Alessandro Zuccari: “La cultura e l’arte come parte integrante del vivere civile. Questa la lezione più importante che ci lascia”

di Alessandro ZUCCARI

Nonostante conoscessi molto da vicino quali fossero le sue condizioni ti confesso che la sua scomparsa mi ha sorpreso; proprio a qualche giorno fa risale l’ultima chiacchierata che ho fatto con lui, ed era lucido, tanto che avendo saputo della scomparsa di Giulia Maria Crespi, mi ha parlato lungamente di questa figura di imprenditrice e collezionista d’arte; senza contare come polemizzava con i medici, in particolare con il professore che lo aveva in cura al quale diceva che voleva uscire dalla clinica, se la prendeva con lui perché lo tratteneva dentro … insomma mi era apparso, e ti parlo di pochi giorni fa, in buona condizione ed anzi perfino in ripresa. E invece ora stiamo parlando della sua scomparsa, ecco ti posso dire che si è spento serenamente, circondato dall’affetto di tutti i famigliari oltre che dei numerosi amici. In questi casi si dice con un po’ di retorica che è anche un pezzo della nostra vita che se ne va, ma nel caso di Maurizio Calvesi se ne va una parte non piccola della nostra storia, della nostra cultura, perché Calvesi non è stato solo il grande storico dell’arte che conosciamo, l’interprete originale ed esaustivo di alcune delle figure più straordinarie nell’ambito degli studi artistici, pensiamo solo per fare dei nomi alle sue intuizioni su Piero, su Giorgione, per non dire di Caravaggio, fino ad arrivare ai futuristi, a Duchamp e oltre.  E’ nota infatti la sua  attenzione alla pop art, all’arte povera, alle avanguardie tant’è vero che lo conosciamo anche come straordinario studioso dell’arte contemporanea, un critico d’arte di grande scienza e finezza che sapeva collegare l’antico e il contemporaneo. Personalmente, come uno dei suoi allievi, lo ricordo principalmente per la sua profonda umanità, per la sua incredibile sapienza, per la capacità di coinvolgimento, per quel tratto cortese che lo contraddistingueva sempre, ma soprattutto per l’acutezza davvero impressionante nel saper cogliere le prospettive di ricerca e nel saperle trasmettere, tanto che ancora oggi oltre alla generazione di studiosi che –come noi- con lui si sono direttamente educati, nuove generazioni che non l’hanno personalmente frequentato né direttamente conosciuto si formano sui suoi testi. In particolare mi tornano alla mente le sue lezioni, allorquando fu proprio la sua capacità di trasmettere idee e temi con quella voce pacata e ferma nello stesso tempo, con quei commenti concisi ma sempre illuminanti, a spingermi a frequentare i suoi corsi, ad ascoltare le sue lezioni. Uno dei suoi tratti caratteristici, su cui ha sempre insistito, riguarda la concezione della cultura come parte integrante del vivere civile e non come mero complemento; questa credo di poter dire è la lezione più determinante che ci lascia, ossia l’idea che l’impegno culturale sia parte fondativa della stessa  vita sociale delle persone e che tocca a chi ne ha più coscienza tenerlo continuamente presente, come elemento costante del proprio impegno. Proprio questo peraltro ci induce a riflettere su un tema che Calvesi ha tramandato a tutti noi, cioè che dobbiamo restare attaccati ai nostri valori, alla nostra cultura e a chi ce li ha trasmessi, perché qualora si dimenticassero la storia e i predecessori che l’hanno scritta si apre la porta alla barbarie, a quanti predicano rabbia e odio; noi siamo figli di una storia e certamente Calvesi è una persona che l’ha tenuta alta. E’ un messaggio di grande importanza quello che oggi ci lascia.

Alessandro ZUCCARI    Roma  25 luglio 2020