I dipinti di Aleardo Paolucci dedicati a Pio II Piccolomini, il papa di Pienza. La mostra a Palazzo Merulana

di Nica FIORI

Enea Silvio Piccolomini, nato a Corsignano (poi Pienza) nel 1405, è forse l’intellettuale cristiano di maggior rilievo del suo tempo: letterato, erudito attento ai problemi storico-geografici, umanista e diplomatico. Con un’improvvisa conversione, nel 1446, egli abbracciò lo stato ecclesiastico divenendo vescovo l’anno successivo e nel 1456 cardinale. Eletto papa nel 1458, dopo un tempestoso conclave, scelse di chiamarsi Pio II in omaggio all’eroe virgiliano del quale portava il nome, il “piusEnea.

1 Aleardo Paolucci, Pio II guarda la sua Val d’Orcia

Il suo pontificato è stato segnato da un ardore mistico, dalla devozione per la conterranea Caterina da Siena, da lui canonizzata, e dall’intensa attività a favore di una crociata contro i Turchi, che nel 1453 avevano conquistato Costantinopoli: crociata nella quale vedeva l’occasione per un rinnovato stimolo all’unità cristiana e il sogno medievale della guerra per la fede. Morì nel 1464 senza poter realizzare questa sua aspirazione, mentre riuscì nell’intento di trasformare il suo borgo natale in una “città d’autore”, capolavoro dell’architetto Bernardo Gamberelli, detto il Rossellino. L’antico villaggio fu investito in brevissimo tempo da una frenetica attività edilizia che lo trasformò in una città nuova, sovrapponendo chiese ed eleganti palazzi alle torri e ai tuguri preesistenti. La visita di Pienza è estremamente interessante proprio perché vi si coglie il momento di passaggio dalla tradizione urbanistica medievale a quella rinascimentale.

Le imprese principali del pontefice furono affrescate nel primo Cinquecento dal Pinturicchio nella Biblioteca Piccolomini e nel Duomo di Siena.

Ma sono certamente interessanti anche le opere dell’artista Aleardo Paolucci, che ha sentito il desiderio di omaggiare il pontefice Pio II nel 2005, a distanza di seicento anni dalla sua nascita, con una serie di dipinti che rendono pienamente la bellezza e la magia della sua terra. Il pittore, scomparso nel 2013, viene ora a sua volta celebrato con il progetto Paesaggi dell’anima – Paolucci. Il pittore, iniziato nel 2023 e che andrà avanti fino al 2027, per ricordare i 100 anni dalla nascita dell’artista.

La mostra Aleardo Paolucci 1927-2013. Tra Pienza, Siena e Roma sulle tracce di Pio II, a cura di Laura Bonelli, ha preso il via nel 2023 a Siena nel complesso museale di Santa Maria della Scala, si è quindi spostata a Pienza, nel Collegio San Carlo Borromeo, e approda adesso a Roma, nell’anno giubilare, a Palazzo Merulana (fino al 2 marzo 2025). Un percorso che esplora il viaggio ideale del Papa, dalla formazione giovanile tra Pienza e Siena fino all’apice della sua carriera a Roma, sottolineando il legame profondo con le sue radici culturali e territoriali.

Lo straordinario intreccio tra tutti questi elementi è alla base della scelta di Palazzo Merulana, di CoopCulture, che lo gestisce e valorizza, e della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, che qui ha sede, di ospitare il progetto espositivo.

2 Locandina mostra

C’è, infatti, un parallelismo tra la vicenda della nascita di Pienza per volere di Pio II e quella di Palazzo Merulana, sia pure con le dovute differenze, come ha evidenziato la direttrice Paola Centanni:

Anche Palazzo Merulana è frutto di un progetto di vera e propria rigenerazione urbana, nato dalla volontà e prima ancora dalla visione di un uomo, Claudio Cerasi, un costruttore romano appassionato d’arte che, con un generoso quanto illuminato atto di mecenatismo, ha regalato alla città di Roma il restauro filologico dell’edificio e trasferito in questo la collezione familiare”.

Nel corso della presentazione della mostra la curatrice Laura Bonelli ha delineato dal punto di vista artistico la figura di Aleardo Paolucci, che, nato a Pienza nel 1927, si forma presso l’Istituto Provinciale d’Arte di Siena, una scuola di grande tradizione, e nella città toscana viene sostenuto negli studi dalla famiglia Piccolomini e conosce personaggi come Dario Neri, fondatore della Electa, e il maestro Otello Chiti, che riveste un ruolo importante nell’arte toscana novecentesca. Paolucci diventa a sua volta un maestro d’arte e mantiene i contatti con Siena fino a dipingere più volte, su concorso nazionale (da lui vinto per la prima volta nel 1952), il drappellone, lo stendardo dato alla contrada vincitrice del palio. Ma è a Pienza che si afferma come “il pittore della Val d’Orcia”, contribuendo a far conoscere la città a livello internazionale.

3 Alcuni oggetti provenienti dallo studio dell’artista
4 Aleardo Paolucci, Enea scrive il primo poemetto

Le opere in mostra, tutte di proprietà della famiglia Paolucci, sono state realizzate dall’artista nell’arco di tre anni ed esposte per la prima volta nel 2005, per meno di un mese, nella sua città natale, presso Palazzo Piccolomini. I dipinti raffigurano i momenti significativi della vita di Enea Silvio Piccolomini, ispirati soprattutto dai Commentarii, memorie autobiografiche ricche di particolari e di suggestioni. Ma certamente Paolucci ha tenuto conto anche di altri scritti, visto che ha citato in un suo dipinto Cinthia, ovvero la raccolta di carmi amorosi scritti da Enea Silvio a Siena fra il 1423 e il 1442.

Come ha affermato a suo tempo Aleardo Paolucci, È nato qui è il titolo che ha voluto dare al suo racconto grafico e pittorico che si sviluppa cronologicamente, cercando di cogliere gli aspetti più intimi di Enea Silvio come pure quelli legati al periodo storico: guerre, fazioni, costumi, allegorie e personaggi vari.

5 Aleardo Paolucci, E’ nato qui, olio e sabbia

L’impiego di diverse tecniche, quali olii, tempere, acrilici, oro e sabbia, gli hanno permesso di ottenere un risultato in armonia con il contenuto. I colori, per lo più tenui, richiamano tutte le tonalità della natura nelle diverse stagioni e talvolta appaiono squarciati da toni decisi, come il rosso sanguigno.

Quello che io ho disegnato e dipinto è frutto di una mia libera interpretazione. Sono immagini partite da questo luogo e ‘qui’ forse intraviste dal piccolo Enea nei suoi sogni di bambino. Nei paesaggi che fanno da contenitore alle diverse composizioni, emerge il profilo delle nostre colline e il monte Amiata che sono così oggi, come lo erano ieri, per dimostrare che sono passati seicento anni, ma l’impianto scenografico è rimasto uguale. Proprio questo paesaggio è stato attentamente osservato dal piccolo Enea nella fanciullezza e nell’adolescenza, con il consueto e prodigioso cambiamento delle stagioni, che il nostro eroe ha condiviso con i coetanei di Corsignano”.
6 Aleardo Paolucci, Il profumo, il colore e il sapore della vita

In effetti nei dipinti esposti il paesaggio collinare della Val d’Orcia, contrassegnato da macchie di colore che alludono ai vigneti, ai castagneti, ai cipressi, alle crete e ai calanchi tipici del suo territorio, è ampiamente riconoscibile, come pure qualche elemento architettonico. Come non notare il fonte battesimale della Pieve di Corsignano nel dipinto dedicato al battesimo di Enea Silvio? La visione è onirica e pertanto il fonte è stato raffigurato non all’interno della chiesa, ma in piena campagna, con un iconico uccellino, che compare più volte nei dipinti, insieme ad altri motivi ricorrenti, come il bianco fiore nella bocca del pontefice e le nature morte.

