di Claudio LISTANTI
La Da Vinci Classics ha recentemente pubblicato un nuovo Cd interamente dedicato all’arte pianistica del musicista russo Alexander Skrjabin interpretato per l’occasione da Pietro Rigacci strumentista considerato tra gli specialisti per questo autore e per questo genere di musica.
Alexander Skrjabin vissuto nel periodo compreso tra il 1872 e il 1915 è uno dei musicisti più emblematici nella Storia della Musica proprio in relazione a questo periodo che si trova a cavallo tra le ultime espressioni musicali del tardo-romanticismo ed il ‘900, quando i musicisti si trovarono di fronte ad un bivio che si orientava verso due vie: quella del consolidamento delle esperienze della tradizione ma arricchite da nuove forme di espressione per garantire un graduale cambiamento, oppure percorrere la strada di una completa rottura con il passato attuando una rivoluzione stilistica che raggiungesse nuove e più audaci forme di espressione anche attraverso diverse attività di sperimentazione.
Alexander Skrjabin, nato nel 1872 a Mosca, oltre ad essere compositore fu anche grande pianista. Buona parte della sua produzione musicale è, infatti, dedicata a questo strumento per il quale, fin dalla prima giovinezza, scrisse un cospicuo numero di composizioni. Già nel 1886 scrisse Valse in Fa minore per pianoforte e nel 1892 la prima Sonata per pianoforte, op. 6 sempre in Fa minore alla quale seguirono altre nove Sonate fino al 1913 per costituire un saldissimo corpus di 10 sonate che, come vedremo, sono determinanti per comprende la sua poetica musicale.
Nel suo catalogo non mancano diverse partiture per orchestra che rafforzano quell’iter stilistico percorso con l’evoluzione delle composizioni pianistiche che si possono condensare con il Concerto per pianoforte e orchestra in Fa diesis minore op. 20 del 1896 e le successive 5 sinfonie, la n. 1 op. 26 in Mi Maggiore (1900), la n. 2 op. 29 in Do minore (1903), la n. 3 op. 43, “Il Poema divino” (1905), la n. 4 op. 54, “Il Poema dell’estasi” (1908) e la n. 5 op. 60, “Prométhée, Le Poème du Feu” (1910).
L’ascolto di queste composizioni, mette in risalto l’iter compositivo di Skrjabin che parte da stilemi tardo romantici, nei quali è ben presente l’arte di Chopin che caratterizza il suo primo periodo e che si sviluppa fino al 1907, per giunger ad un secondo periodo, caratterizzato dallo sviluppo di un sistema musicale che abbandona il sistema tonale tradizionale per giungere ad uno del tutto atonale, addirittura più avanzato di quello creato Schönberg.
Nel 1904 Skrjabin si allontanò da Mosca frequentando gli ambienti musicali degli Stati Uniti, della Svizzera e del Belgio dove, a Bruxelles, entrò in contatto con alcuni circoli teosofici che lo guideranno verso l’esoterismo e il misticismo. Tali insegnamenti influenzarono la sua sensibilità di musicista e lo condussero a progettare una nuova opera d’arte dai caratteri spiccatamente unitari, una sorta di opera d’arte totale di stampo wagneriano costruita su diversi tipi di ispirazione artistica per formare un unico blocco dove si fondono musica, arti visive, poesia, teatro e danza.
Un’opera progettata dopo il suo ritorno a Mosca, ciclopica per le sue dimensioni, che doveva chiamarsi Mysterium e che occupò buona parte dei suoi ultimi anni. Spina dorsale di questo progetto furono le cinque sonate dalla n. 6 alla n. 10 considerate come una impalcatura che avrebbe consentito l’edificazione di una architettura più complessa e sfolgorante.
Purtroppo per Skrjabin venne inaspettata la morte che avvenne il 27 aprile del 1915 quando una infezione pose fine ai suoi giorni, a 43 anni, nel pieno della sua attività artistica musicale. Quel progetto rimase quindi incompiuto e ci restano sono queste sonate che ci possono far capire quale poteva essere la portata emotiva di Mysterium, lasciandoci immaginare i contenuti, lo sviluppo della creazione e soprattutto quale visione del mondo avrebbe voluto comunicarci Skrjabin con la sua musica.
Queste Sonate per pianoforte, la n. 6 op. 62 del 1911, la n. 7 op. 64, “La Messa bianca” del 1911, la n. 8 op. 66 del 1912-1913, la n. 9 op. 68, “La Messa nera” del 1912-1913 e la n. 10 op. 70 del 1913 sono l’oggetto di questa nuova pubblicazione della Da Vinci, utile per poter scavare ed approfondire la poetica di Skrjabin e farci comprendere il ruolo dell’artista nell’ambito del ‘900.
La caratteristica fondamentale di queste opere pianistiche è quella del superamento della cosiddetta ‘forma sonata’ di derivazione classicista ma che ai tempi di Skrjabin era ancora frequentemente utilizzata, abbinata al conseguente superamento del centro tonale adottando una armonia più instabile ottenuta con l’abbandono della cosiddetta ‘armonia per terze’ della tradizione per dirigersi verso una ‘armonia per quarte’ elemento che rende il discorso musicale non solo più instabile ma, anche, vuoto ed enigmatico; una tecnica, quindi, del tutto efficace per dare spessore a questa sua costruzione di carattere misterico ed esoterico che aveva immaginato.
Sono cinque sonate brevi e concise, intense nelle sonorità spesso accompagnate da ritmi trascinanti, contrastati, trasfusi in visioni idilliache che riescono a dare quel senso di mistero e impalpabilità dagli effetti indiscutibilmente stranianti. Le sonate, che all’ascolto appaiono felicemente correlate tra loro, a dimostrazione di un certo discorso unitario, hanno in didascalia molte indicazioni destinate all’esecutore per guidarlo nell’interpretazione. Tuttavia solo alcune di esse hanno un titolo, la n. 7 op. 64 “La Messa bianca” che denota una natura celestiale la n. 9 op. 68, “La Messa nera” quasi a sottolinearne un deciso contrasto di ‘effetti’
Il cd in questione propone l’interpretazione del pianista Pietro Rigacci, musicista ideale per l’esecuzione di un corpus sostanzioso esplicitato da queste cinque sonate. La sua esperienza di interprete è praticamente completa avendo interpretato nel corso della sua carriera un vastissimo repertorio che va dalle opere classiche alla musica contemporanea. Nel contempo si è distinto anche per lo studio delle opere di Skrjabin effettuato consultando anche i manoscritti del musicista russo custoditi presso il museo Glinka di Mosca. Inoltre ha tenuto diverse Masterclass nelle università europee ed americane dedicate proprio all’arte pianistica di Skrjabin e la sua fama lo ha portato anche, nel 1992 a partecipare al Festival Skrjabin di Mosca.
La sua esperienza in questo campo gli consente, come traspare nel cd, una interpretazione omogenea e raffinata, attenta a tutte le sonorità, alle sfumature, ai ritmi e ai colori che permeano queste affascinanti composizioni alle quali riesce a regalare continuità e uniformità che arricchiscono ed esaltano il discorso filosofico intrapreso da Skrjabin.
Claudio LISTANTI Roma 17 Novembre 2024
Alexander Skrjabin
Late Piano Sonatas
Pietro Rigacci pianista
Da Vinci Classics 2024
C00919