Al 49° Cantiere d’Arte di Montepulciano in scena Mozart e le virtuose viennesi del suo tempo.

di Claudio LISTANTI

Il programma del 49° Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano contiene quest’anno diverse novità rispetto agli anni scorsi ma sempre in linea con i contenuti e le linee guida espressi dal suo fondatore Hans Werner Henze.

Tra queste novità una piacevole sorpresa si è rivelata la serie di concerti ribattezzata “Serie Mozart. Amadeus e le virtuose” e come sottotitolo esplicativo “Le dame viennesi della musica”, organizzata con lo scopo di evocare quell’ambiente musicale viennese che aveva in Mozart il centro gravitazionale con il musicista considerato una sorta di ‘mito’ che scatenava le attenzioni artistiche di molte strumentiste dell’epoca con le quali Mozart strinse rapporti di amicizia, con alcune forse anche di carattere più squisitamente sentimentale, dedicando loro diverse composizioni destinate a valorizzare le loro peculiarità musicali e interpretative.

Fig. 1 Teatro Poliziano. La sistemazione della sala per ospitare i concerti di “Serie Mozart. Amadeus e le virtuose”. Foto Irene Trancossi.

Un mondo molto ben descritto da Orietta Caianello, che in un breve ma esauriente saggio inserito nel programma generale del Cantiere 2024, ha sintetizzato la valenza dei contatti intercorsi dal musicista con le varie dame viennesi dell’epoca -come la pianista Josepha von Auernhammer allieva molto apprezzata da Mozart – alle quali dedicò le Sei Sonate per fortepiano e violino, o come Babette Ployer, tra le pianiste più in vista di Vienna che si perfezionò proprio con Mozart che le dimostrò la sua stima affidandole l’esecuzione dei concerti per pianoforte K449 e K453

Questo è solo un esempio di quel fervido e aureo periodo della Storia della Musica che vide Mozart protagonista a Vienna nel decennio compreso tra il 1781 e il 1791 e che, qui a Montepulciano, è stato ripercorso di “Serie Mozart. Amadeus e le virtuose” concepito con fantasia, buon gusto e con chiarezza lineare dalla neo Direttrice Artistica Mariangela Vacatello che ha approntato un programma generale in linea con la sua cifra stilistica e la sua abilità di pianista concertista.

Fig. 2 Il direttore Michele Gamba con l’Orchestra Giovanile Italiana in un momento del concerto del 19 luglio. Foto Irene Trancossi.

Il ciclo si articolava con tre concerti ospitati nella preziosa sala del Teatro Poliziano che per l’occasione è stato trasformato in una ‘mini’ sala da concerto. L’orchestra è stata collocata nello spazio comunemente dedicato alle poltrone di platea con il direttore d’orchestra che aveva alle sue spalle il palcoscenico, chiuso come sfondo da un telone e, di fronte, il pianoforte solista che a sua volta era contornato dagli elementi dell’orchestra collocati a seconda dell’esigenza di ogni singolo concerto.

La particolarità di questo ‘allestimento’ era quella dell’abbinamento della musica ad una sostanziosa parte visiva realizzata tramite l’uso delle luci. La scelta è senza dubbio in linea con basi fondative del Cantiere di Montepulciano delle quali la sperimentazione e la ricerca del nuovo sono pilastri importanti e irrinunciabili.

Certamente il lavoro intrapreso da Guido Levi Lighting Lab con le luci create da Luca Asioli e realizzate da Davide Calvarese maestro alle luci sono risultate coinvolgenti come anche accattivanti per l’abilità nel seguire l’andamento musicale mutando di colore ed intensità a seconda delle dinamiche sonore, dei tempi adottati dagli esecutori e dai colori orchestrali per i quali Mozart era squisito creatore. Senza dubbio, nell’insieme, c’era la sensazione di una felice fusione tra tutti gli elementi del concerto ma con la controindicazione di impedire allo spettatore/ascoltatore la necessaria concentrazione per la piena fruizione e il pieno godimento di questi capolavori musicali.

Altra caratteristica di questa iniziativa era di affidare le cadenze previste a giovani compositori di oggi, tutti provenienti dai corsi di composizione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia guidati da Alessandro Solbiati e presentati tutte, per l’occasione, in prima esecuzione assoluta.

