di Silvana LAZZARINO
Alla 52esima edizione del Premio “Il Pendio” grande successo per gli artisti protagonisti della Rassegna inaugurata a Corato (BA) lo scorso 26 agosto 2020.
Per la sezione pittura: 1° classificato Antonio Giannini (1980) di Laterza (TA), 2a classificata Raliza Georgieva (1980) artista bulgara residente a Roma e 3° classificato Giuseppe De Palma (2001) di Molfetta (BA).
Alle diverse sfumature delle emozioni che accompagnano il percorso esistenziale, tra gioie e nostalgie, entusiasmi e delusioni, conducono i diversi linguaggi dell’arte contemporanea toccando aspetti legati al contesto individuale e sociale. Nel descrivere e dare voce alle armonie e incertezze dell’esistenza affrontando aspetti legati al sociale, all’ecologia e all’ambiente, l’arte di questi ultimi anni si interroga sul senso dell’esistenza, dove tutto può accadere sulla scia che separa verità e mistero, presenza e assenza.
Dopo il periodo di lockdown, sono riprese poco alla volta in tutta Italia molte iniziative a carattere artistico culturale, specie quelle rassegne che grazie alle voci di tanti artisti spesso sono capaci di restituirci uno sguardo di speranza al futuro.
Tra queste certamente va citata la rassegna dedicata all’arte contemporanea “Il Pendio” giunta alla 52^ edizione, e organizzata dalla Proloco Quadratum di Corato (BA) con il Presidente Gerardo Strippoli, cui hanno preso parte artisti under 40, provenienti dal Sud e dal Centro Italia, che si sono confrontati nel restituire le proprie emozioni anche riguardo l’attualità con richiami al contesto umano e sociale dove non è mancato anche un intento di denuncia sociale. Gli artisti del Mezzogiorno d’Italia (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Lazio (province di Roma, Frosinone e Latina)) concorrendo alle sezioni (“Pittura”, “Grafica e illustrazione”) grazie a talento, espressività e originalità, hanno catturato l’attenzione dei giurati e l’interesse del pubblico intervenuto all’inaugurazione della mostra svoltasi lo scorso 26 agosto a Corato (BA) a partire dalle ore 19.00 durante la quale si è svolta la cerimonia di premiazione.
Il Presidente di giuria Michele Roccotelli è stato affiancato dai giurati: Franco Leone, Michele Macchia, Francesco Ferrulli, Roberto Eduardo Maria Mazzarago, esperti d’arte.
Diversi sono stati gli Sponsor che hanno sostenuto le spese dei premi dal primo al sesto classificato: dal Dott. Renato La Serra a Mimì Torelli e Maddalena Povia, da Chiara Clemente e Attilio Mastromauro al Prof. Felice Tarantini, compresi il Not. Vittorio Fabbri e Mariangela Mosca.
Accanto al motivo del sogno e della spensieratezza, della speranza e della fiducia, della non accettazione di sé, vi sono stati spunti per riflettere su come l’individuo conviva da sempre con l’essere luce e ombra, bene e male, e su come ancora vi siano discriminazioni e abusi, e di contro il bisogno di accogliere e sostenere specie chi ha più bisogno. Questo solo per accennare a tematiche presenti in alcune delle opere degli artisti premiati
Per la Sezione Pittura il Primo premio Dott. Renato La Serra è stato assegnato ad Antonio Giannini (1980) di Laterza (TA) autore del dipinto “Quel sottile Filo Rosso”, il Secondo Premio Chiara Clemente e Attilio Mastromauro è stato consegnato a Raliza Georgieva (1980) nata a Varna (Bulgaria) e residente a Roma per il dipinto “Lucifer Extramondo” e il Terzo Premio Prof. Felice Tarantini è stato assegnato a Giuseppe De Palma (2001) di Molfetta (BA) per l’opera “Sterili”. Sotto il podio, dal 4 al 6 posto nell’ordine: Quarto Premio Mimì Torelli e Maddalena Povia a Cristina Mangini (1988) di Bari con il dipinto “Libri”, Quinto Premio Not. Vittorio Fabbri a Paola Damiana Ghiro (1987) di Cittiglio (VA) e residente a Corato (BA) con l’opera “Come neve” e Sesto Premio Mariangela Mosca a Stefania Antelmi (1991) di Bari per l’opera “Infibulazione”.
