di Carla GUIDI
Corpi in gioco e Natali di guerra …
Arte, immaginario, linguaggi nella costruzione del Sé e le simbologie del dono (tra i miti della rinascita, consumismo e metamorfosi digitale)
La vigilia di Natale del 1914 a Ypres, in Belgio, soldati inglesi e tedeschi si scambiarono doni e auguri invece che pallottole. Fra i britannici combatteva anche il capitano Bruce Bairnsfather, noto fumettista e caricaturista molto in voga in quegli anni. Uscì anche lui dalla trincea e con un gruppo di uomini andò disarmato incontro ai tedeschi … Ma per i comandi militari quella “tregua” spontanea fu un atto di insubordinazione molto pericoloso, quello che ne seguì fu una punizione esemplare …
Se aggiungiamo che nel mondo oggi sono attivi ben 56 conflitti, il numero più alto mai registrato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale (come emerge dall’edizione 2024 del Global peace index, pubblicato a giugno dall’Institute for Economics & Peace18 06 2024) sapremo a cosa attribuire la nostra angoscia e perché riscoprire il Natale come rinascita e simbologia del dono, non come consumismo ma come incontro d’amore. Le parole perdono significato in un contesto sempre più violento, anche all’interno delle famiglie come sappiamo, fortunatamente c’è anche chi cerca di stabilire un nesso tra tecnologia e coscienza, ma cercandola in quella che si chiama adesso Intelligenza emotiva. Dal microprocessore alla consapevolezza Federico Faggin genio inventore del microchip, non ci parla di IA se non come strumento, così troviamo nel sito http://www.fagginfoundation.org/it/ la sua testimonianza:
Non credo nel dio più o meno antropomorfico delle varie religioni. Credo però in una realtà più vasta, un’energia dinamica e consapevole che è il Creatore di un multiverso benigno in eterna evoluzione.
Il sottotitolo invece si riferisce ad un Progetto da me ideato e realizzato per la prima volta nel 2023 presso la storica Associazione culturale “Lavatoio Contumaciale”, fondata da Filiberto e Bianca Menna (piazza Perin del Vaga 4 Roma) Quest’anno, che è anche il Cinquantesimo dell’Associazione, viene riproposto per una seconda edizione sempre nel solito prestigioso luogo della memoria, dal 30 novembre al 6 dicembre 2024, ma vi esporranno nuovi artisti, Antonio Croce, Angelo Falciano, Marina Muzzini e Vinicio Prizia – rimane però il logo emblematico del progetto, disegnato appositamente dallo street-artist Maupal a significare che la questione del corpo si pone ancor più con drammatica evidenza in un’epoca di metamorfosi digitale, dove la cosiddetta età del cyborg tende a liquefare ogni “realtà”, nella tacitazione dei suoi simbolismi.
La mostra vanta i Patrocini del Comune di Formello, Assessorato alla Cultura e Centro per l’incisione e la grafica d’arte del Comune di Formello, Fondazione Filiberto e Bianca Menna, Lavatoio Contumaciale e FigurAzioni.
Rimandiamo per un approfondimento, alla lettura del precedente articolo del nostro giornale. (Cfr. https://www.aboutartonline.com/dal-corpo-gioco-al-corpo-in-gioco-arte-immaginario-linguaggi-nella-costruzione-del-se-e-le-simbologie-del-dono/ )
Questa ricerca visuo-spaziale è anche finalizzata ad aprire un dibattito sul contemporaneo e ambiguo culto dell’infanzia, per una “possibile ri-conoscenza del corpo” sotto forma di giocattolo: giocattolo ricordato o desiderato, amato oppure odiato, perduto, temuto o terrificante, infine sognato in quanto oggetto di identificazione e personificato sotto forma di storia. Nella rappresentazione del corpo in una dimensione diversa dall’entusiasmo consumistico, ritroviamo quella introspettiva, auspicando che le ricorrenze dei miti di fine anno ci rimettano in contatto con il contesto ed il significato della morte e ri-nascita, oggi che siamo segnati da distruzioni massicce dell’ambiente, da guerre infinite, in un insidioso ed onnipotente “virtuale”.
INAUGURAZIONE 30 – novembre 2024 ore 17,30. Presenta Carla Guidi, in sintonia con la performance di musica e poesia di Michele Venditto Tuozzolo e Lorenzo Labagnara, “Gruppo Fricfolk” di fiati e percussioni. Esperienza sensibile imperdibile dell’incontro di due personalità creative che tessono una trama sonora estemporanea fatta di ricordi e vibrazioni poetiche, quasi divinatorie, che avvolgono il presente ponendosi in sintonia con le opere degli artisti. A seguire “Avviso ai naviganti” raccolta poetica, presentata da Maria Panetta, di Marco Belocchi, autore di diversi volumi anche di narrativa. Laureato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, lavora in teatro da oltre 40 anni come attore e regista.
