di Claudio LISTANTI
Per il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto gli Intermezzi del ‘700 hanno un posto particolare nell’ambito della programmazione di questa particolare ed interessante rassegna musicale che quest’anno è giunta alla sua 76^ Edizione riuscendo, pressoché costantemente, a mettere in campo proposte stimolanti per tutti gli spettatori e gli appassionati di musica.
Come prima accennato un ruolo di riguardo è riservato alla riproposta degli Intermezzi del ‘700, nati a seguito dello sviluppo della prassi operistica in atto a Napoli nel primo ‘700, allora uno dei centri musicali più importanti d’Europa, prassi che si esaurì nel 1736. Prevedeva di inserire all’interno delle opere serie, solitamente strutturate in tre atti, alcuni intermezzi di carattere comico-buffo, da eseguirsi durante i necessari intervalli tra gli atti.
Tali interventi erano rivolti a stemperare quel clima di tragedia che spesso assaliva gli spettatori nell’assistere ai drammi, dove l’azione, che si svolgeva in ambienti regali in cui agivano personaggi di grande fama, per lo più s’incentrava in follie e violenze che alimentavano trame intricate ed inverosimili, spesso noiose e lontane dalla verità storica fino ad essere, sovente, completamente surreali nell’insieme, dove rivalità politiche e amorose producevano atti di sopraffazione e colpi bassi.
Gli Intermezzi introducevano, quindi, elementi di serenità e di distensione con storie, semplici nell’insieme, per entità teatrali autonome e completamente avulse dal dramma principale, dove l’azione frequentemente si riferiva al matrimonio di due personaggi dalle provenienze differenti, dal ceto borghese e dal mondo di tutti i giorni, spesso in contrasto tra loro dei quali l’azione ne metteva in risalto le diversità e la quasi inevitabile e reciproca intollerabilità ma dove poi, evolvendo l’azione stessa, ne scaturiva un addolcimento dei sentimenti per arrivare ad un accomodate, e sicuramente desiderato dallo spettatore, lieto fine.
La struttura degli intermezzi era piuttosto semplice. Due personaggi, uno di sesso maschile ed uno di sesso femminile, solitamente contrapposti anche vocalmente (baritono-soprano), personaggi decisamente stereotipati (medici, giudici, avvocati) quelli maschili, (servette, domestiche ma anche vedove, tutte in cerca di una sistemazione familiare) quelli femminili. Accanto ai due protagonisti vocali una parte mimica spesso utilizzata per dare semplicità, forse anche fluidità, all’azione nella quale si presentano spesso divertenti travestimenti per tendere trappole e trabocchetti.
Per la parte musicale c’è un accompagnamento strumentale che mette in risalto non solo il carattere giocoso dell’insieme ma anche momenti di intimità dei singoli personaggi che sono estrinsecati con arie specificatamente dedicate di non particolare difficoltà vocale ma di efficace espressività. Solitamente ogni singola parte era conclusa da duetti tra i due personaggi cantanti, concepiti per dare vivacità all’azione, messa anche in evidenza da una cospicua parte affidata al recitativo spesso espresso nei dialetti di riferimento delle provenienze geografiche italiane dei singoli personaggi ma anche dal ‘latinorum’ (usiamo un termine manzoniano molto efficace allo scopo) con il quale si esprimono i dotti (medici, giudici e avvocati) senza dimenticare anche espressioni estere laddove c’è la presenza di personaggi stranieri, in special modo francesi e spagnoli.
Queste note sono evidenti per farci comprendere l’importanza del genere ‘Intermezzo’ che riveste dell’ambito dell’istituzione Teatro Lirico Sperimentale che ha le finalità principale di individuare cantanti da inserire nel teatro d’opera offrendo loro anche la possibilità di raggiungere un buon grado di specializzazione curando molto gli aspetti fondamentali del canto lirico per costituire una vera e propria scuola, più precisamente una Accademia rivolta alla formazione specifica del cantante d’opera. Tramite la collaborazione di docenti specialisti vengono curati in parallelo elementi importanti come la dizione, la recitazione e l’espressione per completare ed arricchire il loro bagaglio culturale inserendo i giovani nelle rappresentazioni teatrali per un percorso didattico completo. Una esperienza sul campo che ne arricchisce il bagaglio culturale di ognuno di essi rendendoli così pronti per l’inserimento nel mondo dell’opera.
