di Claudio LISTANTI
“Franz Schubert Songs Without Words” è il titolo di un interessante cd edito dalla Da Vinci Classics che pone in evidenza trascrizioni per l’inusuale abbinamento viola e chitarra di grandi capolavori di Franz Schubert provenienti dall’immenso repertorio liederistico del grande compositore austriaco affiancati anche da un arrangiamento, per questi due strumenti, della Sonata in la minore per arpeggione e pianoforte D 821.

A rendere del tutto interessante queto nuovo cd è il Gramaglia – Attademo Duo scelto per l’esecuzione, composto da due strumentisti di particolare e comprovato valore, la cui arte riesce ad esaltare i contenuti storico musicali del disco.
Nello specifico parliamo di Simone Gramaglia, virtuoso della viola, componente di una delle formazioni per quartetto d’archi più in vista di oggi, il Quartetto di Cremona, un musicista la cui esperienza esecutiva e interpretativa nella musica da camera, in particolare quella di Schubert, si dimostra essenziale per la riuscita di questo Cd. C’è da mettere anche in risalto che suona una viola Torazzi del 1680 di proprietà di Kulturfonds Peter Eckes, ricordando anche che è stato il primo violista italiano a suonare a lungo la viola “Paganini” di Stradivari messa a disposizione della Nippon Music Foundation.
Parimenti importante è la figura di Luigi Attademo virtuoso della chitarra che in carriera ha avuto numerosi attestati di stima come, nel 1995, il premio al “Concours International d’Exécution Musicale (CIEM)” di Ginevra (1995), la cui arte è stata influenzata dalla scuola del chitarrista-compositore Angelo Gilardino, con il quale ha eseguito in prima assoluta numerose opere per chitarra sola e per chitarra e orchestra. Anche le sue interpretazioni sono arricchite dal suono di un pregevole strumento, la Chitarra Antonio Torres 1868 restaurata nel 1903 da M. Ramirez.

Il duo Gramaglia – Attademo, attivo dal 2012, ha il grande merito di farci conoscere le sonorità, uniche nel loro genere, scaturite dall’inusuale abbinamento tra viola e chitarra, che l’ascolto di questo disco ci aiuta ad apprezzarne la fusione dei suoni caratteristici di ogni singolo strumento il cui fascino e equilibrio sonoro scaturenti dell’incontro tra i due, raro da ascoltare, risulta essere affascinante e coinvolgente.
La loro attività è partita mettendo in risalto il repertorio originale composto per questa combinazione di strumenti, per una unione artistica che si è consolidata negli anni ampliando i propri orizzonti, transitare con trascrizioni e cambiamenti di grandi capolavori, fino a giungere al repertorio contemporaneo. Una attività molto importante che ha consentito loro, nel 2015, di proporre in disco un album interamente dedicato a Paganini. Il duo Gramaglia – Attademo si propone così al mondo concertistico internazionale ottenendo ovunque attestati di stima visti i successi ottenuti non solo in Italia e in Europa ma anche in Corea del Sud, India e Stati Uniti.
Il contenuto del Cd
Per quanto riguarda il Cd propone diverse opere provenienti dal prezioso catalogo di Franz Schubert del quale interpretano trascrizioni di diverse ed importanti opere di carattere liederistico e la trascrizione per viola e chitarra di uno dei capolavori del musicista austriaco, la Sonata in la minore per arpeggione e pianoforte D. 821.
Proprio questo ultimo capolavoro può essere considerato uno dei punti più interessanti del disco. Innanzi tutto per motivi di carattere storico musicale che pongono l’attenzione sull’arpeggione uno strumento ad arco di carattere ibrido delle dimensioni di un violoncello ma a sei corde e utilizzate con la medesima accordatura della chitarra della quale ne assume anche l’aspetto. Inventato nel 1823 da Johann Georg Staufer, apprezzato liutaio nella Vienna dell’epoca, il nuovo strumento non ebbe però uno sviluppo; nonostante nel 1824 Schubert, su commissione del promotore dell’arpeggione Vinzenz Schuster, compose la Sonata in la minore per arpeggione e pianoforte D. 821, cadde purtroppo in disuso.

