra, attraverso le immagini, la trasformazione urbanistica della città delle ville[2]. A queste si sommano centinaia di scatti fotografici della Palermo dell’Ottocento e del Novecento, tra aristocrazia e storia del costume, e l’Archivio Restivo, con migliaia di immagini, celebrato nel 2022 in occasione dei cinquant’anni di attività fotografica (1972-2022) con una mostra, allestita al Museo dell’Acciuga e delle Arti Marinare di Aspra (Fig. 5) e successivamente anche a Riposto (CT), in cui sono stati esposti ottanta scatti, fra colore e bianco e nero, che immortalano la Sicilia nella vita di ogni giorno, ma anche le maestose ville settecentesche di Bagheria e i ritratti di personaggi famosi fra cui Giuseppe Tornatore, Dacia Maraini, Topazia Alliata, Ennio Morricone, Franco Battiato e Giacomo Giardina.
Poi ci sono i santini, alcuni presentati alla mostra organizzata a Bagheria nel 2014 dal titolo Frammenti di bellezza, replicata nel 2016 a Marineo (Fig. 6), collezione che conta immaginette sacre, cromolitografie e incisioni. Le centinaia di locandine cinematografiche, acquisite oggi anche in formato digitale, affiancano le ormai storiche videocassette e attendono una migliore fruizione attraverso l’esposizione scientifica[3].
Bagheria, un tempo ubicata nel cuore della Conca d’Oro, vantava nel Novecento una produzione agrumicola invidiabile con decine di magazzini di esportazione e commercializzazione di limoni[4]. I frutti che arrivavano dalla campagna erano calibrati e suddivisi per grandezza, avvolti a mano in carta velina e sistemati all’interno di cassette per la spedizione. Per lo strato superiore, i limoni erano incartati con veline stampate chiamate mmustri (cioè mostra) che recavano il marchio aziendale o il nome della ditta, l’indirizzo dell’azienda, il numero telefonico, la varietà del prodotto.
Proprio l’interesse nazionale e internazionale per queste “carte povere”, fragili quadrati usati per proteggere i succosi frutti da urti e accidentali lesioni durante il trasporto, così colorate e decorate, documento storico dell’economia locale, ne hanno fatto oggetto di interesse per rarità e perché considerati forme d’arte popolare e Restivo ne conserva diverse decine[5] (Fig. 7), patrimonio dell’iconografia commerciale agrumicola locale.
I leggeri involucri, oltre ad avere funzione protettiva, ben presto diventarono un ottimo veicolo commerciale per destare la curiosità dell’acquirente, consentendogli anche di distinguere un frutto di alto pregio che, staccato dall’albero, veniva subito “lavorato” nel magazzino che ne garantiva freschezza e qualità. Allo stesso modo, la collezione dell’Associazione conta decine di carte intestate delle diverse industrie conserviere e delle varie attività commerciali di Bagheria: una raccolta che diventa documento storico e che non ha eguali.
Ma la sede dell’Associazione Culturale “Giuseppe Bagnera” è anche pinacoteca. Tra le diverse pitture in esposizione, la collezione presenta un inedito dipinto su tavola di Emilio Murdolo, pittore di carretti e maestro di Renato Guttuso, realizzato nel 1963 con una scena di battaglia di cavalieri (Fig. 8) simile ad un’altra pittura su legno pure di Murdolo (Fig. 9).
A proposito della personale esperienza presso la bottega del maestro [6], Guttuso redasse nel 1965 un documento nel quale si legge:
“La bottega di pittore di carri di Emilio Murdolo sul Corso Butera distava un centinaio di metri dalla mia casa. Il ricordo dell’incantesimo che mi procurava quel misterioso laboratorio ha radici così lontane nella mia prima infanzia che la memoria non può raggiungerle. Ogni volta che riuscivo sfuggire di casa, andavo a guardare il prodursi di quel mistero. Passavo ore ad assistere alla nascita delle battaglie dei Paladini di Francia, alle fasi di lavoro, alle trasformazioni che subivano le fiancate dei carretti. (…) Murdolo era il mago di quest’officina e partecipava e presiedeva a tutte le fasi. (…) La bottega di Murdolo resta (…) per me la più lontana e più profonda provocazione fantastica. Frequentavo più che potevo la sua bottega. Lì toccai i primi colori ad olio”. [7]:
Dello scultore bagherese Silvestre Cuffaro è in esposizione Ritratto, carboncino su carta datato 1930[8] (Fig. 10).
Scrisse di lui il concittadino Renato Guttuso:
“Fervido ammiratore di Donatello, Jacopo della Quercia e di Michelangelo, studioso profondo, nella sua scultura recente si mostra più semplice e più costruito, si vede benissimo che è in cerca della forma, che comincia a fare la vera scultura, armonia di linee, compostezza architettonica e vita. Le sue opere vivono, palpitano, si muovono”[9].
