di Claudio LISTANTI
La Stagione Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha recentemente ospitato un interessante concerto dedicato ad Ivan il Terribile la musica che Sergej Prokovief scrisse per la omonima trilogia cinematografica di Sergej Ėjzenštejn, catalogata come op. 116 e arrangiata in forma di oratorio da Abram Stasevič per un organico che comprende orchestra, coro, cantanti solisti e voce recitante.
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La monumentale opera musicale è stata eseguita con apprezzabilissimi risultati dal direttore Daniele Rustioni che ha guidato l’Orchestra, il Coro e le Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, rispettivamente diretti da Andrea Secchi e Claudia Morelli, ed una valida compagnia di solisti che comprendeva diversi specialisti di questo genere, il contralto Marina Prudenskaya, il basso Alexander Roslavets e la voce recitante di Orlin Anastassov.
La specialità di questo appuntamento musicale, oltre a consentire l’ascolto di una pagina di grande fascino della storia della musica, ci ha permesso di entrare a contatto con una delle più significative opere musicali legate al Cinema, che sono il frutto di un esclusivo rapporto professionale tra Prokovief, uno dei più importanti esponenti della musica ‘900, e Ėjzenštejn il grande regista tra i più rappresentativi dell’arte cinematografica. Assieme sono stati protagonisti di una delle più fruttuose collaborazioni tra Grande Cinema e Grande Musica.
L’accoppiata Ėjzenštejn – Prokovief aveva dato già eccezionali frutti nel 1938 con Aleksandr Nevskij il film a carattere storico che narra le gesta del principe Nevskij e il suo impegno nel combattere l’invasione dei Teutoni lanciati verso la conquista di Novgorod. Sarà Nevskij a fermarli nella storica battaglia del lago ghiacciato di Peipus nel 1242.
Aleksandr Nevskij è chiaramente un film di propaganda, la cui realizzazione fu propugnata dalle autorità sovietiche come incitazione a combattere le mire hitleriane di conquistare il mondo per compattare il paese di fronte alla possibile minaccia tedesca.
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Ėjzenštejn e Prokovief erano anche artisti di grande spessore nel loro campo e il genio di ognuno di essi era rivolto alla ricerca della perfezione nella loro arte e, quindi, interessati a ricercare vie nuove che consentissero il rinnovo delle loro rispettive poetiche, che necessariamente doveva orientarsi verso le culture occidentali. Fatto questo inviso a Stalin la cui cecità culturale lo portava a considerare gli artisti in cerca di innovazione una sorta di nemici del popolo. Tali condizioni mutarono Ėjzenštejn e Prokovief in due ‘osservati speciali’ pur riconoscendo il loro indiscutibile valore, tanto è vero che il Nevskij fu commissionato proprio a loro due ma sotto l’egida di alcuni rappresentanti del regime
Il cosiddetto patto Molotov-Ribbentrop firmato nell’agosto del 1939 sancì la non aggressione tra Germania e Unione Sovietica e portò ad un forte ridimensionamento dell’antigermanesimo di Stalin. Tra le conseguenze ‘artistiche’ ci furono l’affidamento ad Ėjzenštejn di una messa in scena della wagneriana Valchiria per il Bolshoi di Mosca e, anche, il fatto che il film Aleksandr Nevskij fu ritirato dagli schermi in omaggio al clima di collaborazione tra Berlino e Mosca e non indispettire i tedeschi con un film che già all’epoca era una sorta di manifesto antinazista.
Nel giugno del 1941 gli effetti di questo patto furono vanificati dalla improvvisa ed ingiustificata invasione della Russia da parte di Hitler che rinnovò i cattivi rapporti tra le due potenze. Stalin chiamò a raccolta tutta l’Unione Sovietica chiedendo a tutti la massima unità e collaborazione per una convergenza di forze energica ed efficace, non rivolta all’affermazione del Socialismo ma, in termini più generali, per una guerra patriottica necessaria per la sopravvivenza della patria stessa.
Il popolo russo, come la storia ci insega, rispose alla grande a questo richiamo, portando l’Unione Sovietica tra i protagonisti della Seconda Guerra Mondiale fino al felice epilogo della sconfitta del nazifascismo. In questo clima la guerra patriottica donò maggiori libertà a tutti gli artisti che si impegnarono per produrre lavori che esaltassero i valori nazionali del paese.
