di Marco FIORAMANTI
Roma, Teatro Anfitrione
OH MARIA, MARIA! di Enza Li Gioi
con Sara Pastore, Marika Bonanno, Antony Rosa, Elena Scandurra
Al pianoforte M° Francesco Paniccia
Regia di Fabio Luigi Lionello
TRE VERSIONI DELLA CALLAS
New York, estate 1922. Nick Carraway incontra James Gatz (Jay, lo schivo, elegante Great Gatsby) e ne diventa narratore, intermediario di emozioni. Amori, scandali, tragedie e continui colpi di scena si con/fondono nel dramma di un intraprendente self made man. L’anno successivo, il 2 dicembre, al Flower Hospital di Manhattan, viene alla luce La Callas (all’anagrafe Sofia Cecilia Kalos, ndr). Ancora adolescente, Maria viene portata dalla madre ad Atene, qui studia al Conservatorio Nazionale e si rivela:
una delle più belle voci per ogni genere di canto.
È proprio nel centenario dell’uscita dell’opera di Scott Fitzgerald che la nota drammaturga Enza Li Gioi mette in scena un lavoro sulla vita di Maria Callas. Un’opera scritta espressamente per l’affascinante attrice e soprano Sara Pastore la cui esperienza, in parte autobiografica, è direttamente collegata alla Divina Vox. Tornano le analogie. Una self made woman esposta in drammi affettivi nel mondo patinato dei potenti, destinata all’autodistruzione.
Sono dunque tre i livelli narrativi che si intrecciano in questa drammaturgia ligioiana, tre realtà separate: quella reale della Callas; quella proiettata da Sara Pastore – a sua volta nel doppio ruolo di sé stessa e di personaggio -, il Sogno della protagonista interprete, emulatrice della Donna/ Mito) e, infine, quella geniale dell’autrice, che opera una sorta di metalinguaggio, di racconto nel racconto.
Il sipario dello storico teatro romano Anfitrione, sulla collina di San Saba, è già aperto e l’atmosfera è quella di un Salone di bellezza all’interno del quale l’autrice sovrappone – in un tempo simultaneo – vite ed emozioni parallele, costrette a biforcarsi in corso d’opera.
Di spalle al pubblico, seduta in poltrona, il capo avvolto nel casco asciugacapelli, austera come una scultura iperrealista di Duane Hanson, una donna si affida alle preziose mani del coiffeur, l’elegante Antony Rosa (creatore anche di scene e costumi).
È la Callas della scena, quella di Medea, nei panni dell’attrice Marika Bonanno, capace di farci rivivere con grande efficacia in gesti, danza e costumi quell’inscindibile legame spirituale che la legava al Poeta di Casarsa che rivelò una volta:
“a parte mia madre, è l’unica donna che abbia mai amato”.
Tutto è pronto per la rappresentazione.
Anche il Maestro Francesco Paniccia al pianoforte, di quinta sinistra, che accompagna la Pastore mentre inanella col bel canto i pezzi storici della Callas. Sullo sfondo primeggia l’immagine austera dell’Usignolo greco, realizzata dalla mano inconfondibile di reginaqueen, al secolo Giulia “Regina” Ranzanici.
Quando la radio manda in onda la voce della Divina, la protagonista-bambina (una commovente Elena Scandurra) ne resta affascinata e s’identifica con quella voce e decide di tentare la strada della lirica. Se ne innamora al punto di raccogliere tutti gli articoli nelle scatole di scarpe.
Ogni profezia ha in sé la chiave del cambiamento e il sogno della bambina è vivo, lanciato nel tempo e nell’eternità, pronto a realizzarsi.
Diventerà grande, certamente canterà, ma ignora che il destino tramerà contro di lei, incatenandola alla malinconia della realtà quotidiana di un Salone di bellezza. Salone che trasformerà in un Tempio dedicato alla Callas capace di far rivivere a tutte le sue clienti il Sogno personale e la Magia dell’Opera.
Nondimeno il Divin Soprano, avvolto da sempre da un’estrema fragilità interiore, nonostante i fasti gatsbyani, conclude disperata la sua carriera impossibilitata a colmare i vuoti di un cuore infranto.
Sara Pastore, nel ruolo di sé stessa, ricuce in modo esemplare la storia del Mito trasfigurato attraverso la vita e il gran dono della voce. Infine l’autrice goriziana, Enza Li Gioi, geniale nell’essere riuscita a moltiplicare la Callas nel suo immaginario e nel donare al pubblico quell’immagine allo specchio che riflette un Io di/viso. Chi leggerà quest’articolo sappia che perfino il sottoscritto, immerso nelle differenti realtà immaginifiche, alla fine resterà col dubbio in quale delle tre realtà identificarsi.
Marco FIORAMANTI Roma 29 Gennaio 2025
Luci e fonica di Stefano Germani.
Regia e videoproiezioni di Fabio Luigi Lionello.
Foto di Santa Caltabiano.