Gli Intermezzi del ‘700 sono, quindi, una palestra ideale per ottenere tutto ciò, in quanto in essi, la recitazione, l’espressione e la capacità di stare in scena sono elementi fondamentali per mettere alla prova l’abilità vocale ed attoriale dei singoli interpreti realizzando così un progetto specifico basato su quella ‘sperimentalità’ che è scopo fondamentale dell’Istituzione spoletina.
A contribuire alla realizzazione di questo progetto, che nel corso degli ultimi anni ha dato buoni risultati, c’è la collaborazione con il Centro Studi Pergolesi dell’Università degli Studi di Milano, diretto dal musicologo Claudio Toscani, che ha dato a tutte queste riproposte validità scientifica con la pubblicazione delle edizioni critiche nate da studi specifici condotti da diversi musicologi che ha consentito un valido approfondimento della materia fornendo di conseguenza un importante strumento per eventuali, ulteriori, riproposte dei singoli intermezzi. Una iniziativa molto valida anche perché riesce a conservare questo genere musicale del quale, nonostante la copiosa produzione settecentesca, oggi ne conosciamo una parte del tutto ristretta, pari a circa un quarto o un terzo della produzione, come dichiarato dallo stesso Toscani.
Le esecuzioni sono affidate al napoletano Pierfrancesco Borrelli che da circa otto anni cura la parte musicale per la quale ha messo a disposizione la sua indiscutibile specializzazione in materia arricchita, per la parte visiva, da una altra importante collaborazione, quella del regista Andrea Stanisci, molto utile per ‘rinnovare’ ed ‘attualizzare’ quanto contenuto in un genere apparentemente datato come quello degli Intermezzi del ‘700, riuscendo sempre a dare nuova linfa a questi piccoli-grandi capolavori anche grazie al valido contributo di Clelia De Angelis per i costumi e di Eva Bruno per le luci di scena.
Quest’anno, inoltre, è stata operata una diversa scelta, quella di mettere in scena due intermezzi partendo da quello presentato lo scorso anno L’ammalato immaginario di Leonardo Vinci, per l’occasione presentato nell’edizione critica approntata da Gaetano Pitarresi alla quale è stato abbinato La franchezza delle donne su musica di Giuseppe Sellitti ed il libretto di Tommaso Mariani per il quale Antonio Dilella ne ha approntato l’edizione critica per l’occasione rappresentata in prima esecuzione.
Due intermezzi di non comune vivacità, nei quali sono presenti travestimenti e scambi di persona che rendono godibile la rappresentazione per uno spettacolo che nel complesso è risultato autonomo. Per quanto riguarda L’Ammalato, dove si rappresentano le astuzie e le vicissitudini di una vedova per costringere (o convincere) un vecchio possidente a farsi sposare, riproponiamo il nostro articolo pubblicato lo scorso anno, utile ad approfondirne i valori e le peculiarità. http://Cfr. https://www.aboutartonline.com/lammalato-immaginario-di-leonardo-vinci-un-tema-barocco-in-abiti-moderni-al-teatro-lirico-sperimentale-di-spoleto/
La Franchezza delle donne è un intermezzo il cui libretto fu scritto da Tommaso Mariani; comparve in scena il 4 dicembre del 1734 quando al Teatro San Bartolomeo di Napoli fu rappresentato il dramma serio Siface del compositore napoletano Giuseppe Sellitti su un testo di Pietro Metastasio. Quella rappresentazione solennizzava il compleanno della Real Principessa d’Asturias Maria Barbara di Braganza e l’intermezzo in questione, sempre costituito da due parti, ne riempiva i due intervalli previsti in serata. Il revisore della partitura Antonio Dilella, nel saggio pubblicato nel programma di sala, ci fa sapere che gli interpreti quella sera furono due cantanti molto apprezzati all’epoca, il soprano Laura Monti (Lesbina) e il basso Gioacchino Corrao (Sempronio). Per quanto riguarda Giuseppe Sellitti, lo stesso Dilella evidenzia che nacque il 22 marzo del 1700 ed ebbe come maestri Gaetano Veneziano e, al conservatorio di S. Maria di Loreto, Giuliano Perugino.
L’azione narra di Sempronio che ama Lesbina che (a torto) crede che lo tradisca. La vuole smascherare e allo scopo si traveste da gondoliere per portarla da Zanetto suo amante. Lo scopo è raggiunto anche perché Lesbina scopre che Zanetto ama un’altra e sviene per la gelosia cercando poi di convincere Sempronio della propria innocenza.
