di Claudio LISTANTI
La 76^ edizione del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto ha concluso la bella stagione di quest’anno con la tradizionale proposta dell’opera di repertorio per l’occasione orientata verso la rappresentazione di una delle più importanti, è più complicate da interpretare di tutta la Storia della Musica, il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart affidandone la regia ad Henning Brockhaus artista di teatro tra i più apprezzati oggi per le sue stimolanti proposte. Per la parte musicale convincente la direzione d’orchestra di Salvatore Percacciolo e la prestazione vocale dell’intera compagnia di canto composta da cantanti vincitori e partecipanti al concorso.
Un confortante e meritato successo ha salutato la prima rappresentazione di Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart l’opera di grande repertorio scelta dal Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto per concludere la 76^ Stagione Lirica della sua storia. Una chiusura in grande stile che ha suggellato nel migliore dei modi la proposta musicale del 2022 messa in campo dell’Istituzione umbra oggi co-diretta da Michelangelo Zurletti ed Enrico Girardi.
Per riferire di questo spettacolo occorre metterne in evidenza tutte le componenti ognuna delle quali ha dato un contributo determinante alla sua riuscita.
Don Giovanni, il cui titolo originale era Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni Dramma Giocoso in due atti, K 527 è una delle opere più importanti di tutti i tempi. Scritta da Mozart nel 1787 fu rappresentata nell’ottobre dello stesso anno a Praga. Nella storia della musica segue diversi lavori precedenti basati sullo stesso mito che il musicista salisburghese ha contribuito a far divenire immortale. Il mito prende il via nel 1630 dal dramma El burlador de Sevilla del frate spagnolo Tirso de Molina. Questo ‘burlador’ inteso come ‘seduttore’ e ‘ingannatore’ e, soprattutto, il fascino del personaggio, è stato il capostipite di una serie di lavori teatrali che lo hanno ‘modellato’ nel tempo fino a giungere a questo capolavoro di Mozart il cui libretto fu scritto da Lorenzo Da Ponte. In questo ‘excursus’ del soggetto importanti sono state le tappe segnate da Le festin de pierre di Dorimond nel 1659 dove, per la prima volta, compare uno degli elementi determinati per la sua fama universale: il duello finale tra Don Giovanni e la Statua del Commendatore. Questo elemento trasformò lo spirito del personaggio portandolo da eroe negativo, visto come una sorta di erotomane, ad eroe in un certo senso positivo caratterizzato da un sentimento di ribellione e di sfida alla giustizia divina. Il dramma entrò poi nei canovacci della commedia dell’arte, spesso con il titolo Il Convitato di pietra ma ispirò grandi letterati e uomini di teatro come Molière che nel 1665 scrisse Dom Juan ou Le Festin de pierre fino a Goldoni con Don Giovanni Tenorio o sia Il dissoluto nel 1735.
Per approfondire i sentimenti di un personaggio poliedrico come Don Giovanni, l’intervento della Musica era elemento fondamentale, se non indispensabile, per disegnare un ritratto di più largo respiro che solo il teatro d’opera poteva fornire. Già nel 1669 Alessandro Melani su libretto di Giovanni Filippo Apolloni compose L’Empio Punito ispirato a Tirso de Molina nel quale si narrano le gesta di Acrimante e della sua ‘punizione’ finale. Poco tempo prima della prima rappresentazione del Don Giovanni mozartiano il musicista veronese Giuseppe Gazzaniga rappresentò Don Giovanni o sia Il convitato di pietra, su un libretto di Giovanni Bertati, un’opera che precorre il capolavoro mozartiano, una composizione molto concisa nell’azione nella quale si può scorgere, senza dubbio, una anticipazione di alcune scene cardine del Don Giovanni di Mozart, non solo c’è il famoso ‘Catalogo’ delle donne che Leporello (qui Pasquariello) sciorina a Donna Elvira ma anche anticipazioni della scena iniziale con Donna Anna ed il terribile finale con la morte di don Giovanni. L’opera di Gazzaniga ebbe una enorme cassa di risonanza non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa. Senz’altro il fenomeno, come molti studiosi sostengono, non sfuggì a Da Ponte che con ogni probabilità lo prese ad esempio e si può quindi considerare quest’opera vero e proprio antenato del capolavoro di Da Ponte e Mozart.
