di Lori FALCOLINI
L’Anello Forte
«Volevo che i giovani sapessero, capissero, aprissero gli occhi.” (Nuto Revelli)
Una griglia da festa di paese piena di matasse da filatoio parrucche cappelli vestiti da donna, uno strano albero della cuccagna con in testa una coroncina a metà tra sacro e profano, una culla, uno schermo/finestra sulla realtà e due attrici straordinarie.
L’anello Forte spettacolo teatrale di Anna Di Francisca, adattato da L’anello Forte – La donna: storie di vita contadina (1985) di Nuto Revelli, è uno spaccato pieno di sfaccettature sulla condizione femminile dal dopoguerra ad oggi.
Attraverso la fisicità e le voci di Laura Curino e Lucia Vasini prendono vita dodici donne, tenere taglienti ironiche e mai perse d’animo. Le loro storie raccontano la migrazione femminile, la sottomissione e la ribellione, i percorsi di emancipazione in luoghi sperduti del Piemonte dove il quotidiano era fatica da muli, i figli nascevano uno dopo l’altro e l’orizzonte era sempre troppo vicino.
Dice Anna Di Francisca, regista e sceneggiatrice di televisione, cinema e teatro:
“Lo spettacolo è stato concepito come un mix di elementi che contestualizzassero i testi interpretati dalle due attrici. Quindi materiali di repertorio trovati in vari archivi di Torino, il Polo del Novecento, l’Archivio della Cineteca, materiali che rappresentassero le storie di quegli anni, le lotte femminili dalla pillola al divorzio, le immagini di donne di allora e poi le voci vere. La Fondazione Nuto Revelli ha digitalizzato tutte le interviste raccolte da Nuto con il registratore; ci sono molte donne di cui puoi sentire le voci, alcune appartengono ai personaggi che interpretano le mie attrici. Per esempio, la donna del circo: tu la vedi sullo schermo con la foto della carovana in mano e ne ascolti la voce mentre ripete le cose che ha appena detto l’attrice. “La carovana, le correrei dietro!”
La vediamo la Marusca sul palcoscenico. Si innamora di un uomo che lavora nel circo e contro tutto e tutti si unisce alla tribù circense e impara a volare sul trapezio. Due giorni in un paese e poi in un altro, ma non nel suo per vergogna di una vita girovaga e sregolata ma, quando il circo decide di fare spettacolo nel suo paese, lei è lì sul trapezio, fiera, e tutte le amiche vanno a vederla. Poi, il marito muore e lei ormai signora attempata sistema una roulotte in giardino e per sognare si rifugia nella casa ambulante, il tempo di un caffè per ripensare a quando volava.
Ecco Rosa, la levatrice di tanti bambini, maschi agognati dai padri, ma a volte anche femmine…anzi “femminaccie”. Tutto gratis, è così che ci si aiuta in paese. Ma Rosa si è “aiutata” da sola anche per i suoi parti … Solo una volta le da una mano il marito reduce dalla guerra, lo istruisce lei, Rosa ci sa fare … nasce bene il suo bambino, così come i tanti di altre donne che lei ha salvato …
Corrono gli anni, dal dopoguerra agli anni settanta. Caterina vuole fare la sarta, indossa la minigonna e va dove vuole. Ha un desidero di libertà che neanche il marito e il paese intero possono frenare. Così la scandalosa Caterina, quando le gira, prende la macchina e guida oltre l’orizzonte limitato della sua vita ordinaria.
Dice Anna Di Francisca:
“Le voci e le immagini sullo schermo danno forza al testo e fanno capire che si tratta di testimonianze vere. C’è poi la suggestione della voce di Nuto, qualche suo piccolo intercalare. Le musiche infine hanno amalgamato il tutto. Paolo Perna ha fatto un grande lavoro di rimpasto creando musiche empatiche con il racconto e sonorità che rimandano all’oggi. In queste sonorità è molto forte la presenza di voci femminili… hanno qualcosa di orientale, una sorta di mondo sonoro globale che in qualche modo ti riporta alle tematiche dell’emigrazione in modo dolce, quasi avvolgente, che parla di quel passato ma in modo estremamente moderno. È come se lo spettacolo fosse una fascina che la musica avvolge.”
Passano sullo schermo immagini di un treno, valigie, cose del passato. Le due attrici raccontano…ero partita per Barcellonette con una bottiglina di vino e un po’ di zucchero…ho sposato un americano, uno povero però … Alternanza di suggestioni, di voci, di ieri e di oggi. Anelli forti. L’ultima immagine è quella di una donna di colore con un bambino, una sorta di madonna moderna.
“Non ho mai conosciuto Nuto Revelli – conclude Anna Di Francisca- aimè lo avrei amato molto. Il suo libro, L’anello Forte, mi è stato regalato da mia madre quando ero molto più giovane insieme a Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, due testi importanti per la mia educazione. Allora io frequentavo il Monferrato dove c’era la casa dei miei nonni. Io ho adorato il libro di Nuto, ce l’ho ancora tutto sottolineato perché le storie sono una più bella dell’altra. Ho sempre sognato di poter fare qualcosa da questo testo. Anni fa, per il centenario della CGIL ho realizzato un video con Maria Paiato e Lunetta Savino andando a girare nelle Langhe, negli stessi posti dove Nuto era andato a fare questa sua ricerca, a parlare con queste donne. È stato un ascoltatore ed un giornalista ante litteram nel senso che il suo modo di lavorare non aveva nulla di voyeuristico né di compiaciuto. Lui andava casa per casa e, stando in cucina davanti ad una tazza di caffè, faceva parlare queste donne che avevano evidentemente un bisogno enorme di aprirsi, un po’ quasi come se lo stesso raccontare fosse terapeutico. Perché Nuto è riuscito a fare parlare queste donne di argomenti inauditi, orgasmo pillola lotte; ci voleva tutta la sua bravura e il suo sapere ascoltare! Dopo il video ho sperato di fare qualcosa per il teatro e conoscendo Laura Curino che è piemontese, ovviamente conoscitrice di quelle zone e amante del testo di Nuto Revelli, abbiamo potuto metterlo in piedi chiamando poi Lucia Vasini che è un’altra interprete meravigliosa. Poi ovviamente con tutto il discorso della pandemia si è tutto bloccato, adesso si spera che possa girare con po’ di tranquillità… se non scoppia la terza guerra mondiale.”
Lori FALCOLINI Roma 27 Febbraio 2022