Presso l’Associazione, la scultura è ben rappresentata dal bagherese Giuseppe Pellitteri[10] (Fig. 11), allievo del concittadino Giuseppe Aiello[11], con un’opera in terracotta che raffigura un uomo chino a raccogliere un sasso. Legato alla ricerca figurativa del Novecento, Pellitteri sviluppò un’attenzione particolare per l’elemento umano, essenziale per la sua ricerca di scultore. Attraversando il XX secolo, attinse alle maggiori correnti che hanno fatto del recupero della figura un elemento distintivo, cogliendo gli aspetti essenzialmente naturalistici.
Interessantissima è la Testa bovina (Fig. 12) di Francesco Maglio, un artista attraverso il quale il legno prende vita, letteralmente. Le origini di Maglio sono palermitane ma a Bagheria è cresciuto e ha imparato da autodidatta l’arte dell’intaglio. Prima con rametti di limone e poi con radici e ceppi di ulivo, ha dato sfogo al suo estro. Come racconta lo stesso Maglio, ha iniziato a ricorrere radici e frammenti di legno, alle volte di grandi dimensioni, tutti di recupero. Ognuna delle sue realizzazioni, sia tra quelle esposte all’interno delle sale dell’Associazione o in giro per la Sicilia, sia tra quelle che gli sono state commissionate nel tempo, hanno tutte una storia unica. Sono proprio forma, colore, porosità ad ispirare Maglio, tra animali, santi, sirene, gladiatori.
Ricca di oggetti provenienti dal passato è la sezione etnoantropologica (Figg. 13-14) che nasce dalla volontà di custodire e tramandare arnesi del passato ormai introvabili, dal mondo contadino a quello casalingo, passando per le botteghe artigiane d’un tempo.
La collezione dell’Associazione non ospita solamente gli attrezzi del pastore o del contadino, ma anche quelli del fabbro, del falegname, del muratore, del conciabrocche, del calzolaio, del carradore, con attrezzi tramandati per generazioni, ma anche contenitori di latta dell’industria conserviera locale, pubblicità e prodotti d’inizio Novecento testimoni dell’avanzata del “progresso” in parallelo con il graduale innalzamento del tenore di vita cittadino. Cospicua è anche la raccolta di macchine fotografiche (Fig. 15) e di annulli postali.
Tanti gli eventi organizzati dall’Associazione Culturale “Giuseppe Bagnera” negli anni, tra cui alcuni durante le Giornate Europee del Patrimonio, come quello del 2008 con la mostra Il Satiro danzante dal ritrovamento alla fruizione, inaugurata dal compianto Sebastiano Tusa, e la presentazione a Villa Casaurro a Bagheria della plaquette fotografica della statua bronzea dal ritrovamento al restauro, e Da Baaria a Bagheria, realizzato nel 2010 a Villa Cattolica in collaborazione con i Gruppi di Ricerca Ecologica e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Bagheria e del Museo Guttuso, con la proiezione del film Baaria del concittadino premio oscar Giuseppe Tornatore e con l’esposizione degli scatti fotografici realizzati da Angelo Restivo riguardanti le fasi di ripresa del film, tra Tunisi e Bagheria. Del 2009 è la mostra fotografica di Angelo Restivo dal titolo BA-A’RIA”, una città vista dall’alto, organizzata dall’Associazione presso la sede centrale della Direzione Didattica “L. Pirandello” di Bagheria con il patrocino della Città.
La conoscenza e la successiva divulgazione degli oggetti più vari raccolti da Angelo Restivo è dimostrazione della spiccata sensibilità filantropica che lo ha spinto a considerare la propria collezione come bene comune e fonte di formazione e crescita culturale per chiunque volesse accostarsi a libri, manufatti, documenti, fotografie, manifesti, pitture, sculture. Negli anni Restivo ha raccolto centinaia di esemplari di diverso tipo, tra acquisti, recuperi fortunosi e realizzazioni personali, tanto da costituire un vero e proprio ‘museo’, sito presso la prestigiosa sede dell’Associazione Culturale “Giuseppe Bagnera” a Villa Aragona Cutò, caratterizzato da varietà tipologica, diversità d’impiego, molteplicità di volumi, pluralità di opere, serbando la consapevolezza di aver evitato la dispersione e l’inevitabile perdita di molti ‘racconti’ del passato.
Collezionare significa anche conoscere, arricchire le proprie esperienze, raccogliere e custodire qualcosa del passato che se ne va e che invece viene fermato e mantenuto nel tempo. Superata l’identificazione del collezionista visto come figura isolata nel suo mondo di ricordi, questa pubblicazione è testimonianza, tra le tante già edite da Restivo, degli effetti del collezionare e di come il collezionismo sia stato nel tempo generatore di cultura. Se non ci fossero stati collezionisti attenti ed entusiasti a formare tanti insiemi, infatti, oggi non ci sarebbero molti musei e biblioteche.
Quindi grazie all’Associazione Culturale “Giuseppe Bagnera”[12] e al suo Presidente Angelo Restivo, infaticabile e caparbio “uomo della memoria” (Fig. 16).
Lisa SCIORTINO Bagheria, 13 Ottobre 2024
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