di Rita RANDOLFI
In occasione del centenario della nascita di Alberto Manzi, l’Istituto Comprensivo romano a lui intitolato ha organizzato una giornata di approfondimento sul celebre maestro, in collaborazione con la biblioteca comunale Goffedo Mameli.
Durante l’evento, allietato dall’accompagnamento musicale di Angela Loconte (voce), Antonio Regosta (chitarra) e Luciano Pischetola (trombone) è stato presentato il libro “Ogni altro sono io” di Patrizia D’Antonio, edito da Castelvecchi.
L’autrice, intervistata dalla prof.ssa Oriana Fiumicino, ha ricostruito un ritratto del maestro quanto mai realistico e avvincente.
La D’Antonio ha raccontato le “molte vite” di Manzi, divenuto celebre per le trasmissioni televisive in Rai, durante le quali ha insegnato agli italiani, reduci dalla seconda guerra mondiale, la lettura e la scrittura. Manzi fu un pedagogo rivoluzionario, convinto che l’insegnamento fosse lo strumento per eccellenza per creare una società più giusta e democratica, famoso il motto (che dava il titolo alle trasmissioni in Rai) “Non è mai troppo tardi”, con cui incoraggiava tutti a studiare. Il suo metodo era decisamente innovativo.
Sfruttando la propria capacità disegnativa, il maestro partiva dall’immagine e arrivava alla lettera, riuscendo a tenere attenta una platea estremamente eterogenea costituita da adulti di ogni età ed estrazione sociale o di bambini, a seconda dei casi. La D’Antonio ha mostrato alcuni filmati di repertorio meno noti in cui Manzi, ad esempio per spiegare la descrizione, invitava gli alunni a compiere realmente l’esperienza di lavarsi i denti, spingendo i bambini a seguire attentamente tutti i gesti necessari per poi riportare le azioni sul foglio.
Manzi era anche un biologo e le sue lezioni di scienze diventavano un laboratorio di esperimenti, così come quelle di musica si trasformavano in piccoli concerti improvvisati e quelle di arte o di scrittura in workshop, come diremmo oggi, creativi.
Termini come lo sviluppo delle skills, il peer to peer, l’inclusione, il problem solving, la valutazione, il multiculturalismo, che fanno parte della pedagogia moderna, erano già stati intuiti e praticati dal maestro, che cercava di svecchiare un metodo obsoleto, nella certezza che si impara di più e meglio divertendosi e senza imposizioni, tenendo sempre conto del back round di ciascun allievo.
Manzi è stato anche uno scrittore di romanzi, il più famoso dei quali “Orzowei” è stato tradotto in 32 lingue e ha dato vita all’altrettanto celebre sceneggiato della Rai
Per l’occasione la professoressa Patrizia D’Ercole ha curato l’allestimento delle illustrazioni di Nora ispirate alle scene più importanti di Orzowei, mentre il professor David Frappiccini si è occupato della logistica.
Ma non possono non essere citati anche altri romanzi del maestro come “La luna nelle baracche”, frutto del suo viaggio e delle attività sociali da lui svolte in America Latina o “E venne il sabato” o la storia del castoro “Grogh”. La D’Antonio ha sottolineato come anche nei racconti Manzi sia stato un “ribelle” rinunciando al lieto fine, ma sempre con un’apertura alla speranza, dovuta alla raccolta di un’eredità positiva.
Grazie alla professoressa Matthiae, durante il percorso della mostra, i ragazzi potevano realizzare segnalibri con i volti di alcuni dei protagonisti degli scritti di Manzi, Grogh, Testa Rossa e l’immancabile Isa-Orzowei.
Oltre alla televisione Manzi ha condotto trasmissioni radiofoniche, ha scritto poesie, libri di divulgazione scientifica, di didattica, sussidiari per la scuola. La D’Antonio ha anche voluto ricordare la sua funzione di sindaco di Pitigliano, e la sua assoluta libertà di movimento, dovuta al rifiuto di iscriversi a qualsiasi partito politico, viceversa impegnandosi con tutte le sue energie nel rinnovamento della scuola italiana e nella tutela dei diritti dei minori: nel 1993 fece parte della Commissione preposta alla difesa dei diritti dei bambini.
L’evento, fortemente voluto dalla dirigente scolastica prof.ssa Filomena Daniela di Pace e dal prof. Stefano Dichiara, ha riscosso un enorme interesse tra il pubblico intervenuto, costituendo uno stimolo alla riflessione sulla scuola di oggi. Alla domanda: “avrebbe Manzi utilizzato gli strumenti social?” la D’Antonio non ha avuto dubbi: qualsiasi mezzo pur di diffondere la cultura, la bellezza, perché questi sono gli strumenti per garantire la giustizia e la pace.
Rita RANDOLFI Roma 17 Novembre 2024