EVENTO – Il giorno 4 dicembre 2024 dalle ore 17,30 – Presentazione del libro di Carla Guidi “Animal/core” (Robin Edizioni) a cura dell’attrice Simona Verrusio, sarà presente l’autrice. Servizio stampa e video di MONOLITE notizie.
FINISSAGE – Il giorno 6 dicembre 2024 dalle ore 17,30 – Presentazione del libro di Pietro Zocconali, Presidente ANS (Associazione Nazionale Sociologi) – “Tra Futuro e Futuro”, (Kairòs Edizioni) con prefazione di Franco Ferrarotti, presentazione di Massimo De Simoni, presidente Associazione Etica. Sarà presente l’autore.
In questo libro sul futuro, tra scienza e fervida fantasia, l’autore tratta, dal punto di vista scientifico, di Astronomia, in particolare del Sistema Solare all’interno della Galassia “Via Lattea”. Si lascia poi andare, attraverso una serie di balzi nel tempo e nello spazio infinito, narrando del destino futuro dell’uomo, nelle varie ipotesi più o meno catastrofiche, che vanno dalla sua scomparsa alla sua ascesa a stella di prima grandezza, attraverso esodi interstellari e intergalattici, che lo faranno vivere per sempre, padrone dell’universo.
SEDE – Storica Associazione culturale “Lavatoio Contumaciale” di Roma, Piazza Perin del Vaga 4 (la piazza a latere della confinante P.za Melozzo da Forlì, nel locale di un ex “lavatoio contumaciale” all’interno del giardino)
Per conoscere meglio gli artisti che stanno affrontando oggi questa avventura introspettiva, Antonio Croce, Angelo Falciano, Marina Muzzini e Vinicio Prizia, possiamo dire che praticano tutti il segno pittorico ed anche quello grafico, fedeli continuatori di una antichissima, nobile arte portata avanti dall’autorevole Centro per l’Incisione e la Grafica d’Arte del Comune di Formello, diretto da Vinicio Prizia. C’è anche da dire che tutti provengono dalla dura scuola “del nudo”, non solo accademia ma esperienza del corpo nell’essenza proiettiva dell’essere, infine tutti hanno frequentato nella loro formazione, grandi protagonisti e maestri, imparando a confrontarsi con profonde trasformazioni culturali, ma rimanendo sempre in contatto con le comuni radici della nostra storia.
Di Antonio Croce, romano di nascita e di elezione, ho curato recentemente la mostra dal titolo Tra Aurelia e Maremma, dedicata all’amicizia con un grande scrittore toscano recentemente scomparso, Alfio Cavoli, insegnante, storico e giornalista, conosciuto a livello internazionale per le sue ricerche, ma anche per le sue battaglie contro la speculazione edilizia. Antonio predilige oggi la pittura veloce, come l’acquerello, ma un grande spazio nella sua vita artistica l’ha dedicato alla tecnica dell’incisione. Negli anni dell’Accademia di Belle Arti di Roma infatti, il nostro aveva seguito il corso di incisione tenuto da Arnoldo Ciarrocchi, questo aveva attivato la sua passione per queste tecniche.
La tematica di questa mostra invece ha portato in superficie ricordi non piacevoli della sua infanzia, segnata dalla povertà e dall’esclusione, poiché la crudeltà e gli atti di potere si manifestano sempre a svantaggio dei più fragili. Questi ricordi sono riemersi già negli anni dell’Accademia ed in seguito furono rappresentati da alcuni dipinti ad olio che ha deciso di esporre in questa occasione, come L’escluso del 1974, o Giostrina di periferia, dipinto nel 1984, su bozzetto preparato a Brescia dove viveva per un periodo, per esigenze lavorative di insegnamento, o in Campetto dell’Oratorio del 1994, sempre ambientato in una zona industriale, dove le pennellate ed i colori ricordano un po’ gli artisti della cosiddetta “Scuola romana”, in particolare la Scuola di via Cavour, distintasi per una più spiccata attitudine espressionista. Emblematiche le sue riflessioni:
In una periferia industriale una piccola giostrina è l’unico colore, ma non è gioioso bensì drammatico, come testimoniò V.V.Gogh riguardo al suo dipinto il “caffè di notte”, definito luogo di perdizione nel quale ci si può anche smarrire … Non ho messo gli orchi, anche se ne percepivo la presenza –
In il Trenino dei ricordi incisione acquaforte e puntasecca su zinco del 2024, l’artista rappresenta infine “il giocattolo” uno dei pochissimi della sua infanzia, sfinito dall’uso e smarrito, dopo aver rappresentato e drammatizzato i suoi sogni di libertà e di nuovi spazi, poiché negli anni del secondo dopoguerra loro vivevano in 3 in una stanza, cucina e wc in cantina, anche se in zona centrale di Roma, dove però i bambini vivevano di fatto per la strada e i malandrini, come gli orchi, erano sempre in agguato.
