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Abbiamo incontrato Alessandro Zuccari in un’aula della facoltà di Lettere alla Sapienza Università di Roma dove insegna, durante una pausa degli esami della sessione estiva per una breve discussione allo scopo di chiarire il suo pensiero circa quella che ha proposto essere una “fiammella”, dipinta con intenti simbolici sulla fronte dell’Ecce Homo di Madrid attribuito a Caravaggio. Il dettaglio del dipinto -che tanto ha fatto e sta facendo discutere- nel saggio pubblicato da Giacomo Berra, sull’ultimo numero di About Art, viene invece indicato -sulla base di numerosi esempi iconografici- come la sezione di un ramo di rovo tagliato, che fa parte della corona di spine. Come sempre, accogliamo punti di vista differenti che possano contribuire ad approfondire temi e questioni che la ricerca e il progresso degli studi artistici portano in evidenza.
Colloquio con Alessandro Zuccari
-L’Ecce Homo di Madrid da molti studiosi assegnato a Caravaggio fa sempre molto discutere. Vorrei cominciare questo incontro chiedendoti che ne pensi del saggio pubblicato da Giacomo Berra che individua nella macchia che compare tra la corona di spine a sinistra della fronte del Cristo la sezione lignea di un ramo di spine.
R: Non posso nasconderti, innanzitutto, lo stupore che ho avuto leggendo il saggio, che evidentemente nasce da una osservazione che ho fatto su quel dettaglio iconografico: non immaginavo sollevasse un polverone! Mi ha stupito che una notazione iconografica abbia suscitato più reazioni di ciò che ho scritto sul Ragazzo morso da un ramarro provando a dimostrare che la versione della Fondazione Longhi non è un autografo del Caravaggio, dunque una questione non certo secondaria.
Stimo da tempo Giacomo Berra e lo considero uno studioso serio. Però devo rilevare che si è cimentato in un saggio dettagliato e minuzioso su un’opera che non ha visto. Il quadro è chiaramente assai sporco, necessita di un accurato restauro e non solo, anche di indagini diagnostiche che ancora sono di là da venire, per cui avventurarsi in discussioni adesso significa farlo senza alcuna base scientifica e dunque produrre tutta una serie di esempi per contrastare una semplice notazione, mi pare azzardato. Tanto più che sul tema era già intervenuta in modo puntuale Kristina Herrmann Fiore.
-Certo, però vero è che Berra interviene a seguito di una tua particolare lettura di quel dettaglio, poi ripresa e condivisa da Massimo Pulini, uno degli ‘scopritori’ dell’Ecce Homo.
R: D’accordo, tuttavia io mi sono espresso in modo cauto perché ritenevo e ritengo che per avviare una discussione costruttiva, esprimere valutazioni e condurre una ricerca si debba partire da una base seria, solida. Dopo di che, ovviamente, il dibattito si può fare comunque: c’è libertà di pensiero e va benissimo, si può dire qualsiasi cosa, posto però che si è fuori dell’ambito scientifico; questo dev’essere chiaro.
–Ecco, ma fatte queste precisazioni, per entrare meglio in argomento cosa pensi di poter chiarire.
R: Riguardo all’argomento in sé, ribadisco che io ho fatto una proposta, non di più di una proposta, da vagliare, approfondire e ovviamente anche contrastare se si crede, ma negarla così recisamente ricorrendo a tanti precedenti iconografici in cui, invece di quella che sembra una fiammella, possa esserci un ramo di rovo reciso, mi ha stupito non poco, anche perché ero ben consapevole dei precedenti, a cominciare dall’Ecce Homo di Correggio (che l’autore dell’Ecce Homo madrileno poteva conoscere), cui dà particolare rilievo Berra.
–Non solo Correggio, nel saggio si nominano una serie piuttosto articolata di artisti, da Dirk Bouts a Rubens.
R: Certo, ma come ripeto, la mia è stata una osservazione che interveniva – peraltro su tua sollecitazione – nel dibattito apertosi su About Art con i pareri di numerosi studiosi di Caravaggio, dal momento che mi sembrava utile favorire la discussione, senza alcuna pretesa di certezza, dato che non avevo visto il quadro se non nelle immagini ad alta definizione che mi erano pervenute, come del resto a molti colleghi. Ovviamente ero e sono ben consapevole dell’uso della corona di spine con il ramo di rovo tagliato nella rappresentazione dell’Ecce Homo, e per questo, per tornare alla tua domanda, la prima considerazione che faccio è che i precedenti – mi riferisco a quelli più attinenti, com’è il caso del quadro di Correggio – mostrano chiaramente il ramo tagliato con la punta in alto: mi pare importante.
Vogliamo dire che è solo un rovo? D’accordo. E vogliamo dire che anche l’ancora presunto Caravaggio non abbia voluto rappresentare altro che un ramo tagliato? Tutto si può dire, ma negare aprioristicamente che vi si possa individuare un dato simbolico, senza peraltro aver visto il dipinto, mi pare davvero pretestuoso.
-Perché a tuo parere ci sarebbe questa completa negazione ?
