di Giorgia TERRINONI
Gagosian Galleria Remembered Light: Cy Twombly in Lexington (22 giugno – 8 settembre)
“C’è una sensazione d’immutabilità, di vita eterna. In questi nuovi lavori si percepisce un legame di continuità con Cy e con la grandezza della sua eredità e della sua arte. Non è una commemorazione. È qualcosa di vivo”. (Sally Mann)
Cy Twombly e Robert Rauschenberg s’incontrano per la prima volta nell’estate del 1950, in North Carolina, al Black Mountain College.
I due giovani artisti si legano l’uno all’altro istantaneamente e, tra il 1952 e il 1953, partono alla volta dell’Europa e del Nord Africa. Il loro è un viaggio indimenticabile, iniziatico sotto molti aspetti. Numerose sono le fotografie che documentano quest’esperienza e, a mio avviso, quasi tutte possiedono un carattere intimo, forse perché intima è stata la natura stessa del viaggio. Si è trattato un viaggio di scoperta artistica e di definizione del sé. Ma tutte le fotografie evocano pure quella sensazione d’immutabilità e di vita eterna di cui parla Sally Mann.
Proprio per queste ragioni mi è venuto facile associare le immagini che ritraggono Twombly e Rauschenberg in viaggio – lontane nel tempo, nello spazio e, soprattutto, nelle intenzioni – a quelle di Sally Mann in mostra alla Gagosian Gallery di Roma.
Nella mostra Remembered Light: Cy Twombly in Lexington sono esposte fotografie, in bianco e nero e a colori – scattate tra il 1999 e il 2012 – che fissano lo spazio dello studio di Cy Twombly a Lexington, in Virginia. La serie, già presentata nelle gallerie Gagosian di New York e Parigi, assume una risonanza particolare in Italia, patria elettiva e affettiva di Twombly da quel lontano viaggio fatto con Rauschenberg negli anni cinquanta.
Sally Mann ha un curriculum d’eccellenza, eppure non è molto nota dalle nostre parti. L’artista è nata nel 1951 a Lexington in Virginia, dove ancora vive e lavora. Borsista Guggenheim, ha ottenuto per tre volte il National Endowment for the Art Fellowship e, nel 2001, è stata riconosciuta come Miglior Fotografo Americano dal Time Magazine.
Il suo libro più recente, Hold Still: A Memoir with Photographs (2015) ha avuto un enorme successo di critica ed ha ricevuto la Medaglia d’Eccellenza Andrew Carnegie per la Saggistica. Il lavoro di Sally Mann è rappresentato nelle collezioni dei maggiori musei internazionali; solo a New York, per fare un esempio, è presente al MoMA, al MET e al Whitney Museum.
Un’importante retrospettiva itinerante, dal titolo Sally Mann: A Thousand Crossing, inaugurerà nel marzo 2018 alla National Gallery of Art di Washington.
L’artista è nota e apprezzata per la sua rappresentazione fotografica di soggetti intimi e familiari – siano essi bambini, donne, uomini, famiglie, paesaggi o rovine – colti in situazioni idilliache, ma anche perturbanti o addirittura inquietanti. Le sue immagini esplorano le relazioni umane al pari di quelle tra natura e storia. Le relazioni osservate possono essere affettive oppure violente.L’evanescenza di molte sue fotografie le rende prossime a rappresentazioni fantasmatiche; rappresentazioni antiche eppure vitali, fragili eppure imperiture.
Cy Twombly e Sally Mann sono entrambi nati e cresciuti a Lexington in Virginia. Nonostante la differenza di età, sono stati grandissimi amici. Ma, mentre Twombly, a partire dagli anni cinquanta, ha vissuto prevalentemente in Italia – tra Roma e Gaeta – Mann è rimasta a Lexington. Eppure il pittore è tornato di frequente a soggiornare negli Stati Uniti ed ha continuato a passare per Lexington almeno una volta l’anno.
Negli anni novanta, Twombly ha deciso di acquistare uno spazio proprio a Lexington per trasformarlo nel suo studio americano. Si tratta di uno spazio insolito, un vecchio studio dentistico. Asettico, neutro, eppure del tutto particolare, perché caratterizzato dalla presenza di grandi finestre schermate da veneziane; le veneziane lasciano filtrare la luce del Sud.
Così, lo studio e la soffusa luce del Sud diventano i protagonisti delle fotografie di Sally Mann. In Hold Still, la fotografa scrive: “La nostra parte di Sud, lontana, bellissima e patinata di passato, ci permette uno straniamento d’altri tempi”. Proprio quella parte di Sud, condivisa con l’amico pittore, emerge dalle immagini fuggevoli dello studio di Lexington.
Il pittore è in queste immagini fisicamente assente. Pure, esse riescono a evocare vividamente le tracce della quotidianità del lavoro. Attraverso i dipinti, le sculture, le colature e le macchie di colore, gli oggetti di una vita accumulati e assemblati disordinatamente, oppure i resti di cibo, l’assenza fisica si tramuta in presenza.
La serie è stata significativamente conclusa nel 2012, un anno dopo la morte di Twombly. L’assenza fisica e definitiva dell’artista non svuota lo spazio, rimane una presenza fantasmatica che si appoggia su quel che resta.
Remembered Light (2012), ad esempio, è una fotografia che ritrae una fotografia scattata da Twombly a Gaeta e appesa su una nuda parete. Nell’immagine, che emana una nostalgia quieta, si distingue nitidamente un busto classico disposto accanto ad alcuni vasi. Lo studio stesso pullula di oggetti classici, ma anche di sculture di Cy. Queste ultime, al pari delle sue opere pittoriche, dei suoi graffiti – in mostra ci sono due pastelli dei primi anni sessanta – possiedono il carattere atemporale della materia che, senza vergogna, si mette a nudo e prende forma. Ecco, le immagini di Sally Mann hanno il potere di attivare un eco prolungato, un gioco di rimandi, temporali spaziali e materici. Che va dall’antichità classica a Rauschenberg, dagli Stati Uniti all’Italia, etc. Somigliano a un lungo filo la cui continuità si ridisegna incessantemente.
di Giorgia TERRINONI Roma giugno 2017