Angelo Falciano può essere definito un figlio d’arte, poiché suo padre, pur non essendo artista ma letterato, lo aveva portato giovanissimo con sé nelle sue frequentazioni di grandi artisti nei loro studi. Dotato di una grande passione e predisposizione, a soli dodici anni il nostro diventerà allievo del pittore e incisore Bruno Canova ed a soli quindici anni pubblicherà una cartella di acqueforti, presentata da Renzo Vespignani.
Incisore, pittore e scultore quindi, ha raffigurato per un certo periodo corpi possenti ma spesso raggomitolati e come prostrati sotto un peso invisibile, in qualche modo l’origine della sua indagine sulla materia, per poi approdare ad un Espressionismo astratto ma quello rappresentato in anteprima da Roberto Matta, in definitiva corpi dalle sembianze postumane come quelli di Francis Bacon, Henry Moore, Alberto Giacometti. Per un lungo periodo quindi le sue opere hanno preferito esprimersi come strutture simili ad insetti dai lunghi aculei e zampette minacciose ma fragili, creando torsioni, spazi segreti, ragnatele e nidi intrecciati di rami o cascami di materiali. Per esempio in Forme del 2023 e in Frammenti riconoscibili del 2022. Il segno è rimasto sempre potente e magistrale anche se a volte queste strutture potrebbero avvicinarsi a rappresentare piuttosto strutture ossee corrose dal tempo, corazze dismesse dopo una battaglia, come Sedimenti del 2024. Rimane però sempre lo stilema delle cornici che provvedono a definire spazi discreti, coniugandoli ad altri mondi che si affacciano o spariscono in un tripudio di allusioni coloratissime. Molto e molti storici dell’arte hanno scritto su di lui, si può trovare questo approfondimento sul web, ma per me rimane indicativo un suo breve scritto:
Perquisire la realtà e trovare il nulla. Un nulla fatto di cose irriconoscibili che il passare del tempo ha frantumato. Il nostro sforzo consiste ora nel ricomporre quel poco che rimane, sforzo disumano, inutile galleggiare tra frammenti di realtà oramai inesistenti.
Queste opere narrano questo sforzo di creare un mondo, anzi i mondi della nostra esperienza e della nostra storia, immersioni nel caos o nel nulla ma con rinascite sorprendenti ed a volte esplosive, come i germogli primaverili o l’uscita di creature dalle loro uova. Lascia ben sperare l’opera Sospensione (Terracotta patinata 2024) che inizia un nuovo ciclo di opere che mette a confronto il colore anche con la scultura. Rimangono le cornici/contenitore e compare una forma uterina sospesa come nido d’uccello, mentre le forme realizzate in terracotta sono sospese all’interno del loro mondo, colorate con acrilici a realizzare concretamente, una auspicata fusione tra pittura e scultura.
La terza artista Marina Muzzini, dopo il liceo artistico si è specializzata in Scenografia Teatrale presso l’Accademia di Belle Arti di Roma con il Maestro Toti Scialoja, ha fatto esperienza presso il Teatro Nazionale di Praga con l’artista Arch. Vladimìr Nyvlt e contemporaneamente ha studiato ed approfondito le tecniche di incisione e stampa calcografica sotto la guida dell’artista nazionale ceca Bohunka Waageovà. Già tutto questo la rappresenta come artista curiosa e dinamica, non mancandole infine anche uno stage di regia presso l’Istituto Cinematografico di Pechino. Altro si può leggere sulla sua biografia, ma colpisce questo suo prodursi sia in opere pittoriche coloratissime, sia in opere incisorie in bianco e nero, con la stessa intensità espressiva. Che le immagini non siano innocue rappresentazioni della realtà lo ha dimostrato egregiamente già in una acquaforte del 1990; Contorsione barocca. L’animale antropomorfico sembra dibattersi in una lotta con se stesso per trovare una forma espressiva tra parole, difficili da pronunciare, ed il linguaggio dei segni tra due mani, una delle quali proviene da fuori con un movimento a spirale, mentre si scatena l’emozione di un contatto. Interessante notare come le altre due opere in olio e acrilico presentate in questa rassegna, rispettivamente del 2022 e del 2024, portino questo stesso titolo, diversificato solo dalla numerazione, Mondo dentro, mondo fuori – n.1 e n.3.
