di Marco FIORAMANTI
Francesco Tarquini
“Blu di Metilene”
Edizioni Il Labirinto, 2024
LAGGIÙ, IN FONDO A UN VICOLO DELLA MEDINA
Noi non conosciamo il mare che per la spuma e l’aria per il vento.
Rumi
Asilah è una cittadina fortificata del nordest del Marocco affacciata sull’oceano, poche decine di chilometri a sud di Tangeri. Asilah è il soggetto regale, visionario, eletto da Francesco Tarquini per un viaggio nella memoria, per quel senso di dovuta appartenenza, nei decenni, al luogo e alla sua gente. Chi, come me, conosce bene l’autore e quei luoghi, sa che gli basta indossare una djellaba azzurra per farlo passare come uno del posto “emigrato da tempi lontani in terra straniera, dimenticata la lingua natale”.
Asilah è il suo luogo del cuore:
Si desidera far ritorno a un luogo perché in esso è contenuto un tempo che mutando insieme a quel luogo si è dissolto.
C’è in lui, nel suo racconto, un velato realismo magico, attraverso i suoi ricordi fa emergere una dimensione onirica che s’inabissa nel tempo. Asilah diventa così un antico bastimento intriso di mito arenato sulla terraferma, la gente è il suo equipaggio e l’Oceano che lambisce le sue coste ci racconta la sua origine fenicia, e via via tutte le conquiste, romane, normanne, arabe, portoghesi, spagnole.
Il titolo del libro, Blu di metilene, è legato all’immagine in copertina, un’opera su carta di Khalil el Ghrib, poète de la matière e del suo dissolvimento [uno degli artisti la cui dimensione mistico-rituale accosterei soltanto a Rothko, ndr], ma è anche il colore che
“si sovrappone a spessi strati di calce senza coprirla e nasconderla, ma piuttosto con essa congiungendosi in quella materia che è materia e racconto del luogo”.
Procedendo nella lettura è evidente come questo libro sia nato da una necessità, quella di rivivere attimo dopo attimo eventi immortali e i vecchi amici in un tempo trasfigurato. Ritrova Il giovane Hakim dal volto allungato e il naso da uccello, che scivola piuttosto che camminare; Khalil il pittore che raccoglie e conserva la ruggine del tempo, e tanti altri, ma soprattutto incontra il suo Virgilio, Edmond El Maleh. Anche lui scrittore,
ha l’età senza tempo di un elfo, custode di un’antica storia di fratellanza fra musulmani ed ebrei;
lo troviamo seduto al caffè di Saad, che racconta di un cimitero abbandonato, e lentamente la storia acquista bordi frastagliati che il nostro autore intende ricucire.
S’inoltra dunque tra le voci di Asilah, resiste alla sabbia sollevata dal terribile chergui, fino a trovare laggiù, in fondo alla medina, la vecchia Sherazade che gli sibila all’orecchio di raccontare questa storia.
Marco FIORAMANTI Roma 24 Novembre 2024