Se in “Quel sottile filo rosso” si fa riferimento al legame tra il mondo dell’infanzia (caratterizzata dalla spensieratezza e dal sapersi stupire e sognare) e le età successive dove dominano l’esperienza e le conoscenze acquisite nel tempo e un certo condizionamento, in “Lucifer Extramondo” la figura di Lucifero descritta con attenta cura alla fisicità e allo sguardo profondo e inquietante grazie agli effetti di luci e ombre, rimanda all’ambizione e al fallimento dell’uomo, e a quella parte oscura che entra in contrasto con la zona luminosa, entrambe presenti nel percorso esistenziale. Senso di alienazione e non appartenenza si respirano in “Sterili” dove la donna senza volto dentro una stanza spoglia e anonima, sottolinea il non voler essere vista, ormai svuotata di ogni entusiasmo, incapace di dare vita a forme di comunicazione nuove. L’opera “Libri” è un invito affinché la cultura non si fermi anche dopo un periodo difficile come quello legato all’emergenza sanitaria del Covid-19; mentre il dipinto “Come neve” sottolinea quanto sia di grande conforto sapere che vi sono persone pronte a porgere la mano con naturalezza in un gesto di affetto e accoglienza verso l’altro. L’opera “Infibulazione” non necessita invece di una didascalia descrittiva essendo evidente la denuncia contro una pratica di abuso messa in atto contro le bambine di alcune zone dell’Africa.
Per la Sezione “Grafica e Illustrazione 2020” il primo premio è stato assegnato all’artista Antonella Spadavecchia (1988) di Terlizzi (BA) con un’incisione con due matrici dal titolo “Beyond the wall”, un’opera che si propone di interpretare le angosce e le fragilità umane nascoste oltre qualsiasi muro che viene eretto per creare divisioni.
Il secondo premio invece è stato conferito a Salvatore Modugno di Molfetta (BA) con il disegno dal titolo “Riccardino”, un fumetto che immortala un’immagine serena di Giovanni Falcone su uno scenario siciliano.
Per la Sezione “Pittura” i premi in denaro sono stati così assegnati: 1° Premio € 1.500, 2° Premio € 1.000, e 3° Premio € 700. Proseguendo 4° Premio € 500. 5° Premio € 500 e 6° Premio € 500. Per la Sezione “Grafica e Illustrazione”: 1° Premio € 300 e 2° Premio € 200.
Quest’anno il Premio” Il Pendio” si è impreziosito di due riconoscimenti importanti: il “Premio Fondazione di partecipazione Antonello da Messina” e la “Menzione Speciale Fondazione di partecipazione Antonello da Messina” istituiti dal dott. Giuseppe Previti di Messina e conferiti a due artisti che si sono imposti per la loro originalità. Il Premio Fondazione di partecipazione Antonello da Messina è stato assegnato a Saverio Maggio (1984) di Bitonto per un acrilico su arazzo dal titolo “Sul palmo di mano”,
mentre la Menzione Speciale Fondazione di partecipazione Antonello da Messina è stata consegnata a Flavia Roselli (2004) di Corato (BA), la più giovane tra gli artisti in concorso, con il dipinto ”Fermati” opera di grande forza nell’evocare attraverso lo sguardo di una bambina nera, la paura e il senso di smarrimento innanzi ad una situazione probabilmente drammatica che sembra immobilizzarla.
Durante l’inaugurazione della rassegna è stato presentato il “virtual tour” della mostra e le collaborazioni con realtà editoriali del settore artistico che consentiranno ai premiati di avere una maggiore valorizzazione. Dal prossimo anno, con la 53esima edizione il concorso diventerà nazionale rivolgendosi a tutte le venti regioni d’Italia.
Complimenti a tutti gli artisti che hanno partecipato a questa edizione del Premio “Il Pendio” e in particolare ai premiati cui auguriamo tanti altri successi.
Silvana LAZZARINO Roma 13 agosto 2020
Intervista agli artisti della Sezione Pittura
-Cosa ha voluto trasmettere con la sua opera
1)Primo premio Dott. Renato La Serra ad Antonio Giannini (1980) di Laterza (TA)
Quel sottile Filo Rosso
R: Nella mia opera protagonista è la tela bianca appesa alla parete, sulla quale un bambino ha creato un suo disegno con un pastello nero. Magicamente il disegno prende vita e si colora e tutti gli oggetti invadono la stanza creando un flusso di ricordi. Il filo rosso appeso alla parete attraversa tutta la composizione, toccando due mondi; il primo è quello legato alla visione leggera e spensierata dell’infanzia, il secondo è quello della pesantezza degli oggetti che si materializzano nella stanza e che rappresentano l’esperienza, le conoscenze acquisite nel corso della vita, un bagaglio personale che contraddistingue ciascuno di noi. Nel mezzo della tela c’è un taglio che rievoca l’arte di Lucio Fontana, un pertugio che nasconde una realtà incognita agli occhi del bambino ma anche di noi spettatori.
