di Silvana LAZZARINO
Una celebrità che continua nel tempo
La mostra al Complesso del Vittoriano di Roma ripercorre le atmosfere Pop della società americana con le opere di uno tra i più grandi rivoluzionari del linguaggio artistico e culturale di tutti i tempi
Progresso e tecnologia caratterizzano soprattutto la società americana degli anni Sessanta. La macchina consumistica dell’industria produce oggetti a ritmo continuo e ripetitivo che irrompono nella vita di tutti i giorni condizionandone comportamenti, abitudini e scelte.
Una chiave di lettura interessante per entrare nell’immaginario di questa continua crescita produttiva dove l’oggetto, il prodotto di largo consumo, ma anche le celebrità del mondo dello spettacolo, e i protagonisti della politica diventano elemento centrale fruibile e alla portata di tutti, entrando a far parte della celebrità, è presentata dalla mostra dedicata a Andy Warhol, padre della Pop Art, in corso dal 3 ottobre negli spazi del Complesso del Vittoriano. Ala Brasini di Roma dove resterà aperta fino al 3 febbraio 2019. (La recensione alla mostra è già apparsa su About Art (cfr https://www.aboutartonline.com/se-questo-e-il-mito-warhol-al-vittoriano-unarte-geniale-mal-riproposta-le-molte-aporie-di-una-mostra-a-scartamento-ridotto/)
Organizzata in occasione del novantesimo anniversario della nascita dell’artista, l’esposizione ANDY WARHOL a cura di Matteo Bellenghi, patrocinata dalla Regione Lazio e da Roma Capitale- Assessorato alla Crescita culturale e organizzata dal Gruppo Arthemisia, in collaborazione con Eugenio Falcioni & Art Motors srl, ripercorre la straordinaria vicenda artistica rivoluzionaria di questo protagonista della Pop Art che ha cambiato i connotati non soltanto del mondo dell’arte, ma anche della musica, del cinema, della moda.
Nato a Pittsburgh nel 1928 e morto a New York nel 1987, vate della società dei consumi americana degli anni Sessanta Andy Warhol attraverso la sua opera basata soprattutto sulla tecnica serigrafica, riflette proprio i volti della società della massificazione e della produzione in serie.
Il percorso espositivo contempla oltre 170 opere tra tele, serigrafie, fotografie, che fanno riferimento alla pubblicità, alla cronaca con i volti del cinema e della musica e poi al mondo della moda: tutte immagini che Warhol decontestualizza e ricrea con colori vivaci e abbaglianti dando ad esse nuovo significato.
Si inizia con le principali icone che hanno condizionato il divenire dell’artista: si va dalla celebre Campbell’s Soup del 1969 e Ladies and Gentlemen del 1975 ai ritratti di grandi personaggi- alcuni mai incontrati dall’artista- che da figure storiche ha trasformato in icone pop, tra cui Marilyn (1967). Mao (1972) e gli stessi Self Protrait. E’ poi la volta dei legami con la moda anche in ambito italiano grazie ai ritratti di Giorgio Armani (1981) e Regina Schrecker (1983).
Spazio poi al mondo musicale con i ritratti di Mick Jagger (1977), Rats and Star (1983), Miguel Bosè (1983), Billy Squier (1982) fino alle copertine dei dischi, alcune con intuizioni figurative di intramontabile successo come la celebre “banana sbucciabile” di The Velvet Underground & Nico del 1967 e i mitici “jeans incernierati” di Sticky Fingers dei Rolling Stones del 1971 che si affiancano a numerose altre indimenticate, sempre progettate dall’artista, come
Love You Live by Rolling Stones del 1977, Milano Madrid di Miguel Bosè del 1983, Menlove Ave di John Lennon del 1986.
Da sottolineare anche la presenza in mostra delle preziose polaroid dell’epoca punto di partenza per i ritratti serigrafici e i celebri self portrait. Accanto a Grace Jones (1984), la Principessa Carolina di Monaco che finì sulla copertina di “Vogue” nel 1984, sono i ritratti di noti stilisti come Valentino e cantanti come Paul Anka, Stevie Wonder e Carly Simon.
Chiude il percorso un omaggio al mondo cinematografico con i ritratti di Liz (1964), Judy Garland (1985), Silvester Stallone (1980) e Arnold Schwarzenegger (1977).
Il visitatore è invitato a entrare in un mondo pop, dove ogni oggetto comune, le celebrità del mondo dello spettacolo, della musica e del cinema, i personaggi politici improvvisamente diventano accessibili, visibili a tutti nella sorprendente normalità.
Da ricordare anche “Interview”, un magazine interamente dedicato alle celebrità, forse l’unica vera, grande fissazione di Warhol da lui fondato nel 1969.
Egli diceva di non volersi occupare di politica, ma condizionava le masse; sosteneva di non ricercare alcun messaggio impegnato nelle sue opere, ma intercettava la concezione moderna del pensiero. Come scrive il curatore Matteo Bellenghi: “Figura artistica poliforme, Warhol ha unito in un unicum l’arte del cinema, della musica, della moda. Il suo sogno americano consiste nel diventare il grande artista del business, non importa a quale prezzo”.
Silvana Lazzarino Roma Gennaio 2019
ANDY WARHOL
Complesso del Vittoriano. Via San Pietro in Carcere Roma. Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30; venerdì e sabato 9.30 – 22.00 ; domenica 9.30 – 20.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Fino al 3 febbraio 2019