di Rosario DAIDONE
Figure e simboli ermetici nelle maioliche di Colonnata
Le ceramiche della fine dell’Ottocento appartenenti al gruppo indistinto dello stile eclettico potrebbero suscitare maggiore interesse se si considerassero i riflessi e le incidenze stilistiche che, all’arrivo in Italia dell’Art Nouveau, emergono inaspettati da alcune maioliche realizzate dalle fabbriche ritenute minori come accade a una piccola impresa fondata a Sesto Fiorentino nel 1891 da diversi soci che avevano lavorato nello stabilimento Ginori di Doccia. (Nota N°1)
Se sottoposte ad un esame non condizionato da generiche convinzioni, le opere di Colonnata, che si riconoscono anche dalla presenza di un marchio particolarmente estroso, (FIGURA N° 1 la marca) sembrano possedere alcune prerogative che le distinguono dalle maioliche dello stesso periodo appartenenti alla congerie del genere eclettico. Maioliche che, pur non ignorando le novità stilistiche arrivate dall’Europa, restano ben legate alle influenze culturali del territorio riferibili alle dottrine esoteriche che si manifestano con particolare vigore nella cultura e nell’arte toscana del ‘500 e arrivano fino alle soglie dell’età moderna. E’ noto che il Granduca Francesco I dei Medici (1541-1587) nello “studiolo” di Palazzo Vecchio, con accanimento sottratto al governo dello Stato, cercava, proprio nell’ambito della ceramica, la formula chimica che consentisse la fabbricazione della porcellana che proveniva dall’Oriente. (Fig. N° 2 )
L’amore per la scienza alchemica era arrivato a Firenze talmente forte e coinvolgente sino all’Ottocento che l’aristocrazia faceva a gara nell’abbellire ville e palazzi con le riproduzioni dei templi e delle statue egizie che rendevano ancora più intrigante quell’aria di mistero che aleggiava nelle tortuose vie della città di Dante che sboccano nella meraviglia delle piazze luminose. (Fig. N°3 ville fiorentine con statue egizie)
Per stabilire se le creazioni di Colonnata possano essere collegate alla tradizione esoterica della cultura fiorentina occorre osservare alcuni elementi decorativi delle sue maioliche, a cominciare dall’insegna dei Medici sorretta dagli angeli in gloria sormontata da una grottesca che si trova, dipinta a bassorilievo di barbottina, con intenti celebrativi in un boccale da associare agli altri manufatti in cui è dipinto l’emblema della città (FIG. N° 4 Boccale e giglio) e porre in evidenza le immagini delle maioliche che richiamano le singolari testimonianze del giardino di Boboli dove, tra le allusive sculture ermetiche e la stele di origine egiziana, la grotta del Buontalenti era intesa come un luogo simbolico in cui (FIG. N° 5) i seguaci di Ermete Trismegisto, dopo la crisi iniziale della “melancolia” – rappresentata artisticamente nella famosa acquaforte di Dürer – potevano idealmente compiere il percorso all’interno della propria anima, scoprirne gli anfratti più reconditi per arrivare alla vera ricchezza che è la scoperta dell’essere divino celato in ogni uomo.
Allo stesso clima esoterico, presente d’altronde già nelle decorazioni delle maioliche rinascimentali di Siena, (FIG.N° 6 )
possono riferirsi, come richiamo delle antiche grottesche, le immagini dei draghi alati dipinte con maestria in molti reperti di Colonnata compreso il vaso in forma di urna nel quale la ghiera traforata, quasi celando il contenuto alla vista di immaginabili profani, è coerentemente dotata ai fianchi di due teste modellate di leoni di colore giallo, simbolo del sole che era prova per gli alchimisti dell’avvenuta trasmutazione. (Fig. N° 7)
Particolare ruolo esercitano in senso più strettamente alchemico le immagini del vaso fumante (FOTO N° 8)
presenti in diversi esemplari che, nella forma di contenitori farmaceutici, potrebbero ricordare l’”uovo filosofale” delle officine in cui avvenivano, tramite il fuoco dell’atanor, le segrete trasmutazioni. (Foto n° 9 officina alchemica)
Le immagini citate sarebbero indizi di poco valore se non trovassero conforto nella particolare illustrazione di un vaso in cui sono rappresentati i putti che appendono ghirlande agli alberi a rappresentare la simbolica conciliazione tra natura e arte che era concetto caro ai discendenti di Paracelso. (Fig. N° 10)
Sembrano elementi di riferimento esoterico persino le anse anguiformi che si trovano nelle opere di Colonnata tanto più che (FIG. 11) tra queste simboliche articolazioni i mascheroni lavorati a stecca trovano adeguati riscontri nelle statue ermetiche del giardino di Boboli (FIG N° 12).