Anche questa iniziativa è perfettamente in linea con le prerogative del Cantiere poco prima citate e segue la costante del Cantiere 2024 di abbinare a composizioni della tradizione musiche di oggi per offrire ai giovani artisti la possibilità di una ribalta qualificata che stimoli la loro creatività e contribuisca alla formazione della necessaria esperienza compositiva che è il bagaglio essenziale per cimentarsi nella difficile arte del comporre musica che ai nostri giorni, senza dubbio, è strada piuttosto ardua e piena di ostacoli che complicano il cammino del musicista di oggi.

Questa costante, sempre presente nelle varie edizioni del Cantiere, ci sembra essere stata ampliata dalla direzione di Mariangela Vacatello, grazie alla quale moltissimi concerti presentano in programma ‘prime assolute’ come già verificato in uno degli spettacoli di punta del Cantiere 2024, la rappresentazione de El retablo de maese Pedro di de Falla, una iniziativa del tutto lodevole e, allo stesso tempo, confortante per lo sviluppo dell’Arte della Musica nel futuro.

Per quanto riguarda i tre concerti facente parte della serie “Mozart Amadeus e le virtuose sono state impegnate sette pianiste per altrettanti concerti per pianoforte e orchestra di Mozart offrendoci una adeguata panoramica, oltre che sull’opera di Mozart, anche sul pianismo nazionale italiano di oggi.

Fig. 3 La pianista Eleonora Armellini, il direttore Michele Gamba e la pianista Mariangela Vacatello protagonisti del concerto del 19 luglio. Foto Irene Trancossi.

Il primo concerto del 19 luglio (al quale con estremo dispiacere non abbiamo potuto assistere) non poteva che essere aperto dalla pianista Mariangela Vacatello, meritatamente alla guida del Cantiere, che ha proposto Concerto per pianoforte n. 21 in do maggiore K 467 uno dei 14 concerti composti da Mozart nel suo periodo viennese al quale sono state abbinate le cadenze del I e III movimento composte da Francesco Bussani. Nella seconda parte il Concerto per pianoforte n. 27 in si bemolle maggiore K 595, l’ultimo concerto per questo organico scritto da Mozart, è stato affidato ad una delle giovani pianiste più in vista di oggi, Eleonora Armellini con le cadenze del I e III movimento di Elia Perinu.

Fig. 4 La pianista Antonia De Pasquale durante il concerto pomeridiano del 20 luglio. Foto Irene Trancossi.

Nel successivo 20 luglio due sono stati i concerti di questa serie. Alle 18 al Teatro Poliziano ha aperto il concerto la giovane Antonia De Pasquale che attualmente frequenta i Corsi di Alto Perfezionamento pianistico presso l’Accademia di Musica di Pinerolo ed allieva della stessa Vacatello, che ha offerto una appassionata esecuzione del Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 in re maggiore K 175 il primo concerto per strumento solista e orchestra composto da Mozart che la pianista ha eseguito mettendo in risalto la semplicità di base che lo contraddistingue esibendo una piacevole cantabilità. Le cadenze poste al termine di ognuno dei tre movimenti erano di Francesco Mariotti rivelatesi in linea con lo stile del concerto.

Fig. 5 La pianista Chiara Biagioli durante il concerto pomeridiano del 20 luglio. Foto Irene Trancossi

A seguire la torinese Chiara Biagioli, perfezionatasi con maestri come Benedetto Lupo e Lilya Zilberstein, ha proposto il Concerto per pianoforte n. 6 in si bemolle maggiore K238, del 1776, che alcune fonti giudicano composto per la sorella Nannerln, conseguenza del ‘contenuto’ virtuosismo che lo contraddistingue che ha portato gli storici a giudicare questo lavoro ‘tranquillo’ al quale però la Biagioli ha posto l’accento sull’elemento squisitamente ‘classicista’.

A rompere quella ‘tranquillità’ ci ha pensato la compositrice Maria Vincenza Cabizza con le cadenze conclusive dei tre movimenti che come dice la stessa Cabizza:

“Sono un invito a viaggiare nel tempo attraverso la musica – attuato – … come un dialogo tra epoche diverse, un gioco di rimandi e citazioni che culmina in un’esperienza musicale nuova e coinvolgente”.

Le sonorità ottenute ‘violentando’ il pianoforte nel finale, sono risultate però un po’ stridenti con l’insieme giungendo a rompere il meraviglioso equilibrio sonoro del brano.

