di Silvana LAZZARINO
Entro stilemi astratti e gusto informale si colloca l’arte segnica e materica di Toti (Antonio) Scialoja (Roma 1914-1998), tra i protagonisti delle vicende artistiche italiane della seconda metà del XX° secolo.
A ripercorrere l’eloquenza del segno nel suo essere scrittura “generativa” e la forza espressiva del colore, caratteristiche peculiari della sua ’opera, è l’interessante esposizione “Scialoja segreto. Gli Amori. Opere inedite e rare” in corso a Villa Mondragone a Monte Porzio Catone (Roma) fino al 12 settembre 2021. Organizzata da Irvit, l’Istituto Regionale per le Ville Tuscolane, con l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, l’esposizione offre l’opportunità di vedere grandi tele di cui molte rare e mai esposte al pubblico realizzate tra gli anni Settanta e gli anni Novanta. Promossa dalla Regione Lazio e curata dalla Fondazione Toti Scialoja, in collaborazione con l’Associazione Frascati Poesia, la mostra che rientra nell’ambito della nuova programmazione dell’l’Istituto Regionale per le Ville Tuscolane volto a valorizzare e promuovere queste dimore rinascimentali con i suoi parchi e giardini, restituisce una lettura inedita del percorso e del processo creativo dell’artista.
Dopo l’esperienza espressionista legata alla Scuola Romana, Toti Scialoja si interessa all’astrattismo scegliendo di dipingere su una base di acqua e resina vinilica restituendo un nuovo modo di interpretare e rappresentare la realtà cogliendo verso la fine degli anni Cinquanta l’espressività del dripping e dell’action painting, per giungere negli anni Sessanta ad una rappresentazione di “impronte” prima sovrapposte l’una sull’altra ad occupare l’intera pagina del dipinto, poi disposte in sequenza a intervalli regolari entro un ritmo di pieni e vuoti.
Gli anni Settanta e Ottanta danno spazio al gesto libero espresso su carta, collage e acquerelli per dare vita a forme da cui emerge il potere evocativo delle immagini scandito da una gestualità veloce, accentuata, libera da qualsiasi schema predefinito.
Le opere in mostra ripercorrono l’evoluzione della sua arte che superando l’esperienza astratta e guardando all’informale, coglie l’essenza intima della realtà andando oltre il rappresentabile per esaltare l’interiorità nel suo confrontarsi con l’esterno. Ecco che la realtà appare “altra” perché rielaborata, trasfigurata secondo processi illogici come sospesi fra essere e sembrare, realtà e immaginazione in cui tutto diventa possibile a partire dal ruolo che si affida all’arte nel suo portare nuovi spiragli di luce.
Il colore delle rare tele dipinte tra gli anni Settanta e Ottanta – in cui realizza per lo più acquarelli, collage e opere su carta- assume un significato diverso nel definire forme rettangolari ad avvolgere tutta la superficie codificando un sentire più essenziale, diretto a proporre una nuova visione di ciò che viene percepito a partire dal mondo esterno.
E’ con gli anni Settanta che staccandosi dal segno delle impronte, si volge verso un sentire più concettuale dove emergono strutture minimali verticali, una sorta di forme di colore come bloccate in quella sezione e rese attraverso una pennellata ferma e continua quasi calcolata. Accostamenti cromatici restituiti da strutture e colore entro nuove soluzioni ritmiche e formali suggeriscono quell’energia che deriva dalle cromie da cui emerge una nuova libertà creativa che con gli anni Novanta si manifesta attraverso opere di grande formato lasciando che spazio e materia siano dominati con altra emozione creativa e nuova gestualità.
Al fine della trasformazione del suo processo creativo sono stati importanti gli anni trascorsi in America e a Parigi tra il 1655 e il 1965, come anche la fascinazione del segno pittorico di Goya da cui resta colpito nel 1982 quando al Museo del Prado a Madrid visita la Quinta del Sordo. Segno che lo guida in direzione di un nuovo e fecondo processo creativo verso la sua più alta espressione con i dipinti di “San Isidro” e “Secondo San Isidro” in cui emerge una nuova luce alternata a tratti di colore di un nero opaco come a suggerire un nuovo ascolto della complessità e finitezza del mondo. E’ con la metà degli anni Ottanta che si fa strada una nuova definizione di luce in cui far confluire un sentire totale e totalizzante di ogni processo messo in campo nei precedenti periodi.
Centrale nel percorso concettuale della mostra è la sezione dedicata agli “Amori”, da cui prende il titolo la retrospettiva, con la presenza anche di fotografie e di dipinti realizzati da artisti cari a Scialoja come Calder, Afro, Motherwell.
Composizioni dai segni e dalle forme astratte, in cui affiorano stati d’animo tormentati, confusi a scandire la fatalità dell’esistenza come rivelano soprattutto la serie delle “impronte” sempre più organizzate e geometrizzate che nel loro ripetersi indicano il senso di annullamento nello scorrere del tempo. Solitarie forme di colore, le “impronte” battute e impresse sulla superficie del quadro indicano l’essenza di un gesto voluto e inconsapevole, conscio e inconscio a sottolineare quel sottile margine fra pensiero e azione.
Un’opera che rompe gli argini nel tentativo di far coincidere il tempo interiore dell’esistenza con quello esteriore della pittura. Un’opera che esprime energia interiore come continuazione dello spazio della psiche in cui si definisce il tempo della coscienza.
L’Istituto Regionale per le Ville Tuscolane (Irvut) si occupa di valorizzare e promuovere le dimore rinascimentali con i suoi parchi e giardini, grazie all’importante lavoro di risanamento svolto negli ultimi anni dalla Regione Lazio, amplia l’offerta culturale con un ricco calendario di visite guidate, mostre ed eventi per restituire ai visitatori la possibilità di scoprire il patrimonio artistico, culturale, storico e naturalistico delle Ville del Tuscolo. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.irvit.it e sui canali social dell’Ente.
Silvana LAZZARINO RomA 25 Luglio 2021
“Scialoja segreto”
Villa Mondragone
Via Frascati, 51- 00078, Monte Porzio Catone (Roma)
fino al 12 settembre 2021; per informazioni: www.irvit.it