di Vitaliano TIBERIA
Scompare con Tommaso Scalesse un gentiluomo della cultura e una delle figure più prestigiose della storia e della critica architettonica italiane; una figura che si è distinta per scienza e per raro magistero universitario.
Scalesse ha fatto parte del Consiglio direttivo del Centro di Studi per la Storia dell’Architettura e della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, in cui fu cooptato nel 1996 insieme a figure di fama internazionale nel mondo dell’arte, come Achille Pace, Pupi Avati, Krzystof Zanussi, Guido Veroi, Ezio Pollai, Marisa Marini, Oliviero Rainaldi, Giuseppe Appella, Mariella Devia, Marco Frisina. Nel Consiglio di Presidenza dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon è stato con il segretario Accademico Giovanni Carbonara un riferimento essenziale per la Classe Accademica degli Architetti e per me stesso quando ero Presidente di quel Sodalizio.
Le sue qualità scientifiche, unite ad un’innata quanto rara gentilezza, lo hanno reso riferimento pedagogico per tante generazioni di studenti universitari. Tommaso infatti, nel 1981, fu nominato Professore Ordinario di Storia dell’Architettura 1 nella Facoltà di Pescara dell’Università “D’Annunzio”, divenendone di lì a poco Preside, carica che avrebbe ricoperto dal 1983 al 1992. Dal 1588 al 2011 è stato Direttore del Dipartimento di Scienze, Storia dell’Architettura, Restauro e Rappresentazione. Incarichi che ha svolto con saggezza, entusiasmo e fermezza, anche nei momenti più animati della dialettica universitaria, in cui l’ideologia fa oscillare talvolta ampiamente la ragione.
Grazie al suo impegno scientifico e alla collaborazione con il collega architetto Lorenzo Bartolini Salimbeni, anch’egli Accademico Pontificio dei Virtuosi al Pantheon dal 2013 e docente universitario, ha visto la luce, la rivista OPUS e “I saggi di OPUS”, strumenti importanti per il progresso degli studi di architettura ed esemplari testimonianze della capacità di Tommaso Scalesse di condividere scienza e ideali umanistici per il progresso della civiltà attraverso lo studio della storia, del restauro e della rappresentazione.
Esemplare delle sue capacità critiche e del suo metodo storico-filologico resta un suo articolo, Antonio Barluzzi ed il progetto della nuova basilica del Santo Sepolcro pubblicato nel 2014 sulla rivista “Annali della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon”. In questo scritto, Scalesse ripercorre con argomentazioni storico-critiche la tormentata vicenda della ricostruzione, da lui parzialmente condivisa, della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, che fu danneggiata da un catastrofico terremoto nel 1927. L’articolo, nel descrivere il tormentato iter ricostruttivo, testimonia la finezza intellettuale e l’equilibrio critico di Scalesse, autore, per altro, di un’opera emblematica fin dal titolo, Architettura ‘povera’, nel trattare un argomento arduo e denso di problemi politici, sociali, culturali e religiosi, come fu il progetto della nuova basilica di Antonio Barluzzi; un progetto che non avrebbe potuto ignorare la multietnicità profondamente storicizzata del contesto gerosolimitano caratterizzato dalla contemporanea presenza delle comunità cristiana, giudaica e islamica.
La prudenza critica non ha tuttavia impedito a Scalesse, di sottolineare in quest’articolo come «la cultura architettonica più avveduta» respingesse le idee distruttive di parte dei tessuti storico-urbanistici circostanti l’area della basilica danneggiata sostenute invece con decisione dal Delegato Apostolico, il quale, ricordava Scalesse
«riteneva priva di valore l’obiezione che così si sarebbe perso “il colorito locale delle viuzze tanto care alla tradizione”, bollata come “vano estetismo e romanticismo per oscure e miserabili casette, di fronte alle ariose abitazioni della Gerusalemme nuova».
Scalesse concludeva quindi il suo articolo con grande onestà intellettuale, ricordando come quel nuovo progetto di Barluzzi, condiviso con Luigi Marangoni, ispirato dal Delegato Apostolico, richiamava le «notevoli distruzioni» e gli «sventramenti operati tra le due guerre» da Armando Brasini e dal gruppo “La Burbera”, «che infliggevano notevoli distruzioni al centro storico di Roma».
Arrivederci Tommaso: grazie della tua leale amicizia.
Vitaliano TIBERIA (Roma, nella festa della martire Agnese).
Presidente Emerito ella Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon