di Nica FIORI
“Pittore di luce e poesia”.
Così viene definito Luca Signorelli (1450 – 1523) nella mostra che la sua città natale, Cortona, gli dedica a 500 anni dalla morte.
L’attesissima esposizione, che si è inaugurata il 23 giugno 2023 nel palazzo Casali, sede del MAEC (Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona), propone fino all’8 ottobre 2023 trenta opere del Maestro, provenienti da prestigiosi musei nazionali e internazionali (ben sette di esse restaurate per l’occasione), alle quali si possono aggiungere altri capolavori presenti in città.
La visita prevede il Museo Diocesano, le chiese di San Niccolò e di San Domenico e il Palazzone, che al tempo di Signorelli era la villa extraurbana del cardinale Silvio Passerini, dove, secondo Vasari, Luca non potè finire l’affresco della cappella (raffigurante il Battesimo di Cristo), “perché mentre l’andava lavorando si morì”. Inoltre, grazie ad accordi voluti e promossi dagli organizzatori, nelle località toscane e umbre che conservano sue opere si è creato un percorso di valorizzazione territoriale del grande pittore, destinato a permanere nel tempo, illustrato nella guida “Itinerari di Signorelli”, che affianca il catalogo della mostra cortonese “Signorelli 500. Maestro Luca da Cortona, pittore di luce e poesia”, entrambi editi da Skira.
La mostra, curata da Tom Henry, massimo esperto in materia, evidenzia come Signorelli sia stato uno degli artisti più importanti del Rinascimento: un innovatore fondamentale nel tracciare la strada seguita da Michelangelo e Raffaello che, per ironia della sorte, avrebbero poi oscurato la sua fama. Le sue figure possenti, caratterizzate da una particolare attenzione all’anatomia umana e da un’energia poco comuni per l’epoca, continuano a stupirci, come avevano stupito i suoi contemporanei. Giovanni Santi nella sua Cronaca rimata (1495 ca.) lo ricorda come il “Cortonese Luca, d’ingegno et spirto pellegrino”. Nel contratto per il completamento degli affreschi della volta della Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto, datato 5 aprile 1499, viene definito “famosissimus pictor in tota Italia” e Giorgio Vasari, da parte sua, scrive:
“fu ne’ suoi tempi tenuto in Italia tanto famoso e l’opere sue in tanto pregio, (…) perché nell’opere che fece di pittura, mostrò il modo di fare gl’ignudi, e che si possono sì bene con arte e difficultà far parer vivi”.
Vasari giunge ad affermare, alla fine della sua biografia di Signorelli, che Luca è
“quella persona che col fondamento del disegno, e delli ignudi particolarmente, e con la grazia della invenzione e disposizione delle istorie, aperse alla maggior parte degli artefici la via all’ultima perfezzione dell’arte” (Le Vite, 1568).
Oltre all’anatomia dei corpi e alla potenza narrativa evidenziate dai contemporanei, nelle opere di Signorelli ci colpiscono il colorismo, il senso del sacro e anche quella “poesia”, sottolineata nel titolo della mostra, che è evidente nelle sue figure femminili e perfino nell’immagine guida (tratta da una pala della chiesa di san Niccolò) che raffigura san Michele, uno dei patroni di Cortona, il cui volto esprime una dolce spiritualità, pur trattandosi di un Arcangelo guerriero, con tanto di armi e corazza.
Nonostante la difficoltà di una visione d’insieme del percorso di Signorelli, dovuta alla dispersione dei lavori dell’artista in tanti luoghi, in Italia e all’estero, e al fatto che le sue opere più note siano cicli di affreschi, ovviamente inamovibili, la mostra è assolutamente apprezzabile perché riunisce opere di altissimo livello qualitativo, rappresentative di ogni decennio di attività di Signorelli, a cominciare dalla maturità raggiunta negli anni ‘80 del Quattrocento, dopo il coinvolgimento negli affreschi della Cappella Sistina a Roma e gli incarichi successivi della Pala di Sant’Onofrio per il Duomo di Perugia e degli affreschi della sagrestia di San Giovanni nella basilica di Loreto.
Per motivi di spazio sono stati tralasciati volutamente i disegni, che invece erano stati presi in esame nella mostra tenutasi anni fa a Perugia, e i confronti con altri pittori del suo tempo, concentrandosi solo sulla produzione pittorica di Luca costituita da tele e tavole, a olio o a tempera. I confronti, questa volta, si possono fare tra le sue opere, nel senso che le Madonne dialogano con le Madonne, le Crocifissioni con le Crocifissioni e così via.
Ben dieci lavori esposti nella mostra sono antecedenti al 1500 e questo è un bel risultato, come sottolinea Tom Henry, considerato che nulla è rimasto a Cortona dei primi trentacinque anni di attività artistica di Luca.
Tra i dipinti più antichi troviamo “Cristo in casa di Simone il Fariseo” (1488-89, Dublino, National Gallery of Ireland), una predella della famosa pala Bichi realizzata per la Chiesa di Sant’Agostino a Siena e ora dispersa in vari Paesi: un’opera lodata dal curatore per i colori, per il ritmo delle figure e l’approccio narrativo che risponde alla vita vissuta, come si nota dai cibi portati a tavola e dal vino rosso nella caraffa, attraversato dalla luce.
Nell’imponente Annunciazione proveniente da Volterra, firmata e datata 1491, Signorelli si fa ammirare anche per la qualità scultorea del suo angelo Gabriele, forte dell’esperienza con Andrea del Verrocchio a Orsanmichele e Francesco di Giorgio Martini a Siena. Lo spazio tra l’Angelo annunziante e la Vergine è diviso in esterno e interno, tra virtuosismi architettonici e decorativi ricchi di motivi simbolici. Nella parte destra, dove è collocata Maria, si nota un medaglione con re Davide inserito sopra la porta, evidentemente perché Signorelli ha letto i vangeli e sa che Maria ha sposato Giuseppe della casa di Davide.
Tra le prime opere figurano anche tre tondi fiorentini: invenzione questa del tondo attribuita proprio al maestro cortonese (e poi ripresa anche da Michelangelo e Raffaello) e commissionata da privati per le loro camere da letto: tra questi è compresa la Madonna col Bambino, san Giovannino e un uomo anziano (un pastore?), un olio su tavola databile al 1491-94 circa, prestato dal museo Jacquemart-André di Parigi. Assolutamente da apprezzare è il recente restauro (2022) che ha fatto riemergere le stelle d’oro sul panneggio della Vergine. Il soggetto a prima vista ricorda una Sacra Famiglia, ma la persona anziana, raffigurata di profilo, non è san Giuseppe, perché presenta la manica sfilacciata e il braccio nudo dalla pelle verdastra, che non si addicono al padre putativo di Gesù, e soprattutto ha un orecchio piegato in avanti. Come ha illustrato Tom Henry
“Nel disegno preparatorio l’orecchio è invece raffigurato nella sua posizione normale. Questo può spiegarsi con il fatto che fra il disegno e l’opera finita il mecenate sia morto. E che nel dipinto Signorelli si sia basato su un calco in gesso realizzato sul cadavere. In questi casi, infatti, l’orecchio risulta sempre ripiegato verso l’avanti”.
In un altro tondo proveniente dagli Uffizi e databile al 1491-92 ca., Sacra famiglia con una santa (santa Barbara o santa Caterina d’Alessandria?), ci incanta l’atteggiamento della santa che distoglie lo sguardo dal libro, sul quale sta scrivendo, per concentrarlo verso il lato destro della scena.
Collocato molto più avanti nel percorso, perché di epoca successiva (1510-12 ca.), c’è un altro tondo che ci colpisce ancora di più: si tratta di quello appartenente all’Accademia Etrusca di Cortona, che un tempo veniva attribuito al nipote Francesco Signorelli, ma recentemente restituito a Luca. Raffigura la Madonna col Bambino con i santi Michele, Vincenzo, Margherita e Marco. Questi santi sono tutti protettori di Cortona: san Marco salta subito agli occhi perché presenta in mano la pianta della città (vi si vede anche la casa di Signorelli), mentre san Michele è raffigurato con una bilancia, come pesatore di anime (come le antiche divinità psicopompe a partire dall’egizio Thot). Le anime sono in realtà dei corpi nudi, uno destinato al paradiso e l’altro all’inferno, dove viene fatto precipitare a testa in giù.
Datata dal curatore al 1495-96 è la grande Crocifissione Annalena (“Crocifisso con Santa Maria Maddalena”) in prestito dagli Uffizi, realizzata per il convento delle monache domenicane di Firenze e forse commissionata da Lorenzo de’ Medici, del quale la prima badessa era stretta confidente. È un’opera resa dinamica dai diversi piani narrativi: sulla destra in alto si vede la deposizione e in primo piano a sinistra un’intensa Maddalena prostrata e con le braccia aperte. Altre figure sono in secondo piano. Una particolarità è la presenza del titolo della croce in ebraico, greco e latino: titolo che era stato ritrovato proprio in quegli anni nella basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme.
L’opera è messa a confronto con il Gonfalone di Sansepolcro (uno stendardo dipinto su entrambi i lati) che presenta pure una Crocifissione databile al 1502-05. Un’opera dalla raffinata gamma cromatica, che mostra il Cristo particolarmente espressivo nell’accentuazione anatomica dei muscoli in tensione, sullo sfondo di un paesaggio aperto e vario e anche in questo caso animato dalla deposizione dalla Croce, che avviene sulla sinistra tra i due ladroni ancora appesi. Tra le figure che compaiono notiamo Maria svenuta e sostenuta da due delle Pie Donne, san Giovanni che incrocia le mani rovesciate e Antonio abate, un santo anacronistico, che guarda la croce sconcertato.
Degli stessi anni della tela Annalena è anche la pala con la Madonna col Bambino della chiesa di Santa Lucia di Montepulciano, ricongiunta dopo secoli in questa occasione alla sua predella con “l’Annunciazione”, “l’Adorazione dei pastori” e “l’Adorazione dei Magi” (1493-95, Firenze Uffizi), scene che rivelano, tra ambientazioni prospettiche, personaggi vestiti alla moda e bei paesaggi. Dal museo di Capodimonte di Napoli proviene l’Adorazione del Bambino 1493-96 con un curioso animale che fa parte del corteo dei Magi. Si tratta di una giraffa, la prima vista in Europa dopo l’epoca romana e acquistata da Lorenzo de’ Medici, che Luca doveva aver visto a Firenze.
Il primo decennio del Cinquecento si apre in mostra con la “Santa Maria Maddalena” (1504) caratterizzata dal solito vaso degli unguenti e da un abbigliamento sfarzoso e prosegue con la straordinaria riunificazione, mai riuscita prima, di sei delle sette parti attualmente identificate della smembrata e dispersa “pala di Matelica”: due frammenti da collezioni private inglese e italiana, una dalla National Gallery di Londra, due dai Musei Civici e dalla collezione d’arte UniCredit di Bologna e infine il “Calvario” dalla National Gallery of Art di Washington.
Sono quelli gli anni in cui Signorelli aveva già realizzato a Orvieto il Giudizio Universale, suddiviso in una serie di scene indipendenti.
La straordinaria forza creativa di Signorelli ebbe qui modo di esprimersi, come scrive Vasari “con bizzarra e capricciosa invenzione” tra angeli, demoni, rovine, terremoti, fuochi, miracoli dell’Anticristo, proponendo figure e soluzioni che saranno imprescindibili per i maggiori artisti del Cinquecento, mentre nel sublime “Compianto di Cristo morto” di Cortona del 1501-2, commissionato come pala d’altare per la chiesa di Santa Margherita – che fa parte dell’itinerario signorelliano in città, presso il Museo Diocesano – l’artista aveva ancora una volta rinnovato la sua arte, aumentando la teatralità dei racconti figurati e la presa psicologica sullo spettatore con un impatto immediato e duraturo. Nell’opera del Museo diocesano ci commoviamo davanti al corpo di Cristo che, secondo quanto si diceva, era stato ispirato dal figlio appena morto dell’artista.
Ed è per questo che nel 1504 gli Agostiniani di Matelica chiesero al pittore una tavola simile al “Compianto” cortonese. Signorelli avrebbe potuto limitarsi a realizzare una copia, invece i pezzi superstiti della pala di Matelica, che il pittore esegue a Cortona e poi trasporta in loco, ci fanno immaginare un dipinto di grande forza espressiva, ricchissimo di virtuosismi tecnici sull’oro, e soprattutto un ulteriore sviluppo della tecnica di composizione del Maestro.
Secondo il curatore, tutto ciò è stato messo in luce dallo straordinario restauro eseguito appositamente per questa esposizione delle “Quattro figure in piedi”, che sono “splendidamente patetiche”, e dal confronto ora possibile tra la pala parzialmente ricomposta e il dipinto cortonese: nessuna delle quattro figure è copiata, mentre “L’uomo sulla scala” – sempre secondo Tom Henry – è un’aggiunta all’immagine.
Le opere successive mostrano un pittore ormai pienamente maturo, capace di farsi pioniere di nuovi linguaggi e atmosfere; ma talvolta può essere riconosciuto nei suoi dipinti l’intervento dei suoi assistenti. Del resto Luca aveva una bottega e suo figlio Antonio era pittore, ma purtroppo morì prematuramente, pertanto fu il nipote Francesco a ereditare il suo ruolo di artista principale a Cortona, utilizzando spesso i disegni dello zio.
Momenti altissimi dell’arte di Luca sono testimoniati, oltre che dalla già citata “Crocifissione con santi” della Pinacoteca Comunale, dalla “Flagellazione” (1509-13 circa) della Galleria Franchetti – Ca’ d’Oro di Venezia: un dipinto che appare profondamente drammatico e pieno di dinamismo.
I corpi di Cristo e dei suoi aguzzini, succintamente abbigliati, evidenziano la passione di Signorelli per l’anatomia e i nudi maschili.
Per la prima volta in Italia e nella città per la quale furono realizzate possiamo ammirare due tavolette dall’High Museum of Art di Atlanta con Storie di San Nicola di Bari (1508-10 circa), parti della predella della pala bifronte che si trova tutt’ora sull’altare maggiore della piccola Chiesa dell’Oratorio di San Niccolò a Cortona.
Altre opere notevoli sono la “Comunione degli apostoli” (1512), un grande olio su tavola del Museo Diocesano di Cortona, inserita per l’occasione nel percorso a Palazzo Casali e “La Presentazione al Tempio (1518, olio su tela, collezione privata).
Quest’ultima fu eseguita probabilmente da Francesco sulla base di un disegno o di un cartone fornito da Luca. Un particolare che non sfugge è l’uovo sospeso al centro della composizione, proprio sopra il candelabro, che simboleggia la purezza di Maria e ricorda quello della Madonna di Montefeltro (conservata a Brera) di Piero della Francesca, che è stato maestro di Luca.
Probabilmente la bottega di Signorelli ha pure contribuito alla realizzazione della pala con “Madonna col Bambino e i Santi Francesco, Chiara, Margherita e Maria Maddalena e quattro angeli” del 1518-1519, ma è certamente di Luca la Vergine Maria. Quest’opera, prestata dal Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo, è stata sistemata nella sala che conclude la mostra, in un cantiere di restauro aperto alla vista.
Sarà così possibile per i visitatori comprendere, in alcuni momenti della giornata, il minuzioso e attento lavoro degli esperti restauratori che restituiranno a nuova vita uno dei capolavori in mostra.
Nica FIORI Roma 2 Luglio 2023
“SIGNORELLI 500. Maestro Luca da Cortona, pittore di luce e poesia”
MAEC, Piazza Luca Signorelli, 9 Cortona (Arezzo)
23 giugno-8 ottobre 2023
Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19
Biglietti: intero € 10, ridotto € 7, gratuito per gli aventi diritto
Info: signorelli500.com ; cortonamaec.org