Tefaf 2025. Hayez, De László, Mancini: gli Highlits della Gallera Antonacci Lapiccirella.

redazione

Tefaf 2025

PAINTINGS SECTION | STAND 318

La favorita del sultano: nell’ Harem tra seduzione e teatralità

Francesco Hayez (Venezia 1791 – Milano 1882) Interno di un Harem, 1840Olio su tela, 84 x 108 cm Firmato in basso a destra Provenienza: Contessa Nákó, Vienna; collezione privata

Il capolavoro appena riscoperto di Francesco Hayez, Interno di un Harem, del 1840, rappresenta
un importante arricchimento nel catalogo del grande artista italiano protagonista del Romanticismo. In questo maestoso dipinto, realizzato per uno dei suoi maggiori committenti austriaci, la contessa Nákó di Vienna, Hayez ci trasporta in un mondo di raffinata seduzione e teatralità con un soggetto a lui molto caro e molto di moda in tutta Europa a quel tempo. Nel gruppo principale, il sultano osserva compiaciuto una magnifica donna occidentale, appena entrata a far parte dell’harem, che nella sua giovinezza e purezza incarna la bellezza ideale. Ritratta con una grazia che esprime tutta la sua femminilità, la protagonista è la musa prediletta di Hayez, già apparsa in altre opere iconiche dell’artista come Odalisca e Malinconia. Attorno a lei, altre odalische contribuiscono a creare un’atmosfera romantica e sensuale. Il dipinto si chiude con una scena straordinaria, inquadrata dal pittore con un grande senso scenico tra un ricco tendaggio, una quinta di legno tipica dell’harem ed il paesaggio dolcemente sfumato all’orizzonte. L’uso sapiente della prospettiva e il contrasto tra luce e ombra aggiungono profondità e magia alla scena. L’opera, eseguita all’apice del successo di Hayez, si pone come un raffinato esempio dell’orientalismo ottocentesco, nella sua capacità di esaltare la bellezza femminile in tutte le sue sfumature e di restituire la ricchezza dei costumi con una precisione quasi da miniatura.

De László: ritratto di una donna ‘moderna’ dei ruggenti Anni Venti.

Philip Alexius de LÁSZLÓ (Budapest 1869 – Londra 1937) Ritratto della cantante Germaine Gien, 1921 olio su tela, 73,3 x 54,5 cm Firmato, datato e dedicato in basso a destra: de László / Paris 1921 Xbre / a mon ami Belugou
Provenienza: Collezione Germaine Gien (1895-1989) e Léon Bélugou (1865-1934); collezione privata.
Bibliografia: Programma del recital di Germaine Gien alla Casa de László di Londra, ‘At Home’. Mrs. de Laszlo, riprodotto in copertina.

Con i capelli pettinati all’indietro e le labbra punteggiate di rossetto carminio, l’aspetto di questa elegante signora esemplifica la netta modernità delle donne tra le due guerre. Germaine Gien (1895- 1989) sposò Léon Bélugou (1865-1934) nel 1919. Fu a suo marito che il pittore dedicò il ritratto di sua moglie due anni dopo il loro matrimonio. Gien aveva 26 anni all’epoca. De László, pittore dell’alta società europea, apprezzato principalmente per i ritratti in cui rappresenta aristocratici, reali e figure di spicco del suo tempo, qui si discosta in parte dalle sue opere più convenzionali, distinguendosi per la sua qualità intima e introspezione emotiva. In questo ritratto l’artista adotta uno stile pittorico meno formale e più fluido rispetto ai suoi ritratti ufficiali, con pennellate vibranti che suggeriscono un’atmosfera di libera spontaneità e dove esplora una dimensione più personale e informale. La Gien, con la sua camicia ampia, dalla profonda scollatura, con il taglio moderno e androgino detto à la garçonne in voga nei ruggenti anni venti, incarna la donna moderna ed emancipata.

Antonio Mancini: la singolare tecnica della “Doppia griglia”

Antonio Mancini (Roma 1852 – 1930) Ritratto di vecchio 1896 – 99 c. Firmato in basso a sinistra: A Mancini Olio su tela, 62 x 50 cm Provenienza: Collezione privata
Bibliografia:
Antonio Mancini. Catalogo ragionato dell’opera. La pittura a olio, pag. 286, n.443 (datata 1895)

La mezza figura di un uomo anziano con una lunga barba bianca sembra voler uscire a destra della tela. Le pennellate libere e rapide dell'artista acquisiscono maggiore consistenza e spessore, formando veri e propri rilievi, in particolare nella parte inferiore del quadro. La superficie dipinta rivela molto chiaramente tracce della quot;doppia griglia quot; un singolare metodo di pittura dal vero che Mancini adottò dalla metà degli anni80 dell’Ottocento e che consisteva nel posizionare una prima cornice reticolata davanti al modello e poi una seconda esattamente delle stesse dimensioni e con esattamente la stessa disposizione dei cordini direttamente sulla tela. Ciò gli consentiva di dipingere con un lungo pennello a una certa distanza, riquadro per riquadro, come in un'opera astratta in cui l’intera composizione si riunisce solo alla fine.