I ghigni urlanti sembrano infatti evocare le immagini di Satana che Carducci nel suo famoso “inno”, composto a Firenze nel 1863, identificava col progresso e la scienza. Convinzione non estranea all’attività sperimentale degli alchimisti che tuttavia nell’immaginario collettivo sono spesso erroneamente considerati, alla stregua di un curioso personaggio come Cagliostro, (NOTA N° 2 Cagliostro) irrimediabilmente perduti nella vana ricerca della pietra filosofale che consentisse la creazione materiale dell’oro. Mirabile portento, adatto a confondere le idee, di cui sembrava invece convinto nel Seicento persino un esperto compilatore di ricette medicinali e cosmetici come Leonardo Fioravanti che in un suo libro affermava di avere assistito a Palermo al raggiungimento di questo improbabile obiettivo. (Nota N°3 Fioravanti) (FIG. N° 13)
Al di là di ogni equivoco e fantasiose credenze, in verità le maioliche sono anch’esse frutto di un difficile itinerario che partendo dall’argilla arriva al prodotto finito attraverso l’uso sapiente del fuoco adoperato dagli adepti nella realizzazione dell’Opus alchemica. Non a caso nel celebre dipinto di Diego Velazquez, realizzato nel 1630, sulla forgia della bottega di Vulcano si trova esposto, come un punto luminoso dell’ambiente, un boccale di ceramica (Fig. N°14 Quadro di Velasquez) simbolo che associa l’arte del fabbro a quella della maiolica e del vetro tramite il fuoco capace di trasmutare la materia grezza in opera d’arte. (NOTA N° 4)
Le realizzazioni di Colonnata, considerate le allusioni e i rimandi simbolici dei suoi apparati decorativi, coniugando la tradizione con gli elementi ornamentali del Modernismo, assumono particolare valore storico poiché, liberate dal limbo di un generico eclettismo, rappresentano una testimonianza apprezzabile nella storia della maiolica italiana.
Le analisi condotte sulle opere disponibili, nell’attesa che arrivino altri reperti a conforto delle nostre interpretazioni, vanno considerate come proposte di riflessione che non avrebbero lo stesso valore se la ricognizione dei motivi non rientrasse nelle commistioni che si potevano eccezionalmente verificare in una piccola fabbrica all’interno di un evento artistico di grande risonanza come in Europa è stata la moda del Liberty. Una moda che, se nell’architettura e nelle arti applicate ha assunto accoglienze e sviluppi diversi, la componente esoterica è rimasta generalmente estranea al comparto specifico della maiolica. Ciò accade ai lavori usciti negli stessi anni dalle fabbriche che, in nome di un impatto estetico immediato col nuovo stile, hanno assunto maggiore fortuna critica e ben altro gradimento di Colonnata. (Nota N° 4) Se, non si considera come arretrato e provinciale l’attaccamento al passato e alla cultura del territorio, i manufatti di Sesto Fiorentino, come facenti parte della tradizione ermetica, possono meritare, una riservata considerazione accanto alle opere di Doccia e alle realizzazioni di Galileo Chini. (NOTA N° 5). Un privilegio tuttavia di breve durata, che era destinato ad esaurirsi nella produzione di Sesto immediatamente successiva, di gusto non sempre eccelso (Fig. N° 15 )
poiché le nuove maestranze, allontanantesi dalla tradizione del territorio, si misuravano nella realizzazione di opere più direttamente aderenti allo stile floreale, ma non in grado di competere con le fabbriche dotate di maggiori risorse artistiche dalle quali Colonnata finì per essere soverchiata.
Rosario DAIDONE Palermo 15 Dicembre 2024
Note