Secondo Premio Chiara Clemente e Attilio Mastromauro a Raliza Georgieva (1980) nata a Varna (Bulgaria) e residente a Roma, con Lucifer Extramondo
R: Il mio dipinto rappresenta Lucifero, l’angelo più bello ma al tempo stesso anche l’angelo più ribelle e più altero punito per la sua smania di superbia. Lucifero ci fissa e vuole provocarci. Relegato in un posto che sembra la fine del mondo, in un palcoscenico vuoto e senza tempo, si presenta a noi nella sua integrale nudità, incurante del nostro sguardo indagatore. Il mondo che ci propone è un mondo effimero, di grandi ambizioni ma anche di grandi fallimenti, per il quale è disposto a scontrarsi con il proprio simile, che altro non è che se stesso. La mia tecnica si prefigge di indagare i tagli di luce e di ombre con l’intento di scolpire la figura. In particolare si propone di rendere più veritiero e più intrigante il suo sguardo rubando un raggio di luce al sole per rendere la pupilla iridescente. Con il gioco di ombre e di luci ho cercato di portare alcuni dettagli della figura fuori dal quadro fino ad invadere lo spazio dello spettatore secondo i canoni degli stereotipi caravaggeschi.
Terzo Premio Prof. Felice Tarantini a Giuseppe De Palma (2001) di Molfetta (BA) con Sterili
R: La contemporaneità ricca di tutte le sue necessità e di tutte le sue attenzioni hanno portato l’uomo a disorientarsi e a perdersi dentro una realtà alienante. In questo mondo l’uomo si ritrova costretto a sopprimere la propria identità, tramutandosi in una creatura vuota, sterile, che si mostra nella sua inettitudine e che non lascia spazio alcuno all’esperienza sensibile. Solo e sterile si presenta la creatura ai nostri occhi in una metamorfosi continua, che lascia ancora intravedere gli ultimi spiragli di umanità e colore. Essa siede al centro di una stanza anch’essa anonima e spoglia sennonché per alcuni elementi come due tele bianche che nessuno toccherà, simbolo di un impulso creatura perduto e di una cornice. La lettura del dipinto può essere di due tipi: dall’alto verso il basso attraverso una metamorfosi che partendo dall’assenza della testa giunge ai piedi che poggiano delicatamente sul pavimento; dal basso verso l’alto attraverso un’involuzione che partendo dalle linee sinuose delle gambe passa dal sacco vuoto del manichino e arriva alla geometria definita dalla Ladder Back Chair progettata da Mackintosh nel 1903 e ispirata al minimalismo giapponese.
Quarto Premio Mimì Torelli e Maddalena Povia a Cristina Mangini (1988) di Bari con Libri
R: Nel mio dipinto 8 libri sono disposti in un cerchio in una sorta di dialogo. La scena crea un ambiente tridimensionale ordinato, quasi scultoreo e installativo, senza rappresentazione di tempo e spazio. Il tempo diventa statico e al tempo stesso infinito, lo spazio diventa mentale. La sensazione è quella di essere fermi, fermi come lo siamo stati tutti, per il lungo periodo dell’emergenza Covid 19. La cultura non deve fermarsi. È questo il messaggio che l’intera immagine pittorica comunica, creando una forma unica e completa.
Quinto Premio Not. Vittorio Fabbri a Paola Damiana Ghiro (1987) di Cittiglio (VA) e residente a Corato (BA) con Come neve
R: A tutti noi almeno una volta nella vita sarà capitato di cadere e tutti avremmo voluto una “mano” pronta a risollevarci. È un gesto tanto semplice quanto grande e ciò che lo rende ancora più incredibile è la naturalezza con cui ciascuno di noi sarebbe disposto a protendere la propria mano pur di aiutare qualcun altro. È la stessa naturalezza con cui vediamo la neve cadere con la medesima voglia infantile di raccoglierla. Forse è un paragone al limite, ma come la neve cade rendendo tutto intorno più sfocato, allo stesso modo anche noi mettiamo a fuoco ciò che ci fa cadere, tralasciando tutto il resto e per quanto difficile la situazione possa essere, non c’è nulla che possa sembrarci più bello di “quella mano” lì per noi proprio nel nostro momento di bisogno. La ragazza del dipinto interagisce direttamente con lo sguardo di chi la osserva. È un dialogo fatto di sguardi. Tutto intorno sembra indefinito… Eppure è così chiaro e candido: come neve!
Sesto Premio Mariangela Mosca: a Stefania Antelmi (1991) di Bari con Infibulazione
R: La mia opera vuole lanciare un messaggio di denuncia contro l’infibulazione, una pratica violenta che comporta la “cucitura” dei genitali femminili delle bambine eseguita in alcuni paesi africani. Il vuoto intorno all’immagine rappresenta la solitudine e l’impossibilità di giustificare un gesto così amorale e immorale. Nel contempo ho cercato di plasmare la luce sul corpo della bimba rappresentata, con l’intento di conferire plasticità all’epidermide e di sagomare dettagli anatomici come le falangi, la coscia destra sospinta in avanti, l’incavo dell’addome o la convessità della cassa toracica… Nel mio dipinto è presente un “ago vero” con un “filo vero” con lo scopo di rendere più cruenta e più veritiera la visione di questo atroce gesto di penetrazione da parte dello spillo all’interno della carne viva. È una denuncia chiara ed inequivocabile, con quell’ago pronto ad imprimersi dentro le nostre coscienze. Non possiamo più far finta di niente e continuare a voltarci dall’altra parte.