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Aleksandr Nevskij entrò di nuovo nelle sale cinematografiche e riuscì ad essere collante strategico di questo nuovo corso. Di quel periodo è anche la composizione della Sinfonia n. 7 in do maggiore “Leningrado” op. 60 Dmitri Shostakovich dedicò esplicitamente alla città di Leningrado per essere eseguita nel 1942 in uno dei periodi più drammatici per l’Urss. Sergej Ėjzenštejn riprese uno di suoi progetti non realizzati, un ciclo di tre film dedicati a Ivan il Terribile considerato uno dei padri della Russia moderna proprio per la sua volontà di unire tutto il paese per raggiungere la massima potenza della nazione e la massima autorevolezza in rapporto con eventuali nemici.
Le vicende del 1547 di Zar Ivan IV detto il Terribile per la caparbietà e la ferocia adottate per raggiungere lo scopo si adattavano idealmente a questa situazione del 1941 ed era gratificante per lo stesso Stalin la cui figura si sovrapponeva facilmente a quella dello storico zar.
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Il progetto di Ėjzenštejn prevedeva una Trilogia sulla vita di Ivan il Terribile. L’unico completato è il primo, Ivan il Terribile uscito nel 1944 e realizzato ad Alma-Ata la capitale del Kazakistan dove fu trasferita la Mosfilm e tutti gli artisti per essere protetti da eventuali disastri provocati dalla guerra. Il secondo film, La Congiura dei Bojardi venne girato nel 1946 ma non pubblicato perché (di nuovo) cadde nei divieti di Stalin ormai rinfrancato dall’esito della guerra. Solo nel 1958 entrò nelle sale cinematografiche. Il precario stato di saluto e la conseguente morte del regista, nel 1948, impedì la produzione del terzo film al quale era stato dato il nome provvisorio Le battaglie di Ivan.
Ėjzenštejn, forse anche per il fatto di essere venuto a contatto con Wagner, desiderava produrre una ‘opera totale’ dove tutte le componenti convergono per produrre una realizzazione dai caratteri spiccatamente unitari. Sicuramente era in possesso di sviluppate conoscenze della tecnica cinematografica, seppur con un certo ritardo rispetto ad un paese come gli Stati Uniti, della scenografia, della recitazione, dei costumi e di quanto necessario per raggiungere questa unitarietà. Rimane fuori la Musica, elemento indispensabile per il successo e il completamento ideale di qualsiasi film. Vista la conoscenza personale e professionale con Prokovief affidò al musicista la composizione della colonna sonora.
Anche Prokovief aveva sviluppato la sua arte nei rapporti con il cinema, un aspetto di solito non molto coltivato all’epoca dai musicisti più famosi; basti pensare che negli anni ’30 si recò negli Stati Uniti per affinare tali conoscenze e visitò anche la Disney dove apprese le novità proprio in funzione della registrazione della colonna sonora. Fu artista ideale per assecondare i desideri di Ėjzenštejn che per l’occasione aveva concepito un’opera cinematografica in netto contrasto con il precedente Aleksandr Nevskij che era film d’azione, epico, dove dinamismo e scene d’insieme erano gli elementi fondamentali della pellicola che l’hanno resa famosa, fino ai giorni nostri, in tutto il mondo.
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Ivan il Terribile è un film che sta in un certo senso agli antipodi, basato sull’espressività dei personaggi e dal ritmo narrativo meno brillante ma felicemente incisivo che cattura l’attenzione dello spettatore ad ogni fotogramma e ad ogni inquadratura. Necessitava, dal punto di vista musicale, soprattutto in omaggio all’intenzione dell’autore di costruire una ‘opera totale’, di un lavoro di cesello con musiche che valorizzassero il tessuto narrativo della pellicola. Ci riuscì benissimo perché Prokovief fu musicista di grande padronanza tecnica le cui composizioni sono il frutto di una cura quasi maniacale per la realizzazione degli effetti sonori e del colore orchestrale e di tutti i particolari, che ottiene grazie ad una raffinata strumentazione che anche qui trionfa in maniera determinante.