Per questo disco Luigi Attademo ha preparato un efficace arrangiamento soprattutto per la parte del pianoforte che passa alla chitarra, strumenti tra i quali sulla carta c’è una distanza siderale, riuscendo però a dare credibilità all’operazione perché, come si può rilevare leggendo le note che accompagnano il Cd, lo stesso Simone Gramaglia sostiene che l’abilità della trascrizione pianistica è ottenuta “salvando tutte quelle figure musicali che sono cruciali per il dialogo musicale”.
Anche la parte della viola è molto ben congegnata perché quanto scritto da Schubert per il nuovo strumento è prevalentemente lirico ed emana tenerezza, lirismo e melanconia, sentimenti che pervadono un po’ tutto il brano e che rendono verosimile il trasbordo delle sonorità ereditate dal violoncello strumento che ne sono alla base, verso la viola, strumento lirico per eccellenza, che dimostra nel disco di essere valido sostituto grazie anche all’abilità strumentistica di Simone Gramaglia.
Il resto del Cd presenta numerose pagine liederistiche, nel catalogo di Schubert particolarmente abbondanti, concepite per voce e pianoforte qui presentate utilizzando trascrizioni dell’epoca che vede protagonista per la parte dell’accompagnamento la chitarra in luogo del pianoforte. Quella della trascrizione era prassi molto utilizzata all’epoca di Schubert per soddisfare tutte le richieste per la dimensione domestica della musica. Proprio ai primi dell’800 la chitarra stava acquistando terreno proprio a Vienna e numerose erano le richieste di trascrizioni di parti musicali per questo strumento. In quella prestigiosa piazza musicale uno dei più stimati musicisti era l’italiano Mauro Giuliani, talentuoso chitarrista che suonava sia strumenti ad arco che a plettro, fu tra i protagonisti dell’affermazione della chitarra presso il largo pubblico di allora. Altro musicista protagonista di operazioni analoghe fu Anton Diabelli, conosciuto per il semplice valzer sul quale Beethoven costruì una delle architetture sonore più famose della storia della musica, le Variazioni in do maggiore su un valzer di Diabelli per pianoforte, op. 120. I brani contenuti nel disco sono stati eseguiti su trascrizioni dell’epoca.
Oltre alla sostituzione del pianoforte con la chitarra, l’altra caratteristica del Cd è quella di utilizzare brani le cui parti vocali sono state affidate dalla viola, fatto che ha stimolato gli autori a battezzare il disco “Franz Schubert Songs Without Words”. Si potrà discutere sul ritenere più o meno valido questo cambiamento ma la viola con il suo lirismo e la sua ampia voce dimostra di essere in grado di trasmettere tutte le sensazioni, le impressioni e le commozioni che scaturiscono dall’ascolto del canto, riuscendo a coinvolgere l’ascoltatore a livello emozionale e suggestionale, bilanciando con efficacia anche l’altro mutamento musicale dovuto alla sostituzione del pianoforte con la chitarra. Un ascolto che mostra una certa stravaganza sonora ma che rende del tutto intelligibile il discorso musicale posto in essere da Schubert con i suoi lieder.

Il disco inizia con cinque lieder tratti dal ciclo Schwanengesang D.957 (Il canto del cigno) raccolta scritta da Schubert su testi di Ludwig Rellstab, Heinrich Heine e Johann Gabriel Seidl e pubblicata dopo la morte del musicista da Tobias Haslinger. Lo stesso commissionò al chitarrista Joseph Kaspar Mertz (1806-56) di creare trascrizioni di alcuni di questi lieder. Nello specifico Liebesbotschaft (Messaggio d’amore) e Ständchen (Serenata). Seguono la malinconica Aufenthalt (Sosta) e la leggerezza di Fischermädchen (La fanciulla pescatrice) per finire con l’incanto di Die Taubenpost (La posta del piccione viaggiatore).
Poi due altri significativi lieder, l’evocazione dei sogni notturni di Nacht und Träume (Notte e sogni) e la dolce serenata che il mugnaio dedica all’amata, Morgengrüss (Saluto del mattino), tratta dal ciclo Die schöne Müllerin (La bella molinara). L’incedere della morte è evocato nello straordinario Lied Der Tod und das Mädchen D.531 (La morte e la fanciulla) per la quale l’esperienza quartettistica di Simone Gramaglia risulta essere determinante in quanto maturata a seguito delle numerose esecuzioni del Quartetto per archi n. 14 in Re minore D 810 contenente un esplicito richiamo a questo lied.
A conclude questa parte del Cd sono la giovanile Schäfers Klagelied D.121 (Lamento del pastore) seguito da uno dei più famosi brani di Schubert: Der Wanderer D.489 (Il viandante) entrambi intrisi di malinconia e irrequietezza che ci portano verso uno dei primi brani composti da Schubert, Pensa, che questo istante D. 76, tratto dal testo metastasiano per Ercole al bivio. Composizione scolastica derivante da un esercizio dato al giovane Schubert nel 1813 dal suo insegnante Antonio Salieri, brano influenzato dallo stile operistico italiano ma contenente una squisita dote dei fantasia che, all’ascolto odierno, ci fa già intravedere la grandezza e la classe del compositore vista la facilità di introdurre un discorso musicale completo.
Un disco molto accattivante per il contenuto, come abbiamo spiegato con questa nostra presentazione, che riteniamo il frutto della professionalità dei due strumentisti, Simone Gramaglia e Luigi Attademo, protagonisti dell’incisione che riescono ad interpretare i brani proposti con disinvoltura, semplicità ed eleganza, proponendo con naturalezza un discorso musicale colmo di intensità e potenza con particolare cura della cantabilità che per l’opera di Franz Schubert è elemento sostanziale.
Franz Schubert: Songs Without Words
Arpeggione Sonata and Lieder Transcribed for Viola and Guitar
Gramaglia – Attademo Duo
Luigi Attademo chitarra, Simone Gramaglia viola
Da Vinci Classics C00911
Claudio LISTANTI Roma 9 Marzo 2025