Come è noto Don Giovanni di Mozart è classificato dai suoi stessi autori ‘Dramma giocoso’ termine usato in Italia a partire dalla metà del ‘700 che prende il posto di ‘opera comica’ quasi a sottolineare una maturazione in senso teatrale di questa forma di rappresentazione in musica. Ascoltando questo capolavoro di Mozart il termine, però, disorienta non poco lo spettatore in quanto ci si rende perfettamente conto di trovarsi di fronte ad un’opera dalla evidente struttura di opera ‘comica’ o ‘buffa’ mentre si assiste ad eventi che di buffo hanno poco.
Come sottolinea Massimo Mila nella sua ‘Lettura del Don Giovanni’ che ne parla definendola
“Strana opera comica questa che si apre con la scena tragicissima d’un ammazzamento in duello, prosegue in un cimitero e si chiude con l’apparizione spaventosa della statua d’un morto che viene in scena per trascinare il protagonista nelle fiamme dell’inferno!”.
Così evidenzia il suo punto di vista, che riteniamo del tutto condivisibile, secondo il quale Mozart sente la necessità di un cambiamento, una sorta di ‘velata’ riforma di questo genere di spettacolo, in quanto si rende conto che la cosiddetta ‘opera seria’ ha esaurito la spinta propulsiva mentre gli schemi e le strutture dell’opera buffa, o comica, garantiscono quello sviluppo del ‘dialogo’ che rende meno statica l’azione, sia con i forti contrasti tra i due generi ma anche con un diverso utilizzo dell’aria solistica:
“Com’è della celebre ‘aria del catalogo’ di Leporello che canta, la povera Donna Elvira, alla quale enumera le malefatte del suo padrone, e Don Giovanni stesso che dell’aria è il soggetto”.
Le rappresentazioni del Don Giovanni di Mozart sono sempre caratterizzate da questo conflitto tra comico e drammatico che ha dato luogo a differenti interpretazioni e punti di vista ognuno rivolto a dare alla presentazione impronte e caratteristiche differenti.
Qui a Spoleto la realizzazione scenica è stata affidata ad Henning Brockhaus, che è anche musicista e musicologo, in possesso di un ricchissimo bagaglio culturale, figura forse ideale per l’opera lirica, con letture spesso geniali e piene di inventiva, sempre orientate verso il rinnovamento.
Brockhaus ha messo in evidenza la sua idea di Don Giovanni in un incontro propedeutico alla prima rappresentazione del 16 settembre durante la quale ci ha chiarito la sua visione d’insieme del capolavoro mozartiano.
Ha dichiarato, infatti, che è partito da una attenta lettura del libretto, necessaria per approfondire significati che nei testi letterari di fine ‘700 non potevano essere completamente espliciti. Nello specifico ha citato l’aria di Don Giovanni contenuta nel primo atto alla scena 15: “Fin ch’han dal vino calda la testa, una gran festa fa’ preparar. Se trovi in piazza qualche ragazza, teco ancor quella cerca menar. Senza alcun ordine la danza sia: chi ‘l minuetto, chi la follia, chi l’alemanna farai ballar. Ed io frattanto, dall’altro canto con questa e quella vo’ amoreggiar. Ah! la mia lista doman mattina d’una decina devi aumentar.”
Da queste parole che Don Giovanni rivolge a Leporello per ordinare l’organizzazione di una festa durante la quale tutti saranno distratti dalle danze e resi euforici dal vino, lui potrà appartarsi per amoreggiare indisturbato. Il catalogo delle 2065 conquiste di Don Giovanni che poco prima Leporello aveva elencato dovrà, quindi, essere aggiornato la mattina successiva con un’altra decina di nomi. Per Brockhaus quindi Don Giovanni è un personaggio che ama divertirsi. Questa festa che organizza può essere attualizzata come moderno party notturno dove il vino può essere inteso anche come droga, per soddisfare il suo erotismo che lo porta ad avere attrazione verso l’altro sesso. È personaggio che il regista ha immaginato, comunque, distante da molte interpretazioni di oggi che lo rappresentano come persona insoddisfatta, a volte criminale, affetto da impotenza o, addirittura, omosessuale.