Ivan il Terribile. La versione da concerto
Per quanto riguarda la versione da concerto delle musiche tratte dal film Ivan il Terribile ebbe una particolare gestazione del tutto diversa da quanto accadde per il precedente film Aleksandr Nevskij. In quest’ultimo caso, poco dopo l’uscita del film, fu lo stesso Prokofiev a preparare una Cantata per mezzosoprano, coro e orchestra, che egli stesso diresse a Mosca il 17 maggio 1939 con il Coro e l’Orchestra Filarmonica di Mosca e la partecipazione del mezzosoprano Valentina Gagarina.
Per Ivan il Terribile l’evoluzione fu molto diversa. Innanzi tutto fu determinate l’interruzione del progetto della Triologia dovuto soprattutto allo stato di salute di Ėjzenštejn. Della partitura composta per le due parti del film sembra che Prokovief volesse trarre, come per la precedente occasione, una cantata. Il progetto svanì e solo nel 1962, quando tutti i protagonisti della nascita del film (Stalin, Ėjzenštejn e Prokovief) erano ormai scomparsi da tempo, per opera di Abraham Stassevic, direttore d’orchestra per la colonna sonora del film, arrangiò la musica composta da Prokofiev, catalogata come opera 116, per trarre una composizione in forma di oratorio per voce recitante, soli, coro e orchestra. Il musicista non aggiunse nulla a quanto contenuto nella partitura approntata per il film, tranne la ripetizione di alcuni brani e la modifica dell’ordine di essi rispetto alla colonna sonora operando anche delle piccole modifiche alla strumentazione per intensificarne il risultato sonoro.
L’intervento più significativo di Stassevic fu l’introduzione della voce narrante per donare alla composizione un aspetto più uniforme spostando però il baricentro dalla crudeltà dello zar Ivan verso una descrizione più incisiva del periodo storico in cui si svolge la vicenda. Si può considerare un intervento risolutivo in quanto riesce a superare la frammentarietà della composizione relegata alle necessità della sceneggiatura del film donando all’insieme un indispensabile ed efficace collante che ne garantisce la piena godibilità da parte dell’ascoltatore. Nel complesso l’oratorio è composto di 20 numeri dei quali i primi otto descrivono l’incoronazione dello zar seguiti dalla celebrazione delle nozze con Anastasija. Poi sono citate le minacce dei Tartari contro la Russia e l’assedio del forte di Kazan. Nel finale è ricordato l’Opričnina l’organismo creato dallo zar e soprattutto l’ispirazione al folclore popolare russo.
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In definitiva ciò che colpisce di Ivan il Terribile è la ricchezza della partitura e della strumentazione, così come i ritmi e i colori che riescono a rafforzare l’ambiente nel quale si svolge la storia, sottolineando con forza i contenuti dai momenti più lirici e riflessivi contrapposti alla grandiosità delle citazioni delle celebrazioni ortodosse che, per il Prokovief musicista, sono inusuali.
L’esecuzione è stata affidata al direttore Daniele Rustioni, uno dei direttori italiani oggi più stimati a livello internazionale, che anche qui a Santa Cecilia ha mostrato la sua abilità nel proporre una composizione adatta alle sue corde emotive, come abbiamo potuto verificare in altre occasioni con convincenti esecuzioni tra le quali abbiamo il felice ricordo di una intensa interpretazione del Don Carlos verdiano all’Opera di Lione di qualche anno fa, una composizione che si può considerare, per certi versi, affine a questo oratorio di Prokovief.
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È stato ben coadiuvato dai complessi artistici dell’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra, il Coro diretto da Andrea Secchi e le Voci Bianche dirette da Claudia Morelli che hanno tutti messo a disposizione della serata la loro indiscussa professionalità. Per le parti soliste, c’erano tutti specialisti russi, il contralto Marina Prudenskaya e il basso Alexander Roslavets e, soprattutto, la voce recitante di Orlin Anastassov che ha interpretato con grande spessore teatrale e drammatico la parte dello Storico recitata per l’occasione in lingua italiana rendendo così l’esecuzione più godibile e intelligibile.
La recita alla quale abbiamo assistito è stata quella del 13 febbraio alla quale però ha partecipato un pubblico non particolarmente numeroso per un concerto di questo spessore (potenza del Festival di Sanremo?) ma al termine tutti gli interpreti sono stati applauditi a lungo da tutti gli spettatori testimonianza di indiscusso gradimento.
Claudio LISTANTI Roma 16 Febbraio 2025