La ragazza vuole chiamarlo a giudizio per tentato rapimento. Sempronio si traveste da giudice ma Lesbina ne individua il travestimento e finge di essere ingannata. Rovescerà poi la situazione con la complicità del notaio offrendo la sua mano a Sempronio che non potrà opporsi all’epilogo.
Per quanto riguarda la rappresentazione il regista Andrea Stanisci ha scelto una versione scenica atta ad evidenziare una sorta di contrasto tra i due intermezzi. Partendo dalla realizzazione de L’ammalato immaginario dello scorso anno, al quale aveva dato sembianze moderne, quasi attuali, ha concepito La franchezza delle donne in maniera del tutto ‘classica’ utilizzando fondali di stampo settecentesco all’interno dei quali si sviluppava tutta la divertente ed esilarante azione. Inoltre ha cercato la via di una certa unitarietà dello spettacolo facendo intervenire alla fine anche i personaggi partecipanti all’esecuzione de L’ammalato. Una scelta di felice semplicità ma che ha, in un certo senso, messo come comune denominatore l’essenza e lo spirito degli intermezzi pur in presenza di diverse realizzazioni, esaltandone idealmente l’autonomia di ‘genere musicale’ così che oggi questa forma di spettacolo resta del tutto indipendente da quella per la quale furono un tempo contenute.
Pierfrancesco Borrelli ha inserito come introduzione musicale la Ciaccona proveniente dalla semi-opera The Fairy Queen di Henry Purcell che ne ha esaltato i caratteri giocosi completandone così l’intera fruizione.
Nel complesso l’esecuzione è stata molto curata in tutte le componenti dello spettacolo ad iniziare dalla parte visiva dello Stanisci che ha concepito movimenti scenici del tutto efficaci a sottolineare l’evoluzione delle due trame ponendo particolari attenzioni agli interventi delle parti ‘mute’ affidate ai mimi, validamente sostenuto dai due collaboratori Clelia De Angelis per i costumi e Eva Bruno per le luci di scena con interventi del tutto funzionali a completare l’impostazione registica di tutto lo spettacolo.
Per quanto riguarda i cantanti sono stati scelti tra i partecipanti ai concorsi dello Sperimentale ai quali sia Stanisci che il direttore musicale Borrelli ne dedicato estrema cura con particolare attenzione la recitazione e la parte vocale.
Per L’ammalato immaginario molto convincenti sono state le prove del soprano pugliese Elena Finelli, voce delicata e duttile ideale per il personaggio alla quale è stato contrapposto il baritono Alberto Petricca già apprezzato protagonista lo scorso anno nello stesso titolo, una prova che ci è sembrata arricchita dall’esperienza, elemento che abbiamo riscontrato per l’intera realizzazione di tutto l’intermezzo.
Per La franchezza delle donne di spessore è stata la prova del soprano Sara Cortolezzis, già notevole protagonista lo scorso anno nella Cio-Cio-San la giovane geisha di Giacomo Puccini che per l’occasione risultò autorevole scenicamente e vocalmente doti che ha messo a disposizione anche del personaggio di Lesbina caratteristico della vocalità settecentesca dimostrando di essere artista dotata di notevole duttilità che le consente di interpretare del tutto validamente repertori così diversi e lontani tra loro. Al suo fianco il Sempronio di Davide Peroni baritono risultato vincitore del concorso spoletino del 2022, anch’egli dotato di ottime qualità sceniche e vocali. Concludiamo citando le due parti mimiche affidate a Vania Ficola, attrice proveniente dal teatro amatoriale che ha partecipato ad entrambi gli intermezzi ottenendo un successo personale insolito e del tutto lusinghiero e di Valentino Pagliei per La franchezza delle donne.
La direzione di Pierfrancesco Borrelli è risultata del tutto ottimale per porre in evidenza le qualità di queste due piccoli gioielli della produzione musicale settecentesca anche grazie alla partecipazione dell’Ensemble del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli” e del maestro al cembalo Davor-Krkljus.
La recita alla quale abbiamo assistito (9 settembre) è stata seguita da un pubblico molto folto che ha assistito alla recita con interesse e partecipazione dimostrando di essere piacevolmente coinvolto da una azione scenica semplice, intelligibile e intensa, tributando al termine, a tutti i realizzatori dello spettacolo, lunghi e fragorosi applausi.
Claudio LISTANTI 11 Spoleto Settembre 2022