L’allestimento scenico, curato dallo stesso Brockhaus è stato concepito in modo del tutto semplice, senza fondali per sfruttare in toto l’intera superficie del palcoscenico, dove l’oggettistica si è rivelata componente determinante per estrinsecare questo senso di erotismo, il tutto contenuto in una chiara dimensione ‘onirica’ perché è proprio nei sogni che si manifesta liberamente la personalità di ogni individuo, non influenzata da forzature. L’azione prevedeva anche momenti ‘spinti’ con espliciti richiami a rapporti sessuali che, comunque, non sono mai stati triviali e di cattivo gusto, con movimenti scenici ben curati concepiti per dare al personaggio di Don Giovanni quella ‘centralità’ nella quale convergeva l’azione ottenendo anche una efficace ‘coralità’ per una parte visiva risultata molto fantasiosa grazie anche all’introduzione di parti danzate e di diverse comparse.
Molto efficace la soluzione registica per il finale che è stata realizzata proponendo un distacco netto tra la morte di Don Giovanni e il finale convenzionale contenuto della partitura quasi a sottolineare la fine del sogno all’interno del quale è stata immaginata l’azione. Alla morte di Don Giovanni è calato il sipario e nella sala a luci accese, in mezzo al pubblico che affollava la platea, si è svolto il finale evidenziando con forza quel solco che separa il dramma di Don Giovanni dalle convenzioni dell’opera comica dalle quali l’opera mutua l’indispensabile lieto fine.
Per quanto riguarda la parte prettamente visiva sono stati molto apprezzati i costumi di Giancarlo Colis, le luci di Eva Bruno e le appropriate, e fantasiose, coreografie di Valentina Escobar.
La compagnia di canto, formata da molti vincitori e partecipanti al Concorso “Comunità Europea” per giovani cantanti lirici di Spoleto per gli anni 2021 e 2022, è risultata valida e del tutto omogenea, inoltre in possesso del necessario ‘physique du rôle’ imposto dalla visione registica di Brockhaus.
Nella parte di Don Giovanni c’era il baritono Alberto Petricca che allo Sperimentale ha partecipato a molti spettacoli ottenendo sempre consenso e successo. Anche in questa occasione ci ha dato un personaggio credibile, vocalmente efficace e pienamente a suo agio con l’impostazione registica. Al suo fianco il Leporello del baritono Matteo Lorenzo Pietrapiana in possesso di una vocalità adatta alle caratteristiche necessarie a rendere il personaggio, simpatico come piacevole e disponibile, non mostrando particolari difficoltà nella realizzazione della linea vocale. Il basso Giacomo Pieracci cantante dalla voce ben educata ed espressiva anche se mancante di un po’ di volume, ci dato, però, un convincente ed apprezzabile Commendatore.
Le tre parti femminili sono le più difficili per la realizzazione musicale del Don Giovanni soprattutto per la caratterizzazione di ognuna di esse. Donna Anna è senza dubbio quella più ambivalente. Fidanzata a Don Ottavio sembra ‘in primis’ vittima di una violenza di Don Giovanni fatto per il quale suo padre è perito in duello. Ma le parole che le dedica Da Ponte fanno pensare a cose decisamente diverse. Il suo tergiversare rispetto alle nozze con Don Ottavio ci fanno capire che la sua attrazione sessuale è sicuramente per il Cavaliere. Sara Cortolezzis possiede la statura necessaria per rendere questo personaggio come ha dimostrato in questi ultimi due anni a Spoleto nel quale ha affrontato con successo ruoli di diverse carature. Se eliminiamo qualche preoccupazione derivata dalle scene un po’ osé contenute nella realizzazione scenica di Brockhaus che le ha dato qualche insicurezza (come del resto anche in altri interpreti della serata) la sua interpretazione è cresciuta di spessore con il procedere dell’esecuzione fino a giungere al difficile secondo atto dimostrando di essere sempre più sicura nelle emissioni mettendo a disposizione della parte i suoi pregevoli mezzi vocali.