7 Aleardo Paolucci, Il battesimo di Enea

Indubbiamente attratto dai colori e dai frutti della sua terra, che un “angelo seminatore” vestito di rosso rende fertile, come si vede in un significativo dipinto, il futuro papa

si sarà arrampicato faticosamente sugli alberi per cogliere un frutto e gustarne il sapore …. Sarebbe meraviglioso se fossero stati questi giochi spontanei e liberi ad alimentare nel futuro il suo interesse per la geometria e lo spazio, discipline che Enea approfondirà con studi così adeguati e severi, da renderlo autorevole e saggio nella scelta delle persone giuste, che daranno concretezza al suo sogno: la nascita di Pienza”.
7 Aleardo Paolucci, Fuga da Corsignano

La trasformazione di Corsignano in Pienza, che avvenne nel corso di tre anni (1459-1462), fu dovuta essenzialmente al Rossellino, che, facendosi interprete dei desideri del papa, realizzò in parte l’immagine utopistica della “città ideale”, più volte vagheggiata dagli intellettuali del tempo naturalmente protesi verso le novità, ma con gli occhi rivolti alla grandezza del passato.

9 Aleardo Paolucci, Rossellino, olio e oro su compensato

Il Rossellino concepì il nucleo della città come un insieme di edifici coordinati prospetticamente tanto da poter essere considerati come componenti di una stessa unità architettonica. Non dimentichiamo che questo artista è stato allievo di Leon Battista Alberti, il massimo teorico dell’arte del Rinascimento, che in palazzo Rucellai a Firenze aveva fissato il tipo del palazzo signorile, che, come dichiara nel suo trattato di architettura, deve imporsi più con il prestigio intellettuale delle proporzioni che con l’ostentazione del fasto e della forza. Entrambi gli architetti sono stati raffigurati da Paolucci, così come altri protagonisti del suo periodo (per esempio il cardinale Bessarione) ed è proprio la presenza di molte figure umane ad avvicinare ulteriormente l’operato del pittore ai quadri della collezione Cerasi, ospitati a Palazzo Merulana.

Come spiega la storica dell’arte pientina Ilaria Bichi Ruspoli, oltre alla figura umana e al paesaggio, spesso abbinati su piani sovrapposti, nelle opere di Paolucci appaiono tanti oggetti “accostati insieme a suggerire un tema, come in un rebus”. Inoltre trovano ampio spazio le forme geometriche, quali quadrati, rettangoli, triangoli, cerchi che ricordano lenti di cannocchiale, una scatola prospettica e linee che evocano la sezione aurea e le ricerche scientifiche del Rinascimento.

10 Aleardo Paolucci, La scatola prospettica

Nella sua pittura sono riconoscibili anche riferimenti formali e stilistici ai pittori italiani classici, da Giotto a Piero della Francesca a Botticelli, del quale riprende alcuni particolari, ma indubbiamente si notano anche le macchie di colore di un Cézanne e di un Gauguin, e immagini fluttuanti fiabesche alla Chagall.

Al di là della bellezza cromatica e plastica della sua pittura, il messaggio che traspare è quello dell’ammirazione verso Pio II e per la sua Pienza, la città che “nata da un pensiero d’amore e da un sogno di bellezza”, come ha scritto Giovanni Pascoli, non può che ispirare sentimenti amorosi.

Nica FIORI  Roma  29 Gennaio 2025

“Aleardo Paolucci 1927-2013. Tra Pienza, Siena e Roma sulle tracce di Pio II”

Palazzo Merulana, via Merulana 121, Roma

Orario: da mercoledì a venerdì: 12.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)

Sabato e domenica: 10.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)

Info: www.palazzomerulana.it