Ancora sulla Santa Bibiana del Bernini. Riceviamo e volentieri pubblichiamo un ‘ “ultima” replica di Marcello Castrichini

di Marcello CASTRICHINI

Oltre il dito: ultima replica di Marcello Castrichini

Non è mia intenzione continuare nella polemica, e tanto meno con i restauratori che non fanno altro che il loro lavoro una volta incaricati, ma è necessario ancora qualche punto di chiarimento, non tanto perché sono stato il restauratore dell’opera, insieme ai miei collaboratori, 18 anni fa circa, quanto perché essendo cittadino italiano sono anche proprietario -con gli altri 60 milioni di italiani- del nostro patrimonio, che gli enti preposti alla sua tutela hanno portato, per una gran parte, in condizioni di semiasfissia.

Trovo necessario questo mio secondo ed ultimo intervento sulla questione della Santa Bibiana per alcuni passaggi, tutt’altro che lusinghieri, che mi riguardano nell’intervento di Giovanna Martellotti, restauratrice che conosco da molto tempo e che stimo ” …. Marcello Castrichini, il restauratore che intervenne sull’opera e sull’altare nel 1997, talmente convinto di trovarsi di fronte ad un Bernini perfettamente intatto che trovò perfino la polvere di marmo del trapano all’interno dei fori nella zona delle foglie in basso, fortuna che in tanti anni non mi è mai capitata” . (cfr (https://www.aboutartonline.com/2018/05/03/ )

Se Giovanna non ha mai trovato opere in questo stato come ha affermato, non può però escludere che esistano (vedi immagine sottostante) ! Infatti questa opera del Bernini è giunta così, in uno stato di conservazione ottimo dopo 375 anni dalla sua esecuzione!

Devo anche ribadire che non ho mai, ma proprio mai, nei 50 anni di attività, avuto un approccio di sicurezza ‘a prescindere’ con le opere d’arte su cui sono intervenuto, anzi mi ritengo un operatore molto problematico e attento (anche troppo dopo tutto quello che ho visto in questi tanti anni) in ogni fase che prevede un restauro, perché sono stato sempre ben conscio che uno dei capisaldi del restauro è conoscere l’opera, fermarsi un momento prima quando non vi è assoluta certezza, essendo, molte operazioni come la pulitura, irreversibili e dunque il rischio è sempre in agguato.

So anche, ma lo sa anche Giovanna, che ogni restauro, anche il più attento è sempre un trauma per l’opera e dunque sono da evitarli quando non vi è la necessità.

Torniamo alla santa Bibiana: questa presentava dei depositi superficiali soprattutto di particolato fissato, che sono stati rimossi, dopo ripetute prove, abbastanza facilmente, e che hanno mostrato in tutta la loro precisione, la tecnica esecutiva (compresi i fori dei punti di misurazione ritenuti allora di un epoca molto più avanzata) e i ferri utilizzati dal Bernini; ma, SOPRATTUTTO per la prima volta, siamo stati in grado di individuare e dimostrare scientificamente e analiticamente (riprese agli UV e analisi chimiche a cura di Nicola Berlucchi e Maurizio Fabretti), senza ombra di dubbio, che la tecnica di finitura ultima di Gian Lorenzo Bernini (quasi una resa pittorica) è costituita da patine che, come è dovere imprescindibile in ogni restauro che così si debba chiamare, abbiamo lasciate tutte sulla superficie scultorea.

Questo delle patine era un problema non secondario e che ci preoccupava non poco già da molto prima di iniziare il restauro (infatti l’altare è stato l’ultimo eseguito in ordine di tempo) perché avevo seguito il dibattito che si era sviluppato proprio sulle patine in occasione del primo restauro, quello dell’ Apollo e Dafne (“OPD” 8, Indagini scientifiche per lo studio delle superfici marmoree dell’Apollo e Dafne di Gian Lorenzo Bernini, a cura di Aldovrandi, Matteini, Moles, Santamaria, Vigliano, Firenze 1996, pp. 30-39; “OPD” 8, Osservazioni sull’epidermide di Apollo e Dafne del Bernini, a cura di Kristina Hermann Fiore, Firenze 1996, pp. 40-47).