Donna Elvira è l’amante di Don Giovanni, ma non corrisposta, che ignora sistematicamente gli avvertimenti di Leporello a lei sottoposti con il celebre Catalogo. Sa di essere tradita in continuazione e cerca vendetta contro il traditore cercando ‘alleanze’ con le altre due malcapitate, Donna Anna e Zerlina, ma solo come scusa per mascherare la sua ‘masochistica’ attrazione per Don Giovanni. Alessia Marepeza, giovanissima soprano albanese, ha fornito una prova convincente soprattutto prendendo in considerazione la complessità strutturale del personaggio al quale è affidata una linea vocale molto articolata nella quale (considerando che ha 22 anni) si è districata con successo. Infine Zerlina, a differenza delle altre due precedenti, è di rango inferiore. È una contadinotta promessa a Masetto, che senza nessun indugio abbandona prima delle nozze, mostrando attrazione particolare per il Cavaliere e per le sue lusinghe che le promettono di avanzare di rango. Un personaggio caratterizzato da una certa semplicità che si ripercuote sulla linea vocale per mostrare il suo candore e la sua sprovvedutezza. Elementi questi resi bene dalla voce Elena Finelli, educata e adatta ad offrirci una efficace Zerlina non solo vocalmente ma anche scenicamente.
Negli altri due personaggi maschili, entrambi caratterizzati da una completa dipendenza dalle loro donne delle quali accettano di tutto dimostrando di esserne perdutamente innamorati, c’era un Don Ottavio molto interessante, Roberto Manuel Zangari, tenore calabrese primo in graduatoria tra i vincitori del concorso 2022, che ha mostrato voce fresca ed elegante nelle emissioni e il baritono Davide Romeo, anch’esso tra i vincitori di quest’anno, che ha interpretato la parte di Masetto con sicurezza ed efficace espressione.
Salvatore Percacciolo alla guida dell’O.T.Li.S. Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale ha saputo offrire una direzione coinvolgente, del tutto in linea con la realizzazione registica, mostrando estrema cura anche per la preparazione della parte vocale soprattutto per quanto riguarda la realizzazione dei recitativi che, per un’opera come questa, sono determinanti. Al suo fianco c’è da ricordare Davor Krkljus come maestro al cembalo ed il Coro del Teatro Lirico Sperimentale diretto da Mauro Presazzi.
La recita del 16 settembre alla quale abbiamo assistito è iniziata con un minuto di silenzio in omaggio a Gabriele Donati, attrezzista del teatro che ha spesso collaborato con lo Sperimentale, improvvisamente e prematuramente scomparso nello stesso pomeriggio per una dimostrazione di cordoglio alla quale ci uniamo.
Il termine dello spettacolo è stato caratterizzato da fragorosi e scroscianti applausi dal foltissimo pubblico presente per l’occasione rivolti a tutti gli interpreti di una bella serata dove non solo il Don Giovanni, ma tutta l’opera lirica in quanto forma di spettacolo ancora una volta ha trionfato.
Concludiamo con qualche riflessione sul Teatro Lirico Sperimentale che sta dimostrano sempre di più la validità della sua impostazione, elemento costante delle diverse stagioni che si sono alternate negli anni molte delle quali da noi stessi seguite con passione e interesse. I vincitori dei concorsi permettono allo Sperimentale di disporre di una sorta di compagnia stabile che poi è la base di quel ‘teatro di repertorio’, spesso osteggiato da buona una parte della critica che sostiene la poca affidabilità delle esecuzioni. Se ben guidate queste compagnie, a nostro parere, sono fondamentali per lo sviluppo e la conoscenza dell’opera lirica, per mantenere quella ‘popolarità’ che l’ha contraddistinta nella nostra storia e consentire in parallelo frequenti rappresentazioni derivate anche dall’alternanza degli interpreti e dei personaggi elementi utili per accrescere l’esperienza di ognuno. Tutti elementi che, se realizzati, consentono allo spettatore di uscire da teatro sempre sodisfatti.
Claudio LISTANTI Roma 18 Settembre 2022