Fig. 6 La pianista Rikako Tsujimoto durante il concerto pomeridiano del 20 luglio. Foto Irene Trancossi.

A concludere lo splendido pomeriggio mozartiano Rikako Tsujimoto giovane pianista giapponese recente vincitrice del Concorso pianistico nazionale Lamberto Brunelli di Vicenza.

Ha messo il suo apprezzabile fraseggio a disposizione del Concerto per pianoforte n. 12 in la maggiore K 414 che si è esplicitato nell’Allegretto finale con il suo elegante Rondò.

Andrea Siano ha composto le cadenze dei tre movimenti che, come dichiara lo stesso compositore sono problematiche da realizzare perché ci sono

“…ben due Cadenze per ogni Movimento (più le fermate) scritte dallo stesso compositore, una di durata e difficoltà maggiore dell’altra”.

Le cadenze approntate per questo concerto, pur nell’evidenza di un certo contrasto con il testo musicale, sono risultate del tutto appropriate con l’insieme.

Fig. 7 La pianista Serena Vannuzzi.

Alle ore 21 del 20 luglio la serata conclusiva di questa interessante serie di concerti. Ad aprire il Concerto per pianoforte n. 9 in mi bemolle maggiore “Jeunehomme Konzert” K 271 affidato alla pianista barese Serena Vannuzzi strumentista appartenente alla Scuola di Pinerolo che ha seguito diversi corsi di perfezionamento tra i quali quelli di Enrico Pace e Benedetto Lupo.

Il concerto in questione fu scritto da Mozart per una giovane e famosa pianista francese di passaggio a Salisburgo, Mademoiselle Jeunehomme, oggi conosciuta solo per il cognome della quale non è noto se fu lei ad eseguirlo per la prima volta. La Vannuzzi ci ha offerto una esecuzione molto intensa soprattutto per la cura della cantabilità. La cadenza del III movimento, invece, è stata affidata a Cristiano Paolini risultata forse una delle meno appariscenti ma, senza dubbio, in linea e felice integrazione dell’originale mozartiano.

Fig. 8 La pianista Alessandra Ammara

Gran finale del concerto con una delle opere più importanti di Mozart per questo genere di composizioni, il Concerto per pianoforte n. 24 in do minore K 491, considerato uno delle vette della produzione del musicista salisburghese anche per l’uso della cospicua compagine orchestrale. Ad eseguire il brano è stata chiamata una pianista di ampia e provata esperienza, Alessandra Ammara, che ha eseguito con gusto e sicurezza una partitura che, a giudizio della critica, si pone nell’ambito della produzione mozartiana come una sorta di ‘ponte’ verso il futuro pervaso da un carattere che volge verso il ‘tragico’ abbandonando per certi aspetti la ‘leggerezza’ del Mozart prima maniera. Le cadenze del I e III movimento erano di Carmelo Bongiovanni e rafforzavano con lo stile di oggi la caratteristica del K491 di essere opera orientata verso il futuro.

Fig. 9 Il direttore Michele Gamba durante uno dei concerti di “Serie Mozart. Amadeus e le virtuose”. Foto Irene Trancossi.

Concludiamo doverosamente ricordando la prova di Michele Gamba, neo Direttore Musicale del Cantiere, che ha eseguito tutti questi concerti con grande sicurezza e partecipazione mettendo in risalto le spirito che anima ognuno dei concerti proposti con una ben evidente cura dell’insieme ed un’attenzione specifica alla ‘cantabilità’ che è elemento basilare del sinfonismo e del concertismo mozartiano. Coadiuvato dall’Orchestra Giovanile Italiana, compagine fondata da Piero Farulli ed espressamente orientata verso la valorizzazione dei giovani strumentisti, ha saputo amalgamare la parte orchestrale a quella pianistica solista con apprezzabile efficacia per offrirci serate piacevoli e, nell’insieme, accattivanti.

I concerti ai quali abbiamo assistito sono stati tutti salutati da un confortevole e caloroso successo, da un pubblico convenuto numeroso al Teatro Poliziano chiamando più volte al proscenio tutte le pianiste impegnate ed il direttore d’orchestra con tutta la compagine orchestrale.

Claudio LISTANTI  Roma  28 Luglio 2024