E alla fine, lo dico con orgoglio, la statua di Santa Bibiana era quella tra i gruppi restaurati allora per la mostra del 1999, Gian Lorenzo Bernini. Regista del Barocco, esposta e dichiaratamente conservata sulle superfici marmoree.

GL Bernini, Santa Bibiana (part.) Foto Archivio Castrichini
Pietro da Cortona, Santa Bibiana (part.) Foto Archivio Castrichini

Tutti i dati sono stati pubblicati nel volume del direttore dei lavori Vitaliano Tiberia, Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Agostino Ciampelli in Santa Bibiana a Roma. I restauri, con prefazione di Claudio Strinati, Todi 2000, dove è riportata precisamente la nostra relazione tecnica finale, compresi i ferri utilizzati e molti altri aspetti importanti, dell’intero restauro di tutta la chiesa (affreschi di Pietro da Cortina, di Agostino Ciampelli, di Gian Domenico Marziani, il colonnato lapideo tra le navate e lastre lapidee funebri e l’altare del Bernini).

Questo restauro, attraverso la sua pubblicazione, ha trovato perfette corrispondenze ed è stato anche metro di confronto per restauri successivi. Infatti qualche anno più tardi, rimanendo io sempre molto interessato al problema, nel leggere il documentatissimo volume relativo sull’ottimo restauro della Medusa dei Capitolini (La medusa di Gian Lorenzo Bernini, Roma 2007, in particolare il capitolo Le ragioni del restauro di Di Gioia, Sante Guido, Mantella, pp. 243, 246, e nell’altro Il busto della Medusa. Tecnologia, conservazione e restauro, di Sante Guido e Mantella, pp. 256), vi ho trovato comprensione e apprezzamento dei risultati del nostro restauro, devo ammettere con molto piacere, restauro che ha trovato dei precisi riscontri sia sulla tecnica esecutiva sia per le patine di finitura con la Medusa stessa.

Dal momento che decisi, anche se venivo a Roma apposta, di non andare più a vedere questa mostra, mi viene una legittima domanda:

la patinatura finale da me lasciata sulla Santa Bibiana è stata conservata, e nella sua integrità?

GL Bernini, Santa Bibiana (part.) Fori con polvere bianca prodotta dai trapani nel fondo (Foto Archivio Castrichini)

Per quanto riguarda la polvere di marmo prodotta dai trapani e trovata ancora in molti fori del fogliame ai piedi della santa (vedi foto), vista dal sottoscritto e dai collaboratori (rimanendo stupiti e commossi all’epoca), mi dispiace che altri non l’abbiano mai trovata: è possibile, come è possibile che la certezza ha volte può veramente fare degli scherzi.

Concludo con una indicazione che può essere utile: visto che è annunciata una pubblicazione sulle interessanti scoperte tecniche, ritengo molto più approfondite di quelle da noi individuate nel restauro del 1999 pubblicate nel volume di Tiberia del 2000, esiste anche una tesi, per una seconda laurea, presso l’ Università della Tuscia di Luca Castrichini (all’epoca operatore nel restauro della chiesa di Santa Bibiana) dal titolo La Scultura di Santa Bibiana. Indagini sulla tecnica di Bernini, discussa con la prof.ssa Simona Rinaldi nell’anno accademico 2002-2003.

GL Bernini, Santa Maria della Vittoria, Estasi di Santa Teresa (part.) 2006 Foto Archivio Castrichini

Ma di operazioni nel campo della conservazione che mi hanno lasciato allibito già ne era capitata una poco tempo prima e sempre su un’altra scultura di Gian Lorenzo Bernini, niente di meno un nuovo restauro, dopo quello della fine degli anni, dell‘Estasi di Santa Teresa in Santa Maria della Vittoria! presentato in tv come grande avvenimento da Antonio Paolucci, direttore allora dei Musei Vaticani (ma la chiesa è del Fec, Ministero degli interni?): affido a due foto, scattate la prima dopo il restauro degli anni 1990 e la seconda dopo il restauro di un paio di anni fa, la valutazione sulla necessità anche di questo intervento.

GL Bernini Estasi di Santa Teresa (part.) 2015 Foto Archivio Castrichini

Marcello CASTRICHINI  Todi 19 maggio 2018