R: Qui credo entri in gioco un’altra questione, nel senso che c’è ancora chi ritiene di non dover accettare il fatto che non solo Caravaggio ma tutta una serie di artisti attivi tra ‘500 e ‘600 abbiano espresso in certi dettagli iconografici dei significati simbolici; è qualcosa che mi sorprende perché se è vero che nel nostro Paese l’iconologia per molto tempo è stata vista con sospetto da parte di alcuni studiosi autorevoli, ormai molti passi avanti sono stati fatti e certe posizioni dovrebbero essere superate. Vedo invece che uno studioso serio come Berra, che in dipinti a carattere profano si spinge a individuare i significati più reconditi, poi invece si adopera così tenacemente a negare anche la possibilità che un dettaglio di un dipinto religioso possa avere una valenza simbolica. Come si fa ad avere tanta sicurezza sul fatto che invece di una fiammella si tratti di un ramo reciso?
-Ma tu neghi questa possibilità?
R: Nient’affatto, io non nego tale possibilità, beninteso, ma quanto meno dovrebbe far riflettere il fatto che un artista – visto che ancora non c’è certezza che si tratti di Caravaggio – abbia messo il dettaglio così in rilevo, conferendo a quella “sezione di rovo” un colorito tanto chiaro e luminoso. Non potrebbe trattarsi di un segmento che richiama una fiamma, una luce, alludendo ad una dimensione evidentemente simbolica? Mi viene in mente un dipinto di Abraham Janssens che presenta in quel modo non uno, ma due di tagli del ramo: colpisce il colore della sezione che appare rossiccio e probabilmente rimanda a qualcosa che ha a che fare con il fuoco, con la luce: tutti elementi su cui per ora non voglio insistere e semmai ci tornerò dopo che l’Ecce Homo di Madrid sia leggibile in modo appropriato, con argomenti più solidi e partendo da basi scientifiche. Ma insisto; secondo me la questione è legata ad una sorta di prevenzione nei confronti dell’iconografia religiosa di Caravaggio, che qualcuno continua a negare.
-In effetti alcuni negano questa possibilità adducendo il fatto che il genio lombardo –per esempio- non dipingeva le aureole dei santi …
R: Ecco, appunto, nel corso del Novecento si è ripetuta questa cosa; eppure basterebbe vedere il quadro più “scandaloso”, quello rifiutato, cioè la Morte della Vergine: Maria non ha forse l’aureola? Certamente non è un’aureola di tipo medievale, magari il disco d’oro attorno al capo, ma un cerchio dorato che Caravaggio pone anche nei suoi san Francesco, san Girolamo, Santa Caterina, la Madonna dei Pellegrini, la Madonna dei Palafrenieri … senza contare che sono numerosi, anche tra i più grandi, i pittori che tralasciavano di fare le aureole, da Michelangelo in poi, anche nel corso del Seicento; solo che per il Merisi, ritenuto il più “trasgressivo” dei pittori, si continua a dire che in fondo i soggetti sacri li rappresentava così come gli veniva, senza alcun fondamento culturale (e senza richiami all’iconografia precedente) che, invece – e credo sia stato dimostrato – egli possedeva in grande sostanza. Peraltro, è paradossale dover ricordare che l’assenza delle aureole è tutt’altro che rara e non è una particolarità di Caravaggio.
–Tra le altre osservazioni c’è quella che l’elemento simbolico rappresentato dalla fiammella non è convincente perché sarebbe troppo astratto rispetto alla logica caravaggesca che spiritualmente si rifà alla realtà concreta.
R: Non è questa la sede per entrare nel merito della polemica, mi attengo all’evidenza dei fatti e i fatti dicono che due terzi dei dipinti riconosciuti di Caravaggio sono di esplicito soggetto religioso, realizzati con una cura e direi con un background tale da dimostrare una piena consapevolezza da parte sua, o quanto meno da parte di chi gli commissionava le opere. Eppure tutto ciò a taluni interessa poco, perché si preferisce vedere in modo emotivo l’opera dell’artista e non da un punto di vista storico, come sarebbe necessario, perché questo vorrebbe poi dire, in realtà, comprenderne ed accettarne il portato culturale, umano e anche spirituale, che è di altissimo livello.
-Altra considerazione proposta contro l’ipotesi della fiammella è che se davvero l’artista avesse voluto sottolineare un tema simbolico avrebbe dipinto il dettaglio in mezzo e non alla sinistra della corona di spine in fronte a Cristo.
R: A ben vedere l’elemento in discussione è pressoché centrale, se si considera che è anteposto alla testa di Cristo lievemente girata. In ogni caso non mi paiono questioni da poter dirimere prima che il dipinto sia reso leggibile. Fino ad allora si resta nel campo delle ipotesi; magari verrà fuori che si tratta di un’aggiunta successiva, perché escluderlo? In effetti qualcuno lo ha suggerito, ossia che potrebbe essere una sovrapposizione; a quel punto sarò ben felice di prenderne atto; che altro dire? Aspettiamo, altrimenti ci si muove sulle sabbie mobili.
-D’accordo, ma consentimi un’ultima domanda; poniamo che il dipinto sia pulito, analizzato, radiografato, studiato e così via e che ne uscisse confermata la tua iniziale lettura; si può dire che si tratterebbe di una invenzione del solito geniale di Caravaggio, ma anche del tutto nuova ed originale riguardo al tema trattato?
R: Non ti rispondo. Tu mi vuoi per forza trascinare su un terreno scivoloso. Posso solo ribadire: finché non sarà possibile vedere il dipinto – che spero sia presto restaurato – non ci saranno basi solide su cui esprimere una valutazione scientifica.
PdL Roma 18 luglio 2021