Il Mundus, per gli antichi romani e forse anche del culto etrusco dei morti, era la fossa circolare scavata al centro di ogni città, la sua fondazione. Che questi potessero tornare o no, rappresentava il primo e più antico culto praticato dagli esseri umani, unici animali ad avere una memoria storica causata dalla cosiddetta neotenia, poiché diversamente dagli altri esseri viventi, l’identità degli umani non è puramente biologica ma strettamente legata e regolata dalla formazione culturale. Grande responsabilità alle agenzie educative quindi ed anche a quella formazione fondamentale, trasmessa dai maestri. Ognuno di noi infatti è in equilibrio dinamico tra Mondo dentro e mondo fuori, la storia, l’inconscio gli affetti, ben rappresentato da Marina (nel primo) come un salto in attesa di toccare terra, una bambina che esprime gioia del proprio controllo dinamico, invece (nel terzo) il bambino con le ali da cicogna, come un residuo vestigiale della nascita, non vola ma è come adagiato nel cielo e focalizzato a riprendere qualcosa, o le stesse nubi, con lo smartphone.
In End of Quarantine (incisione a bulino del 2021) viceversa esprime una critica ed al tempo stesso la percezione di una sofferta ed esplosiva emotività dopo la tragedia della pandemia. Come propone il titolo, la fine della quarantena apre ad una sguaiatezza sospetta che mescola il viso o i visi come animati da una sgangherata animazione senza controllo, per tornare alla metafora, “un mondo dentro” che non ha imparato la lezione.
Anche Vinicio Prizia è pittore ed incisore, anche lui si avvicina giovanissimo alle arti figurative per talento naturale. Il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti di Roma perfezionano il suo stile, contemporaneamente entra nello studio di Jean Pierre Velly, da cui apprende i segreti degli antichi maestri; dal 2002 è Direttore Artistico e curatore del Centro per l’Incisione e la Grafica d’Arte del Comune di Formello.
Oltre a dedicarsi alla sua opera didattica ed organizzativa, in quanto direttore del Centro, come artista si esprime prevalentemente con la pittura acrilica e rimane fedele ad una sua ricerca iniziata a partire dal 1984; un viaggio che si potrebbe definire come variazioni oniriche sul tema del corpo. A mio parere però, l’inquietante leggerezza con la quale Vinicio trascende l’anatomia tradizionale, rivela un’ironica ma segnatamente simbolica lettura di questa come protagonista “ipermoderna” della nostra vita culturale e sociale, in un presente caratterizzato da una proliferazione dell’immaginario in mondo globalizzato e iperconnesso. Che valore hanno infatti le desiderate ipotesi di immortalità (non solo di bellezza e visibilità, una volta prerogative esclusive delle opere d’arte) lanciate verso un futuro postumano sempre più misterioso ed aleatorio? La persistenza dell’esserci come immagine, sembra essere divenuta la cosa più importante della nostra epoca, tanto che le modificazioni dei corpi avvengono sempre più spesso con l’ausilio di tecnologie chirurgiche ed estenuanti pratiche di potenziamento fisico. A buon diritto quindi la sua personale interpretazione arricchisce questo nostro progetto di risonanze che riguardano quello che abbiamo chiamato “giocare con il corpo”.
Una lunga tradizione storica riguarda la sua scelta stilistica, partendo dal bestiario medioevale, passando per le antiche immagini popolari riprodotte anche in tempi moderni dagli insolenti graffitari, fino ad arrivare alle vignette satiriche di genere politico, poiché la satira è la più idonea ad esprimere. attraverso l’immagine, qualcosa che altrimenti detto, non sarebbe accettato. Satira e dramma, l’una e l’altra faccia di una simbologia, quasi un racconto di fantascienza con sorprendenti mescolanze umani ed animali, ma anche ironiche tavole illustrate di una raccolta di “fantastici studi naturalistici”. Prendiamo gli acrilici su tela, per esempio Homo penta digitus del 2020; un potenziamento muscolare del corpo sembra aver prodotto una base instabile ed in movimento di dita impenitenti, oppure in Sovrapposizione del 2023, è preso di mira lo sguardo, in uno schiacciamento strabico del viso, nel proliferare di un’ipertrofia dell’occhio (cui abbiamo accennato) che assume valore di denuncia, testimoniata dal grido muto. Infine nelle altre due immagini scelte compaiono riferimenti classici. Per esempio Equus 4 capiti rubrum del 2022 quel rosso pompeiano ci rammenta inesorabilmente il bagno di sangue di tante battaglie nelle quali ci hanno accompagnato i cavalli. Spirale del 2024 è una commuovente nuova interpretazione di quel Giano bifronte, il dio degli inizi degli antichi romani, mentre il titolo dell’opera allude alla spirale della vita, il DNA.
Carla GUIDI Roma 24 Novembre 2024