A Rovigo negli spazi di Palazzo Roverella la grande mostra di Henri Cartier-Bresson dedicata all’Italia, dal 28 settembre 2024

di Silvana LAZZARINO

A raccontare con sguardo attento senza giudizio, fatti, accadimenti, legati alla storia e alla tradizione del nostro Paese tra contesti pubblici e privati cogliendo aspetti evidenti e meno visibili del tessuto umano e sociale, è Henri Cartier-Bresson (Chanteloup-en-Brie 1908 – L´Isle-sur-la-Sorgue 2004)  tra i più interessanti e significativi fotografi del secolo scorso, i cui scatti prettamente dedicati al suo legame con l’Italia, sono protagonisti della mostra che apre a Palazzo Roverella a Rovigo il prossimo 28 settembre 2024.

Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, questo il titolo dell’esposizione che documenta per la prima volta in maniera esaustiva il rapporto tra colui che è stato definito “l’occhio del secolo” e l’Italia, ripercorre, attraverso circa 200 fotografie e numerosi documenti – giornali, riviste, volumi, lettere- le tappe di un legame iniziato prestissimo, già negli anni Trenta, e proseguito sino al momento in cui Cartier-Bresson ha abbandonato la fotografia, negli anni Settanta.

Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, l’esposizione che resterà aperta fino 26 gennaio 2025, è realizzata in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e la Fondazione CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, con la curatela di Clément Chéroux, e Walter Guadagnini, direttori delle rispettive Fondazioni.

Attento nel restituire con spiccato realismo ogni ambito della realtà, mostrando autenticità anche nel far emergere gli aspetti più intimi del sentire umano con spiccata sensibilità e immediato realismo, Bresson ha fin da subito considerato la macchina fotografica un mezzo al servizio del suo pensiero emotivo e visivo che si apriva ai mille volti di quanto accadeva intorno a lui, vicino e anche lontano. Lungo la sua carriera, nei viaggi attraverso diversi paesi, si è soffermato sui grandi momenti della storia ponendo attenzione non solo al carattere realistico, talvolta aspro e forte in riferimento a fatti legati alla guerra, ma anche a quello spessore emotivo e poetico, più spensierato che ha caratterizzato i suoi lavori degli anni Sessanta.

Henri Cartier-Bresson si accosta alla fotografia a partire dagli anni Trenta del secolo scorso, dopo una prima fase in cui ad interessarlo era stata la pittura, attratto inizialmente dagli ambienti del surrealismo francese. Grazie alla fotografia inizia ad immortalare gli aspetti della realtà nella loro istantaneità e unicità del momento, ed in questo interesse trova il sostegno di due figure: David Szymin fotografo intellettuale polacco con cui strinse un forte legame di amicizia e Endré Friedmann fotografo ungherese noto poi con il nome di Robert Capa. Parallelamente alla fotografia si interessa al cinema tantoché nel 1931 inizia a lavorare come assistente per Jean Renoir firmando nel 1937 il suo primo film “Return to life”. Durante il secondo conflitto mondiale, a fasi alterne è impegnato nell’attività di fotografo volta a riprendere momenti e fatti drammatici ma anche di speranza legati agli avvenimenti bellici come nel 1945 quando fotografa la liberazione di Parigi.

Da sottolineare alla fine degli anni Quaranta l’avvio della collaborazione per la rivista femminile Harper’s Bazar e nel 1947 la fondazione della famosa Agenzia Magnum insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour e William Vandivert. Il suo appassionato interesse per la fotografia lo porta a viaggiare in diversi Paesi dalla Cina agli Stati Uniti, dal Canada all’India, al Giappone, fino all’Unione Sovietica. Anche l’Italia è tra le su mete preferite dove tra l’altro si reca numerose volte visitando anche la Sardegna.

Ad aprire il percorso è la documentazione per immagini del primo viaggio in Italia avvenuto all’inizio degli anni Trenta quando Cartier-Bresson, poco più che ventenne aveva abbandonato definitivamente la pittura per la fotografia, in compagnia dell’amico André Pieyre de Mandiargues, giovane poeta e scrittore, e della sua compagna, la pittrice Leonor Fini. Da questo viaggio di piacere, il fotografo scatta alcune delle sue immagini più famose, tutte presenti appunto nella sezione di apertura della mostra. Con gli inizi degli anni Cinquanta Bresson intraprende il secondo viaggio nel nostro Paese recandosi in Abruzzo e in Lucania, allora terre di grande interesse culturale, sociologico e per l’appunto fotografico, emblema di quel Sud in cui si affrontavano tradizione e modernità, povertà e cambiamenti sociali.

Bresson, LAquila 1951 © Fondazione Henri-Cartier Bresson Magnum Photos

Per molti fotografi italiani e stranieri che si muovono tra Materia ed i paesi del territorio tra cui Scanno nei pressi de L’Aquila, lo scrittore Carlo Levi fu figura centrale nella costruzione dell’immagine del Sud e in particolare di queste regioni. Grazie agli scatti di Bresson Matera e Scanno sono divenute celebri, poi fotografate anche da Giacomelli. Particolarmente interessanti, anche dal punto di vista storico, sono le immagini della distribuzione delle terre, un momento cruciale nella storia recente del Paese.

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ormai famoso, Cartier-Bresson ritorna a più riprese in Italia realizzando servizi per le grandi riviste illustrate dell’epoca, tra cui “Holiday” e “Harper’s Bazaar”, dedicati soprattutto a Roma, Napoli, Venezia, le grandi città che suscitano l’interesse dei lettori stranieri, e poi ad Ischia e alla Sardegna, tappe che permettono al fotografo di esercitare il suo sguardo sugli usi e i costumi del paese e dei suoi abitanti.

Gli scatti realizzati a Roma in quegli anni restituiscono pienamente il clima di quel momento e la specificità di un paese non ancora omologato alla dominante cultura proveniente da oltreoceano. Alcune di queste immagini non a caso entrano a far parte di uno dei libri più noti del fotografo, “Les Européens” (1955) nel quale viene descritta la nuova Europa che è ormai in pieno sviluppo dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale.

ITALY. Tuscany. Siena. 1953.

Il percorso si chiude con le immagini dei primi anni Settanta dedicate ancora a Matera, un vero e proprio ritorno sui luoghi frequentati vent’anni prima, in cui è facile leggere continuità e discontinuità del tempo, l’avanzare della modernità e la persistenza delle identità locali, e anche con scatti che riprendono il mondo del lavoro industriale, tra Olivetti e Alfa Romeo, che spostano l’attenzione specificamente sulle nuove modalità di vita del periodo.

L’esposizione che presenta per ogni sala testi esplicativi, è accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore, al cui interno sono riportate tutte le opere esposte, i saggi dei due curatori e di Carmela Biscaglia, quest’ultimo dedicato alle vicende e ai personaggi che hanno reso unico il rapporto di Cartier-Bresson con la Basilicata.

Silvana  LAZZARINO  Roma 15 Settembre 2024

Henri Cartier-Bresson e l’Italia

Palazzo Roverella Via Laurenti 8/10 – Rovigo dal 28 settembre 2024 al 26 gennaio 2025

per informazioni:  contact center 0425/460093,

 info@palazzoroverella.com